Che il suo ricordo sia una benedizione!

Janusz Korczak– nome d’arte di Henryk Goldszmit- e’ ricordato per non aver mai abbandonato i 200 orfani che erano sotto le sue cure nel Ghetto di Varsavia.
Li ha protetti fino alla fine, a costo della propria vita. La mattina del 5 agosto 1942 fu deportato nel campo di sterminio di Treblinka assieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio. Riconosciuto dagli ufficiali nemici venne trattenuto perche’ una tale personalita’ non avrebbe dovuto seguire il destino di altri, ma egli si rifiuto’ di abbandonare i suoi bambini.

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Gustav Klimt: Ritratto di Adele Bloch-Bauer

Ricordo che quel bellissimo film era uscito l’anno prima e che con alcuni studenti del Liceo Artistico decidemmo di vederlo per la Giornata della Memoria: sto parlando del meraviglioso “Woman in Gold “.❤️
Un film che narra di nazismo, di perdono, di violenza, di riconciliazione, di arte, di brutture, del passato e del presente!
Narra un cammino interiore difficilissimo, durissimo, durato anni.
Narra di una guarigione ottenuta grazie anche ad un passa-parola tra due generazioni.
Ma passiamo alla storia del quadro narrata nel film ❤️

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L’incredibile storia di Hilde e Chris

Questa incredibile storia parte da un gesto anonimo di grande generosità, che è poi continuato con altri gesti, fino a creare un effetto domino pazzesco.

Avete presente quando gettate un sasso in un lago? Le onde accadono. Sia che voi vi fermiate a contarle ed osservarle, sia che voi vi allontaniate.

Ecco: questa è la storia delle onde!

 

Hilde Back è la donna della foto: ha un dolce sorriso, vero?

Oggi è un’anziana signora ebrea svedese, insegnante in pensione.

Una donna normale, gentile che ha vissuto gran parte della vita da sola.

Nel 1940 lei era una ragazzina. Era ebrea. Era in pericolo.

Ma quell’anno uno sconosciuto benefattore dona dei soldi alla sua famiglia per farla fuggire dalla persecuzione del regime nazista.

Con quel regalo insperato i genitori cercano di rifugiarsi in Svezia fuggendo attraverso il Mar Baltico, ma vengono respinti al confine e solo lei riuscirà ad entrare. Continua a leggere L’incredibile storia di Hilde e Chris

Il pianto di Nedo Fiano

IN RICORDO DI NEDO FIANO, GIUNTO IN CIELO

Lo ricordo bene quel pranzo alla “Taverna da Ivo” del 9 gennaio 2006. Ero con Nedo Fiano, la moglie ed un cameriere gentile che ci stava elencando i piatti del giorno.

Nedo sorrideva e sceglieva. Io mi sentivo una privilegiata della vita ad averlo accanto e poter sentire ancora altre sue testimonianze.

Poi, improvvisamente, tutto è cambiato. Ricordo il cameriere allontanarsi e Nedo scoppiare a piangere.

Così.

Dal nulla.

Un pianto disperato, fatto di lacrime che emergevano da un dolore sovrumano quanto antico.

Io ero senza parole e senza spiegazioni.

Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo.

Un attimo prima tutto era rosa ed un attimo dopo tutto era nero.

Ricordo che la moglie gli strinse teneramente la mano ed a me, con un tono delicatissimo fatto di parole sussurrate, mi disse: “Non si preoccupi professoressa. Nedo fa quasi sempre così dopo un incontro nelle scuole. Ricordare è un dolore enorme per lui. Ma lo fa perché i ragazzi devono sapere!”

Quel pianto improvviso mi insegnò più di mille racconti sull’olocausto.

Poi si ricompose, si asciugò le lacrime, la vita riprese il suo colore rosa e la sera, a cena a casa mia, tutto era tornato sereno.

Ma andiamo indietro di qualche mese. Andiamo al settembre 2005 e, precisamente, ad una lezione con una domanda precisa di un mio studente: “Lei prof che cosa ne pensa dei negazionisti? Di quelli che dicono che la Shoah non è avvenuta o che, comunque, non è stata così grave come ce la raccontano?” Continua a leggere Il pianto di Nedo Fiano

Guerrieri della luce contro guerrieri delle tenebre

È il 16 ottobre 1943.
Urla e paure eccheghiano in tutto il ghetto.
1.024 ebrei romani, tra i quali 200 bambini, stanno per essere deportati nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Torneranno solo in 17.
La sera prima della razzia una donna, chiamata Celeste, corre e grida per le strade del Ghetto: “Domani arrivano in nazisti!!!”.
Ma che le crede?
Celeste, viene da Trastevere, di là dal fiume, e vicino alla Sinagoga la conoscono per essere mezza fuori di cervello. Chi potrebbe darle retta? Nessuno si accorge che lei ha la Luce della verità con sé. E poi ci si vuole illudere che i 50 chili d’oro pagati due settimane prima ai nazisti abbiano scongiurato il pericolo dei rastrellamenti.
Ma i guerrieri delle tenebre vivono di falsità e bugie.
Mai fidarsi.

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Come si salvarono centinaia di ebrei grazie ad un colonnello tedesco, un vescovo, dei frati, un ciclista, delle monache di clausura e una città intera: Assisi.

Sono le 19.30 dell’8 settembre 1943 quando il maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano, entra nella sede dell’EIAR, la radio di stato italiana.

Al posto dell’uniforme indossa un abito grigio e un cappello floscio.

In pochi minuti registra un messaggio breve e volutamente ambiguo riguardo l’atteggiamento da tenere verso gli ex alleati tedeschi.

“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.

Da quel momento tutto precipita.

Durante la notte re, governo e comando supremo fuggono da Roma lasciando alle forze armate, come unica direttiva, quelle oscure parole lette alla radio.

Chi sono ora i nemici? Gli americani o i tedeschi?

Chi bisogna combattere?

E, soprattutto, come bisogna procedere?

Soltanto alle 0:50, in seguito a valanghe di richieste di istruzioni, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta fa trasmettere il seguente fonogramma Ad atti di forza reagire con atti di forza”.

Una confusione totale!

La popolazione è nel panico.

Roma è abbandonata e nessuno ne ha organizzato la difesa.

Una parte dei militari ed alcuni coraggiosi cittadini si mettono subito insieme per difendere Roma dall’avanzata nazista, ritrovandosi lungo le mura di Porta S. Paolo, innalzando barricate e facendosi scudo con vetture e tram rovesciati. Ma nel primo pomeriggio del 10 settembre 1043 questa resistenza spontanea è travolta dai mezzi corazzati tedeschi e il capo di Stato Maggiore della Divisione “Centauro” Leandro Giaccone firma la resa a Frascati, presso il quartier generale tedesco, accettando la richiesta tedesca di cessare il fuoco e di trasformare Roma in città aperta.

Poco dopo i tedeschi rinnegheranno l’accordo e prenderanno il controllo della città

In quei terribili momenti, alcune famiglie ebree decidono di partire alla volta di Assisi.

 

In quella città sperano di trovare qualcuno disposto a difenderli dalla morte.

 

Assisi…San Francesco…

Non immaginano che lì davvero cammineranno sulla “Via della salvezza”.

Vi sto per raccontare una storia che, se volete, potrete conoscere da vicino.

Molto vicino. Continua a leggere Come si salvarono centinaia di ebrei grazie ad un colonnello tedesco, un vescovo, dei frati, un ciclista, delle monache di clausura e una città intera: Assisi.