UNA VIA DOVE E’ ACCADUTO …

La strada è angusta, anche se si trova a due passi dal centro di Monza.
Se ci capiti per caso di notte, sprigiona tutta la sua dimensione grottesca. Tu cammini, e senti il rumore riecheggiante dei tuoi passi, così chiari e definiti che ti volti per vedere se qualcuno ti stia seguendo. E invece sei solo.
O forse no?
Forse una presenza in questa via c’è davvero. Una presenza che non se ne andrà mai.
Perché è proprio qui che visse Marianna De Leyva.
Figlia di Martino De Leyva, importante comandante dell’esercito spagnolo, nacque nel 1575 a Milano, in una stanza all’interno di Palazzo Marino. Del resto era pure figlia della figlia di Tommaso Marino, quel ricco banchiere genovese che aveva fatto costruire l’attuale sede del Comune di Milano. E qui visse i primi anni della sua vita.
Poi rimase orfana di madre, e fu spedita in convento.
Il padre intanto tornò in Spagna e fece di nuovo famiglia. La piccola Marianna, invece, cominciò un’altra vita, e nel 1588 entrò nel monastero benedettino di Santa Margherita a Monza con il nome di suor Virginia Maria. Ebbe inoltre l’onere di amministrare la giustizia in città. I De Leyva erano feudatari della contea di Monza, per cui a rotazione suor Virginia alternava questa carica con i suoi due fratellastri.
Ed è proprio durante la sua amministrazione che conosce Gian Paolo Osio.
Il primo incontro avviene per caso: il giovane, che ha il palazzo che guarda proprio all’interno del monastero, sta scambiando qualche sguardo un pochino troppo avventato con una educanda. Così suor Virginia nota i due che tubano a distanza, si arrabbia ed espelle l’educanda per poi bandire dalla città Gian Paolo Osio, accusato inoltre di omicidio.
In realtà la condanna dura un anno, poi ha modo di redimersi e tornare sfrontatamente a chiedere scusa alla De Leyva, la quale accetta il pentimento, ma non solo, accetta anche sporadiche visite dell’Osio nelle sue stanze.
Da qui inizia la loro storia d’amore clandestina.
Nessuno ovviamente all’interno del convento deve sapere niente, tranne quattro suore che nascondono e favoriscono abilmente la relazione.
Nell’ombra, nel peccato, tra le mura del suo convento, suor Virginia resta incinta. Il piccolo però muore poco dopo la nascita.
E’ grande il trauma per la De Leyva, che fa di tutto per allontanare da sè l’Osio: si procura orribili sieri anti-amorosi e si fa consegnare dall’amante le chiavi che utilizza per accedere clandestinamente al convento, gettandole in un pozzo. Ma evidentemente anche queste soluzioni non sono sufficienti, e suor Virginia Maria riprende a frequentare Gian Paolo Osio. Questa volta con ancora più intensità.
E resta di nuovo incinta.
La figlia sopravvive e le viene dato il nome di Alma Francesca Margherita (chi lo sa, forse in onore del convento in cui è nata); il problema è che adesso in tanti sospettano e vorrebbero parlare.
Come la conversa Caterina da Meda, che in occasione della visita di un importante prelato milanese si ripromette di spifferare tutta la storia.
Ma non ne avrà la possibilità: la sua vita viene spezzata da un colpo di archibugio dell’Osio.
Il suo corpo viene in tutta fretta nascosto nella ghiacciaia e si crea una breccia ad hoc in un muro del convento, per far credere in una sua fuga. La situazione però precipita presto e tra varie vicende rocambolesche la storia di Marianna e di Gian Paolo resta tuttora nell’immaginario collettivo.
I due non si rivedranno mai più.
Lui assassinato a tradimento, dopo altri omicidi commessi e una fuga dal carcere di Pavia.
Lei arrestata e murata in una cella di un convento di Milano.
E non avrà nemmeno modo di rivedere la sua Monza, nemmeno dopo il rilascio. Muore molto anziana con una seconda parte della vita dedicata al pentimento.
Però le sue oscure vicende sono ancora lì, ad impregnare quei muri che restano gli ultimi residui del distrutto monastero di Santa Margherita a Monza. Lì, con quel riecheggiare di passi, che ti sembra quasi di trovartela alle spalle, da un momento all’altro, mentre ti impone di allontanarti da quella strada tragica e maledetta, a due passi dal centro. Quella strada che porta il suo nome: Via della Signora… suor Virginia Maria, al secolo Marianna De Leyva, o se preferite suor Gertrude, la Monaca di Monza.

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Quest’uomo è Yeshua”.

“La radiazione sulla Sindone ha impresso uno spettro stratificato tridimensionale. nemmeno la nostra tecnologia e i computer più sofisticati, compresi i sistemi laser, sono in grado di farlo. Non c’è niente, nel pianeta, nemmeno vicino a qualcosa di simile. È il primo e unico caso.
Il sangue, il raro tipo AB negativo, la mancanza del cromosoma y trovato in esso, solo il cromosoma x [madre], la quantità di bilirubina [estrema sofferenza], le particelle di sabbia nella zona della caviglia e del ginocchio ferito, con una specifica combinazione di minerali, presenti solo nell’area del sentiero del Golgota nel mondo, le particelle di polline, di specie autoctone di Gerusalemme, e prodotte appositamente in marzo-aprile.
Lo spettro non è quello di un stendere/premere il panno, o circondare il corpo su di esso, ma di un corpo sospeso nell’aria, senza pressione, che si irradia dall’interno verso l’esterno. Particelle di aceto sulla zona della barba, vicino alla bocca.
La fonte di energia aveva anche alcune delle proprietà dei raggi X. Perciò certe aree come le mani, le falangi ossee interne delle dita, o i denti sotto il labbro inferiore, sono mostrati nello spettro tridimensionale.
Durante il dolore estremo brutale il sangue non coagula a causa di una sostanza rilasciata in tali condizioni dal corpo. Quindi sanguina ancora dopo morto. C’è sangue rilasciato prima della morte e sangue rilasciato dopo la morte nel sudario.
Il taglio laterale ha sangue e acqua rilasciati dal polmone. Il taglio ha le dimensioni esatte della punta di lancia utilizzata dall’esercito romano nel I secolo di cui alcune sono conservate ed esposte nei musei archeologici.
Le fruste romane usate nel I secolo avevano 2 sfere metalliche alle estremità. i tagli presentano doppie incisioni parallele, lungo tutto il dorso delle braccia e le cosce.
Lo stesso sangue specifico, semi, segni del viso, si trovano nel ‘sudarium di Oviedo’ in Spagna. In realtà è un tovagliolo. Recentemente gli scienziati hanno scoperto che la Sindone non è un telo funebre nelle misure e nella forma, ma piuttosto una tovaglia per la cena pasquale del tipo che userebbero le famiglie ricche con ospiti. Come se qualcuno l’avesse dato per seppellirlo, al popolo di Yeshua, in fretta.
in Israele, tradizionalmente il sangue di una persona, deve essere seppellito con il suo corpo. Anche ora in Israele, quando un soldato o un civile viene assassinato per strada, puliscono il terreno e seppelliscono questo panno con il corpo.
Il vangelo di Giovanni dice che il panno che aveva coperto la testa di Yeshua era piegato e giaceva sul lato della tomba di pietra.
Recentemente si è scoperto che il campione datato al carbonio è stato tagliato da un angolo della Sindone di Torino, che è stato danneggiato e riparato intrecciando fili di cotone ai fili di lino della Sindone persi dell’area danneggiata intorno al 1400 dC.

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E’ Pasqua ogni volta che…

È Pasqua ogni volta che ridi dopo aver pianto.

Ogni volta che rinasci dopo aver creduto di essere morto.

Ogni volta che perdoni un amico, che canti in macchina e che ti piaci ancora.

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NON TEMETE!

Gesù splendente di Luce 💙✨
per fede anche noi abbondoneremo in fretta, con timore e gioia, ogni sepolcro della nostra vita.

Gesù dagli occhi di Cielo 💙✨
per fede da ora in poi non indosseremo abiti a lutto ma vestiti di stelle,
per fede non ci fermeremo più alla parola “morte”, ma ci diremo: “Forza che Gesù è risorto!”;
per fede non daremo spazio ai pensieri negativi che ci fanno agonizzare, ma alla speranza che ci fa gioire.

Gesù dai piedi forati per amore 💙✨
con emozione li vedrò sempre accanto ai miei e mai dubiterò della tua tenerezza per me;
con commozione mi getterò tra le tue braccia per ascoltare meglio il tuo “Non temere!”;
con meraviglia darò un ultimo sguardo alla tomba vuota ed alzerò gli occhi verso il sole che sorge.

Gesù dalla Misericordia senza freni, 💙✨
aiutaci tutti in questo momento difficile.
Tutto il mondo ha bisogno di Te.
Anche se non lo sa.
La morte ci sta circondando. L’avvilimento vorrebbe stritolarci.
Ma noi non ci fermeremo a contemplare il sepolcro.
Partiremo. Verremo in Galilea.

Gesù che regali guarigione anche a chi ti tocca il mantello a tradimento 💙✨
siamo pronti a ricevere la Tua forza.
Le lacrime ci sono ma tu le starai contando tutte e starai moltiplicando Grazia su Grazia.
Non sei risorto per tornartene lontano da noi.
Sei qui. Ci aspetti. Ci parli. Ci ami.

Ho indossato le scarpe della fede.
Sto arrivando in Galilea.💙✨

M.C.

BUONA PASQUA A TUTTI! 

A chi ha trovato la fede
e a chi ancora la sta cercando.
A chi invoca la Luce da tempo
e a chi calpesta le stelle senza riguardo.
A chi si inginocchia davanti all’Amore
e a chi si accascia perché la fede vacilla.
A chi ringrazia il Cielo e la Vita
e a chi dal Cielo si sente punito.
A chi ha la gioia di un’alba insperata
e a chi piange di notte senza più forze.

Credo nel male che pare vincente
e credo nel Bene che risorge .
Credo che davanti a Dio siamo tutti figli
e che nessuno di noi è un dimenticato.
Credo che il Creatore di ogni vita
continui ad esser vicino ad ogni dolore.
Credo ai suoi occhi attenti di Padre
e al suo abbraccio protettivo di Madre.

E quando non ho più parole da dire
e il buio lo sento opprimente nell’anima,
penso che Gesù ci ha narrato
di una Luce che c’è ed agisce!
Ha preso sulle sue spalle
il peso del mondo intero
perché quel mondo lo ama
ed ogni giorno lo accoglie.

Io, Signore, Ti ho invocato molte volte,
in una girandola di fede, ironia
e disperazione.
Io continuo a vacillare.
L’unica cosa che ho è il mio ricercare testardo.
Non ho capito tante cose,
ma ho compreso che sulla “Risurrezione”
posso appoggiarmi per sperare!

Se Tu sei risorto dalla morte,
anche noi risorgeremo.
Anche ora.
Ricominceremo da meno di zero.
Saliremo da qualsiasi abisso.
Solleveremo il velo dell’incredulità.
Sapremo ricominciare a vivere.
E se Tu mi aspetti,
giungerò anche io in Galilea!

Non ho la fede dei forti.
Non ho l’amore dei santi.
E nemmeno la coerenza degli eroi.
So solo che Tu sei risorto
e che, in modo misterioso,
mi sei vicino e passeggi con me.
E anche fossi delusa e ammaccata,
Tu sarai fino ad Emmaus con me.

M.C. 🌻 

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Ad ogni singola creatura è destinata almeno una goccia di misericordia!

E’ sabato 2 aprile 2005.
Sono le ore 21:37.
Giovanni Paolo II chiude gli occhi alla terra e li apre al Cielo.
Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo un intreccio storico dal finale affascinante per la sua coincidenza.
 
E’ il 25 agosto 1905.
Siamo a Glogowiec, in Polonia.
Nasce Helena Kowalska. Terza di dieci figli di semplici contadini, è una ragazza allegra e vivace. Ha solo quattordici anni quando si trasferisce come “donna di servizio” presso una famiglia di Aleksandrow.
L’anno seguente confida a sua madre di voler entrare in convento: i suoi sono assolutamente contrari. Per quattro anni tenta, ma viene rifiutata da vari istituti religiosi. Finché diciannovenne viene accettata nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Diventa suora prendendo il nome di Maria Faustina. Svolge mansioni umilissime. E’ una giovane suora che passa pressoché inosservata. Si direbbe insignificante.
Ma a Dio piace confondere un po’ la logica del mondo e sceglie proprio lei per un’esperienza mistica unica, vissuta in una perfetta normalità. Sarà un’esperienza segreta fino al momento della morte (il 5 ottobre 1938, alla vigilia della Seconda guerra mondiale).
Oggi sappiamo che una delle più grandi mistiche del XX secolo è vissuta in un convento di Cracovia, lavorando in silenzio nelle cucine (ammalata di tubercolosi).
 
 
E’ il 22 febbraio 1931.
Sette anni prima della sua morte. È sera. Siamo nella sua cella. Suor Faustina Kowalska racconterà nel suo diario:
“La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà (…) Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per le anime dei peccatori.”
Suor Faustina all’inizio proverà a dipingere il quadro da sola. Ci metterà tutta la buona volontà, ma non le riuscirà. Non sapendo come fare è disperata. Lei non era una pittrice.
Da una parte c’era Gesù che la spingeva a fare il quadro, dall’altra c’erano i superiori che non le credevano.
Alla fine l’aiuterà in modo determinante il suo direttore spirituale, don Michal Sopocko, che contatterà un pittore suo vicino di casa, Eugeniusz Kazimirowski.
L’artista, saputo di questa missione così particolare, ci metterà circa sei mesi per completare l’opera. Per tutto il periodo lavorerà sotto la supervisione della suora e del prete. Suor Faustina sarà sempre particolarmente esigente e chiederà continuamente correzioni o aggiunte di dettagli, per ottenere un’immagine il più possibile fedele alla visione.
 
 
E’ il 28 novembre 1958.
Siamo a Roma. Suor Faustina è oramai morta da vent’anni e quella che è l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede, emana un Decreto in cui stabilisce due cose: 1. proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte da Suor Faustina; 2. essere demandata alla prudenza dei vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto”.

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Le donne (le donne!) annunciano

“In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»” (Mt 28,8-10)

Proviamo a tornare indietro di duemila anni.
Stiamo guardando le donne con lo sguardo che avevano allora?
Le stiamo guardando con un po’ di sufficienza?
Con un po’ di compassione per la loro “inferiorità”?
Perché questo era.
Pensate che, nella lingua ebraica, il termine “discepolo” al femminile, neanche esisteva.
E ho detto tutto.
Anzi, aggiungo che una donna che fosse vissuta da sola al di fuori dell’autorità di un uomo, o non sopravviveva o era una prostituta.
Fine delle trasmissioni.

E se una donna sposata veniva sorpresa in giro per strada, da sola o a parlare con un’altra persona? Ma stiamo scherzando? Il diritto ebraico prevedeva il ripudio concesso al marito!
Fine del matrimonio.

E se c’era un funerale, dietro al feretro si dava la precedenza alle donne, responsabili della morte. Nessun ebreo osservante, infatti, dimenticava che nel libro del Siracide c’è scritto “Dalla donna ha avuto inizio il peccato per causa sua tutti moriamo” (25,24).
Fine di ogni speranza.

E tre volte al giorno gli uomini dicevano la famosa triplice benedizione: “Ti ringrazio Signore che non mi hai creato pagano, non mi hai creato cafone (cafone significa la persona che lavora la terra quindi incapace di osservare le prescrizioni della legge) e perché non mi hai creato donna”.
Questa benedizione c’è anche al femminile, ma con una variante: “Ti ringrazio Signore perché non mi hai creato pagana, ti ringrazio Signore perché non mi hai creato cafona e che mi hai fatto secondo la tua volontà”.
Fine di ogni discussione.

Le donne, fin da piccole, non avevano vita facile.
Poi è arrivato Gesù. 
Poi è arrivato il loro Creatore e le ha guardate con il Suo sguardo.
Ed ha salvato la vita a tante.

Solo un episodio…
Avete presente il famoso “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?
Noi ci immaginiamo l’adultera come una donna adulta e, magari, bella e provocante.
Invece era poco più di una bambina.
Come lo sappiamo?
Perché la lapidazione era la pena di morte riservata alle adultere che vivevano nell’arco di tempo tra lo sposalizio (fatto quando la bambina aveva circa12 anni) e le nozze vere e proprie. Per l’adulterio dopo le nozze, infatti, c’era lo strangolamento. Prima c’era la lapidazione.
Fine della vita. Continua a leggere Le donne (le donne!) annunciano

Giorno 7: Buona Pasqua Signore della vita!

Signore che fai sorgere il sole e fai risorgere tuo Figlio,
come possiamo pensare che Tu non faccia rinascere anche noi?💙

Signore che hai l’attitudine a rotolar via pietre dalle tombe,
liberaci dai macigni che vorrebbero fare del nostro cuore un sepolcro. 💖

Signore che ridai la vista ai ciechi e fai fiorire fiori nel deserto,
guariscici dalla cecità del cuore che non ci fa vedere sbocchi futuri. 🌈

Signore che dai la vita ad ogni nostro desiderio e ad ogni nostra speranza,
fai circolare l’ossigeno della Grazia nelle arterie del nostro mondo, 🙏

Oggi che la felicità ha i piedi di argilla,
che la bellezza non è sufficiente,
che la paura ci umilia e l’agitazione ci stanca,
illuminaci con lo stesso splendore con cui hai risorto Gesù.🌟💖

Abbiamo un verde stelo fra le dita.
Lo guardiamo, immaginando il suo futuro rigoglioso.
Ti ascoltiamo.
Raccontaci che la notte è passata.
Che il pianto sta cambiando in rugiada.
Che le ferite stanno guarendo.
Che la gioia non è un’illusione.
Che la storia ha uno sbocco.
Che i macigni della solitudine, della povertà, della malattia, della disperazione stanno volando via.
Che il sole di oggi è lo stesso di duemila anni fa.

Che Tu hai ancora voglia di far risorgere le tue creture
Che Tu stai ascoltando il mormorio delle nostre preghiere.
Che anche in Paradiso è festa.
E che anche Tu ami ricevere gli auguri.
Buona Pasqua Signore della vita!🌟💖🌻

M.C. 🌻

 

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Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi

E’ il più antico Credo dei cristiani e dice proprio così: Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte”.

E’ la Prima lettera di Pietro e scrive proprio così: Cristo “andò, in spirito, ad annunciare la salvezza agli spiriti che attendevano in prigione”.

L’essenza di queste due frasi ce la faremo insegnare dai nostri fratelli Ortodossi.
I loro occhi festosi, infatti, non vedono Gesù risorgere e “salire”, ma “scendere”.
Per cogliere la differenza, pensate a certi quadri occidentali della risurrezione, come quello di Piero della Francesca. Gesù è fuori dal sepolcro pronto a salire.
Le icone orientali, invece, raccontano Gesù che scende “con braccio forte e mano tesa”, nel mondo misterioso dei trapassati (gli inferi, o Ade), per liberare dalla morte Adamo ed Eva e il popolo dei giusti, come un tempo era sceso in Egitto per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù.
Gesù risorto porta a compimento il sogno di Dio: realizzare un nuovo ed universale esodo dell’umanità intera, dalla schiavitù alla libertà.
Gesù risorge e scende agli inferi.
E’ sfolgorante di vita. Indossa una veste bianca come la luce. Scende senza paura e, con forza, scardina le porte dell’Ade che si depongono come una croce, sotto i suoi piedi.
La sua veste è orlata di oro come un Re e la scia luminosa del suo passaggio riporta speranza là dove non vi era più.
Adamo ed Eva vengono presi per il polso, il “luogo” dove si misura la vita, e vengono trascinati via dall’angoscia che li teneva prigionieri.
Fuori da qui!
Fuori c’è la primavera che vi aspetta!
Mentre Gesù li prende con sé, per terra ci sono tutti gli strumenti di dolore della sua Via Crucis. Sono sotto i suoi piedi, presso le porte degli inferi, oramai vinti ed incapaci a fargli del male.
Adamo ed Eva si avvinghiano a Lui.
Desiderano così tanto essere strappati dal regno dei morti!  <3
Adamo (l’uomo fatto di fragile terra) ed Eva (la madre di tutti i viventi) sono sollevati da Colui che è il nuovo Adamo, il Vivente, il Risorgente.
E dietro ad Adamo si avvia tutta l’immensa carovana delle creature in attesa di vita.
Sullo sfondo si vede Abele, Mosè, Davide, Salomone, il Battista, altri profeti … e poi noi! Continua a leggere Giorno 6 – Dagli inferi alla primavera: il primo fiore è per noi

Giorno 5 – L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi

Oggi non esiste parola che possa essere migliore del silenzio.

Come un film, passano davanti a noi le scene più inspiegabili dell’universo.

Per questo il venerdì Santo non vuole commenti, ma solo accoglienza.

L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi: Dio viene torturato ed ucciso.

La Parola che nel giorno uno aveva dato inizio al Creato con quel Dio disse, ora ha la morte che gli alita affianco il suo disprezzo.

Il sogno di Dio è finito.

Dalle profondità della terra si alza un grido straziante: il paradiso è perduto per sempre e la dolorosissima nostalgia diventa terremoto e pioggia. 

Maria è in silenzio.

E’ finita. Dio non è più. La pace se n’è andata con Lui.

L’Amore è scomparso. Il perdono non ci abbraccerà mai più. 

Giovanni è in silenzio.

Il Maestro è agonizzante e la terra sembra abbia solo roveti e spine. Che ne sarà del nostro futuro da ora in poi? La crudeltà degli uomini avrà campo libero? 

Le donne sotto la croce sono in silenzio.

Chi ci amerà così tanto da ora in poi? Dove lo troveremo un altro Maestro uguale a Lui? Chi ci parlerà di tesori nascosti in un campo e di perle preziose da acquistare direttamente da Dio? 

Gli amanti di Dio sono in silenzio.

Cosa ne sarà della nostra fragilità che, ogni giorno, si illuminava di fiducia nel Regno di Dio che le era vicino? Le parole se ne sono andate via tutte ed è rimasta solo la Parola appesa in croce. Gli unici che urlano sul Golgota sono coloro che insultano, provocano, bestemmiano.

Gli amanti della Vita, invece, singhiozzano in silenzio. 

La terra è un immenso pianto. La Speranza sta morendo. L’Amore è stato inchiodato.

Le tre del pomeriggio saranno ricordate per sempre come l’attimo in cui il sogno è finito.

Le tenebre hanno vinto e stanno intonando sadicamente la filastrocca della morte. 

Oggi è un Santo Venerdì e non ritrarremo i nostri piedi dalla nuda pietra del Golgota.

Non volgeremo lo sguardo da un’altra parte.

Vogliamo rischiare l’angoscia.

Vogliamo sfidare perfino la nostra fede. Continua a leggere Giorno 5 – L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi