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Tag: studenti
Lezione a scuola, fatta ad una prof
Le ragazzine si sposavano a 12 anni e andavano nei campi a coltivare cipolle, adesso il 100% frequenta le lezioni
Vincent…c’è!
UNA SETTIMANA SENZA CELLULARE: UN GRUPPO DI STUDENTI L’HANNO FATTO PERCHE’…
COME TUTTO EBBE INIZIO: “Ragazzi, visto che quest’anno stiamo facendo il progetto “A scuola di libertà” e visto che stiamo parlando delle tante forme di dipendenza, perché non facciamo un esperimento sociale? Vi propongo di fare a meno del cellulare per una settimana. C’è qualcuno che vorrebbe mettersi alla prova?”
Tutto è iniziato così. Con la semplice curiosità di scoprire quanti avrebbero aderito sul serio.
All’inizio erano una ventina. Poi, ad una settimana dall’inizio, sono diventati una decina.
Dato interessantissimo: a quanto pare sopravvivere senza cellulare per sette giorni ha bisogno di una grande determinazione. Ma prima di continuare, vorrei chiarire che nessuno di noi ha mai avuto l’obiettivo di demonizzare telefono o tecnologia. Però volevamo toccare con mano quanto siamo immersi in un bisogno ossessivo dello smartphone.
LE REGOLE: i cellulari sarebbero stati chiusi dentro una scatola sigillata, messa poi dentro la cassaforte della scuola. Nella settimana dell’esperimento, nessuno avrebbe dovuto utilizzare un cellulare od un pc per collegarsi con qualche social (WhatsApp, Facebook, Instagram, Twitter …). Ammesso solo il telefono fisso per chiamate urgenti. Se qualcuno non ce la faceva più, avrebbe potuto richiedere indietro il proprio cellulare, in qualsiasi momento.
TERZO GIORNO SENZA CELLULARE: è successo un fatto strano: i ragazzi mi hanno chiesto dei libri da leggere! Per passare il tempo in cui erano soliti trastullarsi sui cellulari, mi hanno chiesto dei libri! Continua a leggere UNA SETTIMANA SENZA CELLULARE: UN GRUPPO DI STUDENTI L’HANNO FATTO PERCHE’…
Un essere umano è una creatura estetica prima ancora che etica
VENTO DI LEGALITA’…
Lui parla e tutta l’aula magna del Morea è in silenziosa concentrazione.
Lui si commuove, si ferma, ed i 400 ragazzi che lo stanno ascoltando, lo applaudono per incoraggiarlo.
Lui si muove sul palco, gesticola e coinvolge e gli studenti ridono divertiti.
E’ la mattina del 28 aprile 2018 ed io penso: “Ma Angelo Langè riuscirà davvero a farsi seguire da tutti questi ragazzi, per tre ore?
Ma ora vi racconto tutto dall’inizio.
Torniamo ad un anno fa.
Alzi la mano chi sa cosa è Legal@rte.
La prima volta che sentii questo nome, incuriosita, andai a visitarne il sito (http://legalarte.it/ ).
Mi intrigava la parola “legalità” fusa con la parola “arte”.
Mi rammentava quel famoso dialogo pronunciato da Peppino Impastato nel film “I 100 passi” con il suo amico Salvo (per la cronaca, dialogo mai avvenuto nella realtà ma voluto dai tre sceneggiatori del film Claudio Fava, Marco Tullio Giordana e Monica Zapelli).
PEPPINO: Sai cosa penso?
SALVO : Cosa?
PEPPINO: Che questa pista in fondo non è brutta. Anzi
SALVO [ride]: Ma che dici?!
PEPPINO: Vista così, dall’alto … [guardandosi intorno] uno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre … che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte … poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno ‘ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini … mi segui?
SALVO: Ti sto seguendo
PEPPINO:… Senza intonaco, i muri di mattoni vivi … la gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione … e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste … nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza …
SALVO: E allora?
PEPPINO: E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?
SALVO: ( perplesso) La bellezza…
PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
SALVO: Oh, ti sei innamorato anche tu, come tuo fratello?
A conclusione del dialogo:
PEPPINO: Io la invidio questa normalità. Io non ci riuscirei ad essere così… Continua a leggere Un essere umano è una creatura estetica prima ancora che etica
Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!
E’ l’ultima lezione di religione nella 2B del Liceo Artistico ed abbiamo voluto finire l’anno scolastico facendo il gioco della “sedia che scotta”.
I ragazzi se lo aspettano; sono contenti ed agitati, entusiasti ed emozionati. Vogliono fare il gioco, ma lo temono anche. Per questo ci siamo dati una regola-base: nessuno è obbligato a farlo.
La seconda regola è che chi si siede sulla “sedia che scotta”, dovrà essere schietto, vero, leale, sincero.
La terza regola è che tutte le rivelazioni, gli sfoghi, le risate, i pianti, le emozioni e gli abbracci che nasceranno in quei cinque minuti (tale è la durata del gioco per ciascuno), dovranno restare lì! Nessuno dovrà trasformare quei cinque minuti di “verità estrema” in un “pettegolezzo ignobile”.
Tutti pronti?
Ragazzi seduti in cerchio intorno alla cattedra; si parte!
A turno, ogni cinque minuti, ognuno si siede al posto dell’insegnante e l’avventura inizia.
“Cosa hai sul comodino in camera tua?”
“Hai vinto un viaggio e puoi portare solo cinque compagni di classe: chi scegli?”
“Sei innamorato?”
“Dicci tre caratteristiche del tuo carattere che vorresti cambiare e tre che, invece, ti piacciono”
“Quando hai pianto l’ultima volta?”
“Sei mai stata tradita?”
“Ti sei mai ubriacato?”
“Da 1 a 10, secondo te quanto è unita la tua classe?”
“Immaginati tra dieci anni: cosa vedi? O comunque, cosa speri?”
“Se fossi la Dirigente Scolastica di questa scuola, cosa cambieresti?”
“Hai mai fatto a botte con qualcuno?”
“Scegli tre persone della tua classe che dovranno dire una tua caratteristica positiva (che pensano davvero, ovviamente)”
“Tu credi che l’amore per sempre, possa esistere?
“Quanti amici veri hai nella tua vita?”
Ed il gioco va avanti. Continua a leggere Voglia di felicità… e quel cromosoma in più che ce l’ha!
Storia di un esperimento scolastico (finito bene!)
Lo vedete questo momento?
Li vedete questi volti?
E’ l’ultima lezione in una quinta classe.
E’ una foto che rappresenta la fine di un esperimento durato cinque anni.
Dai loro quattordici anni, quei visi hanno litigato e fatto pace.
Riso e pianto.
Si sono abbracciati e si sono respinti.
Li ho visti ostinatamente silenziosi e provocatoriamente eloquenti.
Ed ora?
Racconto solo un aneddoto.
Nella penultima lezione una ragazza, ad un certo punto, si è alzata ed è uscita velocemente con le lacrime agli occhi (a volte capita di raccontare o spiegare eventi, che entrano nel cuore altrui con troppa foga). In pochissimi secondi ho visto la classe organizzarsi per aiutarla, senza darlo a vedere. Nessuno ha fatto commenti. Nessun gossip da quattro soldi si è intrufolato nella lezione. Nel silenzio raccolto, si sono fatti avanti sguardi d’intesa; un paio di studenti sono usciti in punta di piedi per andare a prendersi cura di quelle lacrime e la lezione è continuata, sotto il controllo di tutti.
Unitissimi.
Negli anni passati non è stato sempre così. Continua a leggere Storia di un esperimento scolastico (finito bene!)
“La libertà è amarci, mentre impariamo dagli errori
Carissima M. Cristina, perdonami se ti do del tu senza nemmeno conoscerti, ma da qualche tempo ormai la tua pagina mi è più familiare di tante presenze geograficamente vicine nella mia esistenza. Cercare il tuo blog e scorrere i tuoi post è divenuta un’abitudine ormai consolidata, una routine come quella della sana colazione che ricarica il corpo mentre la tua pagina ricarica lo spirito. Non solo per una mera condivisione e ricevere quei tanti like che piacciono al giorno d’oggi, ma per sentire vibrare quella corda del cuore, quella un po’ risentita, un po’ vulnerabile che tu sembri conoscere in molti di noi, tuoi accaniti lettori. La mia felicità è doppia quest’oggi nello scriverti, perchè rigiro tra le tue mani il tuo libro, ieri giunto a me in un bellissimo pacco regalo. Dunque mi sembrava naturale scriverti per ringraziarti, perchè in un momento tanto precario della storia e in cui noi giovani siamo tanto “orfani” spiritualmente, leggere le tue perdonarsi, mettendo quasi in discussione la bontà di Dio nell’avermi creata.
So che se dentro di me c’è qualcosa di Lui e dunque qualcosa di bello deve esserci da rendere prezioso, custodire e offrire al
mondo. Eppure quanto è difficile spogliarsi di quel lenzuolo di paure, insicurezze e senso di inadeguatezza che ci fa rimanere nel sepolcro, facendo perdere di vista la resurrezione di Gesù Cristo. Quanta superbia nel nostro cuore nel non accettare i limiti della nostra condizione umana. Eppure potremmo scoprirli come punti di forza, attraverso i quali poterci riconoscere fratelli e figli. Fratelli nell’infinito bisogno di amore, nel desiderio di essere autentici e camminare con Lui.Cara M.Cristina, la strada è lunga ed è un continuo camminare… ma grazie a persone come te il percorso si fa più luminoso e i passi più certi, anche se non ci conosciamo. Mantieni viva la tua fiamma di speranza e di amore e aiuterai tanti giovani a fare luce dentro di sé, nonostante le proprie ombre. Grazie, con affetto Miriam
Carissima Miriam, in quest’ultimo mese, sono stata più in carcere che fuori. Ed ho imparato tanto. Ma soprattutto, parlando con i detenuti, ho capito che il carcere più duro da vivere, è quello della continua condanna verso noi stessi.
E’ un po’ come vivere sempre nella tomba, senza arrivare mai alla resurrezione. Continua a leggere “La libertà è amarci, mentre impariamo dagli errori
Il bullismo raccontato da una fragilissima e tosta quattordicenne
Si chiama Alice, ha 14 anni, un aspetto bellissimo (particolare da tenere bene in mente quando leggerete il suo scritto) ed alcune fragilità che l’hanno resa speciale.
Un giorno mi si è avvicinata con un bigliettino scritto a mano.
Me l’ha dato quasi sottobanco dicendomi: “Qui prof ho scritto alcune cose che non sono riuscita a dirle a voce. Vorrei che le leggesse!”
Mi sono portata a casa quel bigliettino prezioso e per alcuni giorni non sono riuscita neanche ad aprirlo per le tante corse che sempre mi accompagnano nelle mie giornate.
Poi oggi l’ho aperto e l’ho letto.
Sono rimasta a bocca aperta per quel che mi diceva e per come me lo diceva. Con il suo permesso, farò diventare questo bigliettino, ricchezza per tanti!
“Buonasera prof, le vorrei raccontare una cosa che non ho fatto in tempo a dirle la scorsa lezione, quando abbiamo parlato del bullismo.
Io dalle persone non sono mai stata accettata. Per la mia timidezza. Quando sono con le persone non so mai cosa dire.
Ecco perché ho sempre cercato di legarmi con persone molto
estroverse. Ho cercato, perché in realtà non ci sono mai riuscita.Osservandomi da cima a fondo, vedendo il mio abbigliamento, il mio silenzio…le ragazze della mia ex scuola (parlo delle medie inferiori prof) mi hanno sempre presa di mira, parlando male di me tra di loro. E siccome in gruppo io non parlavo, loro non mi rivolgevano parola e mi trattavano come fossi un essere invisibile.
I ragazzi, beh…ancora peggio. Mi facevano sentire male per il mio aspetto fisico, facendomi sentire più brutta di quanto io non lo fossi già.
Lo scorso anno, in terza media, tutto è iniziato in un modo che mai mi sarei aspettata. Mi sembrava di vivere un bruttissimo film. Scotch nei capelli, sempre presa di mira nel peggiore dei modi, facevano volare i miei oggetti…arrivai ad un punto tale che piangevo come una bambina e desideravo cambiare scuola. Alla fine dissi qualcosa ai prof e loro presero provvedimenti.
Tutti mi consideravano la più debole, ma ero la più forte.
Lì poche persone mi sostenevano e quelli che si
consideravano forti, si sono poi rivelati deboli e pieni di paura. Avevano paura persino di dire al prof: “E’ stato quel tipo a rubare i libri dagli zaini, per copiare”. Io sono stata l’unica a dirlo. Tutti gli altri avevano paura di quello lì. Stavamo rischiando una nota di classe ed io sono stata l’unica ad ammettere chi fosse il ladro dei libri.Per me la cattiveria non ha lo scopo di indebolirci ma di fortificarci. Ecco perché non può essere eliminata.
Io quest’anno mi sto trovando bene. La classe è parecchio vivace ma anche divertente e in molti mi hanno accettata. Ho anche più amici. E se io, che in genere ho molta pazienza, arrivo al limite, uso il mio carattere. E’ morta quell’“Alice” che stava
zitta e buona buona.E non vale la pena uccidersi per quelle persone super deboli. Anzi, rispondete, parlate con i migliori amici, con i genitori, gli psicologi, i professori, i presidi…
Uccidermi, mai e poi mai! Siamo giovani ed abbiamo tutta la vita davanti.
Scusi per gli errori grammaticali; l’ho scritto di fretta. Arrivederci prof e grazie per avermi ascoltata. Alice”
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