DIO CI PROTEGGE SEMPRE. ANCHE QUANDO NON SEMBRA!

DIO CI PROTEGGE SEMPRE. ANCHE QUANDO NON SEMBRA! ❤
Una calda mattina del 1975 a Greenwood, nella Carolina del Sud, Dorothy Nicolas era seduta al tavolo della sua cucina, cercando affannosamente di comporre uno slogan. Sebbene avesse vinto vari premi come scrittrice, dopo aver lavorato con successo nel campo della pubblicità, a volte Dorothy faticava a trovare le parole giuste, e in quella particolare occasione sentiva di dover scrivere qualcosa di speciale. Si trattava del testo di un insegna da appendere nella stazione di servizio che mandava avanti con l’aiuto del marito Fred, invalido.
Avevano iniziato il lavoro una settimana prima, dopo essere arrivati da Orlando con la loro roulotte, e all’apparenza sembrava una faccenda piuttosto semplice: dovevano limitarsi a ritirare i soldi dei clienti, stando seduti dietro uno sportello.
“Per noi era un vero divertimento. In quegli anni Freddy e io chiamammo casa un sacco di posti diversi: a tutti e due piaceva viaggiare o poichè i figli erano cresciuti, potevamo permettercelo” mi raccontò Doris.
A volte si fermavano a lungo, trovandosi anche un lavoro, come in quella particolare occasione.
In cima all’edificio c’era già un insegna luminosa, ma il padrone di Dorothy le aveva concesso di cambiare il messaggio. “Avevo sentito che quella catena di distributori veniva spesso derubata, così pensai a uno slogan che avesse a che fare con la sicurezza”.
Dorothy aveva la sensazione che Dio la stesse spronando, incoraggiandola a rendere nota nota anche agli altri la sua fiducia in Lui. Dopo vari tentativi a vuoto, trovò finalmente la giusta ispirazione. “Che ne pensi di questo?” domandò a freddo. Il marito studio attentamente la scritta: “DIO E’ LA NOSTRA GUARDIA… SEMPRE IN SERVIZIO”.
Direi che esprime chiaramente il concetto” fu il suo commento.
Il giorno dopo sistemò e gli stesso l’insegna.
Anche se di grande effetto, il messaggio sembro impressionare poco i clienti. Nel giro di 5 mesi Fred e Dorothy vennero presi nuovamente dalla smania di viaggiare, e dopo essersi licenziati si affrettarono a ripartire. Intanto il tempo passava.

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Quel crocifisso a san Damiano

Me lo ricordo perfettamente.
Era martedì 6 luglio ed io ero in giro per Masada (dico solo 40 gradi e non aggiungo nient’altro🥵).
Una persona stava cercando di fare una salita su roccia insieme a me e mi diceva: “Ti ricordi quando a novembre siamo venuti ad Assisi con te, Cri?”
“Certo”
“Ecco; ti volevo dire che quel giorno, ad Assisi, avevo chiesto un aiuto per il mio lavoro. Avere una famiglia numerosa ed un lavoro precario era la mia preoccupazione insopportabile. Quel giorno ad Assisi io pregai per questo: un lavoro. Poco dopo, tornati da quel viaggio, come un sogno, firmai il mio contratto a tempo indeterminato con … E’ stato come un arcobaleno tra la pioggia. Io l’ho visto come una risposta alle mie preghiere di quel giorno ad Assisi”
“Come sono contenta!!! Felice che tu abbia un lavoro sicuro. Io non so se sia un caso o no, ma certo che la vita è un gran bel sogno ad occhi aperti ed anche gli incubi hanno una fine. Oltre che un fine”.
E così, filosofeggiando un po’ tra le rocce di Masada, scherzammo anche sul fatto che stavamo nella terra di Gesù ed a lui era capitato sempre il nr.33.
Camera n.33.
Poltrona in aereo n.33
Biglietto d’entrata n.33
………
Nessuno di noi saprà mai con assoluta certezza il mistero che c’è dietro gli eventi della nostra vita.
Certo è che ieri, a san Damiano, ho fatto notare un commovente crocifisso di cui quasi nessuno ne conosce la storia.
Tutti vanno sempre nella chiesa “principale” per vedere il famoso crocifisso bizantino che ha “parlato” a san Francesco (e che comunque è una copia perché l’originale è nella basilica di s. Chiara) e quasi nessuno fa caso ad un altro crocifisso che è nella cappellina antecedente all’entrata della chiesa di san Damiano.
E’ un crocifisso con una storia molto affascinante!❤️

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Il vincitore sei tu!

La biologia dice che dopo il rapporto sessuale, l’uomo deposita circa 200 milioni di spermatozoi; tutti iniziano a nuotare verso l’alto, dentro il sentiero, per trovare l’ovulo;
Di tutti i milioni che vengono depositati, in realtà solo tra il 300 e il 500 arrivano sul posto (altri si stancano per strada, perché non è una corsa facile).
Di quelli che riescono a raggiungere l’ovulo, solo uno fertilizza l’uovo e, in questo caso, il vincitore sei tu!

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Un gesto d’amore e tutto cambia

Questa foto l’ho scattata il 2 marzo 2023 a San Patrignano. Sono alcuni miei studenti intenti a guardare i colori arcobalenati (come direbbe Giorgia, la mia nipotina) nella parte della comunità dove si lavora sulla grafica.
Eravamo in 86, ma domani ci tornerò con quasi 150 studenti liceali.

Il 2 marzo, tra le tante storie ascoltate, una mi è rimasta particolarmente impressa.
Ve la voglio raccontare.
Maria (la chiamerò così) ha 21 anni ed oramai la sua vita è una discesa verso l’inferno. La droga e la prostituzione l’hanno schiacciata e lei ha dimenticato di essere un essere umano.
Una sera di pioggia e vento è accasciata per terra, avanti ad un portone, nel maldestro tentativo di ripararsi dalla pioggia battente.
E’ in quel momento che arriva un signore. Sui sessant’anni. Abita lì, in quel palazzo. Le chiede come sta. Le domanda se vuol salire per asciugarsi.
Lei sale. Non le pare vero.
Lui le chiede se vuole farsi una doccia e dormire in casa, al caldo.
Lei si lava. Non può credere a tanta tenerezza.
E siccome non ci crede perché la vita le ha insegnato questo, si prepara a pagare il prezzo dell’inaspettata ospitalità, con le prestazioni sessuali che oramai sono diventate l’unica moneta che lei usa, per avere qualcosa in cambio.
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Coincidenze o Provvidenza?

Visto il grande successo della storia tratta dal libro “Piccoli miracoli – Coincidenze straordinarie di vite ordinarie”, messa nel blog “In te mi rifugio” e riportata anche qui, e eccone qui un’altra!

Il bellissimo libro oramai è quasi introvabile, così rimediamo così all’impossibilità di leggerlo.

Pronti? Via!

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Mani che si toccano, tra Cielo e terra

“Ciao Maria Cristina, torno spesso a “passeggiare” sul tuo blog; trovo sempre anche tra i vecchi post delle perle che la volta precedente mi erano sfuggite…

Sono nella categoria “Comunione dei santi”, e mi viene in mente di raccontarti una cosa.

I nostri santi ce li scegliamo? O sono loro a scegliere noi?

Agli inizi della mia “carriera” di cristiana confesso di aver scelto i santi a cui rivolgermi sulla base delle mie necessità materiali: san Giuseppe per lavoro, economia & co., Santa Rita perchè a quanto pare riesce dove altri falliscono, San Giuda Taddeo perchè risolve presto e bene etc.etc.

Nel corso degli anni però è successo in un paio di casi il contrario: alcuni santi, sconosciuti o ignorati almeno da me, sono venuti a bussare al mio cuore, volevano fare amicizia con me.

Volevano farsi conoscere e starmi vicino…

Il primo è stato il beato Ermanno di Reichenau, sconosciutissimo benedettino dell’anno 1000. persona straordinaria sotto tutti i punti di vista (spirituale ed intellettuale), autore del Salve Regina. Proprio mentre recitavo la Novena alla Madonna di Pompei mi nasce un’onda di amore per questa particolare preghiera, voglio saperne di più, la imparo in latino, voglio sapere chi l’ha scritta, e così incontro “lui”, giovane benedettino geniale e storpio (SLA dicono i suoi biografi), che mi avvolge e mi fa sentire la sua dolcezza e la sua amabilità. Diventa uno dei miei più cari amici, poco importa che sia morto oltre 1000 anni fa e che non abbia idea del suo aspetto …

Proprio mentre scrivo penso a lui e mi assale la commozione, ho quasi le lacrime agli occhi, non vedo l’ora (non appena ne avrò la possibilità) di andare in Germania a visitare il monastero in cui è vissuto.

Stessa cosa con un santo ben più importante: S. Ambrogio, patrono della città in cui vivo (Milano).

Figura importantissima nella storia della chiesa e della città, in 20 anni non gli avevo prestato particolare attenzione. Improvvisamente mi chiama, sento una spinta dentro, trascorro un pomeriggio a S. Ambrogio davanti alla teca che custodisce i suoi resti, gli parlo, imparo a conoscerlo.

Il suo pensiero, ma anche la sua umanità, la sua amicizia con S. Agostino. Mi fa sorridere il fatto che, a distanza di millenni, questi due amici si ritrovino oggi “vicini di fermata” sulla linea 2 della metropolitana. Chissà come ridono lassù!

Mi lascia un messaggio preciso: quando ci si trasferisce, andare sempre a conoscere, a salutare il S. patrono della nuova città nel luogo di culto che egli è dedicato.

Con altri santi invece, che pure ho pregato e “sconcichiato” a lungo, non è nata alcuna relazione.

Ti chiedo cosa significhi questo, se ti è mai capitato e perchè alcuni santi ci cercano e che senso abbiano queste relazioni.

Dio ti benedica!”

 

Carissima **********, a volte mi faccio mille domande.

Perché mi sono così fissata con san Francesco, al punto che Assisi è la mia seconda patria e se non ci vado almeno una volta al mese mi sento bisognosa nel profondo?

Perché vado sempre più spesso al cimitero, al punto che parlo con tutti che lì sono, e sento nostalgia se manco da troppi giorni?

Perché leggo sempre più storie di incontri tra l’al di qua e l’aldilà, al punto che sono sempre più affascinata dal misterioso invisibile che ci è vicino in ogni dove?

Perché sono attratta dalla vita dei santi?

Sono solo autosuggestioni o spinte divine?

Sono solo curiosità storiche o appuntamenti col Cielo? Continua a leggere Mani che si toccano, tra Cielo e terra

Il mondo invisibile e misterioso vicino a noi!

Seconda ora di lezione.
Stiamo parlando del momento in cui a Patch Adams viene uccisa la sua ragazza amatissima, da un paziente schizofrenico.
Stiamo parlando di come affrontiamo il dolore, barcollando tra la disperazione e la risurrezione.
Stiamo parlando della lotta interiore di Patch Adams, strattonato dalla tentazione di farla finita e dalla voglia testarda di continuare a realizzare il suo sogno.
Poi il video.
Bellissimo!
In aula c’è la concentrazione perfetta.
Patch Adams pone a sé stesso e a Dio, le stesse domande che tutti ci portiamo dentro quando la vita picchia duro sulla nostra anima.
Poi arriva una bellissima farfalla che, dalla sua borsa contenente gli attrezzi medici e il suo sogno, vola sul suo cuore ferito.
Già; una farfalla.
Tempo prima, in una sera che sapeva più di altre di intimità, la sua ragazza amatissima gli aveva confidato il motivo da cui scaturiva la mole di paure che si portava appresso. Da bambina era stata molestata ripetutamente da un adulto. Questo l’aveva cambiata, destabilizzata, ferita, schiacciata fino a farla diventare simile ad un porcospino dagli aculei pungenti, pronti a difenderla dal mondo.
Quella sera lei, tra le lacrime, gli aveva confidato: “Mi sento sempre come una farfalla mai riuscita a volare”
Ed ora eccola lì; una farfalla meravigliosa e tenacemente appoggiata sul suo cuore.
Un caso che una bellissima farfalla proprio in quel minuto…?
E proprio sul suo cuore…?
Alla fine di questo video Marta (la chiamerò così) ci racconta: “Prof, io vorrei raccontare un fatto che è successo alla mia famiglia. Quando è morto mio nonno, al cimitero, sulla sua tomba, si è posata una bellissima farfalla azzurra che non se ne è andata finché è durata la cerimonia. Volava tra noi nipoti e poi si riposava sulla tomba. Quel giorno ci siamo convinti che fosse nonno a darci un segno della sua presenza.
Un po’ di tempo dopo è morta nonna. Al cimitero, questa volta, sulla tomba, ce n’erano due di farfalle. Una azzurra ed una arancione.
Anche questa volta tutte e due ci hanno fatto compagnia, posate sulla tomba, per tutta la durata della cerimonia e delle preghiere.
Alla fine sono volate via insieme”
In classe c’è grande attenzione e rispetto per questo misterioso pezzettino di vita.
Alla fine dell’ora, durante la ricreazione, Beatrice (la chiamerò così) si avvicina e mi dice: “Prof, le posso raccontare una cosa?”
Ha due incantevoli occhi celesti e lo sguardo di chi è già entusiasta all’idea di poter condividere una cosa bella.
“Da piccola mi è stato regalato un cagnolino. Con lui io sono cresciuta. Con lui ho visto la tivù, Con lui ho pianto ed ho riso. Con lui mi sono confidata. Con lui ho dormito. Era il mio cane adorato! Poi lo scorso anno è morto.
Quest’estate io sono andata in vacanza in Calabria.
Quel giorno stavo andando in spiaggia da sola. Per arrivarci bisognava fare un sentiero ripido e con gli scalini affatto sicuri. Ad un certo punto ho messo un piede male ed ho perso l’equilibro verso sinistra, dove c’era un dirupo e la roccia.
E’ stato una frazione di secondo.
Mi sono sbilanciata verso sinistra e mentre stavo per cadere sui sassi appuntiti ho sentito chiaramente una zampa di un cane che mi si è posata sul fianco sinistro permettendomi di non cadere e di riprendere l’equilibrio.
Prof, io mi sono girata di scatto perché mi sono detta: “Oddio, dov’è il cane?”.
Ma non c’era proprio nessuno.
Era il primo pomeriggio ed io ero solissima.
Ma quella zampa io l’ho sentita e non mi h fatto cadere.
Glielo assicuro.
L’ho sentita!”

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Storia vera di un quadretto appeso in casa!

Lui è Giorgio (lo chiamerò così), il medico che con l’ozonoterapia mi ha salvata un po’ di anni fa da un’artrosi importante (se qualcuno volesse delucidazioni, volentieri condividerò le informazioni).

Ieri, come tutti i mesi, sono andata da lui per fare la mia terapia. Con il suo permesso condivido, entusiasta per il mistero degli eventi della vita, una sua storia familiare. 

I suoi nonni materni erano una bella coppia con tre bambini piccoli. Vivevano in un paesino collinare: lui falegname e lei maestra del paese. Ad un certo punto, però, arriva una tremenda epidemia di colera.

C’è bisogno che vi descriva il panico? A voi che, come me, state attraversando una pandemia mondiale? Ma anche no!

Ad un certo punto un piccolo alunno di questa appassionata maestra, si ammala di colera. E la maestra che fa? Va a casa sua a fargli lezioni ricche di protezione per il suo futuro. La maestra non voleva che quel bambino rimanesse indietro rispetto ai suoi compagni.

Talvolta l’amore e la passione si alleano così tanto, che non ci permettono più di amare con i conti finanziari a portata di mano: “Rischio – non lo faccio” e “Non rischio – lo faccio”.

Ed è stato così che la maestra si è ammalata di colera, si è aggravata ed è morta.

Il marito resta solo con tre bambini piccoli (di cui la più grande è la mamma del mio medico, una bimbetta di quattro anni e mezzo). La povertà diventa miseria e quell’inverno, per scaldare i suoi bambini, quel falegname dovrà bruciare anche il legno che lui teneva nella sua bottega per lavorare.

Tempi duri. Durissimi.

Un giorno non ne può più. E’ solo. Sta pensando. Non sa più come fare a sfamare i suoi bambini.

Davanti a lui c’è la porta di casa e sopra il ritratto di san Giuseppe. Quante volte gli ha chiesto aiuto! Ma niente. In preda allo sconforto ed alla rabbia, prende un martello che è lì vicino e lo scaglia sul quadro appeso al muro. “Ma dove sei?” Buuum! Il quadro cade.

Ma, proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta. Il falegname apre e si trova davanti ************, l’autorità più ricca del paese. Il signore che possedeva un’immensa villa sulla collina. Il falegname si scusa per il quadro a terra. Non si aspettava questa visita. Ma quel signore arriva subito al punto: “Ho deciso di cambiare tutte le finestre e le porte della mia casa. Me lo farebbe lei questo lavoro?” Continua a leggere Storia vera di un quadretto appeso in casa!

Abbiamo farfalle bianche e luce, intorno a noi

La vita mi ha regalato delle amiche fidatissime.

Sono amiche a cui potrei anche dire di aver fatto il peggio del peggio, sapendo con certezza che non mi lascerebbero mai da sola. Ne ho le prove! Ma, soprattutto, le amo per una caratteristica: con loro posso parlare di tutto ma, soprattutto, di Cielo. E così loro mi raccontano, mi insegnano, mi incoraggiano…insomma: mi aiutano a volare alto e vedere con amore anche ciò che amore non è.

Ieri una di queste super creature, mi ha raccontato due fatti che io cercherò di condividere mantenendo, come al solito, la privacy. Continua a leggere Abbiamo farfalle bianche e luce, intorno a noi

La quercia chiese al mandorlo: parlami di Dio. E il mandorlo fiorì

Il mandorlo è il primo albero a fiorire ed è l’ultimo a fare i frutti.
E’ l’albero posto sulla terra per annunciare l’arrivo della primavera.
In ebraico la parola mandorla si dice “shaked” che significa “sveglio”!
I mandorli sono sentinelle vigilanti, anche se spesso solitari in mezzo ad alberi ancora spogli. E ci sussurrano: “Guarda, la primavera arriverà di certo!”.

«Che cosa vedi, Geremia?» gli chiese il Signore della vita.
«Vedo un ramo di mandorlo» rispose il giovane ragazzo ancora intimorito dal fatto che Dio gli stava dando un grande compito da profeta.
Il Signore della vita aggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla»
Tutto era paura intorno a Geremia.
La fede si stava allontanando da Gerusalemme, insieme alla sicurezza che tanto tranquillizza gli uomini.
Il re di Babilonia premeva alle porte della città.
E Dio lo rassicurava dicendogli che Lui è come il mandorlo: fiorisce anche in un panorama invernale segnato dalla morte.

Quando a Van Gogh nacque il nipote, figlio dell’amatissimo fratello Theo, per lui fu come rinascere. La vita di quel bambino, a cui era stato dato il suo stesso nome, aveva portato nuova linfa vitale nelle sue arterie.
Era il 31 gennaio 1890
Fu nelle settimane seguenti che dipinse un bellissimo mandorlo su campo azzurro.
Ricoverato a sud della Francia, nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rèmy, osservava avido la natura che lo circondava e dipingeva per intere giornate.
L’ultimo inverno gelido della sua vita stava per finire e la fioritura del mandorlo gli annunciava la primavera. Quel mandorlo che vedeva nel giardino dello studio del dottor Gachet e che decideva, poi, di strappare per portarlo con sé e dipingerlo nella sua stanza.
Quel ramo gli raccontava la stessa rinascita e speranza che gli aveva infuso l’arrivo del piccolo Vincent Willem.
Un’immensa e inspiegabile felicità che voleva raccontare come meglio gli riusciva.
Dipinse questa tela pensando a lui, finalmente, come un dono di vita e di gioia.
Per la prima volta viveva di gioia!
Chiuso in un ospedale psichiatrico, schiacciato dalle sue sofferenze, a pochi mesi alla sua morte, lui dipingeva la sua opera incantata di fioritura. Continua a leggere La quercia chiese al mandorlo: parlami di Dio. E il mandorlo fiorì