Urla e paure eccheghiano in tutto il ghetto.
1.024 ebrei romani, tra i quali 200 bambini, stanno per essere deportati nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Torneranno solo in 17.
La sera prima della razzia una donna, chiamata Celeste, corre e grida per le strade del Ghetto: “Domani arrivano in nazisti!!!”.
Ma che le crede?
Celeste, viene da Trastevere, di là dal fiume, e vicino alla Sinagoga la conoscono per essere mezza fuori di cervello. Chi potrebbe darle retta? Nessuno si accorge che lei ha la Luce della verità con sé. E poi ci si vuole illudere che i 50 chili d’oro pagati due settimane prima ai nazisti abbiano scongiurato il pericolo dei rastrellamenti.
Ma i guerrieri delle tenebre vivono di falsità e bugie.
Mai fidarsi.
E così eccoci tragicamente qui.
Poche ore dopo le urla d’avvertimento di Celeste.
Circondati dalle tenebre.
I primi camion chiudono le strade tra Largo Arenula e il Portico d’Ottavia e sbarrano la strada alla vita di 1023 persone che verranno allineate dietro i camion.
Sanno dove trovarli. Tutti. Anche grazie a Celeste.
Un’altra Celeste.
Bellissima, così bella che nessuno immagina che ha scelto le tenebre per sé.
La chiamano Stella di Piazza Giudìa (il nome che aveva allora l’odierna piazza delle Cinque Scole). Fa la cameriera in un ristorante al Ghetto, frequentato da una di quelle bande di fascisti irregolari che cattura e tortura gli antifascisti e vende gli ebrei ai nazisti: cinquemila lire un uomo, tremila una donna, millecinquecento un bambino.
Lei è la spia perfetta. La delatrice. Traditrice dei suoi stessi fratelli. Dopo la guerra sarà condannata a 12 anni. Morirà nel 2001.
Quel 16 ottobre 1943 le tenebre si scontrano con la luce ed ognuno agisce a seconda di cosa ha in sé. Quelle che seguono sono due storie di di Luce.
In mezzo alla confusione passa lei, la prima guerriera di Luce di cui parleremo. Nessuno sa il suo nome. È una donna con due buste per la spesa, una per braccio.
Guarda Mario: un bambino di appena due anni in fila, in braccio a suo padre Pacifico e con la madre Grazia già salita sul terribile camion, ed esclama ad alta voce: “Ma che se porta a lavorare un regazzino?”.
La zia del piccolo, che sta arrivando trafelata, la sente e capisce al volo che di quella donna si può fidare. Le due parlottano e si intendono. La prima si avvicina al soldato tedesco di guardia: “Oh, quello è mi’ figlio. L’avevo lasciato a ’sta amica mia perché dovevo fa’ la spesa”. Quello non capisce, ma sul camion c’è un deportato che parla tedesco, e anche lui ha capito. Il tedesco a questo punto non ha nulla da obiettare. La zia di Mario fa per riprenderselo, ma la donna con le sporte le dà quasi una spinta: “E che, te lo ridò davanti a loro? Vai ai giardinetti”. È lì che avviene lo scambio.
Mario Mieli si è salvato. Non ha più rivisto la donna che tornava da fare la spesa.
Dio sì
E poi c’è Emanuele Di Porto. 12 anni. Quella mattina, dei soldati arrivano prima delle cinque e della mamma Virginia, 37 anni, che, pensando cercassero solo uomini, era uscita di casa in tutta fretta per avvisare il marito di non tornare dal lavoro.
Emanuele è affacciato alla finestra e vede quello che nessun bambino dovrebbe mai vedere: sua madre presa e costretta a salire su un camion.
Lui corre da lei a perdifiato e sale sul mezzo ma la madre lo spinge giù dal camion.
Non la rivedrà mai più.
Emanuele sale su un tram in transito in via di Monte Savello e si nasconde vicino al bigliettaio.
Gli spiega che è ebreo e che sta fuggendo dai tedeschi. È solo. È disperato. Ma incontra un guerriero della Luce: il bigliettaio. Lui gli dice di non muoversi. Per due giorni il bambino rimane nascosto sul mezzo e i vari conducenti e bigliettai che si alternano provvedono a procurargli il cibo necessario.
Quegli uomini con la Luce dentro, gli salvano la vita, rischiando la loro.
Emanuele Di Porto si salverà.
La vita va avanti grazie alla Luce.
Si arresta a causa delle tenebre.
Ma è solo per un tempo limitato.
Perché nessun essere vivente riuscirà mai a fermare la primavera.
In memoria delle lotte passate, per sapere oggi da che parte stare