“Prof, come sta?”
Iniziano sempre così le lettere ed i messaggi che gli studenti (ed ex) mi mandano. Poi, in genere, mi lasciano con lo stupore addosso, per quello che leggo. Alunni contro prof: 1 a 0.
Ogni tanto, questi loro racconti, li posto.
Con il loro permesso.
Con quel sesto senso che mi dice: “Potrebbe servire a qualcuno, sapere!”
Ma, soprattutto, con quel piacevole patto sottinteso con cui ci lasciamo alla fine dei cinque anni trascorsi a scuola: “Se ci dovesse accadere qualcosa che ci sembra abbia fragranze di Cielo, ce lo racconteremo. Perché l’avventura della ricerca spirituale, continua. Per tutta la vita”.
Quello che state per leggere è uno di questi colloqui.
Il racconto è vero come i vostri occhi che ora stanno leggendo.
Sull’accaduto ho delle foto che mi sono state inviate. Qualcuna ne pubblico, dopo aver nascosto quegli elementi che potrebbero non tutelare la privacy.
Buona lettura!
Accade.
Accade che un padre si ammali troppo presto.
Accade che la sua malattia sia stata subdola e nascosta.
Accade che in una famiglia entri il dolore dei dolori portando una montagna di incredulità.
Questa è la morte (quasi) improvvisa di un familiare.
E così è accaduto che un mio ex alunno sia rimasto senza padre, troppo presto.
E’ lui che mi ha scritto e mi ha mandato le foto.
In questo post lo chiamerò Federico.
“Prof so benissimo cosa sta passando, ci è passata la nostra famiglia fino a qualche giorno fa. Purtroppo il mio papà ha perso la sua battaglia. Purtroppo quando il male ha manifestato i sintomi, era troppo tardi. Prof sinceramente le ho scritto per raccontarle un’esperienza molto forte vissuta ieri alla fine del funerale di papà”
Federico; me lo ricordo bene! Sorridente, ironico quanto basta, una famiglia unita. Un gran bravo ragazzo.
Leggo il suo lungo messaggio con tutte le foto appresso.
E mi sento una privilegiata a poterlo ascoltare.
A volte vorrei uscire per le strade del web e raccontare a tutti quello che mi viene narrato. Giusto per condividere l’entusiasmo per la vita. Per questa vita e per quella che c’è oltre. Per quel senso di affascinante mistero che ci circonda tutti e per il senso che tutto ha.
Ma poi mi trattengo. E’ un attimo passare dall’essere ascoltata all’essere compatita.
Bisogna condividere a piccoli passi. Rispettando il cammino di tutti.
“Prof, alla fine del rito funebre ci siamo fermati a parlare con i nostri parenti. Eravamo disposti in cerchio quando, ad un certo punto, un piccione molto strano, grigio (ma sotto era completamente bianco) si è intrufolato tra le gambe di mia madre e si è messo in mezzo a noi. Poi ha cominciato a girare insistentemente intorno ai piedi di mia madre”
“Ci trovavamo nell’ala nuova del cimitero. Mentre ci stavamo incamminando verso l’uscita, a ********, la madre della mia ragazza, ho detto scherzando che quel piccione era babbo che ci stava salutando. Così mi sono girato ed ho visto che lui era rimasto lì. Fermo. Sulla sua tomba.
Noi, tutti insieme, siamo usciti e ci siamo fermati fuori il cimitero, a oltre 200 mt da dove ci trovavamo poco prima. Poi è successo l’inverosimile. Il piccione è tornato da noi ed ha fatto cose che per un piccione non sono affatto normali.
Eravamo in tanti, ma lui è salito sui piedi di mio fratello.
Poi è arrivato zio con la sua macchina nuova per salutarci. Quel piccione allora ha fatto il giro della sua auto, ha alzato la testa verso di loro e poi è tornato di nuovo in mezzo a noi.
Allora ho detto: “Ma questo piccione non vola?”. Al pronunciare di queste mie parole, il piccione ha spiccato il volo.
Ma non è andato via. Si è appoggiato sulla mia macchina.
Allora ho detto scherzando: “Da me, però, non ci è venuto!”
Ed è successo questo!
Federico mi ha mandato le foto in sequenza. Si vede il piccione che sta sulle sue spalle. Lui si muove, si gira ma quel piccione è sulle sue spalle e non se ne vuole assolutamente andare.
“Prof, non voleva scendere! Babbo è stato sempre uno molto affettuoso. A volte anche troppo smielato. Ed io ho rivisto quella sua tenerezza sconfinata, nell’accanimento testardo di quel piccione nel voler restare aggrappato alle mie spalle, a tutti i costi!
Dopodiché ho posato il cellulare ed ho voluto godermi quello che stava succedendo intorno a me.
Perché è successa un’altra cosa!
Mia madre, vedendo tutto questo, ha detto: “Sui miei piedi però non ci viene, perché è arrabbiato che non sono ancora tornata sul nostro letto”. In quel preciso istante, il piccione è andato verso mia madre, le ha beccato la caviglia ed è salito anche sui suoi piedi.
Quello che mi ha lasciato esterrefatto è che eravamo tanti, però lui è venuto da noi tre e da nessun altro.
Magari sono state coincidenze, magari no. Certo che come coincidenze sono forti. Le posso assicurare che, per me, è stata esperienza fortissima. Non potevo credere ai miei occhi!”
Io conosco Federico e ho davanti il suo carattere molto “pratico e concreto”. Forse per questo, inizialmente si è messo a fare foto. Non gli sembrava vero. Poi ha smesso, per godersi quel fantastico momento.
Ieri sera tardi, mi ha scritto: “Prof, non so se, chi leggerà questa nostra esperienza, potrà provare quella sensazione di incredulità che abbiamo provato noi ieri. Però le assicuro che non riuscivo a credere ai miei occhi.
Perché, con tante vie del cimitero, lui ha preso la via dell’uscita? Con tante persone, si è posato su di noi? Con tante macchine, si è posato sulla mia?
Non è stato come un sogno, dettato magari dall’inconscio. Io l’ho visto. L’ho sentito quel piccione sulle mie spalle. E non c’era verso di mandarlo via!
In chiesa, durante la messa, sentivo mio padre vicino, come se mi stesse appoggiando le sue mani sulle mie spalle. Mi dicevo, tra me e me, che mi stavo autosuggestionando. Ma poi quel piccione sulle mie spalle, era vero. Come se lui avesse voluto toccarmi “realmente” visto che la sua “presenza” in chiesa non mi era bastata”
Caro Federico, grazie per avermi raccontato una tua perla preziosa e personale.
Viviamo in un mondo pieno di “raggi di Luce”: vederli non è da tutti.
“Era profondamente religioso, ed aveva tanta fede nella resurrezione dei morti, che sulla sua lapide fece incidere solo due parole: ‘Torno subito!’.” (J.R.R. Tolkien)
P.S. Dedicato a tutti i viandanti della Vita, mai stanchi di essere cercatori di Verità
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Buongiorno Cri,
anche senza le foto avrei creduto alla storia narrata!
Devo dire che è particolarmente “toccante”, quest’uomo, marito, padre ha fatto sentire la sua vicinanza alle persone amate in un modo molto preciso, bellissima esperienza, da tenere stretta stretta nel cuore.
Io credo in questo genere di “esperienze” perchè credo nella vita oltre questa vita e perchè un qualcosa di simile mi è capitato 3 anni fa al funerale di mia mamma.
Mamma ci ha lasciati in una giornata fredda ma soleggiata e precisamente il 27 febbraio 2018, il primo marzo, giorno del funerale, incredibilmente era nevicato parecchio fino allo svolgimento della funzione religiosa, alla fine della sepoltura, mentre ci stavamo avviando all’uscita del cimitero, guardando al cielo per darle un saluto, vidi aprirsi un piccolo spiraglio tra le nubi dense e bianche, un timidissimo sole fece capolino, mi si strinse il cuore, ebbi la sensazione che mamma ci stesse salutando da lassù, pochi secondi e le nubi si chiusero nuovamente.
Un lieto fine settimana cara Cri.
Lella
Il Cielo ed suoi splendidi abitanti ci danno in continuazione segni del loro amore per noi, ancora presente ed attivo. A noi resta il compito di allenarci a vederli! E quello spiraglio di luce di fronte te, nel momento in cui la stavi salutando, fa parte di quest’allenamento!