“Buongiorno prof!”
Sara (la chiamerò così) mi si avvicina, discreta, lungo le scale.
“Sara, pure oggi sorridi?”
La prendo piacevolmente in giro per quel suo viso sempre ostinatamente serio e accigliato fin dal primo mattino.
Scherzarci in punta di piedi con lei, è l’unico modo (un po’ goffo) che ho trovato fino ad ora, per sdrammatizzare questa sua eccessiva seriosità.
Per questo la scorsa settimana, quando ha risposto “presente” all’appello, sorridendo per la prima volta, mi sono meravigliata e le ho detto scherzando: “E che succede? Questo sorriso, stamattina, da dove viene fuori???”
E lei mi ha risposto che sul pullmann le era accaduto che …
Ora non racconto il gesto gentile e inaspettato che la scorsa settimana ha scalfito il suo muro di difesa.
Non è quello l’importante.
L’importante è che quel muro sia stato scalfito!
Così stamattina, vedendola venirmi incontro ancora una volta sorridente e con un “Buongiorno” allegro, ho preso la palla al balzo per chiederle: “E stamattina che ti è successo sul pullmann?“
“Niente sul pullmann prof, ma a casa. Mio padre è fuori e stamattina non mi sono svegliata con le sue urla e …”
Tralascio il resto
“Sara, sii forte! Sii più forte del buio!”
Lei mi sorride, le accarezzo leggermente i capelli e ci lasciamo.
Corro al piano dove mi attende la mia classe.
Devono ancora arrivare.
Prendo il cellulare per entrare nel RE e, approfittando del solitario silenzio, sbircio un po’ le notizie del giorno.
Ed eccola là.
Ancora!
Sono giorni che mi appare questa foto.
Bella eh!
La sua immagine sta facendo il giro della rete: bella, intelligente e pure laureata velocemente.
La ragazza stessa ammette di essere stata molto molto seguita dai genitori.
Probabilmente il daytona che ha al polso è uno dei segni di quanto sia stata amata e “seguita”.
Resta certamente il bel “merito” di essersi laureata a 23 anni, dormendo poco (è lei stessa a dirlo) perché non ama perdere tempo.
Già: il “merito”.
Da pochi giorni mi ritrovo a lavorare per il Ministero dell’Istruzione e del “Merito”.
E tutti stanno commentando.
I più acculturati con frasi ad hoc di studiosi ed intellettuali.
Magari condite con affermazioni di don Milani (che io stimo infinitamente ma proprio per questo mi infastidiscono quando sono dappertutto come ciliegine sulla torta, quando invece sono la torta stessa).
Guardo questa ragazza nel suo elegante tailleur rosso e la sua mossa vincente.
Ripenso a Sara ed alla sua battaglia quotidiana, tra una paura e l’ansia (già attive entrambe fin dal primo mattino).
Riguardo l’espressione vincente della ragazza (ancora una volta brava, per carità) ma io non posso non pensare a Sara ed al suo “merito” di venire testardamente a scuola, nonostante…
E così mi chiedo: “Ma il visino serio di Sara, sarebbe diventato virale come il viso vincente della ragazza -pure influencer e modella!- dal bel tailleur rosso?”
Ma il figlio di un operaio, uno di quelli in genere fuori sede, che viene dalla provincia, che deve pagare 500 o 600 euro per un buco di stanza in una periferia di una grande città…
Quel ragazzo che la sera, dopo aver studiato, deve pure sgobbare nei pub perché la famiglia non riesce a coprire tutte le spese e che ora c’ha le mani nei capelli perché il proprietario di casa chiede i soldi in anticipo per il caro bollette?
Questo ragazzo figlio di un operaio…
La Sara che stenta ad andare avanti con la speranza…
Come dovrebbero sentirsi, leggendo che tutta la stampa italiana promuove questo modello?
In Italia non esiste quasi mai il merito.
Questa è l’amara verità.
Esistono i baroni dell’università, esistono coloro che hanno le conoscenze giuste…e poi esistono tutti coloro che non si arrendono.
Questi hanno il merito!
M.C.