E’ il 12 dicembre 1818.
Quel giorno per un gruppetto di frati, è un grande giorno: dopo 52 giorni di scavi, fatti di notte e in gran segreto, finalmente trovano quello che cercano da tanto tempo: i resti del corpo di san Francesco.
Quel ragazzo di Assisi era morto la sera del 3 ottobre 1226 e a quel tempo tutti erano consapevoli di un rischio: il suo corpo poteva essere trafugato perché considerato una reliquia preziosissima. Nelle ultime ore di vita e subito dopo la sua morte, Francesco fu costantemente vigilato.
Le sue spoglie furono messe in un sepolcro provvisorio perché l’obiettivo era portarle, in brevissimo tempo, nella Basilica che sarebbe stata costruita in suo onore.
Tutti infatti erano consapevoli che se avessero deposto il corpo di san Francesco nella Cattedrale di san Rufino, da lì poi sarebbe stato difficilissimo spostarlo.
E poi, una volta deposto lì, Francesco sarebbe potuto diventare uno dei tanti santi di Assisi e della storia. Invece i suoi amici avevano fortemente intuito che san Francesco sarebbe stato per sempre un “vangelo” unico e che meritava una basilica, luogo di incontro per ospitare una moltitudine di fedeli.
Probabilmente neanche immaginavano “quanto” quella Basilica sarebbe diventata importante: ad oggi ogni anno la visitano 5 milioni e mezzo di fedeli (un milione in più di quelli che scelgono Santiago di Compostela) ed è diventata “patrimonio dell’umanità”.
In questa basilica il corpo del santo vi venne portato il 25 maggio 1230.
Ma non immaginatevi una specie di processione tranquilla. Purtroppo. C’era una folla desiderosa d’impossessarsi di qualche reliquia e non appena il corteo giunse nei pressi della basilica, le autorità civiche (con l’aiuto di alcuni cittadini) fecero intervenire la milizia. I soldati isolarono il carro su cu erano stati messi i resti mortali di san Francesco e, impedendo l’accesso sia ai frati che ai legati pontifici, introdussero il corpo nella chiesa seppellendolo in un punto sconosciuto a tutti.
Se pensiamo che l’anno seguente, il 1231, a Padova si scatenarono enormi contrasti intorno ai resti mortali di Antonio ed il corpo di Elisabetta d’Ungheria finì per essere addirittura menomato dai suoi devoti, capiamo tutte queste tensioni intorno ai resti di Francesco d’Assisi.
Passano i secoli e questa misteriosa inaccessibilità e invisibilità del corpo del santo, creò un’infinità di leggende, fino a diffondere l’idea che Francesco, a immagine di Cristo, fosse anch’egli risorto. C’erano addirittura dei testimoni di questa “resurrezione”: personaggi che dichiaravano di essersi addentrati nelle viscere della terra e di aver trovato non un cadavere ma un corpo incorrotto e ritto in piedi, quasi fosse vivo. E’ facile intuire come questi racconti accrebbero curiosità e tentativi vari per trovare il passaggio segreto che conduceva a quelle spoglie, diciamo così, “incorporee”.
Poi arrivò la metà del Settecento e il bollandista Costantino Suyskens, in alcune lettere ai frati, indicò il luogo preciso dove si sarebbe dovuto scavare per ritrovare le acre spoglie: sotto l’altare maggiore della basilica inferiore. Ma di lì a qualche anno, i frati furono purtroppo testimoni impotenti dell’amara violazione perpetrata dalle truppe francesi al tempo della Repubblica giacobina. Nel 1798 i francesi rubarono anche una parte del tesoro di san Francesco, soprattutto arredi e argenti.
La ricerca di quel corpo riprese nel 1806, quando il ministro generale dei conventuali, Nicola Papini (che aveva la stoffa di vero storico) con l’aiuto di alcuni frati condusse nel più assoluto segreto (lavorando di notte e occultando al mattino ogni traccia dei lavori) un nuovo scavo. Ma ancora una volta si dovette sospendere tutto: le truppe napoleoniche stavano avvicinandosi.
Nel 1818 Napoleone cade definitivamente e gli scavi riprendono. Finalmente! E questa volta è davvero la volta buona.
Il 12 dicembre i resti del santo vengono ritrovati.
Non è un corpo incorrotto e in piedi (come raccontavano i testimoni fantasiosi del passato) ma semplici ossa di una persona che ha sofferto tantissimo in vita. Uno scheletro di maschio adulto di altezza di cm 157-158 (desunto dalla lunghezza degli omeri) in posizione supina, con le ossa al loro giusto posto, le braccia in croce, molte polveri di ossa , cranio con ossa frante dovute all’umidità.
Ma oltre allo scheletro, nel sarcofago c’è dell’altro.
Una pietra dello scoglio di Assisi senza alcuna iscrizione vicino al capo. Undici monete lucchesi in argento: nel retro si legge Luca, Einricus; nel rovescio 2 lettere TT con l’iscrizione Imperator. Si tratta del monogramma di Ottone I. Queste monete sono state coniate tra il 1182 ed il 1208.
52 giorni di scavi faticosissimi per arrivare a quel prezioso corpo.
Il sarcofago poi fu messo in una buca rettangolare delle misure di mt 2,60×1,15. Sopra il sarcofago fu sistemata una pietra di travertino e, appoggiata su di esso, un’altra lastra fissa, del calcestruzzo, di nuovo una lastra e, a chiudere, del calcestruzzo.
Una storia lunga secoli, fatta di scavi segreti e di ritrovamenti preziosi. Attualmente il corpo di san Francesco non è più sotto l’altare della Basilica inferiore ma nella cripta, con una telecamera a cui tutti, da qualsiasi parte del mondo, possono collegarsi.
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