Storia vera di un volo misterioso avvenuto in un cimitero

“Prof, come sta?”

Iniziano sempre così le lettere ed i messaggi che gli studenti (ed ex) mi mandano. Poi, in genere, mi lasciano con lo stupore addosso, per quello che leggo. Alunni contro prof: 1 a 0.

Ogni tanto, questi loro racconti, li posto.

Con il loro permesso.

Con quel sesto senso che mi dice: “Potrebbe servire a qualcuno, sapere!”

Ma, soprattutto, con quel piacevole patto sottinteso con cui ci lasciamo alla fine dei cinque anni trascorsi a scuola: “Se ci dovesse accadere qualcosa che ci sembra abbia fragranze di Cielo, ce lo racconteremo. Perché l’avventura della ricerca spirituale, continua. Per tutta la vita”. 

Quello che state per leggere è uno di questi colloqui.

Il racconto è vero come i vostri occhi che ora stanno leggendo.

Sull’accaduto ho delle foto che mi sono state inviate. Qualcuna ne pubblico, dopo aver nascosto quegli elementi che potrebbero non tutelare la privacy.

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Scavi segreti fecero ritrovare il corpo di san Francesco: era il 12 dicembre 1818

E’ il 12 dicembre 1818.

Quel giorno per un gruppetto di frati, è un grande giorno: dopo 52 giorni di scavi, fatti di notte e in gran segreto, finalmente trovano quello che cercano da tanto tempo: i resti del corpo di san Francesco. 

Quel ragazzo di Assisi era morto la sera del 3 ottobre 1226 e a quel tempo tutti erano consapevoli di un rischio: il suo corpo poteva essere trafugato perché considerato una reliquia preziosissima. Nelle ultime ore di vita e subito dopo la sua morte, Francesco fu costantemente vigilato.

Le sue spoglie furono messe in un sepolcro provvisorio perché l’obiettivo era portarle, in brevissimo tempo, nella Basilica che sarebbe stata costruita in suo onore.

Tutti infatti erano consapevoli che se avessero deposto il corpo di san Francesco nella Cattedrale di san Rufino, da lì poi sarebbe stato difficilissimo spostarlo.

E poi, una volta deposto lì, Francesco sarebbe potuto diventare uno dei tanti santi di Assisi e della storia. Invece i suoi amici avevano fortemente intuito che san Francesco sarebbe stato per sempre un “vangelo” unico e che meritava una basilica, luogo di incontro per ospitare una moltitudine di fedeli.

Probabilmente neanche immaginavano “quanto” quella Basilica sarebbe diventata importante: ad oggi ogni anno la visitano 5 milioni e mezzo di fedeli (un milione in più di quelli che scelgono Santiago di Compostela) ed è diventata “patrimonio dell’umanità”.

In questa basilica il corpo del santo vi venne portato il 25 maggio 1230.

Ma non immaginatevi una specie di processione tranquilla. Purtroppo. C’era una folla desiderosa d’impossessarsi di qualche reliquia e non appena il corteo giunse nei pressi della basilica, le autorità civiche (con l’aiuto di alcuni cittadini) fecero intervenire la milizia. I soldati isolarono il carro su cu erano stati messi i resti mortali di san Francesco e, impedendo l’accesso sia ai frati che ai legati pontifici, introdussero il corpo nella chiesa seppellendolo in un punto sconosciuto a tutti.

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Le donne (le donne!) annunciano

“In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»” (Mt 28,8-10)

Proviamo a tornare indietro di duemila anni.
Stiamo guardando le donne con lo sguardo che avevano allora?
Le stiamo guardando con un po’ di sufficienza?
Con un po’ di compassione per la loro “inferiorità”?
Perché questo era.
Pensate che, nella lingua ebraica, il termine “discepolo” al femminile, neanche esisteva.
E ho detto tutto.
Anzi, aggiungo che una donna che fosse vissuta da sola al di fuori dell’autorità di un uomo, o non sopravviveva o era una prostituta.
Fine delle trasmissioni.

E se una donna sposata veniva sorpresa in giro per strada, da sola o a parlare con un’altra persona? Ma stiamo scherzando? Il diritto ebraico prevedeva il ripudio concesso al marito!
Fine del matrimonio.

E se c’era un funerale, dietro al feretro si dava la precedenza alle donne, responsabili della morte. Nessun ebreo osservante, infatti, dimenticava che nel libro del Siracide c’è scritto “Dalla donna ha avuto inizio il peccato per causa sua tutti moriamo” (25,24).
Fine di ogni speranza.

E tre volte al giorno gli uomini dicevano la famosa triplice benedizione: “Ti ringrazio Signore che non mi hai creato pagano, non mi hai creato cafone (cafone significa la persona che lavora la terra quindi incapace di osservare le prescrizioni della legge) e perché non mi hai creato donna”.
Questa benedizione c’è anche al femminile, ma con una variante: “Ti ringrazio Signore perché non mi hai creato pagana, ti ringrazio Signore perché non mi hai creato cafona e che mi hai fatto secondo la tua volontà”.
Fine di ogni discussione.

Le donne, fin da piccole, non avevano vita facile.
Poi è arrivato Gesù. 
Poi è arrivato il loro Creatore e le ha guardate con il Suo sguardo.
Ed ha salvato la vita a tante.

Solo un episodio…
Avete presente il famoso “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?
Noi ci immaginiamo l’adultera come una donna adulta e, magari, bella e provocante.
Invece era poco più di una bambina.
Come lo sappiamo?
Perché la lapidazione era la pena di morte riservata alle adultere che vivevano nell’arco di tempo tra lo sposalizio (fatto quando la bambina aveva circa12 anni) e le nozze vere e proprie. Per l’adulterio dopo le nozze, infatti, c’era lo strangolamento. Prima c’era la lapidazione.
Fine della vita. Continua a leggere Le donne (le donne!) annunciano