Tu ci sei, questo basta!

Carissima Chiara,
io un po’ mi ti immagino uscire di casa, in piena notte, giovanissima diciottenne, in compagnia di un’amica fidata.
Ti vedo attraversare silenziosamente Assisi e poi scendere veloce nel bosco fino alla Porziuncola.
Coraggio, fede e gioia ti stavano accanto e facevano il tifo per Te.
Aiuta anche me ad uscire di notte per percorrere il bosco della vita ed arrivare fino alla Porziuncola che Dio ha preparato per me.
Coraggio, fede e gioia ti chiedo! ????????

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Chiara e la benedizione del pane

Papa Gregorio IX era in Assisi e non poteva ripartire senza tornare tra gli olivi di San Damiano, dove si respirava la pura aria del francescanesimo.
Avvertita per tempo, questa volta Chiara, aiutata dalle compagne, aveva ornato di fiori la chiesa, aveva unto di olio le tavole della mensa, e cosparso di rami d’olivo la stradicciola che scendeva al convento.
Papa Gregorio IX si trattenne qualche tempo ad Assisi e prima di partire volle tornare a San Damiano… Il Papa benedisse le povere donne di San Damiano e rivolse loro un discorso da padre a figlie. Chiara lo stava ad ascoltare, estatica. Per quanto ella fosse molto avanti nella pietà e nella devozione, ogni parola del Papa le pareva un dono inestimabile…Intanto il tempo passava e già l’ora di mezzogiorno era da un pezzo scoccata, quando Chiara s’accorse che ormai il Sommo Pontefice non poteva tornare ad Assisi per il desinare.
Confusa, ma pronta, fece immediatamente preparare la mensa. Non c’era però che pane; pane duro ricevuto in elemosina. Chiara fece disporre le pagnotte sulle rozze tavole del refettorio, e, inginocchiata, pregò il Papa di benedire la mensa.
Il Papa rispose: Suor Chiara fedelissima, io voglio che benedica questo pane tu, facendovi sopra il segno della croce di Cristo.
Santissimo Padre, ribatté Chiara, perdonatemi, ma sarei degna di rimprovero, se, dinanzi al Vicario di Cristo, io, che sono una povera donna, presumessi di far questa benedizione.
Ma il Papa rispose ancora: ……io ti comando, per santa obbedienza, che sopra questo pane tu faccia il segno della croce, benedicendolo nel nome di Dio.
Chiara non si poteva rifiutare all’ordine del Sommo Pontefice.
Si alzò in piedi e con la mano destra tracciò in aria una gran croce, invocando il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Allora il Papa vide, e videro i Cardinali, i Prelati del seguito e le «povere donne» che erano intorno, come sopra ogni pagnotta fosse apparso, per miracolo, un segno profondo: una croce quasi intagliata nella dura crosta del pane.”
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Non inginocchiarsi di fronte agli uomini è l’esercizio più difficile da fare

1290186180821-1È il 6 agosto del 258 d.C. e nelle catacombe di san Callisto ci sono violenza ed urla. I soldati romani, a nome dell’imperatore Valeriano, entrano a forza nelle catacombe ed arrestano tutti coloro che si trovano lì a celebrare una messa: Papa Sisto II, vari diaconi e Lorenzo

Tutti verranno uccisi tranne Lorenzo. E un motivo c’è.

Tempo prima, quel ragazzo pieno di doti e di fede, era stato notato per la sua grande attenzione verso i poveri, per la sua onestà ed integrità. È giovane ma ha già le idee chiare sullo stile da dare alla propria vita.

Cristianesimo-224x300Papa Sisto II lo aveva nominato diacono, dandogli una responsabilità particolare: amministrare i beni e le offerte della chiesa per custodirle ed utilizzarle per i poveri, gli orfani e le vedove (allora non c’erano i sussidi statali o le pensioni).

Lorenzo, nato a Osca (Huesca) ai piedi dei Pirenei, in Aragona, è un trentenne generoso e coraggioso ed il giorno in cui tutti vengono arrestati ed uccisi, lui ha ben chiaro il motivo per cui si trova ancora vivo: l’imperatore Valeriano vuole che gli consegni i tesori della chiesa.

Gli promette salva la vita se lo fa.

Lo interroga a brutto muso perché gli obbedisca.

450px-Altes_Museum-GallienusLorenzo è tra il bastone e la carota dell’imperatore Valeriano.

Un giorno effettivamente gli dice che lo porterà a vedere il luogo dove la chiesa ha il suo tesoro nascosto. Valeriano va all’appuntamento pieno di aspettative ma non la prende affatto bene quando vede una massa di poveri disgraziati ed ammalati, farglisi avanti.

Sembra che quel giorno Lorenzo gli abbia detto: “Ecco! Questo è il tesoro della chiesa!”.

No. Valeriano non la prende bene.

Il giovane diacono si ritrovò rinchiuso nel sotterraneo del palazzo del centurione Ippolito.

Cieco-natoLì vi si trovava un altro prigioniero: Lucillo. Lucillo era cieco e sconfortato (e credo che ne avesse ben donde). Lorenzo gli parlò di Gesù con le frasi giuste che sanno dire solo coloro che vivono profondamente uniti a Lui. Il compagno di prigionia si converte e viene battezzato da Lorenzo con quel poco di acqua che esce dal suolo della prigione. È acqua normale ma, a volte, a Gesù piace dare dei segni evidenti della sua presenza con cose e gesti normalissimi; e così Lucillo, bagnato con l’acqua del battesimo, guarisce e ritorna a vedere!

Battesimo-dei-primi-cristianiNel frattempo il centurione Ippolito osserva tutto quel che sta accadendo nel sottosuolo del suo palazzo: l’angoscia viene spazzata via, i ciechi tornano a vedere e una serenità soprannaturale sgorga da ogni muro della prigione.

La mansuetudine di quei carcerati ed il miracolo di Lucillo lo colpiscono ed anche lui si converte e si fa cristiano.

Una specie di virus spirituale dilaga ovunque va Lorenzo ed è proprio lui a battezzare Ippolito.

 Ma l’imperatore Valeriano non prende bene neanche questa cosa. Ippolito fu poi legato alla coda di cavalli e fatto trascinare per sassi e rovi fino alla morte. Continua a leggere Non inginocchiarsi di fronte agli uomini è l’esercizio più difficile da fare