Gustav Klimt: Ritratto di Adele Bloch-Bauer

Ricordo che quel bellissimo film era uscito l’anno prima e che con alcuni studenti del Liceo Artistico decidemmo di vederlo per la Giornata della Memoria: sto parlando del meraviglioso “Woman in Gold “.❤️
Un film che narra di nazismo, di perdono, di violenza, di riconciliazione, di arte, di brutture, del passato e del presente!
Narra un cammino interiore difficilissimo, durissimo, durato anni.
Narra di una guarigione ottenuta grazie anche ad un passa-parola tra due generazioni.
Ma passiamo alla storia del quadro narrata nel film ❤️

Un volto magnetico su un diafano décolleté e le mani intrecciate in una posa tutt’altro che naturale sono gli unici elementi figurativi che si stagliano su uno sfondo arabescato in cui l’oro è il colore dominante.
Adele e Ferdinand Bloch-Bauer fanno parte di una ricca famiglia ebrea che possiede un’importante raffineria di zucchero.
Marito e moglie sono appassionati di arte: il loro salotto è frequentato da compositori come Gustav Mahler, Richard Strauss e da pittori come Klimt, per il quale la signora Bloch-Bauer fa anche da modella.
Adele muore nel 1925 di meningite e la sua scomparsa colpisce molto la nipotina Maria di nove anni, che considera la zia come una seconda mamma.
Con l’arrivo del nazismo vengono sequestrati tutti i beni di famiglia, dallo zuccherificio (lo zio Ferdinand scappa in Svizzera per non essere catturato e deportato) ai famosi quadri, fino ai gioielli, compresa la collana che Adele indossava nel famoso dipinto (collana che poi verrà vista al collo della moglie di uno dei nazisti più feroci e narcisisti: lo scoprirete nel film).
Proprio i nazisti, per nascondere l’ origine ebraica della modella, modificano il titolo del quadro da “Ritratto di Adele Bloch-Bauer” in “Woman in gold”.

Maria fugge con il marito, cantante lirico, negli Stati Uniti, dove nel ’ 45 diventa cittadina americana e avvia con successo un’ attività commerciale. Sempre nel ’45 muore lo zio Ferdinand, che lascia la sua eredità a lei e agli altri nipoti Louise e Leopold.
Ma in realtà Ferdinand non possiede più nulla e la collezione di quadri si è dispersa fra diversi privati avidi di arte (compresi gli stessi Hitler e Goering).
Le opere di Klimt arrivano poi alla Galleria Belvedere, noto museo viennese, APPARENTEMENTE per volontà testamentaria della stessa Adele.
A guerra finita la famiglia Bloch-Bauer cerca di ottenere dalle autorità austriache, senza risultato, le carte che dimostrino la volontà di Adele di destinare i quadri alla Galleria Belvedere, e la cosa finisce lì.
Dopo 50 anni, alla fine degli anni ’ 90, però, l’ Austria approva una legge per la restituzione delle opere d’ arte sequestrate dai nazisti. Avendo quindi accesso a documenti fino a quel momento secretati, un giornalista austriaco scopre che alla morte della moglie, Ferdinand non aveva MAI dato disposizione di donare i quadri al museo.
E’ nel 1999 che l’ ormai ultraottantenne Maria Altman inizia la sua battaglia legale contro l’ Austria, arrivando fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti per cercare di riottenere ciò che le spetta.
E qui sarebbe interessante parlarvi del meraviglioso nipote che…
Ma non voglio rovinarvi la sorpresa di conoscere un sognatore vero che ha cambiato la realtà ingiusta❤️!
Dopo la definitiva vittoria nel processo, nel 2006 il quadro è stato venduto all’asta presso Christie’s dalla sua legittima proprietaria per 135 milioni di dollari ed è stato acquistato dalla Neue Galerie di New York di Lauder, dove è esposto sotto una teca di vetro ????
Ma ritorniamo al film: vederlo è come avere le prove che la vita ha sempre più fantasia dei romanzi! ????

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