L’amore è il caos perfetto con promesse allettanti

“Prof, lei ci ha chiesto cosa significa per noi la parola amore ed io voglio risponderle, dicendole tutto quello che penso. Userò questa lettera come “modo” per sfogarmi e, se ci fossero imperfezioni o sbagli, lei non ci badi e vada avanti come fosse una lettera perfetta sull’amore.

Perfetta come è l’amore. Lo so, in amore si soffre e si piange anche, ma il bello è proprio questo. L’ amore è un sentimento fortissimo che ne racchiude tantissimi altri: dai più belli ai più brutti.

Quindi l’amore è un caos, ma pur sempre una forma caotica dove circola il bene. Amare è sempre sinonimo di bene. A prescindere.

Ed il bello è che viene da sé. Nessuno ha il prefisso per chiamarlo. Arriva e basta. A volte neanche te ne accorgi di essere sfiorato dall’amore. Oppure te ne accorgi dopo un po’. L’amore ti è accanto ma tu lo sai e non lo sai.

Però ti fa vedere di ciò che è intorno a te ed in te, perché ti fa accorgere della vita. Priscilla.”

 

Cara Priscilla, hai presente un labirinto che spesso ti dà l’impressione di tornare al punto di partenza?

Hai presente un cammino così complesso e arzigogolato da farti sfiorare la tentazione della resa?

Hai presente un’esplosione di caos emozionale che ti scombussola ma, contemporaneamente, ti ridà la bussola della vita in mano?

Hai presente la gioia e l’angoscia, l’entusiasmo e la depressione, l’est e l’ovest, il bianco ed il nero, la passione e il tormento, l’avanti e l’indietro…?

Ecco, tutto questo caos è l’agitazione perfetta delle acque amorose.

L’amore è un vortice di emozioni e sentimenti che coniuga ogni gesto al futuro anteriore. Sentiamo di stare dentro una “promessa” che ci precede e, contemporaneamente, sappiamo che tutto è ancora da inventare.

L’amore si insinua tra genitori e figli, tra colleghi ed amici, tra appassionati e studiosi, tra amanti e innamorati, tra piede e pedale, tra occhio e stelle, tra scultore e marmo. Continua a leggere L’amore è il caos perfetto con promesse allettanti

E liberaci dall’insicurezza. Amen.

“Buonasera prof! Ci tenevo tanto a dirle che, dall’ultima lezione (quando ci ha fatti alzare in piedi uno ad uno, chiedendoci “Dimmi: quando ti senti veramente libero?”) io non ho fatto altro che pensare a questa domanda. Oggi, ripensando a quel giorno, credo di non aver dato la risposta “giusta”. Sa, molto spesso mi piacerebbe dire tante cose, ma poi, quando arriva il momento… mi blocco. Dimentico tutto, arrossisco e vado quasi in panico.

Avrei voluto dire che, forse, non mi sono mai sentita libera davvero. Non mi sento mai libera di essere me stessa (certe volte nemmeno con gli amici) perché ho paura. Ho paura di dire cose sbagliate, ho paura di essere giudicata, ho paura di dire quello che penso, perché ho proprio tanta insicurezza. E non so come cacciarla via. Sto cercando di lavorarci, sto cercando di cambiare il mio aspetto esteriore perché non mi piaccio e penso che, magari, sia quello il problema. Ce la sto mettendo tutta, ma mi sembra di essere sempre al punto di partenza.

Mi faccio sempre un sacco di complessi per qualunque cosa; qualunque!! Probabilmente mi sento libera solo quando sono a casa, con il pigiama, struccata, e con la mia famiglia, perché solo loro mi fanno sentire a mio agio. Mia madre non fa altro che riempirmi di complimenti (ovviamente mi fa anche notare quando sbaglio, ma senza cattiveria). Lei mi fa capire tante cose, è giusta e davvero comprensiva (non potrei desiderare di meglio). Cerca di non farmi mai sentire giù. Ma nonostante questo, quando esco fuori casa, i miei complessi chiudono la vera “me” dentro una piccola cella e buttano via le chiavi.

Quando ha detto che le persone non libere non sono in carcere, ma anche fuori, quasi non capivo. Poi ci ho pensato e mi sono detta che, forse, sono proprio io quella “in trappola”.

Mi scusi ancora, probabilmente l’avrò annoiata un po’, ma sa, lei mi piace tanto, è sempre così gentile con noi alunni e volevo condividere con lei quello che pensavo.

Ah… e volevo dirle che non vedo l’ora di andare a visitare il carcere!! Da quando ce l’aveva accennato l’anno scorso, non faccio altro che pensarci. La ringrazio per avermi dedicato un po’ del suo tempo. ????

 

Cara Giorgia, l’insicurezza è un brutto macigno che ci rallenta il cammino, pesando ingiustamente sulle nostre spalle. L’unica cosa positiva di questa sfiducia, è che ci mette addosso tanta voglia di liberarcene.

Ma perché è così difficile essere se stessi e volerci bene?

E come mai obbediamo così facilmente alle nostre paure? Continua a leggere E liberaci dall’insicurezza. Amen.

Quale amore si avvicina di più a Dio?

“Ciao Cristina, ti ho ascoltata con molto piacere al caffè teologico di don Umberto. Su una cosa non sono d’accordo con te: quando dici che la forma di amore più grande è quello di coppia perché i figli, prima o poi, se ne vanno. Io penso, ma aveva già espresso questa cosa papa Luciani, che l’amore di una mamma (non posso dire di un padre perché essendo donna non lo so) sia l’amore che ci avvicina di più a Dio. A un figlio diamo tutto per fare in modo che viva libero, autonomo e lo ameremo sempre, anche se sceglierà di vivere lontano da noi. Un figlio lo perdoniamo sempre, un figlio è figlio per sempre. Grazie della tua attenzione, ti seguo sempre in “In te mi rifugio”.

Cara Rosaria, grazie per avermi mandato questo messaggio, dandomi così la possibilità di spiegarmi meglio. Quando si fanno queste piacevolissime serate teologiche, l’unico difetto è che sono troppo brevi.

Quindi: benvenuta ad un “secondo tempo” tra me e te (e chiunque vorrà leggerci).

L’amore ha diverse forme? Certo che .

Amore per i familiari, amore per gli amici, amore per sé stessi, amore per gli altri, amore per il mondo, amore per la scienza, per un ideale, per un obiettivo, per la politica, per il sociale, per lo sport, per i propri principi, per la patria, per la propria dignità, per un essere divino… e potremmo continuare e continuare e continuare.

L’amore si esprime in diversi modi? Certo che .

Amore platonico, amore sensuale, amore spirituale, amore caritatevole, amore incondizionato, amore di volontà, amore corrisposto, amore passionale, amore sessuale

L’amore è un sentimento così forte che diventa impossibile concentrarlo solo su una persona o solo su un oggetto o un ideale … è qualcosa di “infinito”. Continua a leggere Quale amore si avvicina di più a Dio?

“La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro” (F. A. Clark)

La mia grande tristezza si deve al fatto che, ormai da tempo, sto sperimentando due forme di amore: una per la mia famiglia e l’altra per una persona con cui condivido un progetto di vita futura insieme.

Il problema? Che purtroppo non è la situazione più facile del mondo, dal momento che a dividerci c’è l’oceano e la mia famiglia si è sempre opposta facendomi sentire una figlia irriconoscente a cui non interessano i propri genitori (il dolore più grande che come figlia avrei mai potuto sentire, soprattutto per il mio carattere sensibile alle sofferenze degli altri )

Ho passato un anno lontana da casa con il coraggio di costruire, passo dopo passo, la mia vita. Ho affrontato difficoltà ed ho vissuto momenti di felicità che mai avrei potuto immaginare. Però purtroppo non ho potuto condividerli con i miei cari, anche se il mio desiderio più grande sarebbe di includerli in questa mia gioia… è che però a loro non interessa.

Vorrei cercare di capire qual è la volontà di Dio. Vorrei capire se la mia felicità a migliaia di km di distanza, è stata egoista perché dolorosa per i miei genitori o se, invece, Dio mi sta mettendo alla prova e devo continuare malgrado la paura.

La mia sensibilità è un grande freno e nel giro di due mesi sono passata dalla vetta della pace e della serenità con me stessa, all’angoscia più cupa nel rendermi conto di non avere la famiglia “dalla mia parte”. E questo nonostante gli incredibili risultati di crescita personale (ma anche professionale) che ho fatto lontana dal nido e che, purtroppo, in questo mio stato di tristezza, potrei dire di averli già perduti. Mi scuso per le lungaggini!

Il fulcro di tutto è: come riconoscere ciò che Dio vuole da me, per potermici affidare ciecamente, senza paura del futuro, del dolore, della distanza e delle delusioni altrui.”

Carissima Emma, se solo tu potessi vederti dal di fuori…dall’alto…con un po’ di sereno distacco…ti daresti subito le “dritte” giuste per camminare spedita verso la felicità e la tua realizzazione personale.

Invece sei vicinissima a te stessa. Sei dentro te stessa. Sei intrisa di sensibilità, di insicurezza e di sensi di colpa. I tuoi occhi vedono solo a pochi centimetri da te, perché l’orizzonte è offuscato da tanti dilemmi. Continua a leggere “La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro” (F. A. Clark)

Ricordate il post in cui chiedevo di aiutare una neonata ed una mamma in difficoltà? Ecco cosa è successo…

Il suo viso sorridente brilla di spontaneità quando arriva al cancello di casa mia con uno scatolone straripante di vestitini per bambini.

E poi, dopo il suo viso, ne è arrivato un altro ed un altro ancora…fino a perderne il conto. Sono giovani mamme che si sono date da fare, in poche ore, per condividere i vestitini dei loro piccoli, con un’altra madre che resterà per loro una semplice sconosciuta.

Dopo queste giovani mamme, sono arrivate altre donne, di ogni età e situazione personale, ma con lo stesso unico intento: aiutare una creatura nata in pieno luglio ad avere tutto l’occorrente per sentirsi abbracciata e protetta come merita.

Poi sono giunte tante telefonate da amiche ed amici al dentro dei meccanismi degli aiuti sociali, per farmi capire come non fermarsi al “pesce momentaneo ma giungere a dare una canna da pesca alla famiglia in difficoltà.

Infine tantissime altre persone mi hanno contattata per mandarmi pacchi ed aiuti di ogni tipo per questa nascita arrivata in mezzo a tante difficoltà.

Tutto è iniziato con un post che ho messo nel mio profilo Facebook pochi giorni fa. Un SOS preciso: una mamma con una bimba di un anno ed un’altra piccola di pochi giorni, era in seria difficoltà. Pieno agosto. Piena solitudine. Perché era in difficoltà con due bimbe piccole? Non lo posso spiegare bene e pubblicamente, per ovvi motivi di privacy. Però una cosa la posso dire: a volte la vita può cambiare da un momento all’altro ed il problema che l’anno prima sembrava appartenere ad altri mondi, l’anno dopo accade nel tuo.

Il lavoro, la coppia, la fede, la salute… tutto marcia sui binari del “giorno per giorno”. Continua a leggere Ricordate il post in cui chiedevo di aiutare una neonata ed una mamma in difficoltà? Ecco cosa è successo…

Nelle montagne russe della vita chiudo gli occhi, mi godo il viaggio e mi rifugio in Te

Ciao Cristina, sono venuta a conoscenza del tuo blog in maniera casuale, attraverso una ricerca sul tema dell’innamoramento: ho letto così una tua risposta ad una ragazza che vive una storia simile alla mia e le tue parole mi hanno molto aiutato in un momento buio.

Da quel momento ho iniziato a leggere con grande interesse le altre risposte, perché oltre ad essere molto intelligenti, sono illuminate dalla parola di nostro Signore, che mi pare di capire utilizzi come una bussola per il tuo quotidiano. Da qui, pur non conoscendoti, è nata la mia simpatia per te e il desiderio di raccontarti la mia storia. Dopo aver incontrato l’uomo che credevo avevo aspettato tutta la vita (visto che non ero una teen-ager, ma avevo trentadue anni), mi sono sposata e abbiamo avuto subito il nostro meraviglioso bimbo. Nonostante lavorassimo tutte e due, non avevamo da parte tanti soldi e siccome volevamo una casa, l’abbiamo acquistata locata, perché aveva un prezzo vantaggioso. Era prevista una locazione di tre anni e durante quel periodo abbiamo deciso di abitare con mia mamma, che vive sola ed ha una casa grande, in modo da mettere da parte un po’ di soldi e farci aiutare all’inizio del nostro menage, anche con il bimbo appena nato. L’aiuto era prezioso, anche perché non ebbi un buon post partum, dovuto a problemi di salute incontrati nel parto. La nostra casa si è resa libera due anni dopo, ma tra ristrutturazioni ed esitazioni (più mie che di mio marito, dovute anche ad una situazione di sostegno materiale e morale che avevo nella casa di mia mamma) eravamo pronti ad andarci tre anni dopo, ossia dopo cinque anni dal matrimonio. Il nostro matrimonio è stato sempre un po’ turbolento, nel senso che c’erano liti dovute alle tensioni e alle fatiche che dipendevano dai sacrifici che stavamo affrontando, dall’impegno di un bimbo piccolo e dalla mancanza di comunicazione fra me e mio marito (io cercavo il dialogo, ma mi sentivo di fronte un muro). Proprio quando è arrivato il momento di trasferirci nella nostra tanto agognata casa, mio marito mi ha detto che voleva la separazione, perché non aveva più un sentimento per me. Se n’è andato a vivere in una casa (che gli aveva messo a disposizione sua madre) che ha arredato con tanta cura (non lo aveva fatto nella nostra), lasciandomi con il mutuo da pagare e con i debiti contratti fino ad allora. Ho saputo poco tempo dopo che aveva una storia con la sua collega d’ufficio, con cui è andato quasi subito a convivere. Da allora sono trascorsi quattro anni e mezzo, convive ancora ed io abito con mio figlio nella nostra casa, pago il mutuo e lui mi passa una quota concordata per il bimbo. Ci siamo separati consensualmente, sto mantenendo con lui buoni rapporti per quanto sia difficile, perché la delusione è tanta, ma lo faccio per mio figlio.

Non ho rancore verso di lui e quando le difficoltà tentano di sopraffarmi, tengo lo sguardo fisso su Gesù, come Pietro quando cammina sulle acque e che rischia di affondare quando si concentra sulla paura e non sulla potenza di Dio. Mi sono chiesta miliardi di volte il perché del fallimento di questo progetto di vita insieme (mi sono anche sentita responsabile per aver proposto a mio marito di vivere con mia mamma nell’attesa di avere la casa nostra). Mi sono chiesta perché poi io stata colpita proprio nell’ambito familiare una seconda volta, dopo la scomparsa prematura di mio padre (avevo tre anni). Leggendo la Bibbia, che ho scoperto solo cinque anni fa (anche se sono cresciuta in una famiglia di tradizione cattolica) e che ho iniziato a leggere proprio dopo la separazione, ho trovato una frase di Dio, secondo cui le sue vie non sono le nostre vie. Non sembra apparentemente una risposta, eppure mi sembra ugualmente una risposta esaustiva. Leggendo le risposte che dai nel tuo blog, ho letto un’altra frase della bibbia, pronunciata da Pietro, che tu riporti e che mi risuona da qualche giorno: “Dove andare lontano da te Signore! Solo tu hai parole di vita eterna”. E così, nonostante le mie paure, soprattutto nel crescere il mio bimbo, ho chiaro di voler rimanere aggrappata a Cristo, che mi sosterrà in questo percorso. Ho voluto condividere con te i miei pensieri, perché anche se non ti conosco, penso che tu sia una persona straordinaria, che aiuti le persone che hanno bisogno di consigli, incoraggiamento, confronto. Spero di poter ricevere qualche tua parola anch’io.

Anna 

Carissima Anna, siamo tutti straordinari. Tutti.

Non sto scherzando e non sto neanche tentando di ingraziarmi le simpatie di coloro che leggeranno.

È che la realtà è proprio così: siamo tutti eccezionali e “grandi. È vero: passiamo momenti in cui viviamo sfiniti e ci sentiamo falliti ed altri in cui ci alziamo e ricominciamo. Ma è in questo sali-scendi della vita che ci capita di aiutare gli altri facendo / dicendo / scrivendo” cose belle e giuste. Continua a leggere Nelle montagne russe della vita chiudo gli occhi, mi godo il viaggio e mi rifugio in Te

Tu non mi basti mai

“Buona sera Prof, come sta? Le chiedo scusa se la disturbo, ma sa… mi trovo in un periodo molto critico. In questo momento vorrei piangere, urlare, spaccare tutto. Vorrei andare lontano da tutto e da tutti.

Come si può tornare da una persona facendocela credere e poi lasciarla lì, senza neanche una risposta? … Sono arrivata ad un limite in cui non ho più forze. Non credo più a niente. Dall’ultima volta che ci siamo lasciati sono passati quasi sei mesi. Io ci ho messo tutta me stessa per cercare di provare ad andare avanti, piano piano, a piccolissimi passi… e ci stavo anche riuscendo. Ora mi ritrovo al punto di partenza. Di nuovo. Mi sento solo tanto usata. Non sono un post-it che la gente può attaccarsi e staccarsi quando vuole. Sto davvero male. Posso capire che ‘sono le solite storie adolescenziali’, però io ci speravo con tutta me stessa. Ed ora mi ritrovo ad un niente. È davvero brutto prof difendersi dalla persona a cui, prima, avevi dato tutta te stessa.

All’inizio era una persona fantastica, innamoratissimo, mostrava di tenerci, dopo vari mesi è cambiato tutto…Io mi sono sentita sbagliata… Si può essere così stupidi da sapere come stanno le cose, ma continuare comunque a sperare e ad immaginarle diverse? Non so se sia un pregio o meno, ma spero che, prima o poi, anche io possa avere la felicità.

L’amore è per i coraggiosi prof…e, nonostante tutto, VIVA L’AMORE! ????

 

 

E come posso sapere chi è la mia Altra Parte?”

“Correndo dei rischi, ma non cessando mai di cercare l’Amore.”

(Paulo Coelho da Brida)

Carissima Eleonora, mi hai proprio raccontato una bella storia di “rischiIl rischio di amare in età adolescenziale.

Ma poi continua questo rischio eh! Non ti preoccupare!

Cambia la modalità di amare (qualche volta); si passa dall’innamoramento all’amore (qualche volta); l’intensità e l’idealizzazione del partner non ha più lo stesso impatto dirompente della tua età (qualche volta) … ma il rischio rimane.

Il rischio di amare.

 

Se vuoi vivere una vita tranquilla (ma monotona), senza scossoni (ma priva di adrenalina) e senza sofferenze (ma spoglia anche di passione) non devi amare.

Non devi far l’amore.

Se invece ti apri all’amore, cominci un’avventura alla velocità dell’entusiasmo. Continua a leggere Tu non mi basti mai

Sentirsi amati, a prescindere… (la vittoria dei non amati)

Cara Maria Cristina, stamattina mi sono svegliata con una decisione. Beh, forse DECISIONE è un termine un po’ troppo “deciso”. Però con un AUSPICIO, lo posso dire.

Non voglio più parlare ed affrontare il tema dei miei genitori. L’ho fatto tante volte tra me e me… Spesso anche con persone che, come te, pazientemente, mi hanno ascoltata. Ed alla fine ho dedotto che non è questo che mi aiuta.

Probabilmente mi avrebbe aiutata, se avesse spedito questa dolorosa esperienza di non-amore, nel passato. Ma non è così.

E’ ancora tutto tanto presente.

Presente.

Come all’appello a scuola.

Presente, per ricordarmi che, esattamente come nel passato, le “cose” che loro possiedono, valgono tanto.

Più di tutto.

Più di tutti.

Ma è inutile che io parli di questo. Dopo, sto sempre male.

Perché è dopo, che si fa avanti la ferita interiore che mi divora ogni serenità: il sentire che è giusto che io non sia amata.

Il sentirsi non meritevole di amore.

E il dito puntato su sé stessi è troppo micidiale.

Quel dito sussurra caparbiamente: “Se avessi avuto un carattere diverso… Se fossi stata dolce e pacata … Se …” e capisco che nel mio cuore è in atto una battaglia da quando sono nata.

Una battaglia che non riuscirò a vincere, sfogando ogni volta quel dolore che ripete dal suo banco in prima fila: Presente! Ci sono!”.

Lo sfogo non basta, non serve e mi fa stare pure male… poi.

Mi fa sentire in colpa.

Perché quando non ti senti degna di amore, ogni sfogo diventa l’ennesima prova che sei tu il problema.

E forse è vero.

O forse no.

O forse un po’ ed un po’…come un triste gioco degli equilibri dove non si vuole far torto a nessuno.

Ma questo “gioco” è molto, molto più in profondità di quanto io creda. Quel “non amore” che si è alzato in piedi ogni mattina dicendomi “presente”, mi ha ferita in profondità. Continua a leggere Sentirsi amati, a prescindere… (la vittoria dei non amati)

Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!

E’ lultima lezione di religione nella 2B del Liceo Artistico ed abbiamo voluto finire l’anno scolastico facendo il gioco della sedia che scotta.

I ragazzi se lo aspettano; sono contenti ed agitati, entusiasti ed emozionatiVogliono fare il gioco, ma lo temono anche. Per questo ci siamo dati una regola-base: nessuno è obbligato a farlo.

La seconda regola è che chi si siede sulla sedia che scotta, dovrà essere schietto, vero, leale, sincero.

La terza regola è che tutte le rivelazioni, gli sfoghi, le risate, i pianti, le emozioni e gli abbracci che nasceranno in quei cinque minuti (tale è la durata del gioco per ciascuno), dovranno restare lì! Nessuno dovrà trasformare quei cinque minuti di verità estrema in un pettegolezzo ignobile.

Tutti pronti?

Ragazzi seduti in cerchio intorno alla cattedra; si parte!

A turno, ogni cinque minuti, ognuno si siede al posto dell’insegnante e l’avventura inizia.

“Cosa hai sul comodino in camera tua?”

“Hai vinto un viaggio e puoi portare solo cinque compagni di classe: chi scegli?”

“Sei innamorato?”

“Dicci tre caratteristiche del tuo carattere che vorresti cambiare e tre che, invece, ti piacciono”

“Quando hai pianto l’ultima volta?”

“Sei mai stata tradita?”

“Ti sei mai ubriacato?”

“Da 1 a 10, secondo te quanto è unita la tua classe?”

“Immaginati tra dieci anni: cosa vedi? O comunque, cosa speri?”

“Se fossi la Dirigente Scolastica di questa scuola, cosa cambieresti?”

“Hai mai fatto a botte con qualcuno?”

“Scegli tre persone della tua classe che dovranno dire una tua caratteristica positiva (che pensano davvero, ovviamente)”

“Tu credi che l’amore per sempre, possa esistere?

“Quanti amici veri hai nella tua vita?”

Ed il gioco va avanti. Continua a leggere Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!

“Scusa Dio, una domanda: la mia anima gemella, l’hai creata?”

“Gentile professoressa, sono Claudia, quasi 40 anni, insegnante di scuola superiore. Posso chiederle un’opinione su una cosa che, alla luce di tanti problemi più gravi, potrebbe rasentare la banalità?

Io soffro molto per il fatto di non avere un compagno di vita. A volte sono single, nel senso che comunque vivo bene anche da sola coltivando comunque delle relazioni amicali importanti, ma altre son proprio zitella (mannaggia!) ammassata di rabbia e acidità. 

Secondo lei, è vero che “Dio li fa e poi li accoppia”? Ho la fortuna di conoscere delle coppie stupende che mi sembrano quasi “predestinate” a stare insieme.

Nell’amore sponsale secondo lei, c’è un disegno di Dio? Dio pensa a una persona precisa per chi desidera intraprendere una vita di coppia?

Carissima Claudia, sai quante volte mi sono posta anche io la tua stessa domanda? Tantissime!

Una volta la feci anche ad un mio insegnante universitario di teologia.

Ricordo che, scherzando, gli chiesi: Scusi ma, quel famoso detto “Dio li fa a poi li accoppia”, ha una possibile valenza teologica o è solo una battuta popolare senza troppo valore?”

Credo che, alla fine, nessuno possa dare una risposta certa. A meno che non sia qualcuno che conosce alla perfezione i pensieri di Dio.

Però qualcosa possiamo intuire.

1. Noi tutti sappiamo che non siamo burattini nelle mani di Dio e che le nostre scelte (anche quella del partner) provengono dalla nostra libertà. Eppure, in modo misterioso e provvidenziale, Dio è sempre un nostro compagno di viaggio molto attivo. Non avrà un’agenzia matrimoniale, ma sono certa che non sta nemmeno spaparanzato in poltrona a guardare il film della nostra vita, in attesa di vedere il lieto fine. Dio proprio non riesce a star fermo. Gli viene naturale essere attivo e partecipe. C’è una bellissima frase della Bibbia, in cui l’Arcangelo Raffaele dice a Tobia (riguardo a Sara): Non temere: essa ti è stata destinata fin dall’eternità(Tb 6, 16-18). Che vuoi che ti dica Claudia? Io, fondamentalmente, penso che ogni coppia sia stata pensata da Dio. Non è una verità di fede questa, eh! Prendila come un gioco teologico-spirituale!

2. Continuando con questo gioco, ecco però che arriva una legittima obiezione. Tutti vediamo che le persone, spesso, fanno scelte contro la volontà di Dio. Quindi se Dio avesse pensato per noi una persona ben precisa e noi perdessimo quell’opportunità, tutto il progetto divino sulla nostra vita, sarebbe rovinato? Anche qui ritorna l’instancabile azione di Dio. Noi cambiamo le carte in tavola… ma Lui si adegua e gioca ancora meglio! La Bibbia dice che anche il piano più “stolto” di Dio, è di gran lunga più saggio del piano più saggio che un essere umano possa mai concepire (1 Corinzi 1, 25). In breve: chi conduce la storia è Dio. Anche le storie d’amore. Ci siamo noi, con la nostra libertà e c’è Dio, con la sua fantasia. L’incontro tra queste due scintille, crea la coppia: 1+1=1 Continua a leggere “Scusa Dio, una domanda: la mia anima gemella, l’hai creata?”