Da Lucifero a Satana: storia di un fallimento

“Buongiorno prof, volevo sapere solo delle cose su Dio. Stamattina stavo ascoltando una canzone. Ad un certo punto il cantante ha detto: “Su Dio non so molto per questo non prego”, e da questa frase mi sono fatta qualche domanda. Anch’io, come il cantante, non so molto su Dio. So solo che mi ha dato la vita, un tetto e tante altre cose, ma una cosa mi tormenta: perché a me ha dato tutte queste cose mentre alcuni bambini (anzi, tanti) muoiono di fame?

Perché Dio non pensa pure a loro? Lo so che questa “povertà” è opera dell’uomo, delle persone, ma perché Dio non può mettere un po’ di ordine?

Ah, ultima cosa; il diavolo un tempo era un angelo, Dio l’ha scaraventato all’inferno (o purgatorio, non ricordo), ma se Dio è rappresentato come il buono che “perdona tutti”, perché Lucifero non l’ha perdonato?

Non poteva perdonarlo, fargli la ‘ramanzina’ e poi dargli una punizione adatta a lui?

E ultimissima cosa; se il diavolo una volta era un angelo, perché è diventato così cattivo? Che cosa gli è successo?

E perché Dio è rappresentato come il ‘buono’ e Lucifero è rappresentato come il ‘cattivo’?

Scusi se le ho fatto perdere tempo e scusi ancora se ci sono errori grammaticali.”

 

Carissima Veronica, prima o poi tutti arriviamo alle tue domande. Sono domande urgenti, con risposte profondamente misteriose.

Quando si tratta di Dio, infatti, il nostro cervello non è l’organo migliore per capirci qualcosa. Nel libro di Isaia, il Signore dell’universo dice chiaramente (e senza tanti giri di parole): “…i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Isaia 55). Però dobbiamo tentare ugualmente di comprendere qualche mollica caduta per noi dalla grande tavola di Dio.

E allora, iniziamo ad alzare lo sguardo verso il Cielo ed aguzziamo l’intuito spirituale. Continua a leggere Da Lucifero a Satana: storia di un fallimento

La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno. (Alda Merini)

Buona sera prof, spero di non disturbarla ma le vorrei parlare di un po’ di me. Io sono una persona molto dolce ma tutti vedendomi, mi credono la solita ragazza sfigata e facile
da prendere in giro. Perché? Per molte cose; una di queste è il mio aspetto.

Eh già; io mi odio e gli altri lo odiano.

Molti miei amici mi dicono “Sei bella sei carina” ma altri invece non hanno tentennamenti nel dirmi: “Grassa, maiala…” e via dicendo. Quando mi dicono cosi è come una fitta al cuore. Come se qualcosa si sgretolasse dentro di me. Ma dico io: la gente,
prima di parlare, non pensa ai sentimenti che prova chi riceve questi giudizi cattivissimi? E non immagina che chi li ascolta, già sa di avere quel difetto? E queste persone così dure nel dare risalto ai difetti altrui, non pensano che fanno stare ancora peggio, chi li riceve?

Ma no. Non ci pensano. Sono esseri troppo impegnati a fare i fighi, insultando gli altri.

Però, per fortuna, ci sono sempre persone per bene. Tipo un mio amico che mi dice che per, lui, sono bella e unica e che devo avere più autostima in me stessa. Ma dopo tutti i soprannomi che mi hanno appioppato, ormai si è sgretolata. E’ difficile dire a me stessa: “Sei bella”.

Quest’anno, per fortuna, un po’ le cose sono migliorate. Sto iniziando a recuperare un po’ la mia autostima, grazie al fatto che sono dimagrita. La gente mi cerca di più ed io ho capito che noi viviamo in un mondo fatto solo di pregiudizi. Lei che ne pensa di tutto ciò? Come possiamo evitare questi pregiudizi? Scusi tanto il disturbo e la lunghezza di questa lettera. Attendo la sua risposta prof!

Dimenticavo: che cos’è l’amore per lei?

 


Carissima Tiziana, le persone “per bene” non finiranno mai.

Proprio come il tuo amico che ti sta vicino, iniettandoti un po’ di dose di autostima.

Paul Brulat diceva che Basta un minuto per fare un eroe; ma ci vuole una vita intera per fare un uomo per bene. (Pensieri, 1919).
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“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” (Fedor Dostoevskij)

“Cosa farei se avessi 24 ore di libertà? Andrei a sentire l’odore dell’erba appena tagliata”

“Chissà cosa darei per accompagnare mia madre a fare la spesa e spingerle il carrello”

“Spacciavo perché ero un illuso affamato di amore. Mi sentivo cercato da tutti e con la bella vita a portata di mano. Troppo tardi ho capito che stavo rovinandomi. E’ che l’apparenza ci imprigiona il cervello e non ci fa più capire ciò che vale veramente”

“Il momento più doloroso è stato sentire il pianto di mio padre quando gli ho detto che lo stavo chiamando dal carcere. A volte mi chiedo come facciano, i miei genitori, ancora ad amarmi e starmi vicino”

“No, dopo che sono stato arrestato tutti i miei amici mi hanno abbandonato. Ma forse non erano amici”

“Cosa ho fatto la prima notte? Ho pianto. E poi anche la seconda notte ed anche la terza. Ho pianto per quindici notti, sfinito dalla tristezza che mi entrava dentro le ossa”

“Il dolore del carcere si allarga all’intera famiglia. Non siamo solo noi a soffrire”

“Ho sbagliato ed è giusto che io sia qui. Voi ragazzi siate più in gamba di me”

“Gli anni in cui sono stato sballottato tra un collegio e l’altro, hanno segnato la mia esistenza. Ora sto cercando di riprendere in mano il timone della mia vita”


I detenuti parlano con i nostri ragazzi ed i ragazzi non battono ciglio.

Ascoltano e chiedono.

Arrivano domande sul pentimento, il rimorso e la coscienza. Sulla vita quotidiana in carcere e sulla fatica di rinascere. Si parla di cose scomode, di sovraffollamento, di autolesionismo e suicidi, di diritti dei carcerati e di sanzioni da parte dell’Europa nei confronti del mondo penitenziario. Continua a leggere “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” (Fedor Dostoevskij)

“Credo che ogni cosa che avviene nel mondo è un millimetro del metro di Dio” (R. Vecchioni)

“Non so neanche se iniziare questo messaggio con un buongiorno, un buonasera o un buonanotte prof, vista l’ora…ma proprio non riuscivo a dormire.

Per la testa ho un pensiero che non riesco proprio a levare, un chiodo fisso che ho da qualche giorno.

Prima una premessa: ero alla stazione l’ultimo dell’anno mentre aspettavo mia sorella… ad un certo punto, mentre vagavo per la stazione, vedo una ragazza entrare con un grande sorriso: giuro che per qualche secondo ho creduto fosse Sara!(ndr: Sara è un’amica di Aurora, purtroppo deceduta improvvisamente alcuni mesi fa) Ne ero convinta, ci avrei scommesso qualunque cosa! Quel sorriso… una meraviglia! Un raggio di sole nel buio, l’arcobaleno dopo la pioggia…non so neanche come poterlo descrivere precisamente!

So solo che era quello di cui avevo bisogno in quel momento e di cui avrei sempre bisogno!

Quella ragazza avrà pensato che fossi pazza, visto che l’ho fissata per tipo una trentina di secondi: non potevo credere a quello che avevo visto! Era il SUO sorriso… erano mesi che non vedevo quel sorriso e, soprattutto, la sicurezza e l’allegria dietro quel sorriso.

Ma la cosa strana doveva ancora succedere! Esco dalla stazione e decido di andare a fare un giro per il corso per schiarirmi le idee… faccio pochi passi e la rivedo di nuovo nel viso di un’altra ragazza! Giuro che per un attimo ho pensavo che stessi impazzendo!

Ne ho parlato con alcuni amici, ma una soprattutto mi ha colpito perché mi ha detto: “E se fosse un segnale? Ci hai pensato?” … onestamente non ci avevo pensato.

Poi ho ricordato una cosa che avevo rimosso e cioè che una delle primissime volte che l’avevo vista, era stata proprio in quella stazione mentre andava all’università.

Io sono un disastro con i nomi, infatti dopo averci parlato solo qualche minuto, sono uscita e ho cominciato a pensare (questo me lo ricordo!) “Ma come si chiama sta ragazza? Boh la prossima volta che torno a calcio cercherò una ragazza con un grande sorriso e sarà lei di sicuro…tanto con quel sorriso non ci ho mai visto nessuno”.

Quello che le volevo chiedere alla fine è: secondo lei siamo costantemente circondati da segni che però non notiamo o succedono solo in certe situazione della nostra vita?

Va beh prof la lascio dormire, sperando di non averla disturbata (soprattutto perché le ho scritto un tema e non un messaggio) e buongiorno ????

Carissima Aurorala maggior parte delle inquietudini umane derivano dalla brutta sensazione di sentirci proiettati per caso sulla terra, costretti a sopravvivere da soli, smarriti e senza un senso preciso da attribuire agli accadimenti. Continua a leggere “Credo che ogni cosa che avviene nel mondo è un millimetro del metro di Dio” (R. Vecchioni)

Il bullismo raccontato da una fragilissima e tosta quattordicenne

Si chiama Alice, ha 14 anni, un aspetto bellissimo (particolare da tenere bene in mente quando leggerete il suo scritto) ed alcune fragilità che l’hanno resa speciale.

Un giorno mi si è avvicinata con un bigliettino scritto a mano.

Me l’ha dato quasi sottobanco dicendomi:Qui prof ho scritto alcune cose che non sono riuscita a dirle a voce. Vorrei che le leggesse!”

Mi sono portata a casa quel bigliettino prezioso e per alcuni giorni non sono riuscita neanche ad aprirlo per le tante corse che sempre mi accompagnano nelle mie giornate.

Poi oggi l’ho aperto e l’ho letto.

Sono rimasta a bocca aperta per quel che mi diceva e per come me lo diceva. Con il suo permesso, farò diventare questo bigliettino, ricchezza per tanti!

“Buonasera prof, le vorrei raccontare una cosa che non ho fatto in tempo a dirle la scorsa lezione, quando abbiamo parlato del bullismo.

Io dalle persone non sono mai stata accettata. Per la mia timidezza. Quando sono con le persone non so mai cosa dire.
Ecco perché ho sempre cercato di legarmi con persone molto
estroverse. Ho cercato, perché in realtà non ci sono mai riuscita.

Osservandomi da cima a fondo, vedendo il mio abbigliamento, il mio silenzio…le ragazze della mia ex scuola (parlo delle medie inferiori prof) mi hanno sempre presa di mira, parlando male di me tra di loro. E siccome in gruppo io non parlavo, loro non mi rivolgevano parola e mi trattavano come fossi un essere invisibile.

I ragazzi, beh…ancora peggio. Mi facevano sentire male per il mio aspetto fisico, facendomi sentire più brutta di quanto io non lo fossi già.

Lo scorso anno, in terza media, tutto è iniziato in un modo che mai mi sarei aspettata. Mi sembrava di vivere un bruttissimo film. Scotch nei capelli, sempre presa di mira nel peggiore dei modi, facevano volare i miei oggetti…arrivai ad un punto tale che piangevo come una bambina e desideravo cambiare scuola. Alla fine dissi qualcosa ai prof e loro presero provvedimenti.

Tutti mi consideravano la più debole, ma ero la più forte.

Lì poche persone mi sostenevano e quelli che si
consideravano forti, si sono poi rivelati deboli e pieni di paura. Avevano paura persino di dire al prof: “E’ stato quel tipo a rubare i libri dagli zaini, per copiare”. Io sono stata l’unica a dirlo. Tutti gli altri avevano paura di quello lì. Stavamo rischiando una nota di classe ed io sono stata l’unica ad ammettere chi fosse il ladro dei libri.

Per me la cattiveria non ha lo scopo di indebolirci ma di fortificarci. Ecco perché non può essere eliminata.

Io quest’anno mi sto trovando bene. La classe è parecchio vivace ma anche divertente e in molti mi hanno accettata. Ho anche più amici. E se io, che in genere ho molta pazienza, arrivo al limite, uso il mio carattere. E’ morta quell’“Alice” che stava
zitta e buona buona.

E non vale la pena uccidersi per quelle persone super deboli. Anzi, rispondete, parlate con i migliori amici, con i genitori, gli psicologi, i professori, i presidi…

Uccidermi, mai e poi mai! Siamo giovani ed abbiamo tutta la vita davanti.

Scusi per gli errori grammaticali; l’ho scritto di fretta. Arrivederci prof e grazie per avermi ascoltata. Alice” 

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L’amore è quando non riesci a dormire perchè la realtà è migliore dei tuoi sogni. (Dr Seuss)

“Ok, ora le racconto questa storia: la storia di me e Bianca, una ragazza favolosa che ho conosciuto nel 2013, verso la fine della terza media. Lei mi piaceva, mi faceva perdere la testa ed ogni suo sorriso era una mia vittoria.

Un giorno prendo coraggio e le dico “Bianca devo parlarti…”

Risponde “anche io” e poi mi dà un bacio.

No, non un bacio qualsiasi. Il mio PRIMO bacio.

Un bacio infinito, il più bello della mia vita.

Inizio un favoloso cammino con lei. Ricordo le notti nel suo giardino ad abbracciarci e a guardare le stelle. Ho la fortuna di aver incontrato come prima ragazza, una ragazza seria. Cosi come la nostra relazione. Una relazione che purtroppo è durata solo 4 mesi. Noi ci amavano ancora, ma di mezzo c’era la madre che non sopportava che sua figlia stesse con me. Non ne capisco tuttora il motivo. Fatto sta che io e Bianca non avevamo la minima intenzione di lasciarci e così la madre decise di farla trasferire in un’altra città.

Per molti anni non ho cercato nessuna ragazza perché nessuna sarebbe stata degna quanto lei. Ora le cose son cambiate; ci sono delle ragazze che mi piacciono, alcune per un motivo altre per un altro. Ma io non dimenticherò mai nemmeno uno dei baci favolosi che ho ricevuto da Bianca.

Si ricorda quel giorno che ha fatto quella lezione sulla differenza tra “fare sesso” e “fare l’amore”? Mi ricordo una frase che lei quel giorno ha detto (col suo modo ironico che mi fa troppo ridere). Lei ha detto “fare l’amore non è un esercizio ginnico ma una danza sensuale fatta insieme“. Ci ha parlato di intimità, di amore… Beh, quel giorno dopo la lezione mi è scesa qualche lacrima perché tutta la sua lezione era stata semplicemente favolosa! Mi ha fatto ricordare l’amore che provavo per Bianca ed il nostro baciarci ogni secondo.

Ieri mi sono arrabbiato con una persona perche mi ha detto “Ma tu sei un coglione, la devi rimuovere dalla tua mente, devi dimenticarla”. Ho riflettuto un po’ e gli ho risposto “Dimenticarla? Spero solo che non farai cosi con Laura…

Ecco qua prof, ci tenevo tantissimo a condividere questo mio vissuto con lei.

Mi piacerebbe (non so se sia possibile) se un giorno potesse fare una lezione su questa cosa che le ho raccontato, magari cambiando i nomi. Ha presente quelle lezioni sull’amore e l’innamoramento che lei ogni tanto fa… Gliene sarei molto grato.

Carissimo Federico, hai presente il famoso detto: “ L’amore non ha età”? Ecco: è proprio vero!

A 15 anni come a 60, l’amore accade, avvolge e sconvolge.

L’amore non aspetta che noi diventiamo maggiorenni, per arrivare. E neppure si allontana da noi all’età della pensione; cambia solo il nostro modo di percepirlo (esperienza e maturità lasciano un segno). Continua a leggere L’amore è quando non riesci a dormire perchè la realtà è migliore dei tuoi sogni. (Dr Seuss)

La volontà di Dio non è un copione prestabilito…

Carissima prof.ssa Corvo, le chiedo scusa se mi permetto di disturbarla, ma leggendo il suo libro mi sono sentita così coinvolta da sentirmi quasi una delle sue alunne e potermi permettere di farle un paio di domande. Per cominciare vorrei farle dei grandissimi complimenti per il suo libro, racconta storie nelle quali ognuno di noi si riconosce a pieno…pensi che a casa mia si fa a gara tra me e mia mamma per prenderlo prima quando abbiamo un momento libero (perchè lo stiamo leggendo insieme .)

Avrei due domande: come è possibile riconoscere la volontà di Dio nelle nostre vite e nelle nostre scelte?

Crede che esistano delle vocazioni a svolgere una determinata professione o esistono unicamente le vocazioni religiose?

Sono una studentessa di medicina al secondo anno, abbastanza in crisi! Ho intrapreso il mio percorso, con il desiderio di voler aiutare gli altri. Potrebbe sembrare una motivazione stupida, ma è proprio questo che mi ha spinto a provare il test che ancora non mi spiego per quale ragione, sebbene mi fossi preparata, sono riuscita a superare. Uscita da scuola non ero sicura di cosa avrei fatto da grande, non avevo particolari preferenze ed almeno fino a quel momento mi sembrava di non avere una particolare predilezione o predisposizione per nulla in quanto andavo abbastanza bene in tutte le materie. Mi immaginavo po’ pronta ad aiutare chiunque ne avesse avuto bisogno, un po’ stile medico senza frontiere. La mia idea di partenza era quella di fare la pediatra. Pian piano mi sono resa conto che forse la mia scelta sia stata un po’ influenzata da ciò che mi è successo: mio padre è morto a causa di un tumore quattro anni fa dopo una sofferenza di due anni. È stato un periodo di prova per la mia famiglia, ma ancora più di grande Grazia, in quanto grazie all’aiuto di Dio ci siamo riuniti ancor di più e l’Amore (è proprio necessario mettere la A maiuscola!) che i miei genitori hanno testimoniato è stato davvero grande. Ho iniziato quindi a credere che avendo avuto, nella sfortuna, questa grande fortuna, avrei potuto cercare di prendermi cura degli altri trasferendo loro questo amore.

Iniziata l’università, lontana da casa, non così convinta della scelta, non mi sono appassionata molto a ciò che ho fatto e spesso mi sono sentita estranea a tutto ciò che stavo vivendo. In particolare un esame non è andato bene per ben due volte e questo mi ha buttato molto giù poiché non mi era mai capitato che qualcosa andasse male a scuola. Ho iniziato a credere di essere incapace e inadatta.

La scorsa estate ho deciso di prendermi un po’ di pausa per ripensare alla scelta e, dopo un percorso, ho riacquistato un po’ di fiducia in me. Ad agosto non avevo ancora deciso cosa fare, tante cose mi attiravano e balenavano in testa, ma alla fine qualcosa da dentro mi ha spinto a provare a continuare. Adesso però mi ritrovo di nuovo in totale confusione. A volte credo che mi interesserebbe fare altro e che forse ho completamente sbagliato direzione; altre che magari non sono capace di abbandonarmi totalmente alla novità e lasciarmi affascinare; altre di essere incapace di fronteggiare la malattia nel caso in cui dovessi diventare un medico.

Sono un mix di sensazioni che non mi permettono di stare tranquilla e che generano grandissima confusione. In alcuni momenti mi vedo con il camice dare un sorriso e prendermi cura di chi ho vicino, altre volte penso di essere totalmente inadatta.  In determinati momenti penso che potrei fare la professoressa, altre invece il magistrato…. La ringrazio e le chiedo scusa se dovessero esserci errori, ma ho fatto tutto di getto. La ringrazio di nuovo per ciò che fa …Elisa 

Carissima Elisa, buttiamoci a capofitto nelle tue due domande iniziali:

1. Come è possibile riconoscere la volontà di Dio nelle nostre vite e nelle nostre scelte?

2. Crede che esistano delle vocazioni a svolgere una determinata professione o esistono unicamente le vocazioni religiose?

Inizio con la seconda, perché mi piace vincere facile. No, non esistono solo le vocazioni religiose. Ognuno di noi nasce con un libro della vita pensato apposta per lui. Lì ci sono scritti doni e talenti, eventi ed episodi, incontri ed esperienze… insomma: tutto quel che la vita gli regalerà per metterlo nelle condizioni di essere felice e di scegliere come realizzarsi nella vita.

 

Potremmo dire che ci sono tante vocazioni, quante sono le creature umane che arrivano sulla terra.

E fin qui è stato facile risponderti.

 

Ma ora passiamo alla prima domanda: Come faccio a conoscere la volontà di Dio per la mia vita?”. Cercherò di essere il più concreta e spirituale possibile. Continua a leggere La volontà di Dio non è un copione prestabilito…

Una figlia muore all’improvviso…

Su questa terra mancano le parole adatte per descrivere quel che accade nell’anima del genitore che rimane.

Qualche mamma prova a descrivercelo.

«Ero come in trance, non parlavo, non sentivo, non pensavo. Il buio totale»

«Sono stata risucchiata dal dolore, un baratro. La mia vita non era più niente, come se fossi caduta in un pozzo e ogni giorno che passava vi sprofondavo sempre più. Vivevo questa realtà nella sofferenza più totale, non avevo né interessi nè stimoli. Non volevo lasciarlo andare via»

Pensavo a tutto questo buio angosciante e mi chiedevo dove avesse trovato la forza di scrivermi certe parole, una mamma a cui è morta improvvisamente la figlia pochi mesi fa. Era venuta alla presentazione del libro In te mi rifugio e la sera mi aveva mandato questo messaggio:

“Brava Cristina! Una bella occasione per credere nelle buone notizie e nelle persone! Mi porto, via oltre al tuo entusiasmo, la bellezza che in ognuno di noi c’è (una Luce che dobbiamo tirar fuori) e la conferma che non ci si salva da soli. Lo sperimento spesso. Continuiamo a credere nel Bene! Ho preso diverse copie che regalerò a famiglie con adolescenti. Buonanotte”

Quelle poche righe raccontavano un cuore di madre che, pur essendo ancora sotto sforzo per il dolore più grande del mondo, riusciva a pulsare ossigeno anche nelle arterie altrui.

Come si può riuscire ad essere così buoni e forti?

Le rispondo in punta di piedi, con il timore di scrivere frasi scontate, ma voglio ringraziarla per quell’overdose di coraggio che mi ha regalato.

Lei mi risponde e mi commuove ancora di più.

“Ho avuto la Grazia di scorgere un
compito Grande per Sara, di vedere che Nulla si sarebbe perso, di percepire che lei ora sta bene… Non penso che tutto questo possa essere un auto-convincimento, ma piuttosto dono di un Dio che molte volte mi aveva già fatto sentire l’abbraccio, la protezione e il conforto. Ammetto però che se non coltivo la mia fede, ho dei periodi giù, bassi e bloccati. Ecco perché sono convinta che non ci si salva da soli… cioè il bene che fanno gli amici, le persone care, tutti quelli che pregano per te, che magari ti mandano un messaggino o una bella immagine al mattino. Quando invochiamo lo Spirito Santo, gli chiediamo di operare, di prendere il comando della nostra vita. Bello quando hai detto il motivo del tuo sorriso Mattutino: in macchina parlare a Dio dei tuoi alunni. Grazie ancora. Complimenti anche per il tuo nuovo lavoro su Assisi! Un abbraccio e continua a far passare l’ Amore!!!!!!

Rileggo la prima riga e mi lascio rasserenare dalle tre verità sulla vita, che questa mamma ha sintetizzato così bene. Continua a leggere Una figlia muore all’improvviso…

Alla ricerca dell’identità sessuale

Cara Cristina, sono riuscita ad ascoltarla in alcune occasioni e sono venuta alla presentazione del suo libro (tra l’altro, bellissimo). Mi ha sempre affascinato il suo modo di parlare e il suo messaggio di conforto arriva dritto a destinazione.

Si starà chiedendo perché ho deciso di scriverle. Non sono affatto brava con le parole. In realtà non sono neanche sicura che, alla fine di questo messaggio, riuscirò a premere il tasto “invio”. Semmai ci riuscirò, sono certa che si alterneranno infinite fasi in cui mi pentirò di averlo fatto ed altre in cui penserò che magari è valsa la pena far fuoriuscire tutto questo (almeno per una volta).

Ecco io ho un piccolo problemino (che poi, per me, tanto piccolo non è).

E’ sempre vissuto nella mia testa. Forse non ho mai avuto il coraggio di parlarne, o forse prima di farlo avrei voluto capirlo io stessa.

Il fatto è che oramai sono 18 anni che non ci capisco niente. Il mio problema è una confusione. Una confusione di orientamento sessuale. E’ un tasto delicatissimo per me. Una miscela di confusione, paura ed insicurezza indescrivibili. Parlo di “confusione” proprio perché più ci penso e più non ci capisco niente.

Mi è capitato diverse volte di avere delle relazioni con dei ragazzi, più o meno durature. La storia più duratura e significativa che ho avuto, l’ho vissuta durante lo scorso anno in Inghilterra. Avevo questa cotta per un ragazzo; sì, mi piaceva. E’ iniziato da un’amicizia forte e duratura, poi entrambi ci siamo resi conto che ci sarebbe piaciuto diventare qualcosa di più e così abbiamo iniziato una relazione. E’ stata una bella esperienza. Mi ha fatto conoscere un lato nuovo di me, legato al mio impegno con un’altra persona. Ma come in qualsiasi altra relazione che io abbia avuto, c’è stato qualcosa che mi ha fatto da ostacolo e che tutt’ora mi blocca; l’attrazione fisica. Non sto parlando di sentirmi pronta o no ad una relazione sessuale, perché capisco che questo sarebbe normalissimo. Per di più, a differenza di molti ragazzi di oggi, la penso un po’ all’“antica” sul sesso; ovvero gli attribuisco un grandissimo significato!

Riguardo la vita sessuale: penso sia normale farsi delle fantasie a questa età, no? Ecco… raramente i protagonisti di queste mie fantasie sono di sesso maschile. Non dico che non sono attratta dai ragazzi, ma c’è qualcosa che dal punto di vista fisico mi crea dei limiti e non mi permettere di andare avanti. E’ come se, immaginandomi a superare un certo livello di intimità, idealmente mi sento più a mio agio con una donna che con un uomo.

Allo stesso tempo non dico che ogni volta (per esempio negli spogliatoi quando mi cambio con delle ragazze) io ne rimanga attratta. Anzi, no.

Ma c’è qualcosa nell’immagine di una donna che io non riesco a trovare nell’uomo… parlo di una dolcezza, una delicatezza e sensibilità tali, che sono in grado di catturare tutta la mia attenzione. Capisco che si tratta solo di una fantasia e che quindi, essendo tale, può essere idealizzata. E poi questi pensieri mi succedono a tratti. A volte sono del tutto assenti, altre volte invece non riesco ad evitarli.

Magari uno dice: “E’ perché non hai trovato il ragazzo giusto”.

Ma perché???

Perché non sono così presa dall’immagine di un uomo, mentre invece ho questa “ossessione” che non mi lascia in pace? E mi fa sentire come se io non sarò mai in grado di aprirmi completamente con un ragazzo?

E’ difficile dover convivere con questa battaglia dentro la mia testa. Soprattutto quando a scuola, con gli amici o in qualsiasi altro posto, ogni minimo e stupido gesto o ogni banale battuta, sono rapportati al sesso.

A volte mi sembra di impazzire!

La risposta che da anni consiglio a me stessa è che, magari, sia il tempo che l’esperienza riusciranno a dare più chiarezza ai miei sentimenti.

Nella mia vita non ho mai avuto il coraggio di parlare di questa cosa con nessuno, sia perché penso che la risposta prima o poi la troverò in me, sia perché non vorrei che questo cambiasse il modo con cui le persone mi vedono.

Ma a volte tenersi tutto dentro fa ancora più male.

Si starà allora chiedendo perché ho deciso di scrivere a lei tutto questo. Sinceramente? Non ne sono sicura, forse ho soltanto bisogno di dirlo per una volta. E poi parlarne con lei mi fa sentire come se, in qualche modo, fossi “al sicuro”, leggendo anche tutto ciò che gli altri ragazzi (e non solo) le scrivono. Ora cercherò di cliccare “invio”. Grazie per avermi ascoltata, Marta.

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“Odio e amo”

“Eh si prof, sono proprio io a scriverle. Dietro al volto di un’alunna sempre serena e con il sorriso sulle labbra c’è qualcosa che non va.

Premetto che sono settimane che cerco di finire questa lettera perché non so mai come spiegarle tutto e so perfettamente che mi risponderà tra un po’ di tempo (viste le moltissime cose che ha da fare ultimamente).

Sono molte sere che una domanda mi frulla in testa: “Si può arrivare ad odiare uno zio?” 

L’ho sempre visto come un adulto rimasto bambino. Mi viziava, giocava con me, passavamo ore intere a fare la lotta con i cuscini sul divano o sere intere ad affogare in patatine e pop-corn, guardando le partite di basket. Ero la sua prima nipote e mi ha sempre un po’ trattato come sua figlia. In poche parole, ero la sua preferita.

Per quattro anni è stato sposato con una donna a cui io volevo molto bene. Mi faceva sempre le treccine e ogni tanto mi veniva a prendere a scuola. Un giorno ero a casa loro e, mentre giocavo con le mie barbie, li ho sentiti litigare. Da quel giorno non ho più visto mia zia.

Intanto ecco arrivare il mio ottavo (non si dimentichi questo particolare; ottavo) compleanno. Mio zio aveva conosciuto un’altra donna; un po’ più seria e tutta d’un pezzo, ma simpatica anche questa, via. Dopo circa un annetto si sono lasciati. Devo ammetterlo prof: ero anche un po’ felice per questo. E sa perché? Perché non sapeva fare bene le treccine! In quei giorni pensavo: “Boh, forse è mio zio quello sbagliato, forse è lui che le fa “scappare” tutte”.

Verso la metà del 2009 zio è partito per qualche mese. Mi mancava molto fare i compiti con lui. Al suo ritorno corro ad abbracciarlo, sono entusiasta del regalino ma…non entra in casa da solo. E’ accompagnato da una donna alta, più giovane di lui, con i capelli color carota, gli occhiali ed una parlata un po’ strana. I miei genitori già sapevano e mi dicono: “Sorpresa! Non sei contenta?”. Beh, si dai, potevo essere contenta, ma la squadrai dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello. Lei era di una città vicino Milano. E questo cosa voleva dire? Mica pensava di portarsi mio zio con lei?

No, non se lo portò via. Andarono a vivere in una casa in campagna, qui vicino. L’anno dopo arrivò una notizia: la compagna aveva ricevuto un contratto a tempo indeterminato, a Milano.

A MILANO? NELLA MIA TESTA FRULLAVANO MILLE PAROLACCE E TANTISSIMA RABBIA.

Dopo quella notizia salutai mio zio con un semplice abbraccio. Lui, nel giro di un mese, si trasferì lassù. Da quel momento cambiò TUTTO! Non esistevano più le lotte con i cuscini, le ingozzate di patatine davanti alla partita di basket, i compiti fatti insieme… Era svanito tutto in un minuto.

Mia “zia” rimase incinta (sì, metto tra virgolette la parola zia perché sono obbligata a chiamarla così dai miei genitori, per questioni di rispetto). Per due estati di seguito andai a trovarli. Ah, che sia chiaro! Io ci sono andata solo per il mio piccolo cuginetto. In quelle due estati litigai di continuo con mio zio. Non era cattiveria; stavo soltanto creandomi una piccola corazza, perché sapevo che se fossimo tornati in buoni rapporti, lui sarebbe rimasto comunque là ed io sarei tornata senza di lui. Lo so, ragionamento stupido, vero?!

Estate 2012: “Il capo di Maria le offre un posto di lavoro in Germania. E’ un’occasione che non si può far scappare”. “MA SERIAMENTE?! ZIO, MA DA QUANDO SEI COSI’ DIPENDENTE DA UNA PERSONA? DA QUAND’E’ CHE NON PENSI PIU’ ANCHE A TE STESSO? COSA TI STA PRENDENDO?”

Non so quante volte al secondo mi sono ripetuta questa frase, incredula di quello che stavo sentendo. Si instaurò un odio profondo, verso mia “zia” (che cmq c’era sempre stato) e verso mio zio (non lo riconoscevo più, non ci stavo capendo più nulla). Cosi quella, si portò ancora più lontano sia mio zio che mio cugino.

Estate 2013: matrimonio di “quei due”. Dopo il matrimonio arrivò la “piccola” novità: una nuova gravidanza. OTTIMO, pensai. Nacque mia cugina. Bellissima; un vero spettacolo.

Dall’estate 2014, i miei “zii” tornano sempre in Italia per passare le vacanze. Io cerco di stare il più possibile con i miei cugini e di litigare il più possibile con mio zio. Si esatto: LITIGARE. Perché so benissimo che è impossibile restaurare di nuovo il rapporto che avevo con lui, dopo che “quella lì” me l’ha portato via.

Prima di finire la lettera prof, ricorda il particolare dell’“ottavo compleanno”? Bene, quello è stato l’ultimo compleanno che ho festeggiato con mio Zio.

Spero di non essermi dilungata troppo, buona giornata prof e la ringrazio già da adesso perché, anche solo scrivere quello che ho dentro, mi è servito molto.

Un grandissimo abbraccio, la sua carissima alunna Manuela

Carissima Manuela, che lettera interessante hai scritto! E’ strapiena di amore per tuo zio! Parli anche di odio…sì…forse…

L’amore forte è sempre un po’ borderline e può sconfinare anche nell’odioIn uno studio fatto nel laboratorio di Neurobiologia dell`UCL (University College London) è emerso che, dal punto di vista biologico, sono l’amore e l’odio a spingere a compiere atti irrazionali, crudeli o eroici. Sembra impossibile ma sono proprio questi due sentimenti opposti a generare comportamenti simili. Continua a leggere “Odio e amo”