


Continua a leggere ALLA BASE DI OGNI TRISTEZZA, C’E’ UNA CARENZA DI AFFETTO
Continua a leggere ALLA BASE DI OGNI TRISTEZZA, C’E’ UNA CARENZA DI AFFETTO
Continua a leggere Alla base di ogni tristezza c’è una carenza di affetto
Il tramonto di Assisi lo amo.
Ieri, mentre camminavo tra luce e pellegrini, pensavo: “Chissà quanti sapranno che s. Francesco aveva un fratello?”
Siete meravigliati, eh!
Lo so, lo so, non se ne parla mai.
Magari vi sta venendo il dubbio che possa essere una semplice supposizione fantasiosa.
Allora andiamo per ordine, a suon di fonti storiche e partiamo dalla “Legenda dei tre compagni”.
Una precisazione: “legenda” non significa leggenda come qualcuno ogni tanto pensa. Per “legenda” si vuole intendere un insieme di parole, di racconti “da leggere”.
La cosiddetta Leggenda dei tre compagni (frate Angelo, frate Leone e fra Rufino) è la più importante delle biografie “non ufficiali” di Francesco d’Assisi (per “non ufficiali” si intendono tutte le biografie che non sono state scritte su commissione e dietro controllo papale o di chi dirigeva l’Ordine Francescano).
Ma è interessante sapere “come” e “perché” è stata scritta.
Nel 1244 (cioè a 18 anni dalla morte di san Francesco) a Genova si fece un Capitolo Generale (una di quelle riunioni periodiche dell’ordine, dove prendevano decisioni importanti) in cui si ammise che quanto era stato narrato su san Francesco nel periodo in cui l’Ordine era stato guidato da frate Elia da Cortona (personaggio molto controverso che meriterebbe un post a parte) non era propriamente corrispondente alla verità.
Non era stato facile dirlo ma si doveva, perché la mancanza di verità stava diventando un autentico pericolo per lo spirito francescano.
Così i padri capitolari chiesero a tutti i frati: “Chi ha notizie più veritiere sulla vita di san Francesco, si faccia avanti. Scriva e mandi quel che sa al nostro nuovo generale Crescenzio da Jesi”. Continua a leggere Angelo, il fratello di san Francesco sconosciuto ai più!
Ce lo diciamo sempre: siamo uomini, perciò, imperfetti.
E su questa scia, ci ripetiamo tante altre cose belle per incoraggiarci.
“Il più grande errore che si può fare nella vita, è quello di avere sempre paura di farne uno” diceva Elbert Hubbard.
E, a seguire, potremmo scriverne tante altre di frasi piene d’incoraggiamento in merito ai nostri errori.
La realtà però ci raggiunge sempre. E la realtà è che se, ad un certo punto, ci muoviamo nella direzione sbagliata, possiamo anche aver fatto miracoli ma l’attenzione ISTINTIVA andrà sempre su quella strada sbagliata.
ISTINTIVAMENTE, credo ci dia soddisfazione criticare e condannare.
Per carità: capire ed approfondire è legittimo ed utile.
Passare al giudizio senza appello è, però, una catastrofe: sia per chi lo dice che per chi, quel giudizio, lo riceve.
Non so perché ci venga naturale giudicare e condannare con severità.
Qualcuno dice che quando critichiamo con durezza (anche se lo scriviamo con riflessioni apparentemente pacate) lo facciamo perché, in quelle fragilità ci rispecchiamo e ci fa troppo male vederle in noi.
Qualcun altro afferma che giudichiamo quasi con inconscia soddisfazione, perché ci portiamo dietro l’illusione che, abbassando gli altri, innalziamo noi stessi.
O forse ha ragione quel vecchietto che l’altro giorno mi diceva: “E’ che siamo fatti male” .
Pensavo a tutto questo un po’ di giorni fa mentre ascoltavo una conferenza di quel mitico professore di storia che è Alessandro Barbero, su “Le origini della comunicazione aziendale: gli ordini religiosi del Medioevo”
https://www.youtube.com/watch?v=Fko3NKb6VLc
IN-TE-RES-SAN-TIS-SI-MA! Continua a leggere La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
E’ il 12 dicembre 1818.
Quel giorno per un gruppetto di frati, è un grande giorno: dopo 52 giorni di scavi, fatti di notte e in gran segreto, finalmente trovano quello che cercano da tanto tempo: i resti del corpo di san Francesco.
Quel ragazzo di Assisi era morto la sera del 3 ottobre 1226 e a quel tempo tutti erano consapevoli di un rischio: il suo corpo poteva essere trafugato perché considerato una reliquia preziosissima. Nelle ultime ore di vita e subito dopo la sua morte, Francesco fu costantemente vigilato.
Le sue spoglie furono messe in un sepolcro provvisorio perché l’obiettivo era portarle, in brevissimo tempo, nella Basilica che sarebbe stata costruita in suo onore.
Tutti infatti erano consapevoli che se avessero deposto il corpo di san Francesco nella Cattedrale di san Rufino, da lì poi sarebbe stato difficilissimo spostarlo.
E poi, una volta deposto lì, Francesco sarebbe potuto diventare uno dei tanti santi di Assisi e della storia. Invece i suoi amici avevano fortemente intuito che san Francesco sarebbe stato per sempre un “vangelo” unico e che meritava una basilica, luogo di incontro per ospitare una moltitudine di fedeli.
Probabilmente neanche immaginavano “quanto” quella Basilica sarebbe diventata importante: ad oggi ogni anno la visitano 5 milioni e mezzo di fedeli (un milione in più di quelli che scelgono Santiago di Compostela) ed è diventata “patrimonio dell’umanità”.
In questa basilica il corpo del santo vi venne portato il 25 maggio 1230.
Ma non immaginatevi una specie di processione tranquilla. Purtroppo. C’era una folla desiderosa d’impossessarsi di qualche reliquia e non appena il corteo giunse nei pressi della basilica, le autorità civiche (con l’aiuto di alcuni cittadini) fecero intervenire la milizia. I soldati isolarono il carro su cu erano stati messi i resti mortali di san Francesco e, impedendo l’accesso sia ai frati che ai legati pontifici, introdussero il corpo nella chiesa seppellendolo in un punto sconosciuto a tutti.
Continua a leggere Scavi segreti fecero ritrovare il corpo di san Francesco: era il 12 dicembre 1818
Continua a leggere Visitare la grotta del beato Bernardo è facile!
Buongiorno la seguo con affetto e stima da sempre e prendo spunto sempre dai suoi articoli per la conduzione di catechesi del gruppo che gestisco. Mi potrebbe allegare qualcosa sulla parabola del granello di senape e del lievito?
Grazie mille un abbraccio.
Cara Maria Rita, ssshhh…chiudiamo gli occhi e rilassiamoci.
La senti?
La senti la miriade di alberi che cresce in silenziosa riservatezza nella foresta chiamata “terra”?
Lasciamoci cullare dalle note del Regno di Dio che avanza.
E’ una melodia perfetta come la vita.
Niente è fuori controllo.
Tutto va proprio dove deve andare.
A volte non ci sembra, ma è così.
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa» (Matteo 4, 26-27)
Siamo immersi in una creazione gravida di vita perché ha in sé il DNA di Dio.
Possiamo rilassarci.
Dio esiste ma non siamo noi. Continua a leggere La vera felicità si trova nelle cose semplici, apparentemente irrilevanti
“Grazie Cri per i tuoi consigli. Non riesco a metterne in pratica nessuno X ora ma, anche se arrivano solo virtualmente, mi aiutano.
In teoria, sappiamo già tutto… In pratica non li realizziamo
Però Dio c’è e la sua proposta per la nostra vita è la gioia: a dispetto di noi stessi!
Cara Donatella, mi hai sgamato!
Io scrivo agli altri, ma parlo a me stessa.
Consiglio gli altri, ma sto porgendo la mano a me stessa.
Io sto viaggiando esattamente sul tuo stesso treno e lo vedo anche abbastanza affollato.
Non siamo sole. Non siamo le uniche.
Tutti, infatti, sappiamo bene qual è la cosa migliore da fare, ma poi facciamo l’opposto. Siamo in tanti a vincere la medaglia della “contraddizione vivente”.
Ogni mattina diamo il benvenuto alle ventiquattrore che ci aspettano, ma con lo sguardo rivolto all’indietro verso il passato. C’è sempre questo doloroso torcicollo che ci perseguita.
Camminiamo da una parte e ci volgiamo dall’altra.
In teoria sappiamo…ma poi non realizziamo.
Amiamo…ma poi litighiamo.
Avanziamo…ma poi barcolliamo.
Guariamo…ma poi ci feriamo.
La verità è che noi siamo benedetti nella nostra fragilità.
Dio l’ha vista.
La vede.
E non si ritrae da noi. Non si scandalizza come noi.
Per tranquillizzarci, basterebbe leggere la Bibbia e tutto quel che hanno combinato i nostri fratelli nella fede prima di noi. Se Dio non li ha mai abbandonati, un motivo ci sarà. Forse è proprio vero che ci ama tanto. Forse è proprio vero che noi siamo preziosi ai suoi occhi, a prescindere.
Forse è vero che possiamo permetterci di voler bene a tutto ciò che ci sfiora e a tutto ciò che siamo, perché anche Dio fa così.
Siamo benedetti nella nostra umana vulnerabilità.
“O Signore, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa’ ch’io sappia quanto sono fragile” (Salmo 39:4). Continua a leggere Dio ci vuole felici, a dispetto di noi stessi
“Zia, io voglio riandare ad Assisi prima di tornare in Inghilterra. Mi ci porti un’altra volta? Però noi due da sole!”
“Allora Margherita, sai che facciamo? Ti porto in un posto di Assisi che quasi nessuno conosce. Ed è meraviglioso. Ti fidi di me?”
Margherita, nonostante i suoi nove anni, sta già capendo che viaggiare per conoscere e vedere cose belle, è come entrare in una realtà migliore dei sogni. E così oggi ho deciso di portarla in un luogo spiritualmente alto, sfruttando la delicata bellezza che emana.
Se qualcuno volesse andare a dare un’occhiata su Trip Advisor, leggerà che il 70 per cento delle recensioni hanno valutato questo luogo come “eccellente” ed il 26% come “molto buono”.
I visitatori hanno scritto: “da non perdere”, “unico”, “un luogo che offre serenità e riflessioni”, “emozione allo stato puro”, “coinvolgimento spirituale”, “una scoperta tra le vie del borgo”, “magnifico ricordo”, “un modo perfetto per accrescere le bellezze di Assisi e rivalutare un luogo sacro”, “davvero suggestivo”, “stupefacente”!
La prima volta che vi sono entrata, è stato perché la curiosità aveva preso il sopravvento sulla mia stanchezza. Avevo da poco fatto la salita che porta alla cattedrale di S. Rufino e l’avevo trovata chiusa. È stato in quel momento che, guardandomi intorno delusa e affaticata, ho notato una stradina laterale con una chiesetta sconsacrata senza niente di particolare.
Poi sono entrata e tutto è cambiato.
Meraviglia!
Così oggi, la stessa meraviglia voglio farla vedere alla mia nipotina di nove anni.
“Margherita, tieni la mia mano ed entra ad occhi chiusi. Ora ferma qui. Pronta? Apri gli occhi!”
“Wow!”
Margherita è a bocca aperta. Non sa ancora il significato di ciò che sta guardando, ma la bellezza ha un fascino con un alfabeto universale e lei lo sta comprendendo con l’intuito della meraviglia. Continua a leggere Una sorpresa mozzafiato tra le vie del borgo di Assisi
Ciao Cristina, ho appena letto la preghiera di Pearlman (https://www.facebook.com/intemirifugio/posts/1247794421975674:0 ). Cavoli come mi sono ritrovata! Questa sono io. Solo ieri sono andata in chiesa e ho detto questo. Stamattina guardando il crocifisso in ufficio, ho pensato questo.
Ho il bene dentro di me, ma poi non riesco a metterlo in pratica. Vorrei fare di più , essere diversa, ma non riesco. Mi rendo conto che sto sbagliando e non riesco a fare diversamente. Ho un caratteri chiuso, sono timida e questo non aiuta. Ma perché se il bene è può forte del male, non si riesce a metterlo in pratica?
Perché il rancore, la rabbia, le preoccupazioni prendono il sopravvento? Dentro di me una guerra di sentimenti… Grazie e scusa lo sfogo, ma quando ho letto la preghiera mi sono ritrovata così tanto che non ho potuto fare a meno di scriverti. Grazie mille per ciò che condividi.
Nella pagina facebook “In te mi rifugio” (collegata al blog) ricevo tante lettere, insegnamenti ed incoraggiamenti. Oggi una di queste la vorrei condividere con tutti, perchè magari qualcun altro, leggendo, potrà dire come me: “Ma allora non ci sono solo io nel club degli incoerenti!”
Giusto per non sentirsi gli unici sul pianeta.
A dirla tutta, è incoraggiante che anche quel gigante spirituale di Paolo di Tarso, abbia scritto a suo tempo, le stesse parole di Elisa, la protagonista della lettera.
“Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me”. (Lettera ai Romani 7,18-20).
E se proprio vogliamo esagerare nell’incoraggiarci (esercizio sacro per scacciare la fatica del rimprovero angosciante) possiamo anche guardare san Francesco!
San Paolo e san Francesco insieme saranno capaci di portarci dall’altra sponda del “biasimo”, no?!
Hai visto Elisa che data è oggi? E’ il primo agosto.
Pronta a ricevere il perdono d’Assisi?
Pronta a sentirti felice perché, più che peccatrice, sei figlia di Dio?
Pronta a liberare l’anima e a rimuovere la paura?
Stai per leggere la storia di un desiderio. Un grandissimo desiderio. Tutto parte da un sogno che aveva san Francesco: farci sentire tutti ospiti d’onore del Paradiso. Continua a leggere Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?