Categoria: Dialogo
La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
Ce lo diciamo sempre: siamo uomini, perciò, imperfetti.
E su questa scia, ci ripetiamo tante altre cose belle per incoraggiarci.
“Il più grande errore che si può fare nella vita, è quello di avere sempre paura di farne uno” diceva Elbert Hubbard.
E, a seguire, potremmo scriverne tante altre di frasi piene d’incoraggiamento in merito ai nostri errori.
La realtà però ci raggiunge sempre. E la realtà è che se, ad un certo punto, ci muoviamo nella direzione sbagliata, possiamo anche aver fatto miracoli ma l’attenzione ISTINTIVA andrà sempre su quella strada sbagliata.
ISTINTIVAMENTE, credo ci dia soddisfazione criticare e condannare.
Per carità: capire ed approfondire è legittimo ed utile.
Passare al giudizio senza appello è, però, una catastrofe: sia per chi lo dice che per chi, quel giudizio, lo riceve.
Non so perché ci venga naturale giudicare e condannare con severità.
Qualcuno dice che quando critichiamo con durezza (anche se lo scriviamo con riflessioni apparentemente pacate) lo facciamo perché, in quelle fragilità ci rispecchiamo e ci fa troppo male vederle in noi.
Qualcun altro afferma che giudichiamo quasi con inconscia soddisfazione, perché ci portiamo dietro l’illusione che, abbassando gli altri, innalziamo noi stessi.
O forse ha ragione quel vecchietto che l’altro giorno mi diceva: “E’ che siamo fatti male” .
Pensavo a tutto questo un po’ di giorni fa mentre ascoltavo una conferenza di quel mitico professore di storia che è Alessandro Barbero, su “Le origini della comunicazione aziendale: gli ordini religiosi del Medioevo”
https://www.youtube.com/watch?v=Fko3NKb6VLc
IN-TE-RES-SAN-TIS-SI-MA! Continua a leggere La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
La trattativa silenziosa
E’ un uomo solo, anziano, stanco, ed attraversa piazza san Pietro con l’andatura lenta e zoppicante.
Ha le spalle ricurve come se stesse portando un peso enorme.
Piove.
Come se tutte le lacrime del mondo scendessero sul suo vestito bianco.
Pronuncia parole al mondo intero rammentando che andrà tutto bene solo se cambieremo e faremo scelte come fratelli.
Ha detto parole commoventi a Gesù implorandolo di svegliarsi e di rimettere in sesto la barca, dando a tutti noi la forza di remare col Suo stesso ritmo.
Ma il momento più commovente è stato vederlo da solo, seduto avanti a Gesù Eucarestia.
A tu per Tu.
Un silenzio prolungato, fatto contro tutte le normali leggi della comunicazione.
Uno sguardo nello sguardo.
Come dicesse: “Ed ora a noi due, Signore”
Come un tenerissimo nuovo Abramo che sta per iniziare la sua trattativa con Dio, a favore dell’umanità.
«Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nel mondo: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai al mondo intero per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?»
E di fronte all’accettazione del patto da parte di Gesù, papa Francesco, imitando l’ardire di Abramo, continua.
Alza la posta in gioco.
Così me lo immagino quel lungo, silenzioso e concentratissimo sguardo.
«Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?»
Ed anche qui trova un Gesù che acconsente. Per quei 45 non distruggerà niente.
Ma papa Francesco conosce come va a finire quella trattativa antica portata avanti da Abramo. E così continua.
Di sottrazione in sottrazione, arriva fino a trenta.
Poi fino a venti.
Poi fino a dieci.
Lì Abramo si era fermato.
Nel 1800 a.C. non era ancora venuto al mondo Gesù.
Abramo non aveva ancora intuito che poteva arrivare fino a zero nella sua trattativa.
Ma papa Francesco sì.
«Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse sulla terra non troverai neanche un giusto. E Tu che farai? Non ci lascerai mica abbandonati?»
E Gesù gli ha risposto: «Vi ho presi in braccio tutti quanti duemila anni fa. Lo farò anche oggi» Continua a leggere La trattativa silenziosa
Se dalla preghiera si alza un uomo migliore, la preghiera è esaudita. (George Meredith)
“Sinceramente sono un po’ stufo di sentir parlare di preghiera e preghiera del cuore…. ma cos’è la preghiera?
Neanche chi dovrebbe farla e insegnarla sa come si fa”
Chi scrive è Pasquale, una persona di passaggio nella pagina facebook “In te mi rifugio” ed il suo commento si riferisce ad un filmato che avevo postato poco prima con Papa Francesco (https://www.facebook.com/Tv2000it/videos/vb.117477631675280/361502517972466/?type=2&theater )
Il pontefice stava parlando della preghiera ed il filmato riporta queste sue parole: “Pensiamo a quella scena del Monte Carmelo, quando il profeta Elia scommette con i sacerdoti di Baal. Loro gridavano, ballavano, chiedevano tante cose perché il loro Dio li ascoltasse. E invece Elia stava zitto e il Signore si rivelò ad Elia. I pagani pensano che parlando, parlando, parlando, si prega. E anche io penso a tanti cristiani che pensano che pregare…scusatemi eh… sia parlare a Dio come un pappagallo. No! Pregare si fa dal cuore. Da dentro”
Avevo postato quelle parole di papa Francesco perché mi sembravano chiare, ma Pasquale, con la sua domanda-provocazione, mi aveva incuriosita.
Io gli avevo risposto: “Hai posto una bella domanda. Ma per te cosa è la preghiera?”
Mi aveva incuriosito quel suo dire “Neanche chi dovrebbe farla e insegnarla, sa come si fa”. Chi sarebbero questi “addetti ai lavori” che dovrebbero farla ed insegnarla? I preti, i monaci, i mistici… chi?
Pasquale aveva preferito rispondermi con un’altra domanda: “Per te cos’è la preghiera? Posso sapere chi mi risponde?”
Passano i giorni ed io mi dimentico di Pasquale e della sua domanda. Ma Pasquale, oggi, ha richiesto: “Aspettavo una risposta”. E dopo un po’, ancora “Aspettavo una risposta”. Ha ragione.
E così, convinta che ogni provocazione rechi in sé qualcosa di utile, cerco di dire con un post nel blog, quel che avrei dovuto scrivere obbligatoriamente in poche righe, su facebook.
Cercherò di essere vergognosamente sintetica.
Spero che, così facendo, non mandi la chiarezza a farsi friggere.
Nessuno può insegnare ad altri a pregare.
A dire le preghiere, sì.
A pregare, no.
Ognuno dialoga con Dio a modo suo. Continua a leggere Se dalla preghiera si alza un uomo migliore, la preghiera è esaudita. (George Meredith)
“Il perdono libera l’anima e cancella la paura; ecco perché è tanto potente come arma” (dal film Invictus”)
“Perdonare, rancore… mai come in questi giorni ho capito l’importanza del perdono
Ci sono un paio di persone della mia vita che non ho ancora perdonato, lo confesso. Ogni tanto, ho chiesto a Dio di aiutarmi a farlo, ma diciamo che con questo “non perdono” ho imparato a convivere. Alla fine, in fondo, tutto si riduce a qualche sporadica esplosione di rabbia, ma nulla più. Al massimo, col tempo, mi verrà un po’ di gastrite, forse il reflusso. C’è di peggio e ci sono cose più importanti da chiedere a Dio. Il perdono, se è volontà di Dio, arriverà!
Questo lo pensavo sino ad un paio di giorni fa quando, improvvisamente, la mia mente si è spalancata ed ho visto i disastri che causa il non perdono. E’come un mostro accovacciato in un angolo buio della nostra anima, il subconscio. Noi non ce ne rendiamo conto ma il “mostro” pian piano dirige le nostre vite, condiziona le nostre scelte, diventa uno schema di comportamento e ci trascina a fondo. Come l’ho capito? Ho osservato con attenzione, forse per la prima volta, il comportamento di una persona (mio fratello) verso cui nutro ancora rancore: ho capito che anche lui ne ha nei miei confronti (ci rimpalliamo le stesse accuse per una vicenda che ci ha coinvolti), e nel suo comportamento ho visto il mio. Siamo lo specchio l’uno dell’altra. Travestiamo la rabbia da razionalità, gli impulsi violenti diventano aggressività passiva, lui è il mio prossimo ed il mio prossimo sono io e senza rendercene conto danziamo seguendo i passi che il “mostro” ci indica, anche in quelle scelte che nulla hanno a che fare con i nostri rancori. Le nostre vite sembrano andare a rotoli, facciamo una fatica tremenda, come a voler far andare la macchina con il freno a mano tirato. Tutte le obiezioni che gli muovo e che pensavo essere considerazioni assolutamente razionali sono invece generate dal mostro, ed alimentano il “suo” mostro.
Come ho reagito dinanzi a ciò? Mi sono staccata da alcuni schemi di comportamento. Volutamente adesso non rispondo e non reagisco secondo quegli schemi, sono disposta a pensare che abbia ragione e gli lascio il suo spazio, sono docile. Perdonare però è diventata la mia priorità, solo così sarò libera, libera dalla rabbia e dall’aggressività passiva. Ti chiedo: cosa può aiutarci a perdonare in fretta, prima che sia troppo tardi, prima che il danno sia irreparabile? Dio ti benedica”
Inutile nasconderselo: il perdono è un lavoro atroce, difficile, dolorosissimo.
Ha bisogno di tempo. Spesso di tempi lunghi. Non esiste il perdono dai tempi giornalistici: “Un’ultima domanda, lei ha perdonato l’assassino di suo figlio?”.
Eppure, pur con tutte le sue difficoltà per arrivarci, il perdono è l’esperienza umana che più ci avvicina a qualcosa che sappia di resurrezione.
Qualcosa che era morto (per esempio un amore fraterno tradito) ritorna in vita. E’ una grazia vitale che spande in giro nuove chances. E’ la possibilità che noi diamo ad una vita, di ricominciare.
Ma per evitare facili frasi-slogan sul perdono (che spesso semplificano maldestramente l’atto del perdonare, ferendo ancora di più chi non ci sta riuscendo) non possiamo non guardare in faccia il rancore.
Dove nasce il livore? Continua a leggere “Il perdono libera l’anima e cancella la paura; ecco perché è tanto potente come arma” (dal film Invictus”)
“Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo…”
“Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. (Gandalf né “Il ritorno del re” di J. R. R. Tolkien)
Buon pomeriggio prof! Ha presente quando esce un nuovo libro di una saga di uno scrittore famoso? Arriva sempre quel momento in cui qualcuno si “divora” l’ultimo libro e scrive una lettera all’autore perché non riesce a tenere dentro la curiosità. Vuole sapere per forza il continuo della storia o desidera porre delle domande su ciò che ha letto nel libro.
Beh, oggi le scrivo per un motivo simile. Era il 18 agosto, il giorno dopo dell’attentato di Barcellona, ero tranquilla sul mio divano ed ho aperto una pagina a caso del suo libro “in te mi rifugio”. Avevo voglia di entrare dentro una storia, anche se le avevo già lette tutte.
Mi è capitato un titolo interessante: “Caino e Abele sono ancora qui tra di noi! La lotta è ancora in atto”. Mi sono riletta tutta la storia. Ho sottolineato parti già sottolineate. Ma ad un certo punto mi sono fermata ed ho pensato: quanto dovrà durare ancora tutto ciò? Per quanto tempo ancora ci dovranno essere lotte continue tra fratelli? Quanto ancora dovremo aspettare per vivere in una pace fraterna? Tra quanto tempo potrò dire che, da cristiana, sento di avere anche sorella e fratelli musulmani? Per quanto tempo ancora dovremo sentire alla televisione “nuovo attacco terroristico”? Beh, io spero ancora per poco.
Cara Emma, non so né “quando” e né “se” ce la faremo mai a non farci del male in nome di una religione.
Il problema, infatti, non è la religione di per sé, ma quello che ci portiamo noi “dentro”. E’ inutile che spostiamo il problema fuori di noi. Il “problema” è dentro di noi. E’ nelle nostre viscere istintive e nella nostra voglia (mai sazia) di potere.
Per ottenerlo sfruttiamo tutto il possibile immaginario. La politica, l’economia, la religione, il pianeta…tutto!
Ed ogni volta diventiamo arroganti, violenti e prepotenti in nome del “bene” e/o di “Dio”. Ci piace fare la parte dei salvatori e dei “number one”. La tentazione di salire sul piedistallo per insegnare agli altri dall’alto, è potentissima in ognuno di noi. E’ la grande lotta interiore di tutti.
Ma avere ben chiaro tutto questo è il miglior antidoto per non far soffrire gli altri in nome di qualcosa. Dare un nome al nostro lato più oscuro e debole, è il modo migliore per non lasciarsi fagocitare da lui.
Invece… Continua a leggere “Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo…”
Scrivere fa bene! Sei motivi per cominciare a farlo…
Gentile Cristina, sono finita sul suo blog cercando l’ispirazione per un regalo da fare ad una cara amica. Cercavo una tela dipinta ispirata ad Isaia 54.8 e pensavo a Chagall. Ed ecco che nella ricerca ho trovato l’immagine del pescatore che va verso riva, verso il padre e la citazione di Chagall: “lo so che un giorno mi accoglierai”. Ho letto intorno al tema Chagall sul suo blog e poi la rubrica “Chi sono”.
Mi e venuto voglia di mandarle un abbraccio. Mi chiamo Brigit e anche a me qualcuno dice “Brigit….devi scrivere”. Allora quest’oggi il suo piccolo racconto era lì che mi aspettava. Sono tedesca e vivo con mio marito e mia figlia piccola di 7 anni a Firenze. Da circa due anni ho cominciato a riscoprire o scoprire il mio bisogno di fede e di cammino. Quest’anno in quaresima ho scritto quattro articoletti sul foglio parrocchiale e ho scoperto la gioia dello scrivere sulla fede. In questi giorni cerco di convincermi ad affrontare un progetto a me molto caro da un po’ di tempo. Ma per qualche motivo quel “sabato pomeriggio d’agosto” non è ancora arrivato per me. Vorrei creare un ascolto guidato di musica leggera come invito alla lettura della scrittura. Sono riuscita a incuriosire il nostro parroco… Adesso devo cominciare! Sono contenta di aver letto la sua “storia” e mi riconosco nel suo essere generosamente gioiosa.
Le mando un forte abbraccio… Brigit
Cara Brigit, Cesare Pavese affermava “E’ bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla” (da “Il mestiere di vivere”). Ecco il motivo per cui si scrive: per parlare in ambedue le direzioni.
Scrivi dunque, perché, comunque vada, sarà un successo! Che sia una lettera che non consegnerai mai o un post nel tuo blog … che sia un diario personale che leggeranno solo i tuoi nipoti o un libro che acquisteranno in tanti… scrivere ti farà bene!
Ci sono almeno sei motivi per spiegarne il “perché”. Continua a leggere Scrivere fa bene! Sei motivi per cominciare a farlo…
Storia di un esperimento scolastico (finito bene!)
Lo vedete questo momento?
Li vedete questi volti?
E’ l’ultima lezione in una quinta classe.
E’ una foto che rappresenta la fine di un esperimento durato cinque anni.
Dai loro quattordici anni, quei visi hanno litigato e fatto pace.
Riso e pianto.
Si sono abbracciati e si sono respinti.
Li ho visti ostinatamente silenziosi e provocatoriamente eloquenti.
Ed ora?
Racconto solo un aneddoto.
Nella penultima lezione una ragazza, ad un certo punto, si è alzata ed è uscita velocemente con le lacrime agli occhi (a volte capita di raccontare o spiegare eventi, che entrano nel cuore altrui con troppa foga). In pochissimi secondi ho visto la classe organizzarsi per aiutarla, senza darlo a vedere. Nessuno ha fatto commenti. Nessun gossip da quattro soldi si è intrufolato nella lezione. Nel silenzio raccolto, si sono fatti avanti sguardi d’intesa; un paio di studenti sono usciti in punta di piedi per andare a prendersi cura di quelle lacrime e la lezione è continuata, sotto il controllo di tutti.
Unitissimi.
Negli anni passati non è stato sempre così. Continua a leggere Storia di un esperimento scolastico (finito bene!)
L’insegnante: tre gradini più su!
Buongiorno prof, sono Emanuela, forse si ricorda di me… volevo congratularmi con lei per la pubblicazione del suo libro! Ricordo bene quando ci leggeva in classe i suoi “pezzi” e di come, a poco a poco, questi diventavano sempre più intimi e vicini alle persone.
I temi di cui parla sono sempre attuali e noi ragazzi abbiamo bisogno di COMPRENDERE. Devo ancora acquistarlo, ma sbircio spesso il blog tramite Facebook (almeno in questo è utile!).
Le scrivo anche per raccontarle una piccola “storia” che ho vissuto qui all’Uni, nella facoltà di Psicologia che frequento.
Lezione di pedagogia generale. L’insegnante è davvero tosta e, devo dire, particolarmente “agguerrita” sul tema “Istruzione” (che, a quanto pare, le sta veramente a cuore). Un giorno ci pone all’attenzione una domanda secca e apparentemente facile.
“Quali figure adulte hanno avuto, nella vostra vita privata e scolastica, particolare importanza?”.
Bene, ovviamente la Famiglia è la prima risposta immediata, ma non basta. A 21 anni posso dire di aver trascorso più o meno metà delle giornate della mia vita a scuola. Da sola? Certo che no. Dunque, figure adulte, importanza…mmmhhh… ah, eccoli, gli insegnanti! Quanti di loro mi hanno realmente insegnato qualcosa? Pochi, purtroppo. Ho incontrato pochi insegnanti capaci di trasmettere passione, conoscenza, voglia di essere curiosi, di stimolare e anche di far capire quanto sia importante essere brave persone piuttosto che bravi alunni. Volevo dirle che una di quelle figure adulte che m
i hanno segnato è stata proprio lei, insieme ad altre poche persone che ho conosciuto. Adulti insegnanti che sono andati oltre, che hanno trasmesso la propria passione professionale, ma anche la propria parte umana che DEVE trasparire in un lavoro come quello di insegnante.Insegnare a fidarci delle nostre capacità, di poter crescere dentro ed essere persone migliori, di proiettare Noi agli Altri, perché ciò di cui abbiamo bisogno oggi è proprio Umanità e Amore.
Credo che lei lo abbia fatto veramente bene, in modo divertente (a volte anche strano!) e profondo, senza sminuire mai il significato di ciò che volesse comunicare.
Sperando di averle strappato un sorriso, buona giornata e continui così, Ema 🙂
Carissimissimissima Emanuela, mi hai strappato un grandissimo sorriso! Anzi, a dir la verità sto ancora saltando da una sedia all’altra della cucina
per la contentezza!
E’ così bello (gratificante, speranzoso, entusiasmante, incoraggiante … echipiùnehapiùnemetta) leggere una lettera in cui si dice: “Anche se sono fuori dalla scuola…anche se il tempo è passato…anche se la mia mente si sta ampliando…anche se il mio cuore è in tutt’altre faccende affaccendato…una parte di lei è rimasto in me!”
E tu nel mio cuore? Ci sei entrata e mai più ne uscirai! E ti dirò di più: io sono super certa che tu, ovunque andrai, lascerai delle belle orme proprio come le hai lasciate in me!
Orme fatte di umile e profonda intelligenza…
Orme contornate da bella ed energica curiosità…
Orme che faranno spazio ad altri cammini, dietro di te… Continua a leggere L’insegnante: tre gradini più su!
“In te mi rifugio”; dal blog ad un libro (per cercare l’indirizzo del Cielo)
Ero una giovanissima insegnante di religione alle superiori quando, un giorno, trovai nel mio cassetto in sala insegnanti, una lettera di un mio studente del quinto anno.
Tre lunghe pagine, fitte di emozioni.
Ogni riga conteneva la descrizione del suo amore segreto.
Bello, intelligente, più maturo della sua età, aveva deciso di aprirmi la porta della sua vita, per sapere cosa ne pensassi. Si era profondamente innamorato. Solo che la donna dei suoi sogni era sposata, aveva 32 anni, due bambini piccoli ed un marito all’oscuro di tutto.
Per due giorni portai quella lettera con me, per cercare risposte che potessero fargli del bene.
Non era facile.
Lui era ben consapevole di vivere questa storia sull’orlo di un burrone.
Sarebbe bastato poco per rovinare parecchie vite (la sua, quella della donna, del marito e, come in un brutto effetto domino, anche quella dei due bambini). Quella storia, vissuta nel nascondimento e protetta con tante bugie, si sarebbe potuta trasformare, in un attimo, nel suo rimorso più grande.
Il terzo giorno gli scrissi una lettera. Pensata, partorita e ponderata in ogni sua riga.
Poi ne feci una copia per tenermela per ricordo (insieme alla sua).
Mai avrei immaginato che quello scritto sarebbe stato solo il primo di centinaia di altri scritti che avrebbero avuto, come mittenti, i miei alunni.
Prolungamenti delle ore di religione.
Cuori aperti che mi mostravano decine di mondi diversi, con tante domande al seguito.
Oggi non ho più scatole ma un sacco di file dove memorizzo le tantissime “email/sms/whatsApp/echipiùnehapiùnemetta” che mi scrivono.
E siccome le domande che si fanno i ragazzi sono concrete come la vita e profonde come il cuore umano, ogni tanto qualche lettera la leggo ad una mia amica.
Pur senza dire i nomi dei ragazzi, ne condivido il variegato e delicato mondo.
Dall’alunna anoressica all’alunno che mi scrive l’ondeggiare dei suoi pensieri notturni.
Dalla ragazza alla ricerca dell’autostima, al ragazzo che si interroga, curioso, sull’aldilà.
Dal fidanzato violento, all’alunna costretta ad abortire.
Tutte creature alla ricerca di rinascita e di felicità. Tutti incamminati nei sentieri dei “perché”, con la voglia di essere felici “nonostante”. Continua a leggere “In te mi rifugio”; dal blog ad un libro (per cercare l’indirizzo del Cielo)