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Angelo, il fratello di san Francesco sconosciuto ai più!
Il tramonto di Assisi lo amo.
Ieri, mentre camminavo tra luce e pellegrini, pensavo: “Chissà quanti sapranno che s. Francesco aveva un fratello?”
Siete meravigliati, eh!
Lo so, lo so, non se ne parla mai.
Magari vi sta venendo il dubbio che possa essere una semplice supposizione fantasiosa.
Allora andiamo per ordine, a suon di fonti storiche e partiamo dalla “Legenda dei tre compagni”.
Una precisazione: “legenda” non significa leggenda come qualcuno ogni tanto pensa. Per “legenda” si vuole intendere un insieme di parole, di racconti “da leggere”.
La cosiddetta Leggenda dei tre compagni (frate Angelo, frate Leone e fra Rufino) è la più importante delle biografie “non ufficiali” di Francesco d’Assisi (per “non ufficiali” si intendono tutte le biografie che non sono state scritte su commissione e dietro controllo papale o di chi dirigeva l’Ordine Francescano).
Ma è interessante sapere “come” e “perché” è stata scritta.
Nel 1244 (cioè a 18 anni dalla morte di san Francesco) a Genova si fece un Capitolo Generale (una di quelle riunioni periodiche dell’ordine, dove prendevano decisioni importanti) in cui si ammise che quanto era stato narrato su san Francesco nel periodo in cui l’Ordine era stato guidato da frate Elia da Cortona (personaggio molto controverso che meriterebbe un post a parte) non era propriamente corrispondente alla verità.
Non era stato facile dirlo ma si doveva, perché la mancanza di verità stava diventando un autentico pericolo per lo spirito francescano.
Così i padri capitolari chiesero a tutti i frati: “Chi ha notizie più veritiere sulla vita di san Francesco, si faccia avanti. Scriva e mandi quel che sa al nostro nuovo generale Crescenzio da Jesi”. Continua a leggere Angelo, il fratello di san Francesco sconosciuto ai più!
Chiara e la benedizione del pane
Scavi segreti fecero ritrovare il corpo di san Francesco: era il 12 dicembre 1818
E’ il 12 dicembre 1818.
Quel giorno per un gruppetto di frati, è un grande giorno: dopo 52 giorni di scavi, fatti di notte e in gran segreto, finalmente trovano quello che cercano da tanto tempo: i resti del corpo di san Francesco.
Quel ragazzo di Assisi era morto la sera del 3 ottobre 1226 e a quel tempo tutti erano consapevoli di un rischio: il suo corpo poteva essere trafugato perché considerato una reliquia preziosissima. Nelle ultime ore di vita e subito dopo la sua morte, Francesco fu costantemente vigilato.
Le sue spoglie furono messe in un sepolcro provvisorio perché l’obiettivo era portarle, in brevissimo tempo, nella Basilica che sarebbe stata costruita in suo onore.
Tutti infatti erano consapevoli che se avessero deposto il corpo di san Francesco nella Cattedrale di san Rufino, da lì poi sarebbe stato difficilissimo spostarlo.
E poi, una volta deposto lì, Francesco sarebbe potuto diventare uno dei tanti santi di Assisi e della storia. Invece i suoi amici avevano fortemente intuito che san Francesco sarebbe stato per sempre un “vangelo” unico e che meritava una basilica, luogo di incontro per ospitare una moltitudine di fedeli.
Probabilmente neanche immaginavano “quanto” quella Basilica sarebbe diventata importante: ad oggi ogni anno la visitano 5 milioni e mezzo di fedeli (un milione in più di quelli che scelgono Santiago di Compostela) ed è diventata “patrimonio dell’umanità”.
In questa basilica il corpo del santo vi venne portato il 25 maggio 1230.
Ma non immaginatevi una specie di processione tranquilla. Purtroppo. C’era una folla desiderosa d’impossessarsi di qualche reliquia e non appena il corteo giunse nei pressi della basilica, le autorità civiche (con l’aiuto di alcuni cittadini) fecero intervenire la milizia. I soldati isolarono il carro su cu erano stati messi i resti mortali di san Francesco e, impedendo l’accesso sia ai frati che ai legati pontifici, introdussero il corpo nella chiesa seppellendolo in un punto sconosciuto a tutti.
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Un luogo meraviglioso ma sconosciuto (purtroppo)
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Ma allora sei esistito sul serio!
Ma che mi succede?
Non capisco perché mi scendono le lacrime.
Fermi tutti: io non sono così!
Non mi sono mai interessata di corpi di defunti, per alimentare la mia fede in Dio.
Mi sono tenuta accuratamente fuori dal dibattito sul corpo di Carlo Acutis esposto ad Assisi.
La fede poggia su ben altro che non un corpo di un defunto donato agli occhi di tutti.
Intendiamoci: so che per i cristiani cattolici ed ortodossi un corpo defunto rimasto “incorrotto” (questo è il termine per parlare di una salma poco o per nulla decomposta) può essere un segno di Dio che ci parla di una persona speciale. Ma non ho voglia di entrare nelle inutili polemiche tra chi tifa per ogni possibile spiegazione scientifica e chi tifa per la fede in Dio a tutti i costi.
Quindi sono entrata nella Chiesa della Spogliazione, ad Assisi, nel modo più distaccato (e un po’ incuriosito) possibile.
Tuttavia è successo.
Quando mi sono trovata di fronte a quel ragazzo con le sue scarpe da tennis, i jeans ed una semplice felpa addosso, il suo viso sereno e la gente silenziosa, la commozione è entrata in me senza permesso.
Eppure prima di arrivare davanti a lui, avevo fotografato con calma l’arte meravigliosa presente sui muri della chiesa, avevo girovagato tra un altare e l’altro come una turista qualsiasi ed infine (solo infine) mi sono diretta da Carlo.
Quindi tutto nella norma spirituale.
Se non fosse che, una volta lì, il mio cuore ha ceduto all’emozione ed ho pianto.
E’ stato un po’ come quando ti parlano tanto di una persona e poi, all’improvviso, quella stessa persona la vedi e lei passa dal file “mito” al file “lui c’è”! Continua a leggere Ma allora sei esistito sul serio!
Visitare la grotta del beato Bernardo è facile!
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Primo agosto 2020: compleanno con perdono
Carissimi viandanti che passate in questa pagina, sappiate che a gestirla non c’è un gruppo di persone ma una sola donna. Alquanto maldestra per quanto riguarda la vita, con un sacco di malinconie che non è ancora riuscita ad ammaestrare, ma con un sogno che mai è stato sommerso: quello di trovare il Dio della Vita e la Felicità.
Come tutti i camminatori maldestri, inciampo frequentemente ed altrettanto frequentemente mi immergo nelle mie tristezze, pensando a volte che non riuscirò mai ad arrivare alla meta.
Forse è proprio per questa mia testarda ricerca che, un po’ di tempo fa, ho aperto un blog (www.intemirifugio.it) e poi questa pagina, ad esso collegato. Probabilmente, quando scrivo a chi mi contatta, quando rispondo a chi mi chiede, in realtà sto rispondendo a me, convinta che se non mi arrendo, la Luce la incontrerò.
Già qui.
Già ora.
Una specie di anticipo di Paradiso.
Così cerco di barattare i miei mille errori con un gesto di amore sincero che ogni tanto mi capita di fare, per sentirmi il meno sgangherata possibile di fronte a Dio e meritevole di un suo abbraccio.
Poi però accade spesso qualcosa… Continua a leggere Primo agosto 2020: compleanno con perdono
Come si salvarono centinaia di ebrei grazie ad un colonnello tedesco, un vescovo, dei frati, un ciclista, delle monache di clausura e una città intera: Assisi.
Sono le 19.30 dell’8 settembre 1943 quando il maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano, entra nella sede dell’EIAR, la radio di stato italiana.
Al posto dell’uniforme indossa un abito grigio e un cappello floscio.
In pochi minuti registra un messaggio breve e volutamente ambiguo riguardo l’atteggiamento da tenere verso gli ex alleati tedeschi.
“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
Da quel momento tutto precipita.
Durante la notte re, governo e comando supremo fuggono da Roma lasciando alle forze armate, come unica direttiva, quelle oscure parole lette alla radio.
Chi sono ora i nemici? Gli americani o i tedeschi?
Chi bisogna combattere?
E, soprattutto, come bisogna procedere?
Soltanto alle 0:50, in seguito a valanghe di richieste di istruzioni, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta fa trasmettere il seguente fonogramma “Ad atti di forza reagire con atti di forza”.
Una confusione totale!
La popolazione è nel panico.
Roma è abbandonata e nessuno ne ha organizzato la difesa.
Una parte dei militari ed alcuni coraggiosi cittadini si mettono subito insieme per difendere Roma dall’avanzata nazista, ritrovandosi lungo le mura di Porta S. Paolo, innalzando barricate e facendosi scudo con vetture e tram rovesciati. Ma nel primo pomeriggio del 10 settembre 1043 questa resistenza spontanea è travolta dai mezzi corazzati tedeschi e il capo di Stato Maggiore della Divisione “Centauro” Leandro Giaccone firma la resa a Frascati, presso il quartier generale tedesco, accettando la richiesta tedesca di cessare il fuoco e di trasformare Roma in città aperta.
Poco dopo i tedeschi rinnegheranno l’accordo e prenderanno il controllo della città
In quei terribili momenti, alcune famiglie ebree decidono di partire alla volta di Assisi.
In quella città sperano di trovare qualcuno disposto a difenderli dalla morte.
Assisi…San Francesco…
Non immaginano che lì davvero cammineranno sulla “Via della salvezza”.
Vi sto per raccontare una storia che, se volete, potrete conoscere da vicino.
“Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo…”
“Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. (Gandalf né “Il ritorno del re” di J. R. R. Tolkien)
Buon pomeriggio prof! Ha presente quando esce un nuovo libro di una saga di uno scrittore famoso? Arriva sempre quel momento in cui qualcuno si “divora” l’ultimo libro e scrive una lettera all’autore perché non riesce a tenere dentro la curiosità. Vuole sapere per forza il continuo della storia o desidera porre delle domande su ciò che ha letto nel libro.
Beh, oggi le scrivo per un motivo simile. Era il 18 agosto, il giorno dopo dell’attentato di Barcellona, ero tranquilla sul mio divano ed ho aperto una pagina a caso del suo libro “in te mi rifugio”. Avevo voglia di entrare dentro una storia, anche se le avevo già lette tutte.
Mi è capitato un titolo interessante: “Caino e Abele sono ancora qui tra di noi! La lotta è ancora in atto”. Mi sono riletta tutta la storia. Ho sottolineato parti già sottolineate. Ma ad un certo punto mi sono fermata ed ho pensato: quanto dovrà durare ancora tutto ciò? Per quanto tempo ancora ci dovranno essere lotte continue tra fratelli? Quanto ancora dovremo aspettare per vivere in una pace fraterna? Tra quanto tempo potrò dire che, da cristiana, sento di avere anche sorella e fratelli musulmani? Per quanto tempo ancora dovremo sentire alla televisione “nuovo attacco terroristico”? Beh, io spero ancora per poco.
Cara Emma, non so né “quando” e né “se” ce la faremo mai a non farci del male in nome di una religione.
Il problema, infatti, non è la religione di per sé, ma quello che ci portiamo noi “dentro”. E’ inutile che spostiamo il problema fuori di noi. Il “problema” è dentro di noi. E’ nelle nostre viscere istintive e nella nostra voglia (mai sazia) di potere.
Per ottenerlo sfruttiamo tutto il possibile immaginario. La politica, l’economia, la religione, il pianeta…tutto!
Ed ogni volta diventiamo arroganti, violenti e prepotenti in nome del “bene” e/o di “Dio”. Ci piace fare la parte dei salvatori e dei “number one”. La tentazione di salire sul piedistallo per insegnare agli altri dall’alto, è potentissima in ognuno di noi. E’ la grande lotta interiore di tutti.
Ma avere ben chiaro tutto questo è il miglior antidoto per non far soffrire gli altri in nome di qualcosa. Dare un nome al nostro lato più oscuro e debole, è il modo migliore per non lasciarsi fagocitare da lui.
Invece… Continua a leggere “Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo…”