“La messa è finita. Andate in pace”
Nei primi banchi c’è un ragazzo con la sindrome di down che si alza ed invece di uscire come tutti, va verso l’altare. Io sono seduta lateralmente all’altare; lui non mi vede ma io sì.
Lo vedo muovere appena percettibilmente le labbra mentre fissa, sorridendo, il crocifisso e gli bisbiglia qualcosa con fare confidenziale.
Gli sta dicendo parole che sanno di segreto. Di intimo. Ma anche di divertente. Quel ragazzo ha un modo di fare molto complice con quel crocifisso.
Alla fine gli fa un grande sorriso, alza il pollice destro in alto, fa l’occhietto a Gesù e gli dice: “Ok, eh! OK!”
Quell’occhietto sigilla un patto.
Io non so di che si tratta ma il sorriso soddisfatto del ragazzo all’uscita dalla chiesa, è tutto un programma di certezza e tranquillità.
Bellissimo!
Tutti gli studi di teologia del pianeta e tutti i ritiri spirituali del mondo sono racchiusi in quel pollice alzato, in quel sorriso ed in quell’“Ok! Ci siamo capiti! Conto su di te! Mi raccomando!”
Quel ragazzo mi ha portato nel mondo incantato della genuinità.
Come Forrest Gump mi ha lasciato addosso una nostalgia pazzesca per la purezza.
Come Tommaso d’Aquino mi ha ricordato che Dio è infinitamente semplice.
Come Alda Merini mi ha cantato la bellezza dell’esser nudi.
“La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
…Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.” Continua a leggere Ok Gesù!