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Un luogo meraviglioso ma sconosciuto (purtroppo)
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Le cicatrici sono il segno che è stata dura. Il sorriso racconta che ce l’hai fatta.
“Che si fa con le ferite della vita?”
Carissima “Sole splendente” (così ti ho voluta chiamare in questo post), ieri sono andata a fare una passeggiata nel bosco. Lì, tra alberi immensi e tronchi solenni, è stato impossibile non rilassarsi e non riconciliarsi con la serenità.
Il sole stava tramontando ed io (ti dico la verità) avrei voluto metterlo in tasca per averlo sempre con me.
Ma poi…
Immagini?
Il sole sempre con me a portata di mano.
Senza neanche la fatica di fare come gli alberi: radici profonde nella terra e chiome folte verso il cielo.
Senza passare per lo sforzo di bucare il terreno circostante le mie radici, per nutrirmi … e senza la soddisfazione di far crescere le mie chiome verso il cielo, per rasserenarmi.
E’ un bene che il sole rimanga in cielo ad illuminare tutto il mondo e tutti noi.
Ed ho come sentito che ogni ferita è destinata ad essere “trapassata” e guarita dalla Luce.
Lo so: le cupe elucubrazioni interiori vorrebbero bloccarne la guarigione.
Nel buio.
Nei timori.
Nelle insicurezze.
Ma la Luce passa attraverso tutto e non ha timore di niente, perché è felice.
Siamo noi ad aver timore di Lei, facendoci mille masturbazioni solitarie e mentali, nel duello infinito tra noi ed il passato.
Ci autoconvinciamo di essere destinati al dolore, di essere indegni di essere amati, ci sentiamo “fuori luogo”, ci chiediamo mille “perché” e, troppo spesso, la rabbia ci mette con le spalle al muro.
Qualche volta mischiandosi anche alla depressione.
C’è una meravigliosa canzone di Lucio Dalla intitolata “Notte”.
E’ una poesia che racconta, senza mezzi termini, la notte.
La propria notte. Continua a leggere Le cicatrici sono il segno che è stata dura. Il sorriso racconta che ce l’hai fatta.
E il “colle dell’inferno” divenne il “colle del paradiso”
Nel blog sono indietro, indietrissimo. Lettere ricevute, episodi scolastici stimolanti, eventi che mi rincorrono nelle giornate…tutto è accantonato in una cartella del pc intitolata: “Per il blog; da non dimenticare”.
Scrivo questo per comunicare ufficialmente che se i post ultimamente si sono diradati, un motivo c’è.
Un bel motivo.
Sto ultimando un libro su san Francesco!
Anzi, no; in realtà sto scrivendo una guida turistica per i luoghi francescani.
No, nemmeno questo è esatto. Abbiate pazienza, ora tento di spiegarmi meglio.
Tutto ha inizio più di vent’anni fa. Mio marito era in convalescenza per un intervento determinato da un’emorragia cerebrale; causa aneurisma.
Poche settimane prima, il 12 maggio 1994, un improvviso tornado di angoscia mi aveva trascinata nel buio denso della paura.
Un attimo prima ero a scuola ed un attimo dopo ero all’ospedale.
Un attimo prima ero a fare l’appello ed un attimo dopo ero annientata dalle crude parole dei medici.
Un attimo prima …un attimo dopo…
Persino quando, due mesi dopo quell’intervento urgente uscì dall’ospedale, la tempesta interiore che era iniziata in me in quell’“attimo dopo”, ancora non passava.
Vivevo sballottata dalle paure (tante) e la mia piccola barca era sempre lì lì per rovesciarsi. Tutto era cambiato e niente sarebbe stato più come prima.
Ma avvenne anche un’altra cosa strana: fin da quel primo giorno di ritorno a casa, mi sentii fortemente attratta da Assisi e dai luoghi in cui Francesco si era lasciato abbracciare da Dio.
Ero lì nella mia prima giornata con i tre bambini, dopo settimane in sui eravamo stati separati dall’ospedale; ero lì quando avevo lacrime da versare o emozioni belle da ricordare; ero lì appena potevo. Il mio compleanno, la domenica, un anniversario od un giorno qualsiasi; ogni scusa era buona per farmi decidere di andare ad Assisi. Continua a leggere E il “colle dell’inferno” divenne il “colle del paradiso”