PIETÀ DI GAZA

PIETÀ DI GAZA 
Mohammed Salem della Reuters ha vinto il premio World Press Photo of the Year 2024.
La foto straziante ritrae una donna palestinese che culla il corpo della sua giovane nipote.
La foto, scattata all’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, mostra Inas Abu Maamar che tiene in braccio Saly, di cinque anni, uccisa insieme alla madre e alla sorella quando un missile israeliano ha colpito la loro casa.

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MA PERCHÉ PROPRIO IL 25 NOVEMBRE? 

MA PERCHÉ PROPRIO IL 25 NOVEMBRE? ❤️
La storia dietro la ricorrenza della Giornata contro la violenza sulle donne
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È il 25 novembre 1960.
È l’ultimo giorno di vita di tre giovani sorelle della Repubblica Dominicana.
Si chiamano Patria, Minerva e María Teresa Mirabal.
Quel giorno escono insieme per andare a far visita ai propri mariti che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici.
Non faranno mai più ritorno.

Le tre donne hanno 25, 36 e 34 anni.
Stanno viaggiando su una Jeep e, ad un certo punto, imboccano un ponte nella zona di Marapica, subito fuori da Puerto Plata, nel nord del paese.
Su quel ponte, al centro della carreggiata, di colpo si posiziono degli uomini armati che obbligano l’auto a fermarsi.
Poi intimano alle tre sorelle di scendere.
Sono i militari del Sim, acronimo di Servicio de Inteligencia Militar.
Sono quindi agli ordini del dittatore Rafael Trujillo.

Le tre sorelle vengono prima separate una dall’altra, poi portate in luogo montano remoto chiamato La Cumbre, dove oggi sorge il loro monumento, e lì vengono brutalmente picchiate, stuprate e infine strangolate.

I sicari hanno l’ordine di simulare un incidente stradale; così i corpi senza vita vengono rimessi in macchina e questa distrutta in modo da simulare un impatto.
È il 25 novembre del 1960.
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LE FARFALLE!
Le tre giovani donne erano attiviste politiche molto esposte.
Coraggiose!
Inizialmente organizzavano riunioni e piccoli comitati per dare vita a un fronte di opposizione ma, in tutta risposta, vennero perseguitate e torturate.

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OGNI TRE GIORNI…

In questo periodo, ogni anno, faccio la mia personale Via Crucis guardando le puntate di “Amore Criminale” (https://www.raiplay.it/programmi/amorecriminale ) e cercando di mettere nelle mie ossa il dolore femminile di donne drammaticamente uccise.
Lo faccio per non fermarmi alle statistiche, per conoscerle, per far sì che la loro morte non sia stata inutile, per capirne il “perchè”!
Però se anche voi doveste fare questa Via Crucis al femminile, preparatevi!
In quelle storie raccoglierete lacrime e speranze, disperazione e amori appena nati, omertà e grida di denuncia…
Guardare “Amore criminale” significa entrare nella vita quotidiana della violenza patriarcale e conoscere tanta ingiustizia nuda, cruda e stupida!
E poi conoscerete tante storie vere.
Donne che denunciano e denunciano e denunciano (sì, molte lo fanno) ma senza grandi risultati (per esempio guardatevi la storia di Francesca https://www.raiplay.it/…/Amore-Criminale-Storie-di… ).
Donne che raccontano, ma non vengono ascoltate.
Donne che si chiudono, tanto nessuno domanderà mai loro niente.
Donne giovanissime che hanno così paura della solitudine da preferirvi un fidanzato giovane e già terribilmente violento (https://www.intemirifugio.it/fidanzato-violento-ed…/ )
Eppure le donne potrebbero far finire questa mattanza.

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Lotta interiore

“Un baratro e’ l’uomo,
e il suo cuore un abisso” (Sal 63,7)
A volte penso che dentro il cuore dell’uomo ci sia un abisso di buio e di male che tentiamo in tutti i modi di reprimere. Le guerre sono le grandi scuse per far uscire il peggio di noi, il lato più diabolico, più cruento, più orribile.

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Fai bei sogni!

Tutto è nato così: da una mia amica che insegna alle medie inferiori di una città che qui non preciso, che mi ha riferito che quando ha detto ai suoi alunni di terza media quel semplice: “Avete sentito che è stato arrestato un importante mafioso?” si è sentita rispondere altrettanto semplicemente: “Che figo!”

Così questa settimana, a scuola, con i miei studenti (anch’essi cresciuti a pane e Gomorra), abbiamo fatto insieme una riflessione.
Siamo partito proprio dall’ABC.

Ma che significa la parola “peccato”? Abbiamo fatto una passeggiata nel sentiero che mi attrae tanto da sempre: l’etimologia ebraica (una lingua molto concreta e poetica nei suoi significati).
“Peccato” ha la sua radice in khaw-taw che significa “mancare, sbagliare il bersaglio (parlando di un arciere) o inciampare”.

E così abbiamo fatto il parallelismo tra due arcieri: Matteo Messina Denaro e fra Biagio Conte.
Entrambi siciliani.

30 anni di fuga e latitanza da una parte.
30 anni di Missione e Speranza dall’altra.

Una vita sterile come un albero secco, che ha creato morte e solitudine da una parte.
Una vita feconda come un albero rigoglioso che ha donato bene e guarigione dall’altra.
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Il vero “merito”!

“Buongiorno prof!”????
Sara (la chiamerò così) mi si avvicina, discreta, lungo le scale.
“Sara, pure oggi sorridi?”
La prendo piacevolmente in giro per quel suo viso sempre ostinatamente serio e accigliato fin dal primo mattino.
Scherzarci in punta di piedi con lei, è l’unico modo (un po’ goffo) che ho trovato fino ad ora, per sdrammatizzare questa sua eccessiva seriosità.
Per questo la scorsa settimana, quando ha risposto “presente” all’appello, sorridendo per la prima volta, mi sono meravigliata e le ho detto scherzando: “E che succede????? Questo sorriso, stamattina, da dove viene fuori???”
E lei mi ha risposto che sul pullmann le era accaduto che …
Ora non racconto il gesto gentile e inaspettato che la scorsa settimana ha scalfito il suo muro di difesa.
Non è quello l’importante.
L’importante è che quel muro sia stato scalfito!❤️
Così stamattina, vedendola venirmi incontro ancora una volta sorridente e con un “Buongiorno” allegro, ho preso la palla al balzo per chiederle: “E stamattina che ti è successo sul pullmann?☺️
“Niente sul pullmann prof, ma a casa. Mio padre è fuori e stamattina non mi sono svegliata con le sue urla e …”
Tralascio il resto????
“Sara, sii forte! Sii più forte del buio!”
Lei mi sorride, le accarezzo leggermente i capelli e ci lasciamo.

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FINE DELLA GUERRA!

Il 4 novembre 1918 viene annunciata la fine della prima guerra mondiale.
Anni di morte, fame, dolore, trincee e sofferenze indicibili, finiscono.
A scuola e nei libri di storia, leggiamo i nomi dei comandanti e dei generali, ma se solo potessimo conoscere i nomi dei soldati e le loro tragiche storie!
Persone umili, ragazzi e contadini che hanno pagato il prezzo più alto.
Tutti obbligati a sacrificare la vita per uno scopo che molto spesso non potevano neppure comprendere.
Numerosi sono stati, durante la Grande Guerra, i tentativi di ribellione a tale scempio.
Soldati che hanno provato a protestare contro questa follia, che si sono rifiutati di contribuire a massacri inutili.
Tanti cercarono di tornare a casa di nascosto, semplicemente perché sapevano di avere la frutta da raccogliere nel campo.
Considerati traditori, molti di loro sono stati fucilati all’istante, senza passare da nessun tribunale.
Giustiziati e ricoperti di vergogna, l’Italia ha il triste primato per numero di tali esecuzioni all’interno delle proprie truppe.

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MERCOLEDI 25 MARZO 2022: MARIA, PROTEGGICI DA NOI STESSI

Avanza barcollando.
Ha lo sguardo concentrato, serio, preoccupato.
Sembra portare il peso del mondo sulle spalle.
Ha chiamato il suo esercito a raccolta e l’esercito silenzioso è arrivato.
I suoi soldati sono dappertutto.
Li puoi trovare inginocchiati e in preghiera all’interno di una casa o li puoi raggiungere in un silenzioso monastero dimenticato dai più.
Sono soldati che gettano semi di giustizia in campi mai arati e fanno circolare speranza in anime mai accarezzate.
E’ un esercito silenzioso che sta scaldando l’universo con la preghiera degli umili e con la fede dei peccatori.
Tutti quelli che non contano si sono radunati in questo strambo esercito che combatte con le mani giunte e le gambe in ginocchio.
Da tante parti del mondo i guerrieri della Luce stanno invocando la Sua Forza, affinché l’umanità ricominci ad amare la vita più della morte.
“Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune”????
Caino è ancora tra noi, disposto ad ammazzare Abele per invidia ed ego fuori controllo.
Dobbiamo pregare per Caino e per Abele.
C’è un esercito silenzioso che si sta inginocchiando per tutti e due.
Perchè Caino e Abele sono in tutti noi.
“Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci.”????
E’ un malandato esercito composto di figli addolorati che pronunciano preghiere appassionate.
Ci sono anche bambini che pregano con i sorrisi, anziani che pregano con il cuore e giovani che pregano con la voglia di futuro. Ci sono i folli che sognano la pace e i buoni che invocano sapienza.
In lontananza stanno arrivando anche coloro che sono convinti di non saper pregare.
Sono i tuoi figli amatissimi che non sono mai certi di esserlo.

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ERA IL 13 MARZO 2013

“Fratelli e sorelle, buonasera!” ❤
Era il 13 marzo 2013 quando il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio veniva eletto 266° Papa della Chiesa cattolica.
Primo Pontefice gesuita nonché proveniente dal continente americano.
Io quella sera me la ricordo.
Ero in cucina.
Come tutti ero curiosa di conoscere il nuovo Papa.
Stavo portando un piatto d’insalata a tavola quando spuntò fuori quel sorriso.
Su quella grande terrazza su piazza San Pietro si affacciò quel sorriso.
La piazza era piena.
Io ero sola in casa.
Mi fermai.
Più che altro ero mossa dalla curiosità.
Poi lui cominciò con quel “Fratelli e sorelle, buonasera!” e subito mi si allargò i cuore. Quella semplicità nel salutare mi piacque così tanto!
Poi continuò:
«Fratelli e sorelle buona sera, sapete che il dovere del Conclave era dare un papa a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… Ma siamo qui».
Eh già.
Eravamo tutti lì.
Di origini piemontesi, aveva scelto il nome di Francesco in onore di San Francesco di Assisi, da lui stesso definito «uomo di povertà, uomo di pace».
Ma poi arrivò il momento che mi commosse.
E guardate che io non mi commuovo facilmente.
Ma quel gesto…quella richiesta…
«E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima … prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.»
Quel giorno pregai per lui con tutto il cuore.
Non sapevo niente di lui.
Eppure stava entrando subito nel mio cuore.
Lo so: ho ripetuto il termine “cuore” forse troppe volte.
Ma con lui, quel giorno …

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I profeti della vita

Lei si chiama Liz Chicaje Churay.
Fa parte di quella porzione d’umanità che mi fa sperare nel futuro.
È una creatura umana che sta lasciando orme belle del suo passaggio sulla terra.

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