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Categoria: La misericordia di Dio
MERCOLEDI 25 MARZO 2022: MARIA, PROTEGGICI DA NOI STESSI
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Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini… (da una storia vera)
Lui si chiama Jacques Fesh e nasce il 6 aprile 1930 a Saint-Germainen-Laye.
Morirà il 1° ottobre 1957 a Parigi, a 27 anni, sulla ghigliottina.
Quel che avverrà nei suoi ultimi tre anni di vita in prigione, è un vero e proprio miracolo interiore.
Quella che state per conoscere è l’incredibile storia di Jacques Fesch!
E’ il mattino del 24 febbraio 1954 e Jacques entra in un negozio di cambiavalute a Parigi, di un certo Alessandro Silberstein in Rue Vivienne 39, chiedendo un notevole quantitativo d’oro. L’uomo si fida perché sa che quel giovane ha alle spalle una famiglia decisamente ricca, con un padre in grado di pagargli qualsiasi capriccio.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Jacques torna nel negozio per prelevare l’oro “prenotato” il mattino, ma approfitta di un momento di distrazione del cambiavalute, per colpirlo alla testa con il calcio della rivoltella. L’obiettivo è rubare.
Ma in un attimo accade il finimondo.
Il cambiavalute reagisce inaspettatamente con grande forza.
Grida come un pazzo.
Nella colluttazione Jacques si ferisce ad una mano e i suoi occhiali vanno distrutti.
Poi scappa!
La gente si raduna.
Jacques è alto, corre velocemente e riesce a distanziare tutti.
Raggiunge Rue Saint Marc, giunge al Boulevard des Italiens, dove scorge un caseggiato con la porta carraia aperta che immette in un cortile. Vi entra, attraversa il cortile, accede al palazzo, va all’ultimo piano e si nasconde nel terrazzo.
Intanto la gente lo cerca e a quella folla si unisce anche un gendarme che stava passando di lì.
Jacques, nel suo nascondiglio, aspetta un po’ di tempo. Poi si illude che tutto sia tornato calmo.
Allora si aggiusta i vestiti, ridiscende le scale e quando giunge al cortile cerca di attraversarlo.
Fa finta di niente.
Sembra che nessuno lo riconosca.
Ma quando sta per uscire dalla porta del cortile ecco uno che grida: “E’ lui!!!”
Panico!
Si sente braccato.
Il gendarme Georges Vergnes intima: “Mani in alto!” Continua a leggere Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini… (da una storia vera)
La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
Ce lo diciamo sempre: siamo uomini, perciò, imperfetti.
E su questa scia, ci ripetiamo tante altre cose belle per incoraggiarci.
“Il più grande errore che si può fare nella vita, è quello di avere sempre paura di farne uno” diceva Elbert Hubbard.
E, a seguire, potremmo scriverne tante altre di frasi piene d’incoraggiamento in merito ai nostri errori.
La realtà però ci raggiunge sempre. E la realtà è che se, ad un certo punto, ci muoviamo nella direzione sbagliata, possiamo anche aver fatto miracoli ma l’attenzione ISTINTIVA andrà sempre su quella strada sbagliata.
ISTINTIVAMENTE, credo ci dia soddisfazione criticare e condannare.
Per carità: capire ed approfondire è legittimo ed utile.
Passare al giudizio senza appello è, però, una catastrofe: sia per chi lo dice che per chi, quel giudizio, lo riceve.
Non so perché ci venga naturale giudicare e condannare con severità.
Qualcuno dice che quando critichiamo con durezza (anche se lo scriviamo con riflessioni apparentemente pacate) lo facciamo perché, in quelle fragilità ci rispecchiamo e ci fa troppo male vederle in noi.
Qualcun altro afferma che giudichiamo quasi con inconscia soddisfazione, perché ci portiamo dietro l’illusione che, abbassando gli altri, innalziamo noi stessi.
O forse ha ragione quel vecchietto che l’altro giorno mi diceva: “E’ che siamo fatti male” .
Pensavo a tutto questo un po’ di giorni fa mentre ascoltavo una conferenza di quel mitico professore di storia che è Alessandro Barbero, su “Le origini della comunicazione aziendale: gli ordini religiosi del Medioevo”
https://www.youtube.com/watch?v=Fko3NKb6VLc
IN-TE-RES-SAN-TIS-SI-MA! Continua a leggere La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
Primo agosto 2020: compleanno con perdono
Carissimi viandanti che passate in questa pagina, sappiate che a gestirla non c’è un gruppo di persone ma una sola donna. Alquanto maldestra per quanto riguarda la vita, con un sacco di malinconie che non è ancora riuscita ad ammaestrare, ma con un sogno che mai è stato sommerso: quello di trovare il Dio della Vita e la Felicità.
Come tutti i camminatori maldestri, inciampo frequentemente ed altrettanto frequentemente mi immergo nelle mie tristezze, pensando a volte che non riuscirò mai ad arrivare alla meta.
Forse è proprio per questa mia testarda ricerca che, un po’ di tempo fa, ho aperto un blog (www.intemirifugio.it) e poi questa pagina, ad esso collegato. Probabilmente, quando scrivo a chi mi contatta, quando rispondo a chi mi chiede, in realtà sto rispondendo a me, convinta che se non mi arrendo, la Luce la incontrerò.
Già qui.
Già ora.
Una specie di anticipo di Paradiso.
Così cerco di barattare i miei mille errori con un gesto di amore sincero che ogni tanto mi capita di fare, per sentirmi il meno sgangherata possibile di fronte a Dio e meritevole di un suo abbraccio.
Poi però accade spesso qualcosa… Continua a leggere Primo agosto 2020: compleanno con perdono
Siamo vivi grazie all’utero di Dio che ci contiene e protegge!
Lo so, non siamo abituati a pensare Dio anche al femminile.
Ogni tanto citiamo il famosissimo versetto di Isaia e poi accantoniamo il discorso.
Ma se ci soffermassimo un po’ di più…
Se solo potessimo intuire quel grande amore che ci contiene tutti, come un utero materno al di fuori del quale non c’è vita…
Se solo pensassimo alla Misericordia come all’atto materno per eccellenza…
Se solo ci ricordassimo sempre che la parola “Misericordia” ha la sua etimologia nella parola ebraica “utero”…
Che grande panorama ci si aprirebbe davanti ai nostri occhi! Continua a leggere Siamo vivi grazie all’utero di Dio che ci contiene e protegge!
Ad ogni singola creatura è destinata almeno una goccia di misericordia!
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Le donne (le donne!) annunciano
“In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»” (Mt 28,8-10)
E ho detto tutto.
Anzi, aggiungo che una donna che fosse vissuta da sola al di fuori dell’autorità di un uomo, o non sopravviveva o era una prostituta.
Fine delle trasmissioni.
E se una donna sposata veniva sorpresa in giro per strada, da sola o a parlare con un’altra persona? Ma stiamo scherzando? Il diritto ebraico prevedeva il ripudio concesso al marito!
Fine del matrimonio.
E se c’era un funerale, dietro al feretro si dava la precedenza alle donne, responsabili della morte. Nessun ebreo osservante, infatti, dimenticava che nel libro del Siracide c’è scritto “Dalla donna ha avuto inizio il peccato per causa sua tutti moriamo” (25,24).
Fine di ogni speranza.
E tre volte al giorno gli uomini dicevano la famosa triplice benedizione: “Ti ringrazio Signore che non mi hai creato pagano, non mi hai creato cafone (cafone significa la persona che lavora la terra quindi incapace di osservare le prescrizioni della legge) e perché non mi hai creato donna”.
Questa benedizione c’è anche al femminile, ma con una variante: “Ti ringrazio Signore perché non mi hai creato pagana, ti ringrazio Signore perché non mi hai creato cafona e che mi hai fatto secondo la tua volontà”.
Fine di ogni discussione.
Le donne, fin da piccole, non avevano vita facile.
Poi è arrivato Gesù.
Poi è arrivato il loro Creatore e le ha guardate con il Suo sguardo.
Ed ha salvato la vita a tante.
Solo un episodio…
Avete presente il famoso “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?
Noi ci immaginiamo l’adultera come una donna adulta e, magari, bella e provocante.
Invece era poco più di una bambina.
Come lo sappiamo?
Perché la lapidazione era la pena di morte riservata alle adultere che vivevano nell’arco di tempo tra lo sposalizio (fatto quando la bambina aveva circa12 anni) e le nozze vere e proprie. Per l’adulterio dopo le nozze, infatti, c’era lo strangolamento. Prima c’era la lapidazione.
Fine della vita. Continua a leggere Le donne (le donne!) annunciano
Giorno 7: Buona Pasqua Signore della vita!
Signore che fai sorgere il sole e fai risorgere tuo Figlio,
come possiamo pensare che Tu non faccia rinascere anche noi?
Signore che hai l’attitudine a rotolar via pietre dalle tombe,
liberaci dai macigni che vorrebbero fare del nostro cuore un sepolcro.
Signore che ridai la vista ai ciechi e fai fiorire fiori nel deserto,
guariscici dalla cecità del cuore che non ci fa vedere sbocchi futuri.
Signore che dai la vita ad ogni nostro desiderio e ad ogni nostra speranza,
fai circolare l’ossigeno della Grazia nelle arterie del nostro mondo,
Oggi che la felicità ha i piedi di argilla,
che la bellezza non è sufficiente,
che la paura ci umilia e l’agitazione ci stanca,
illuminaci con lo stesso splendore con cui hai risorto Gesù.
Abbiamo un verde stelo fra le dita.
Lo guardiamo, immaginando il suo futuro rigoglioso.
Ti ascoltiamo.
Raccontaci che la notte è passata.
Che il pianto sta cambiando in rugiada.
Che le ferite stanno guarendo.
Che la gioia non è un’illusione.
Che la storia ha uno sbocco.
Che i macigni della solitudine, della povertà, della malattia, della disperazione stanno volando via.
Che il sole di oggi è lo stesso di duemila anni fa.
Che Tu hai ancora voglia di far risorgere le tue creture
Che Tu stai ascoltando il mormorio delle nostre preghiere.
Che anche in Paradiso è festa.
E che anche Tu ami ricevere gli auguri.
Buona Pasqua Signore della vita!
M.C.
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Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi
E’ il più antico Credo dei cristiani e dice proprio così: “Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”.
E’ la Prima lettera di Pietro e scrive proprio così: Cristo “andò, in spirito, ad annunciare la salvezza agli spiriti che attendevano in prigione”.
L’essenza di queste due frasi ce la faremo insegnare dai nostri fratelli Ortodossi.
I loro occhi festosi, infatti, non vedono Gesù risorgere e “salire”, ma “scendere”.
Per cogliere la differenza, pensate a certi quadri occidentali della risurrezione, come quello di Piero della Francesca. Gesù è fuori dal sepolcro pronto a salire.
Le icone orientali, invece, raccontano Gesù che scende “con braccio forte e mano tesa”, nel mondo misterioso dei trapassati (gli inferi, o Ade), per liberare dalla morte Adamo ed Eva e il popolo dei giusti, come un tempo era sceso in Egitto per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù.
Gesù risorto porta a compimento il sogno di Dio: realizzare un nuovo ed universale esodo dell’umanità intera, dalla schiavitù alla libertà.
Gesù risorge e scende agli inferi.
E’ sfolgorante di vita. Indossa una veste bianca come la luce. Scende senza paura e, con forza, scardina le porte dell’Ade che si depongono come una croce, sotto i suoi piedi.
La sua veste è orlata di oro come un Re e la scia luminosa del suo passaggio riporta speranza là dove non vi era più.
Adamo ed Eva vengono presi per il polso, il “luogo” dove si misura la vita, e vengono trascinati via dall’angoscia che li teneva prigionieri.
Fuori da qui!
Fuori c’è la primavera che vi aspetta!
Mentre Gesù li prende con sé, per terra ci sono tutti gli strumenti di dolore della sua Via Crucis. Sono sotto i suoi piedi, presso le porte degli inferi, oramai vinti ed incapaci a fargli del male.
Adamo ed Eva si avvinghiano a Lui.
Desiderano così tanto essere strappati dal regno dei morti! <3
Adamo (l’uomo fatto di fragile terra) ed Eva (la madre di tutti i viventi) sono sollevati da Colui che è il nuovo Adamo, il Vivente, il Risorgente.
E dietro ad Adamo si avvia tutta l’immensa carovana delle creature in attesa di vita.
Sullo sfondo si vede Abele, Mosè, Davide, Salomone, il Battista, altri profeti … e poi noi! Continua a leggere Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi