Tag: il perdono
“Il perdono libera l’anima e cancella la paura; ecco perché è tanto potente come arma” (dal film Invictus”)
“Perdonare, rancore… mai come in questi giorni ho capito l’importanza del perdono
Ci sono un paio di persone della mia vita che non ho ancora perdonato, lo confesso. Ogni tanto, ho chiesto a Dio di aiutarmi a farlo, ma diciamo che con questo “non perdono” ho imparato a convivere. Alla fine, in fondo, tutto si riduce a qualche sporadica esplosione di rabbia, ma nulla più. Al massimo, col tempo, mi verrà un po’ di gastrite, forse il reflusso. C’è di peggio e ci sono cose più importanti da chiedere a Dio. Il perdono, se è volontà di Dio, arriverà!
Questo lo pensavo sino ad un paio di giorni fa quando, improvvisamente, la mia mente si è spalancata ed ho visto i disastri che causa il non perdono. E’come un mostro accovacciato in un angolo buio della nostra anima, il subconscio. Noi non ce ne rendiamo conto ma il “mostro” pian piano dirige le nostre vite, condiziona le nostre scelte, diventa uno schema di comportamento e ci trascina a fondo. Come l’ho capito? Ho osservato con attenzione, forse per la prima volta, il comportamento di una persona (mio fratello) verso cui nutro ancora rancore: ho capito che anche lui ne ha nei miei confronti (ci rimpalliamo le stesse accuse per una vicenda che ci ha coinvolti), e nel suo comportamento ho visto il mio. Siamo lo specchio l’uno dell’altra. Travestiamo la rabbia da razionalità, gli impulsi violenti diventano aggressività passiva, lui è il mio prossimo ed il mio prossimo sono io e senza rendercene conto danziamo seguendo i passi che il “mostro” ci indica, anche in quelle scelte che nulla hanno a che fare con i nostri rancori. Le nostre vite sembrano andare a rotoli, facciamo una fatica tremenda, come a voler far andare la macchina con il freno a mano tirato. Tutte le obiezioni che gli muovo e che pensavo essere considerazioni assolutamente razionali sono invece generate dal mostro, ed alimentano il “suo” mostro.
Come ho reagito dinanzi a ciò? Mi sono staccata da alcuni schemi di comportamento. Volutamente adesso non rispondo e non reagisco secondo quegli schemi, sono disposta a pensare che abbia ragione e gli lascio il suo spazio, sono docile. Perdonare però è diventata la mia priorità, solo così sarò libera, libera dalla rabbia e dall’aggressività passiva. Ti chiedo: cosa può aiutarci a perdonare in fretta, prima che sia troppo tardi, prima che il danno sia irreparabile? Dio ti benedica”
Inutile nasconderselo: il perdono è un lavoro atroce, difficile, dolorosissimo.
Ha bisogno di tempo. Spesso di tempi lunghi. Non esiste il perdono dai tempi giornalistici: “Un’ultima domanda, lei ha perdonato l’assassino di suo figlio?”.
Eppure, pur con tutte le sue difficoltà per arrivarci, il perdono è l’esperienza umana che più ci avvicina a qualcosa che sappia di resurrezione.
Qualcosa che era morto (per esempio un amore fraterno tradito) ritorna in vita. E’ una grazia vitale che spande in giro nuove chances. E’ la possibilità che noi diamo ad una vita, di ricominciare.
Ma per evitare facili frasi-slogan sul perdono (che spesso semplificano maldestramente l’atto del perdonare, ferendo ancora di più chi non ci sta riuscendo) non possiamo non guardare in faccia il rancore.
Dove nasce il livore? Continua a leggere “Il perdono libera l’anima e cancella la paura; ecco perché è tanto potente come arma” (dal film Invictus”)
Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?
Ciao Cristina, ho appena letto la preghiera di Pearlman (https://www.facebook.com/intemirifugio/posts/1247794421975674:0 ). Cavoli come mi sono ritrovata! Questa sono io. Solo ieri sono andata in chiesa e ho detto questo. Stamattina guardando il crocifisso in ufficio, ho pensato questo.
Ho il bene dentro di me, ma poi non riesco a metterlo in pratica. Vorrei fare di più , essere diversa, ma non riesco. Mi rendo conto che sto sbagliando e non riesco a fare diversamente. Ho un caratteri chiuso, sono timida e questo non aiuta. Ma perché se il bene è può forte del male, non si riesce a metterlo in pratica?
Perché il rancore, la rabbia, le preoccupazioni prendono il sopravvento? Dentro di me una guerra di sentimenti… Grazie e scusa lo sfogo, ma quando ho letto la preghiera mi sono ritrovata così tanto che non ho potuto fare a meno di scriverti. Grazie mille per ciò che condividi.
Nella pagina facebook “In te mi rifugio” (collegata al blog) ricevo tante lettere, insegnamenti ed incoraggiamenti. Oggi una di queste la vorrei condividere con tutti, perchè magari qualcun altro, leggendo, potrà dire come me: “Ma allora non ci sono solo io nel club degli incoerenti!”
Giusto per non sentirsi gli unici sul pianeta.
A dirla tutta, è incoraggiante che anche quel gigante spirituale di Paolo di Tarso, abbia scritto a suo tempo, le stesse parole di Elisa, la protagonista della lettera.
“Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me”. (Lettera ai Romani 7,18-20).
E se proprio vogliamo esagerare nell’incoraggiarci (esercizio sacro per scacciare la fatica del rimprovero angosciante) possiamo anche guardare san Francesco!
San Paolo e san Francesco insieme saranno capaci di portarci dall’altra sponda del “biasimo”, no?!
Hai visto Elisa che data è oggi? E’ il primo agosto.
Pronta a ricevere il perdono d’Assisi?
Pronta a sentirti felice perché, più che peccatrice, sei figlia di Dio?
Pronta a liberare l’anima e a rimuovere la paura?
Stai per leggere la storia di un desiderio. Un grandissimo desiderio. Tutto parte da un sogno che aveva san Francesco: farci sentire tutti ospiti d’onore del Paradiso. Continua a leggere Francesco d’Assisi, una notte del luglio del 2016, ha amato il futuro di tutti noi. Pronti a conoscere quella notte?
L’indulgenza plenaria: un viaggio tra le regole umane e la misericordia di Dio
“Grazie!!! Finalmente ho capito cos’è l’indulgenza plenaria!” mi scrive Barbara.
E’ appena uscito su Zenit il mio articolo sull’indulgenza plenaria del 2 agosto ad Assisi che subito posso iniziare a saltellare tra una sedia e l’altra della cucina, per l’entusiasmo. http://www.zenit.org/it/articles/l-indulgenza-plenaria-in-parole-semplici
Sono felice quando sento espandersi il perdono di Dio, perché vedo tanti ricongiungimenti tra Lui e noi. Chissà che festa grande ci sarà, in Cielo, per ogni peccatore che si lascia nuovamente accarezzare da Dio! Sono convinta che siamo più noi a mancare a Lui che non Lui a noi. Dopo quell’articolo un lettore ha scritto invitandomi a ricordare le condizioni per ricevere tale indulgenza. Ha fatto bene e lo ringrazio.
Effettivamente io non le avevo scritte, ma per due motivi:
perché andando alla Porziuncola almeno una volta al mese, so che in ogni dove si trovano dei foglietti con su scritto tali condizioni;
e perché avendo il sospetto che la gente non conosca il “senso” dell’indulgenza (più che le regole), proprio su questo mi ero soffermata. Per i più, infatti, tale parola viene collegata ai libri di storia, i quali (proprio per il loro contributo storico) si soffermano più su Lutero, papa Leone X, Johann Teztel e la banca dei Fugger che non sul significato teologico e spirituale del “tesoro divino” a nostra disposizione.
Comunque è giusto essere precisi e conoscere le condizioni che la Penitenzieria Apostolica ha redatto per aiutare tutti noi a ricevere l’indulgenza con la dovuta consapevolezza.
“L’indulgenza plenaria si può ottenere solo una volta al giorno. Ma per conseguirla, oltre lo stato di grazia, è necessario che il fedele – abbia la disposizione interiore del completo distacco dal peccato, anche solo veniale; – si confessi sacramentalmente dei suoi peccati; – riceva la SS.ma Eucaristia (è meglio certamente riceverla partecipando alla S. Messa; ma per l’Indulgenza è necessaria solo la S. Comunione); – preghi secondo le intenzioni del Sommo Pontefice”.
Ma ora volentieri metto in comune con voi quei quattro pensieri che mi arrovellano la mente quando penso alle regole umane e alla libertà d’amare di Dio. Continua a leggere L’indulgenza plenaria: un viaggio tra le regole umane e la misericordia di Dio
L’indulgenza plenaria in parole semplici
Ma che è, di preciso, l’indulgenza plenaria?
Visto che il 2 agosto si può riceverla in regalo da Dio, andando alla Porziuncola (o in qualsiasi altro posto francescano), proviamo a spiegarla con parole semplici.
C’era una volta…sì, proprio così.
Iniziamo con “c’era una volta”, lasciamo da parte per un attimo il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1471 (dove c’è la spiegazione chiara, ma con un linguaggio un po’ da addetti ai lavori) e partiamo da una storia.
Dicevamo…
C’era una volta un ragazzino con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.
In seguito il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì gradualmente. Aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare quei chiodi. Finalmente arrivò il giorno in cui il ragazzo riuscì a controllarsi completamente. Lo raccontò al padre e questi gli propose di togliere un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non avesse perso la pazienza. I giorni passarono e finalmente il ragazzo fu in grado di dire al padre che aveva tolto tutti i chiodi dallo steccato.
Il padre prese suo figlio per la mano e lo portò davanti allo steccato. Gli disse: “Ti sei comportato bene, figlio mio, ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà più quello di prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi estrarlo. Non avrà importanza quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà ancora lì. Una ferita verbale fa male quanto una fisica.”
Un bel racconto realistico e concreto, così come realistica e concreta è la vita di tutti i giorni.
Ogni chiodo piantato nello steccato rappresenta un peccato che abbiamo commesso e se togliamo questi chiodi (con il pentimento, con il sacramento della riconciliazione, con la conversione…) possiamo vedere i buchi che essi lasciano nel legno e che rimarranno per sempre.
Ecco: l’indulgenza cancella quel “per sempre” che abbiamo appena scritto e lo trasforma in “fino a che non ci mette le mani Dio in persona”.
Nel sacramento della riconciliazione si riceve il perdono di Dio, certo; ma intorno a noi non si cancellano le ferite (i buchi) che abbiamo lasciato…
Come possiamo sanare quelle ferite? Continua a leggere L’indulgenza plenaria in parole semplici
Perché perdonare è così difficile?
Carissima Cristina, la domanda che questa sera ti pongo è la seguente: Giuda il traditore è stato molto cattivo nei confronti di Gesù e (come dice il nomignolo stesso, per l’appunto) l’ha tradito. Gesù però era fondamentalmente una persona buona. Perché io, qualora mi trovassi nella sua stessa situazione, quindi tradita da qualcuno che amo moltissimo (nota bene, Gesù era buono, non scemo, quindi non credo perdonasse tutti a destra e manca) non dovrei perdonarlo? Sia chiaro, questo perdono intaccherebbe in maniera profonda il mio orgoglio.
Carissima Ginevra, sei unica ed il tuo stile è inconfondibile. Sorridevo da sola mentre ti leggevo.
Sei partita addirittura da Giuda e da Gesù, per dirmi: “Aiutooo! Voglio perdonarlo ed ho bisogno di convincermi che non sto facendo una boiata pazzesca!” E cosa c’è di meglio di una prof di religione che, di fronte all’esempio di Gesù, si scioglie beatamente nel mare delle belle intenzioni e ti incoraggia a fare altrettanto?
E che dire della ciliegina che rende la tua torta più intrigante, cioè il riferimento al tuo orgoglio? Bellissima l’ultima tua frase! Praticamente mi/ti domandi:
“Sto facendo un atto di eroismo affettivo, perdonandolo, o sto indecorosamente calpestando il mio orgoglio? Questo perdono mi renderà più felice o sarà solo un marchio indelebile della mia fallimentare ingenuità?”
Considerando che non ho capito se questa persona è il tuo fidanzato o il tuo vicino di casa …se la protagonista della lettera sei tu o parli a nome di qualcun’altra…provo a darti qualche input sul perdono.
1. Che il perdono sia una cosa bella ed utile, oramai è assodato.
Nessuno psicoterapeuta direbbe ad un suo paziente: “Guardi, curi il suo rancore e progetti anche di notte i suoi propositi di vendetta. Vedrà come starà meglio!!!”.
La persona che non vuole perdonare, infatti, non riesce facilmente a vivere il momento presente. Si aggancia con ostinazione al passato e, proprio per questo, si condanna a sciupare il presente.
Oltretutto se apriamo una lite tra il presente e il passato, rischiamo di perdere anche il futuro!
2. Che perdonare se stessi sia l’anticamera per la rinascita, oramai è chiarissimo.
Prima o poi capita a tutti di cadere. Aspettiamocelo. Accettiamolo. Continua a leggere Perché perdonare è così difficile?