“Odio e amo”

“Eh si prof, sono proprio io a scriverle. Dietro al volto di un’alunna sempre serena e con il sorriso sulle labbra c’è qualcosa che non va.

Premetto che sono settimane che cerco di finire questa lettera perché non so mai come spiegarle tutto e so perfettamente che mi risponderà tra un po’ di tempo (viste le moltissime cose che ha da fare ultimamente).

Sono molte sere che una domanda mi frulla in testa: “Si può arrivare ad odiare uno zio?” 

L’ho sempre visto come un adulto rimasto bambino. Mi viziava, giocava con me, passavamo ore intere a fare la lotta con i cuscini sul divano o sere intere ad affogare in patatine e pop-corn, guardando le partite di basket. Ero la sua prima nipote e mi ha sempre un po’ trattato come sua figlia. In poche parole, ero la sua preferita.

Per quattro anni è stato sposato con una donna a cui io volevo molto bene. Mi faceva sempre le treccine e ogni tanto mi veniva a prendere a scuola. Un giorno ero a casa loro e, mentre giocavo con le mie barbie, li ho sentiti litigare. Da quel giorno non ho più visto mia zia.

Intanto ecco arrivare il mio ottavo (non si dimentichi questo particolare; ottavo) compleanno. Mio zio aveva conosciuto un’altra donna; un po’ più seria e tutta d’un pezzo, ma simpatica anche questa, via. Dopo circa un annetto si sono lasciati. Devo ammetterlo prof: ero anche un po’ felice per questo. E sa perché? Perché non sapeva fare bene le treccine! In quei giorni pensavo: “Boh, forse è mio zio quello sbagliato, forse è lui che le fa “scappare” tutte”.

Verso la metà del 2009 zio è partito per qualche mese. Mi mancava molto fare i compiti con lui. Al suo ritorno corro ad abbracciarlo, sono entusiasta del regalino ma…non entra in casa da solo. E’ accompagnato da una donna alta, più giovane di lui, con i capelli color carota, gli occhiali ed una parlata un po’ strana. I miei genitori già sapevano e mi dicono: “Sorpresa! Non sei contenta?”. Beh, si dai, potevo essere contenta, ma la squadrai dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello. Lei era di una città vicino Milano. E questo cosa voleva dire? Mica pensava di portarsi mio zio con lei?

No, non se lo portò via. Andarono a vivere in una casa in campagna, qui vicino. L’anno dopo arrivò una notizia: la compagna aveva ricevuto un contratto a tempo indeterminato, a Milano.

A MILANO? NELLA MIA TESTA FRULLAVANO MILLE PAROLACCE E TANTISSIMA RABBIA.

Dopo quella notizia salutai mio zio con un semplice abbraccio. Lui, nel giro di un mese, si trasferì lassù. Da quel momento cambiò TUTTO! Non esistevano più le lotte con i cuscini, le ingozzate di patatine davanti alla partita di basket, i compiti fatti insieme… Era svanito tutto in un minuto.

Mia “zia” rimase incinta (sì, metto tra virgolette la parola zia perché sono obbligata a chiamarla così dai miei genitori, per questioni di rispetto). Per due estati di seguito andai a trovarli. Ah, che sia chiaro! Io ci sono andata solo per il mio piccolo cuginetto. In quelle due estati litigai di continuo con mio zio. Non era cattiveria; stavo soltanto creandomi una piccola corazza, perché sapevo che se fossimo tornati in buoni rapporti, lui sarebbe rimasto comunque là ed io sarei tornata senza di lui. Lo so, ragionamento stupido, vero?!

Estate 2012: “Il capo di Maria le offre un posto di lavoro in Germania. E’ un’occasione che non si può far scappare”. “MA SERIAMENTE?! ZIO, MA DA QUANDO SEI COSI’ DIPENDENTE DA UNA PERSONA? DA QUAND’E’ CHE NON PENSI PIU’ ANCHE A TE STESSO? COSA TI STA PRENDENDO?”

Non so quante volte al secondo mi sono ripetuta questa frase, incredula di quello che stavo sentendo. Si instaurò un odio profondo, verso mia “zia” (che cmq c’era sempre stato) e verso mio zio (non lo riconoscevo più, non ci stavo capendo più nulla). Cosi quella, si portò ancora più lontano sia mio zio che mio cugino.

Estate 2013: matrimonio di “quei due”. Dopo il matrimonio arrivò la “piccola” novità: una nuova gravidanza. OTTIMO, pensai. Nacque mia cugina. Bellissima; un vero spettacolo.

Dall’estate 2014, i miei “zii” tornano sempre in Italia per passare le vacanze. Io cerco di stare il più possibile con i miei cugini e di litigare il più possibile con mio zio. Si esatto: LITIGARE. Perché so benissimo che è impossibile restaurare di nuovo il rapporto che avevo con lui, dopo che “quella lì” me l’ha portato via.

Prima di finire la lettera prof, ricorda il particolare dell’“ottavo compleanno”? Bene, quello è stato l’ultimo compleanno che ho festeggiato con mio Zio.

Spero di non essermi dilungata troppo, buona giornata prof e la ringrazio già da adesso perché, anche solo scrivere quello che ho dentro, mi è servito molto.

Un grandissimo abbraccio, la sua carissima alunna Manuela

Carissima Manuela, che lettera interessante hai scritto! E’ strapiena di amore per tuo zio! Parli anche di odio…sì…forse…

L’amore forte è sempre un po’ borderline e può sconfinare anche nell’odioIn uno studio fatto nel laboratorio di Neurobiologia dell`UCL (University College London) è emerso che, dal punto di vista biologico, sono l’amore e l’odio a spingere a compiere atti irrazionali, crudeli o eroici. Sembra impossibile ma sono proprio questi due sentimenti opposti a generare comportamenti simili.

L’amore e l’odio attivano le stesse aree cerebrali e coinvolgono (anche se in modo diverso) la medesima parte della corteccia frontale e due distinte strutture della sottocorteccia (il putamen e l`insula).

Insomma: l’amore e l’odio sono vicini di casa.

Quante persone amiamo nella nostra vita? Tante!

Quante relazioni complicate abbiamo nella nostra vita? Tante!

Amare è una cosa complicata. E’ un atto in cui mettiamo in gioco tutto noi stessi. Non ne possiamo fare a meno.

Quando si ama non ci possiamo far coinvolgere come nelle ricette: qb. Quanto Basta. Amare significa non guardare le dosi e lasciarsi andare.

Un’amicizia profonda, un amore travolgente, un familiare importante… Sono presenze amorose da cui riceviamo ed a cui diamo tanto.

Il problema nasce quando entriamo in stato di allarme: “Attenzione, pericolo!” Il sospetto di non essere più amati come all’inizio (per “colpa” di un fratellino che nasce, di una collega del fidanzato, di una moglie dello zio…) mette in moto tutta la nostra vulnerabilità.

Vivevamo sereni poggiando la nostra fragilità sulle solide e rassicuranti basi dell’amore… ed ora quell’amore sta diminuendooo??? Le domande (consce ed inconsce) iniziano a farci sobbalzare e le emozioni danno libero sfogo alle nostre istintive insicurezze.

Ed io ora dove mi appoggerò per sentirmi protetta e sicura come prima?”

La paura, la gelosia, l’insicurezza, la possessività, la rabbia e tutto il dolore e l’aggressività del mondo entrano nel cuore ferito senza trovare tanti ostacoli. Siamo creature delicate e più avremo amato quella persona e più saremo vulnerabili.

Ed è a quel punto che in noi succede una cosa strana: tutto viene rovesciato. Quello che era amore, diventa avversione, collera e profonda ostilità.

Vogliamo chiamarlo “odio”?

Lo ha chiamato così anche Catullo nel suo famosissimo:

Odio e amo. Forse vuoi sapere come faccia.

Non lo so. Ma sento che mi succede ed è un tormento

L’odio è un rifiuto primordiale, istintivo, che l’Io oppone al mondo esterno per proteggersi da ciò che gli procura dolore.

Si potrebbe dire che l’odio merita la stessa attenzione dell’amore proprio per il suo carattere difensivo e protettivo. Ma è tutta un’illusione autodistruttiva.

L’odio è una trappola che ci convince che stiamo facendo del male all’altro, mentre lo stiamo facendo a noi stessi, danneggiando la nostra mente e perfino il nostro corpo. Tutta l’amarezza che ci portiamo dentro ci rovina la vita, nutrendoci di sofferenza senza fine ed alimentando un risentimento inespresso (o almeno non con l’intensità con cui si sarebbe voluto).

La delusione ci travolge ed iniziamo a rimuginare una serie di idee negative verso la persona che ci ha fatto soffrire. Pian piano queste idee diventano sempre più intense, regalandoci (si fa per dire) rabbia, ansia e malattie
psicosomatiche
Insomma: volevamo vendicarci ed invece tutto ci si è rivoltato contro.

Questa è la vera lotta della vita: trasformare il negativo in positivo.

E’ un allenamento continuo. Anche tu, Manuela, quel tuo bellissimo sorriso lo devi alle tue piccole e grandi vittorie sul negativo, che hai già ottenute.

Avanti nel tuo cammino e forza!

Meriti di essere felice!

Nel novembre del 2015 Papa Francesco, dopo aver ascoltato la testimonianza di una giovane ugandese malata di AIDS dalla nascita e di un ex bambino soldato, lasciando da parte il discorso ufficiale ha parlato a braccio.

“La nostra vita è come un seme: per vivere occorre morire… Se io trasformo il negativo in positivo, sono un trionfatore… però, questo si può fare solamente con la grazia di Gesù … Un’esperienza negativa può servire a qualcosa nella vita? Sia Emmanuel quanto Winnie hanno vissuto esperienze negative nella loro vita” però Gesù ha mostrato loro che “nella vita si può fare un grande miracolo: trasformare una parete in un orizzonte, un orizzonte che mi apra al futuroc’è sempre la possibilità di aprire un orizzonte, di aprirlo con la forza di Gesù. E questa non è una magia; questa è opera di Gesù! Perché Gesù è il Signore. Gesù può tutto. E Gesù ha sofferto la esperienza più negativa della storia: è stato insultato, è stato scacciato ed è stato assassinato. Ma Gesù, con il potere di Dio, è Risorto. Egli può fare in ognuno di noi lo stesso, con ogni esperienza negativa. Perché Gesù è il Signore”. Domandiamoci dunque, siamo “disposti a trasformare nella vita tutte le cose negative in cose positive”, a “trasformare l’odio in amore”, “trasformare la guerra in pace”?

Sei disposta Manuela?

Io dico di sì.

Altrimenti non mi avresti mai scritto questa lettera.

Henri Lacordaire ha scritto:  “Volete essere felici per un istante? Vendicatevi! Volete essere felici per sempre? Perdonate!”

Scegli “per sempre”! 

 

 

P.S. Aspetto una foto di te con tuo zio, quando tornerà in Italia!

 

 

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5 commenti su ““Odio e amo””

  1. E’ incredibile ed innegabile Cri il tuo talento a dialogare con gli adolescenti,i tuoi allievi sono davvero fortunati,ed anche ( e sopratutto!) tuo marito ed i tuoi figli!!
    Sai cosa avrei risposto io (il pensiero fioriva mentre leggevo),che questo talento non ce l’ho? “Stupida ragzzina immatura ed egoista,tuo zio,proprio come chiunque altro ha la sua vita affettiva ed ha tutto il diritto di viverla,esattamente come farai tua suo tempo; quindi smetti di fare capricci e sceneggiate e comportati come si deve quando sei con lui…..!”

    1. Buonasera bella Germana!
      Con i ragazzi, andare al di là del giudizio iniziale, è essenziale.
      Come ci riesco?
      Anni e anni e anni e anni di esercizio continuo! Ah ah ah!
      Sembrava facile, eh!
      Dopo aver superato la voglia di uccidere qualche alunno nei primi anni di insegnamento, pian piano sto imparando l’ABC dell’insegnante.
      Mio marito ed i miei figli? Riderebbero divertiti del tuo positivissimo (ed immeritato) giudizio su di me.
      Sai, quando si fa l’insegnante…o la psicologa…o il medico…per chi osserva viene naturale identificare la professione con lo stile della persona. Si immagina che la psicologa sia bravissima a capire tutti, che il medico non fumi mai e che l’insegnante (specialmente se scrive, come me) sia capace di mettere in atto ciò che spiega in classe o ciò che scrive.
      Mai fare quest’errore!
      Credo che anche mio marito, qualche volta nella sua vita, abbia pensato di uccidermi! ah ah ah!
      Ma sono ancora viva… 😀

  2. Buongiorno e buon inizio di settimana!

    Innanzitutto credo che siamo tutti fortunati leggendoti sebbene i tuoi alunni, marito e figli lo saranno molto di più avendoti sia visivamente che fisicamente vicina.
    La risposta di Germana è quella che daremmo tutti senza alcuna riflessione, senza comprendere cosa ha spinto la ragazza a nutrire tale ri-sentimento, è un po’ come vedere la sola punta dell’iceberg senza rendersi conto della sua reale massa maestosa nascosta dalle acque.
    Come sempre, cara Cristina, hai fatto una buona analisi dell’argomento, non di certo facile, “odio-amore” esponendo pensieri, riflessioni e consigli utili a chicchessia, perchè quei due sentimenti si rincorrono nel quotidiano più di quanto si possa immaginare…grazie di te Cri, a presto!!!

    1. Carissima Lella, ti ringrazio per le tue belle parole iniziali. Ringrazio anche Germana.
      Fanno sempre piacere.
      Sapere che il proprio desiderio (in questo caso scrivere e comunicare qualcosa di sensato) arriva a destinazione, è una soddisfazione intima profondissima.
      Grazie davvero tanto, quindi, per i riscontri che mi mandate.
      Ma le tue prime righe mi hanno fatto anche divertire perchè ho pensato a quando parto per i viaggi d’istruzione. In genere, quando annuncio in famiglia “Volevo avvertirvi che parto una settimana per…”, segue la risposta delusa: “Solo una settimana?” ah ah ah
      La mia assenza è come se innescasse in famiglia (tutti maschi!) la parte più “libberaaa!” che ogni uomo reca in sè.
      In genere, poi, avverto del mio ritorno, un giorno prima, con un messaggio…giusto per dare loro la possibilità di disinfestare la casa! 😀
      Devo però dire che, se scrivo, è grazie a mio marito che mi ha sempre incoraggiata, sostenuta ed aiutata. Il blog è gestito da uno dei miei tre figli e gli altri due hanno avuto una pazienza infinita a sopportarmi in un angolo del tavolo della cucina con pc e cose varie, per parecchi mesi, quando il mio studio ancora doveva essere ristrutturato.
      Una famiglia normalissima…fatta di aiuti reciproci e di discussioni quotidiane.
      Con gli alti e bassi di tutte le famiglie del mondo.
      Le risposte che do?
      L’amore e l’odio che ho citato nell’ultimo post?
      Rappresentano le mie vicissitudini interiori, le mie ricerche personali, le mie esperienze quotidiane…
      Non voglio e non posso insegnare niente agli altri; posso solo condividere la mia ricerca continua di senso e di felicità.
      Continuate ad incoraggiarmi anche ora che avete capito che sono una donna sull’orlo di una crisi di nervi 😀
      Un abbraccio sincero!

  3. Cristinaaaaaaaa buongiorno e buon martedì!

    A volte mi sembra così strano come si possa instaurare una “relazione di amicizia “virtuale”” pulita e senza secondi fini in un blog … ma succede. A me è successo la prima volta più di 15 anni fa entrando in una bacheca denominata “la bacheca degli Angeli” , oggi non esiste più, eravamo rimasti in 4, quindi, decidemmo ad una unanimità di chiuderla mantenendo i contatti e formando così un gruppo di WhatsApp … Essendo sempre alla ricerca di fonti dove si parla concretamente di Dio e di Celeste, di recente sono stata “guidata” in questo blog di cui sono rimasta entusiasta per la sua bellezza e semplicità. Leggere la presentazione dell’autrice è stato come leggere la storia di una persona “amica” che conosci da tempo ma che avevi perso di vista… e ti rallegri di averla “ri-trovata” e così, dopo aver letto la maggior parte dei post, ho iniziato a lasciare il mio primo “commento” per complimentarmi con Cristina che già dalla sua prima risposta mi ha fatto sentire quel calore tipico dell’accoglienza e quell’inconfondibile profumo di Amicizia che, seppur virtuale, io la sento reale!!!
    Tutto ciò premesso, cara Cristina, era per dirti che in effetti , pur non conoscendoti personalmente, io ti vedo molto preparata e adeguata alla tua professione che ritengo proprio come una “vocazione” e quindi una missione dove non ti viene risparmiato pressochè nulla ma che in compenso ti fornisce un arricchimento inestimabile di “umanità”.
    Mentre in famiglia …ti vedo proprio come una moglie, una mamma “normale” , del resto come ti descrivi tu ma… con una marcia in più, questo te lo devo!
    Cara Cristina, nessuno è maestro di nessuno, siamo tutti qui per imparare … ognuno ha delle doti che può e deve mettere al servizio degli altri, poi sta ad ognuno di noi scegliere cosa apprendere, quale suggerimento può tornarci utile, cosa potrebbe aiutarci a “crescere” ad “edificarci” … di quali riflessioni necessitiamo e così via… la vita è fatta di scelte e conseguenze… (vedi Pinocchio che per me è la “favola” che meglio rappresenta la vita…) e te, mia cara, come già detto e ribadito più volte, hai questo meraviglioso dono della comunicazione “umile e semplice” che arriva dritta al cuore e oltre… che hai messo a disposizione di chiunque possa essere interessato e di cui ti dico sempre GRAZIE … quindi, lascia perdere le crisi di nervi … e buon lavoro!
    Un affettuoso abbraccio, a presto!

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