Le ragazzine si sposavano a 12 anni e andavano nei campi a coltivare cipolle, adesso il 100% frequenta le lezioni

Non mi dite che non ha un bello sguardo questo ragazzo!????❤
Si chiama Ranjit Disale, è un maestro elementare indiano ed è il miglior insegnante del mondo.
Forse la prima cosa che si vede di un insegnante veramente bravo, è lo sguardo.
Da lì, poi, parte tutto!
E’ uno sguardo che sa vedere inevitabilmente nel futuro.
Se si ferma al presente, è fregato in partenza.
Ma questo, chi non lo sa?
Però c’è un particolare di una frase di Ranjit che mi ha colpita: “Gli insegnanti sono i veri creatori del cambiamento che stanno cambiando la vita dei loro studenti con un misto di GESSO e SFIDE”
IL GESSO.
Uno dei miei colleghi più geniali con cui abbia avuto l’onore di lavorare, mi lasciava tutta la lavagna intrisa di appunti di gesso. Qualche volta arrivava a scrivere fino alla cornice in legno della lavagna.
Ci ridevamo tutti. Lui anche!
IL GESSO.
Chi ci pensa più?
Eppure il richiamo di Ranjit al gesso mi ha riportata alla memora la scuola di un tempo. Umile. Poco attrezzata. Eppure con maestri armati di gesso e di passione.
Chiarisco subito: non sono contro la tecnologia.
La uso e mi piace farlo.
Ma è che quel richiamo al “gesso” è pieno di forza educativa!
Ci racconta che la vera potenza della scuola non sta tanto nella tecnologia (che va bene, certamente, se usata in contesti e con metodologie adeguate) quanto nella genialità educativa del “far lezione”.
Un misto di ascolti, domande, curiosità provocate, emozioni condivise, voglia di imparare, entusiasmo nel provare senza paura di sbagliare…
LE SFIDE.
Ranjit racconta: «Le ragazzine si sposavano a 12 anni e andavano nei campi a coltivare cipolle, adesso qui il 100% frequenta le lezioni».
Lui ha 32 anni ed insegna in una scuola elementare del Maharashtra, in India.
SI INSEGNA CON LA PAROLA, MA CON L’ESEMPIO DI PIU’.
E migliore lezione non poteva arrivare da Ranjit che ha voluto condividere metà del suo premio con gli altri insegnanti finalisti.
Soldi.
Cash.
Tanti.
La metà di un milione di dollari.
A tanto, infatti, ammonta la somma che gli spetta, in quanto vincitore del Global Teacher Prize, una sorta di Oscar per il migliore professore del pianeta organizzato dalla Varkey Foundation di Londra con l’Unesco.
Soldi da investire in progetti didattici.
Ha detto: “Credo che insieme possiamo cambiare questo mondo perché la condivisione sta crescendo”.
LA SUA SFIDA PERSONALE
Ranjit ha raccontato: «Dovevo diventare ingegnere ma mi bullizzavano perché ho la pelle scura… La scuola all’inizio è stata un ripiego»
Così arrivò a Zilla Parishad Primary School di Paritewadi, Solapur, nello Stato indiano del Maharashtra, nel 2009.
Giovanissimo.
Aveva solo 22 anni.
Quando arrivò trovò solo un piccolo edificio “fatiscente, una via di mezzo tra una stalla e un deposito”. Ogni mattina doveva fare i conti con aule disastrate e con vite sull’orlo del fallimento.
Lui sistemò l’aula, riuscì ad garantire che tutti gli scolari avessero libri di testo nella loro lingua locale e inventò un sistema educativo che, utilizzando il codice QR permette agli studenti di accedere a poesie, racconti, video letture e compiti.
DA GESSI E SFIDE E’ NATO UN NUOVO SISTEMA EDUCATIVO.
Oggi il sistema di Disale è stato adottato dal ministro dell’istruzione del Maharashtra per tutti gli istituti dello stato, poi dal ministero centrale dello Sviluppo delle risorse umane, che, nel 2018, ha inserito il QR in tutti i libri di testo del NCERT, il Consiglio nazionale per la ricerca e la formazione educativa del Paese.
Disale è anche autore del progetto “Let’s Cross the Borders”(“Attraversiamo le frontiere”) che ha già fatto interagire su una piattaforma internet 19mila studenti di Paesi tra loro in conflitto, come India e Pakistan, Palestina e Israele, Iraq e Iran, Stati Uniti e Corea del Nord.
NON “IO” MA “NOI
Tra i nove finalisti c’è anche un italiano: Carlo Mazzone, docente di ICT e informatica dell’Istituto Tecnico ITI “G.B.B. Lucarelli” di Benevento. Dedicherà i 55mila dollari ai suoi progetti educativi. Ha detto: “Un gesto così grande mostra al mondo cos’è un individuo esemplare e altruistico come Ranjit. Non potrebbe esserci modello migliore per gli insegnanti. Nell’anno del Covid, che ha sottoposto a sfide inimmaginabili la scuola di tutto il mondo, Ranjit è un simbolo splendente dell’incredibile lavoro che fanno gli insegnanti. Ecco perché io e gli altri finalisti siamo così orgogliosi di chiamarlo nostro amico. Grazie Ranjit”.
A Loppiano, la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, papa Francesco ha detto: «Portate la spiritualità del noi» Per spiegare in cosa consiste, Francesco ha raccontato un aneddoto a braccio: «Un prete ha fatto a me questo test: ‘Mi dica, padre, qual è il contrario dell’io? E io sono caduto nel tranello: ‘tu’. No, il contrario di ogni individualismo è il ‘noi’. È questa spiritualità del noi quella che voi dovete portare avanti, che ci salva dall’interesse egoistico…Non è un fatto solo spirituale, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze, se la viviamo e ne decliniamo con autenticità e coraggio le diverse dimensioni – a livello sociale, culturale, politico, economico».

Continua a leggere Le ragazzine si sposavano a 12 anni e andavano nei campi a coltivare cipolle, adesso il 100% frequenta le lezioni

E liberaci dall’insicurezza. Amen.

“Buonasera prof! Ci tenevo tanto a dirle che, dall’ultima lezione (quando ci ha fatti alzare in piedi uno ad uno, chiedendoci “Dimmi: quando ti senti veramente libero?”) io non ho fatto altro che pensare a questa domanda. Oggi, ripensando a quel giorno, credo di non aver dato la risposta “giusta”. Sa, molto spesso mi piacerebbe dire tante cose, ma poi, quando arriva il momento… mi blocco. Dimentico tutto, arrossisco e vado quasi in panico.

Avrei voluto dire che, forse, non mi sono mai sentita libera davvero. Non mi sento mai libera di essere me stessa (certe volte nemmeno con gli amici) perché ho paura. Ho paura di dire cose sbagliate, ho paura di essere giudicata, ho paura di dire quello che penso, perché ho proprio tanta insicurezza. E non so come cacciarla via. Sto cercando di lavorarci, sto cercando di cambiare il mio aspetto esteriore perché non mi piaccio e penso che, magari, sia quello il problema. Ce la sto mettendo tutta, ma mi sembra di essere sempre al punto di partenza.

Mi faccio sempre un sacco di complessi per qualunque cosa; qualunque!! Probabilmente mi sento libera solo quando sono a casa, con il pigiama, struccata, e con la mia famiglia, perché solo loro mi fanno sentire a mio agio. Mia madre non fa altro che riempirmi di complimenti (ovviamente mi fa anche notare quando sbaglio, ma senza cattiveria). Lei mi fa capire tante cose, è giusta e davvero comprensiva (non potrei desiderare di meglio). Cerca di non farmi mai sentire giù. Ma nonostante questo, quando esco fuori casa, i miei complessi chiudono la vera “me” dentro una piccola cella e buttano via le chiavi.

Quando ha detto che le persone non libere non sono in carcere, ma anche fuori, quasi non capivo. Poi ci ho pensato e mi sono detta che, forse, sono proprio io quella “in trappola”.

Mi scusi ancora, probabilmente l’avrò annoiata un po’, ma sa, lei mi piace tanto, è sempre così gentile con noi alunni e volevo condividere con lei quello che pensavo.

Ah… e volevo dirle che non vedo l’ora di andare a visitare il carcere!! Da quando ce l’aveva accennato l’anno scorso, non faccio altro che pensarci. La ringrazio per avermi dedicato un po’ del suo tempo. ????

 

Cara Giorgia, l’insicurezza è un brutto macigno che ci rallenta il cammino, pesando ingiustamente sulle nostre spalle. L’unica cosa positiva di questa sfiducia, è che ci mette addosso tanta voglia di liberarcene.

Ma perché è così difficile essere se stessi e volerci bene?

E come mai obbediamo così facilmente alle nostre paure? Continua a leggere E liberaci dall’insicurezza. Amen.

Le grandi anime hanno buona volontà; le deboli si fermano ai propositi

Ogni tanto i miei ex alunni tornano a scuola a trovarmi e ne approfittano per fermarsi ad assistere alla lezione. Dove capita, capita. Questa è una lettera che mi ha scritto una mia ex studentessa, pochi minuti dopo essere uscita da una di queste lezioni. Buona lettura.

mano-che-scrive-982x540“Sicuramente prof non avrà tempo di leggere subito tutto quello che le sto scrivendo, con tutti gli impegni che ha, ma non importa; lo leggerà quando avrà tempo. Io intanto glielo scrivo perché sento che è venuto il momento per me.
Sono solo pochi minuti che non ci vediamo ma oggi, durante tutta la sua lezione, sono riuscita solo a pensare al fatto che, fondamentalmente, io non mi sono mai fatta conoscere sul serio da lei (anche se ci sono sempre state molte cose da dire e molti momenti in cui avrei voluto farlo).

Ma adesso sento che è arrivato il momento di farmi veramente conoscere, vt_due_margheriteperchè il nostro rapporto professoressa-studentessa non esiste più. E proprio per questo spero che continueremo a sentirci, perché vorrei crescere “professionalmente” con lei. 
D’altra parte ho iniziato cinque anni fa a crescere con lei, con le sue lezioni che non dimentico e che ancora mi sono di grande aiuto. Non cerco consigli perché penso di essere arrivata ad un punto di equilibrio. 61370ecf8a44ab8aef08c18815daae7dVoglio solo farmi conoscere, anche perché (come dice lei) le persone non si incontrano mai per caso, nella vita. E poi penso che lei abbia intuito quel “qualcosa” che c’è in me.

A 6 anni i miei genitori si sono separati in malo modo. Io non ricordo neanche un momento passato tutti e tre insieme. Ho sempre sentito l’uno sparlare dell’altro (e ancora oggi lo sento).  Mio padre non ha mai avuto molte attenzioni per me e ci vediamo molto raramente (in genere quando mia nonna organizza cene o pranzi di famiglia). Ma devo ammettere che, ultimamente, forse il nostro rapporto sta migliorando.

madre-e-figlia-camminanoMia madre, con tutte le difficoltà che ha dovuto passare, è sempre stata un po’ anaffettiva nei miei confronti, Ma ha fatto tanto per me, svolgendo sia il ruolo sia di madre che quello di padre. E poi, vabbè, gli errori li fanno, ma lei è stata comunque fondamentale.

Sono stata per tre anni con un ragazzo. All’inizio tutto andava bene ma poi ha cominciato a trattarmi male. Mi sminuiva sempre, buttava a terra la mia persona e la mia autostima era finita sotto i piedi per colpa sua (ed io neanche me ne ero accorta).  Continua a leggere Le grandi anime hanno buona volontà; le deboli si fermano ai propositi