Il bullismo raccontato da una fragilissima e tosta quattordicenne

Si chiama Alice, ha 14 anni, un aspetto bellissimo (particolare da tenere bene in mente quando leggerete il suo scritto) ed alcune fragilità che l’hanno resa speciale.

Un giorno mi si è avvicinata con un bigliettino scritto a mano.

Me l’ha dato quasi sottobanco dicendomi:Qui prof ho scritto alcune cose che non sono riuscita a dirle a voce. Vorrei che le leggesse!”

Mi sono portata a casa quel bigliettino prezioso e per alcuni giorni non sono riuscita neanche ad aprirlo per le tante corse che sempre mi accompagnano nelle mie giornate.

Poi oggi l’ho aperto e l’ho letto.

Sono rimasta a bocca aperta per quel che mi diceva e per come me lo diceva. Con il suo permesso, farò diventare questo bigliettino, ricchezza per tanti!

“Buonasera prof, le vorrei raccontare una cosa che non ho fatto in tempo a dirle la scorsa lezione, quando abbiamo parlato del bullismo.

Io dalle persone non sono mai stata accettata. Per la mia timidezza. Quando sono con le persone non so mai cosa dire.
Ecco perché ho sempre cercato di legarmi con persone molto
estroverse. Ho cercato, perché in realtà non ci sono mai riuscita.

Osservandomi da cima a fondo, vedendo il mio abbigliamento, il mio silenzio…le ragazze della mia ex scuola (parlo delle medie inferiori prof) mi hanno sempre presa di mira, parlando male di me tra di loro. E siccome in gruppo io non parlavo, loro non mi rivolgevano parola e mi trattavano come fossi un essere invisibile.

I ragazzi, beh…ancora peggio. Mi facevano sentire male per il mio aspetto fisico, facendomi sentire più brutta di quanto io non lo fossi già.

Lo scorso anno, in terza media, tutto è iniziato in un modo che mai mi sarei aspettata. Mi sembrava di vivere un bruttissimo film. Scotch nei capelli, sempre presa di mira nel peggiore dei modi, facevano volare i miei oggetti…arrivai ad un punto tale che piangevo come una bambina e desideravo cambiare scuola. Alla fine dissi qualcosa ai prof e loro presero provvedimenti.

Tutti mi consideravano la più debole, ma ero la più forte.

Lì poche persone mi sostenevano e quelli che si
consideravano forti, si sono poi rivelati deboli e pieni di paura. Avevano paura persino di dire al prof: “E’ stato quel tipo a rubare i libri dagli zaini, per copiare”. Io sono stata l’unica a dirlo. Tutti gli altri avevano paura di quello lì. Stavamo rischiando una nota di classe ed io sono stata l’unica ad ammettere chi fosse il ladro dei libri.

Per me la cattiveria non ha lo scopo di indebolirci ma di fortificarci. Ecco perché non può essere eliminata.

Io quest’anno mi sto trovando bene. La classe è parecchio vivace ma anche divertente e in molti mi hanno accettata. Ho anche più amici. E se io, che in genere ho molta pazienza, arrivo al limite, uso il mio carattere. E’ morta quell’“Alice” che stava
zitta e buona buona.

E non vale la pena uccidersi per quelle persone super deboli. Anzi, rispondete, parlate con i migliori amici, con i genitori, gli psicologi, i professori, i presidi…

Uccidermi, mai e poi mai! Siamo giovani ed abbiamo tutta la vita davanti.

Scusi per gli errori grammaticali; l’ho scritto di fretta. Arrivederci prof e grazie per avermi ascoltata. Alice” 

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Una figlia muore all’improvviso…

Su questa terra mancano le parole adatte per descrivere quel che accade nell’anima del genitore che rimane.

Qualche mamma prova a descrivercelo.

«Ero come in trance, non parlavo, non sentivo, non pensavo. Il buio totale»

«Sono stata risucchiata dal dolore, un baratro. La mia vita non era più niente, come se fossi caduta in un pozzo e ogni giorno che passava vi sprofondavo sempre più. Vivevo questa realtà nella sofferenza più totale, non avevo né interessi nè stimoli. Non volevo lasciarlo andare via»

Pensavo a tutto questo buio angosciante e mi chiedevo dove avesse trovato la forza di scrivermi certe parole, una mamma a cui è morta improvvisamente la figlia pochi mesi fa. Era venuta alla presentazione del libro In te mi rifugio e la sera mi aveva mandato questo messaggio:

“Brava Cristina! Una bella occasione per credere nelle buone notizie e nelle persone! Mi porto, via oltre al tuo entusiasmo, la bellezza che in ognuno di noi c’è (una Luce che dobbiamo tirar fuori) e la conferma che non ci si salva da soli. Lo sperimento spesso. Continuiamo a credere nel Bene! Ho preso diverse copie che regalerò a famiglie con adolescenti. Buonanotte”

Quelle poche righe raccontavano un cuore di madre che, pur essendo ancora sotto sforzo per il dolore più grande del mondo, riusciva a pulsare ossigeno anche nelle arterie altrui.

Come si può riuscire ad essere così buoni e forti?

Le rispondo in punta di piedi, con il timore di scrivere frasi scontate, ma voglio ringraziarla per quell’overdose di coraggio che mi ha regalato.

Lei mi risponde e mi commuove ancora di più.

“Ho avuto la Grazia di scorgere un
compito Grande per Sara, di vedere che Nulla si sarebbe perso, di percepire che lei ora sta bene… Non penso che tutto questo possa essere un auto-convincimento, ma piuttosto dono di un Dio che molte volte mi aveva già fatto sentire l’abbraccio, la protezione e il conforto. Ammetto però che se non coltivo la mia fede, ho dei periodi giù, bassi e bloccati. Ecco perché sono convinta che non ci si salva da soli… cioè il bene che fanno gli amici, le persone care, tutti quelli che pregano per te, che magari ti mandano un messaggino o una bella immagine al mattino. Quando invochiamo lo Spirito Santo, gli chiediamo di operare, di prendere il comando della nostra vita. Bello quando hai detto il motivo del tuo sorriso Mattutino: in macchina parlare a Dio dei tuoi alunni. Grazie ancora. Complimenti anche per il tuo nuovo lavoro su Assisi! Un abbraccio e continua a far passare l’ Amore!!!!!!

Rileggo la prima riga e mi lascio rasserenare dalle tre verità sulla vita, che questa mamma ha sintetizzato così bene. Continua a leggere Una figlia muore all’improvviso…

“Odio e amo”

“Eh si prof, sono proprio io a scriverle. Dietro al volto di un’alunna sempre serena e con il sorriso sulle labbra c’è qualcosa che non va.

Premetto che sono settimane che cerco di finire questa lettera perché non so mai come spiegarle tutto e so perfettamente che mi risponderà tra un po’ di tempo (viste le moltissime cose che ha da fare ultimamente).

Sono molte sere che una domanda mi frulla in testa: “Si può arrivare ad odiare uno zio?” 

L’ho sempre visto come un adulto rimasto bambino. Mi viziava, giocava con me, passavamo ore intere a fare la lotta con i cuscini sul divano o sere intere ad affogare in patatine e pop-corn, guardando le partite di basket. Ero la sua prima nipote e mi ha sempre un po’ trattato come sua figlia. In poche parole, ero la sua preferita.

Per quattro anni è stato sposato con una donna a cui io volevo molto bene. Mi faceva sempre le treccine e ogni tanto mi veniva a prendere a scuola. Un giorno ero a casa loro e, mentre giocavo con le mie barbie, li ho sentiti litigare. Da quel giorno non ho più visto mia zia.

Intanto ecco arrivare il mio ottavo (non si dimentichi questo particolare; ottavo) compleanno. Mio zio aveva conosciuto un’altra donna; un po’ più seria e tutta d’un pezzo, ma simpatica anche questa, via. Dopo circa un annetto si sono lasciati. Devo ammetterlo prof: ero anche un po’ felice per questo. E sa perché? Perché non sapeva fare bene le treccine! In quei giorni pensavo: “Boh, forse è mio zio quello sbagliato, forse è lui che le fa “scappare” tutte”.

Verso la metà del 2009 zio è partito per qualche mese. Mi mancava molto fare i compiti con lui. Al suo ritorno corro ad abbracciarlo, sono entusiasta del regalino ma…non entra in casa da solo. E’ accompagnato da una donna alta, più giovane di lui, con i capelli color carota, gli occhiali ed una parlata un po’ strana. I miei genitori già sapevano e mi dicono: “Sorpresa! Non sei contenta?”. Beh, si dai, potevo essere contenta, ma la squadrai dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello. Lei era di una città vicino Milano. E questo cosa voleva dire? Mica pensava di portarsi mio zio con lei?

No, non se lo portò via. Andarono a vivere in una casa in campagna, qui vicino. L’anno dopo arrivò una notizia: la compagna aveva ricevuto un contratto a tempo indeterminato, a Milano.

A MILANO? NELLA MIA TESTA FRULLAVANO MILLE PAROLACCE E TANTISSIMA RABBIA.

Dopo quella notizia salutai mio zio con un semplice abbraccio. Lui, nel giro di un mese, si trasferì lassù. Da quel momento cambiò TUTTO! Non esistevano più le lotte con i cuscini, le ingozzate di patatine davanti alla partita di basket, i compiti fatti insieme… Era svanito tutto in un minuto.

Mia “zia” rimase incinta (sì, metto tra virgolette la parola zia perché sono obbligata a chiamarla così dai miei genitori, per questioni di rispetto). Per due estati di seguito andai a trovarli. Ah, che sia chiaro! Io ci sono andata solo per il mio piccolo cuginetto. In quelle due estati litigai di continuo con mio zio. Non era cattiveria; stavo soltanto creandomi una piccola corazza, perché sapevo che se fossimo tornati in buoni rapporti, lui sarebbe rimasto comunque là ed io sarei tornata senza di lui. Lo so, ragionamento stupido, vero?!

Estate 2012: “Il capo di Maria le offre un posto di lavoro in Germania. E’ un’occasione che non si può far scappare”. “MA SERIAMENTE?! ZIO, MA DA QUANDO SEI COSI’ DIPENDENTE DA UNA PERSONA? DA QUAND’E’ CHE NON PENSI PIU’ ANCHE A TE STESSO? COSA TI STA PRENDENDO?”

Non so quante volte al secondo mi sono ripetuta questa frase, incredula di quello che stavo sentendo. Si instaurò un odio profondo, verso mia “zia” (che cmq c’era sempre stato) e verso mio zio (non lo riconoscevo più, non ci stavo capendo più nulla). Cosi quella, si portò ancora più lontano sia mio zio che mio cugino.

Estate 2013: matrimonio di “quei due”. Dopo il matrimonio arrivò la “piccola” novità: una nuova gravidanza. OTTIMO, pensai. Nacque mia cugina. Bellissima; un vero spettacolo.

Dall’estate 2014, i miei “zii” tornano sempre in Italia per passare le vacanze. Io cerco di stare il più possibile con i miei cugini e di litigare il più possibile con mio zio. Si esatto: LITIGARE. Perché so benissimo che è impossibile restaurare di nuovo il rapporto che avevo con lui, dopo che “quella lì” me l’ha portato via.

Prima di finire la lettera prof, ricorda il particolare dell’“ottavo compleanno”? Bene, quello è stato l’ultimo compleanno che ho festeggiato con mio Zio.

Spero di non essermi dilungata troppo, buona giornata prof e la ringrazio già da adesso perché, anche solo scrivere quello che ho dentro, mi è servito molto.

Un grandissimo abbraccio, la sua carissima alunna Manuela

Carissima Manuela, che lettera interessante hai scritto! E’ strapiena di amore per tuo zio! Parli anche di odio…sì…forse…

L’amore forte è sempre un po’ borderline e può sconfinare anche nell’odioIn uno studio fatto nel laboratorio di Neurobiologia dell`UCL (University College London) è emerso che, dal punto di vista biologico, sono l’amore e l’odio a spingere a compiere atti irrazionali, crudeli o eroici. Sembra impossibile ma sono proprio questi due sentimenti opposti a generare comportamenti simili. Continua a leggere “Odio e amo”

Elogio delle nostre bellissime lacrime!

“Prof, perché non possiamo mostrare le nostre emozioni, piangere se vogliamo farlo, senza paura che qualcuno ci giudichi? Sono due volte che scoppio a piangere dopo le sue lezioni e non so quanto volte sono stata sul punto di farlo.

E’ inutile che mi mostro sempre sorridente, se dentro ho come un fuoco che arde e non mi fa respirare.

Ho toccato ultimamente troppe volte quello che definiscono “il fondo del barile”, rialzandomi ogni volta, ma ho paura che tra poco non riuscirò più a farlo da sola. Si, da sola, perché per adesso non sono mai rimasta sola: i miei amici sono stati sempre lì, a sostenermi.

Circa una settimana fa però, ho litigato con un mio amico (che definirlo cosi è quasi un’offesa). Lo definirei più una colonna portante della mia vita. Da quel giorno non riesco più sfogarmi e sto scoppiando dentro.

Ora mi sento come se fossi seduta in quel barile, al buio, con la luce dall’alto che mi acceca, sola…Non sa quanto sarei voluta venire alla riunione per lo spettacolo, ma avevo paura di scoppiare a piangere.

Avevo bisogno di sfogarmi. Ho preso quelle sante cuffiette e ho cominciato ad ascoltare la canzone “Arcobaleno”, quella della mia prima fuga dalla classe in lacrime…

Non so perché sto scrivendo proprio a lei e sto ignorando tutti i messaggi e chiamate che mi stanno arrivando.

Prof. grazie di essere la nostra (e non mi sbaglio a dire “nostra” perché è veramente un sostegno per molti, forse anche per persone che non conosce ma che, attraverso il suo libro, hanno capito che grande persone c’è dietro) spalla sulla quale piangere ❤”

 

Tesoro, qualche volta è un bene che io sia subissata da lettere e non possa rispondere subito. Perché nel frattempo, tante lacrime si asciugano e tante angosce si trasformano in tranquillità.

Io non so, carissima Federica, se questo sia il tuo caso. Però lo spero. Ti vedo a scuola sempre apparentemente tranquillaFin dal primo anno ti ho osservata, senza farmi accorgere da te. Il tuo misterioso ed elegante sguardo da sfinge, mi ha sempre piacevolmente incuriosita.

E la tua uscita improvvisa dall’aula con le lacrime che ti rincorrevano, è stato un evento meraviglioso. Io ho continuato a fare lezione senza commentare, ma è stato bellissimo vedere il tuo cuore!

Ogni tanto, mi capita di vedere la commozione entrare in aula. Gli argomenti che affrontiamo sono “fatti della stessa sostanza dei sogni” (ho vergognosamente rubato questa frase che amo troppo) che ognuno di noi si porta appresso dalla nascita.

Ed aggiungo pure che è anche un gran bello spettacolo vedervi commossi e con il cuore teso come una corda di violino. Continua a leggere Elogio delle nostre bellissime lacrime!

“L’occasione che la madre dà al suo bambino, è ogni volta un miracolo” (Alda Merini)

Sto leggendo il libro “In te mi rifugio”. Me lo sto proprio gustando, ma una cosa non riesco a mandarmela giù: la lettera sull’aborto. Io sono fermamente convinta che l’aborto debba essere un diritto. Ora mi spiego.

Sa benissimo quanto anche io sia credente (e non solo perchè lo dice il Papa). Credo che una vita mancata, sia più mancata per la madre (e per il padre, volendo) che per il figlio stesso che non ha avuto la possibilità di venire al mondo.

Però le donne devono essere libere; libere di vivere il proprio corpo senza dover rendere conto a nessuno. L’aborto lo vedo come un momento così intimo e profondo, in cui la donna deve poter parlare a qualcuno della sua paura. Perché credo che la decisione di abortire, sia frutto di una paura. La paura di rimanere per sempre da soli, con questo nuovo fardello a complicare le cose. Ma se non ci fosse la possibilità di dirlo a qualcuno, se fosse vietato, allora sì che si rimarrebbe veramente da soli.

Se magari si tenesse il bambino senza volerlo, ci sarebbero due vite obbligate e rovinate. E se invece si decidesse di passare per altre vie, ci si ritroverebbe con un po’ di candeggina tra le gambe e morte per intossicazione.

Come può non essere un diritto l’aborto?

Come può essere detto a qualcuno “No, tu non puoi abortire perché se lo fai sei una persona orribile, fuori da ogni legge e giustizia nel mondo; sei stata una sgualdrina e ora tieniti il frutto del tuo comportamento immorale”. Perché, diciamoci la verità, è questo quello che riuscirebbe a partorire il nostro mondo ancora più che maschilista.

Per quanto riguarda la storia della ragazza, che è stata indotta dai genitori, beh questo lo trovo inconcepibile. Io avrei lottato
fino all’ultimo per far andare le cose in modo diverso. 
Esistono
troppi aiuti, ad oggi, per cadere in queste stupide trappole.

Sono pensieri che mi passano in testa mentre leggo e so che le fa piacere avere anche i feedback…”

 

Cara Veronica, il destino ha voluto che in questo mese, tre ragazze mi abbiano confidato che stanno per abortire. Non vorrebbero, ma… Continua a leggere “L’occasione che la madre dà al suo bambino, è ogni volta un miracolo” (Alda Merini)

Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione

“Prof sono le 3 di notte e non riesco a dormire. Ripenso in continuazione alla test-amore-e1405070126994sua lezione e alla sua domanda… Ieri mi ha chiesto se sono ancora sono innamorata di lui… Certo che lo sono, inutile negarlo.

Mi ha lasciata, ma il primo amore non si dimentica mai. Io ci credevo tanto e, forse, è questo che mi ha fregata. Avevo la convinzione che sarebbe potuto durare anni, e non semplicemente alcuni mesi… e cmq pensavo sarebbe potuto finire diversamente.

Gli ultimi mesi con lui sono stati terribili, una vera sofferenza. Ed ora, per non star male ancora di più, cerco di convincermi che, comunque, è meglio che sia andata così. Perché se devo sentirmi sola da fidanzata, preferisco esserlo per conto mio.

Io ero pronta a dargli altre mille possibilità, ma lui ha preferito chiudere la porta, sia in faccia a me che a lui stesso. Ha intrapreso un altro cammino, iniziando a frequentare persone che a me non piacciono (sa di che tipo di persone parlo).

Mi ha lasciata, dicendomi “Sai cosa ho reiniziato a fare da quando non ci vediamo più”.  Immagini cosa. Ora non fuma più le semplici sigarette.

Per non parlare del menefreghismo che mi continuava a dimostrare tutti i giorni, mentre io ero a lavoro a Senigallia. Un “come stai?“, “com’è andata a lavoro? “, una chiamata di un minuto… non penso sia troppo. Anzi, sarebbe dovuto essere all’ordine del giorno.

Invece, a quanto pare, chiedevo troppo. 

Magari tra un po’ torno“, mi ha detto.

Eh no, mi dispiace. Io non sto ad aspettare te.

Ho dato tutto per lui per cercare di migliorare la situazione e invece è andata a finire così. Non si può dire di amare una persona e non dimostrarle affatto. A parole sono buoni tutti, ma sono i fatti che contano.

Cmq si cresce e si impara da tutto. Prima o poi si torna a sorridere, e per questo ci sono gli amici. Senza di loro penso proprio che non ce l’avrei fatta a superare questa botta. Pensavo di averli persi tutti. Li ho trascurati come non mai, nel periodo in cui ero fidanzata. Ma adesso ho la prova che gli amici restano sempre, nel bene e nel male.”

gibran-alba-notteCarissima Manuela, che bello svegliarsi il mattino e lasciarsi sorprendere dallo scritto di un’alunna che non riesce a dormire.

Lo so…lo so…non dormire la notte non è piacevolissimo, ma è attraverso i nostri travagli interiori che ci raggiunge la rinascita. E’ nelle nostri notti insonni, che ci sfiora una nuova alba. Continua a leggere Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione

Vi prego; non vi dimenticate di noi!

stress-e-ansiaSto rincorrendo le tante cose da fare: per la scuola… e per il blog…. e per la casa… e per la famiglia… e per la giornalista che mi ha chiesto di… e per la lezione che devo preparami … e per…

Sto rincorrendo tutti i minuti possibili, perché sono indietro da morire

Indietro da morire

Già…

Ma quanto sono indietro “da morire”?

watsad1Io che sto correndo schiacciata dall’ansia di non riuscire a far tutto, oggi, 14 dicembre 2016, sono stata messa al muro da due messaggi arrivati a distanza di cinque minuti l’uno dall’altro.

Ora io li “incollo” qui nel blog ma, vi prego, leggeteli lasciandovi alle spalle idee politiche, studi di esperti di settore e tutto quello che fa diventare “un morto una tragedia” e “un milione di morti una statistica”.

415745870Leggeteli, contando solo fino ad uno. Uno come ogni essere vivente che sta su questa terra.

Leggeteli, ascoltando queste due ragazze. Buttate via ogni istintivo tentativo di controbattere con un “Sì, però…”.

Ascoltate queste due giovani voci.

Leggete con me queste due provocazioni che mi sono arrivate.

Loro due non si conoscono.

Sono diverse per nome, nazionalità, lingua e religione.

Ma entrambe mi hanno costretta a passare dal mio correre da morire agli altrui correre per non morire”!

Buona lettura. Continua a leggere Vi prego; non vi dimenticate di noi!

Mio padre picchiava mia madre, ma io sarò diverso

brunettefashiongirlhairhidingfavimcom176885Lei piange.

Lui piange.

Loro piangono.

Lacrime, paura, ansia, dolore…

Quante parole ci vogliono per parlare del cuore lacerato di un bambino, costretto ad assistere alla violenza in famiglia?

bambina-piange-2Quanto tempo ci vuole ad una bambina, per rammendare la sua anima strappata dalla paura delle urla e delle botte tra i genitori?

Quante volte dovrò ancora abbracciare alunni od alunne che, ormai grandi, piangono come bambini, al solo ricordare violenze antiche?

violenza-bambiniQuante volte dovrò sentire ancora: “Io mi rannicchiavo da una parte e mettevo le mani nelle orecchie…poi un giorno mio padre ha bruciato anche la macchina di mia madre perché lei non voleva più tornare con lui…le crisi di panico mi vengono all’improvviso …le urla sono terribili da sentire…”

Un bambino è troppo debole per poter capire cosa fare per difendersi da quelle urla.

violenze-domesticheAllora le prova tutte. Cerca di evitare il contatto con il genitore violento, nella speranza che così non si inneschi la miccia. Spera che, facendo così, non sia schiacciato da quel senso di colpa che gli dice: Perché non fai niente? Corri! Fa qualcosa per farli smettere! Se continuano e succede qualcosa, è anche colpa tua! Pensa! Pensa! Pensa a cosa puoi fare! Fai!”

La sua impotenza lo mette all’angolo, distrugge il suo piccolo cuore, mette la paura in ogni suo pensiero e lo fa sentire responsabile per non essere riuscito a far smettere le botte.

slide_14Altri bambini provano altre strategie e si identificano con il genitore violento. E’ difficile accettare l’idea che (in genere) un padre possa essere così cattivo con la propria mamma. Meglio capirlo e giustificarlo. In fondo è bravo. In fondo ci vuole bene. A pensarci bene, se mamma non lo avesse fatto innervosire con quella minestra troppo bollente, lui non avrebbe mai fatto quel che ha fatto. La nostra famiglia è bella. Basta eliminare la minestra troppo calda e la nostra famiglia tornerà ad essere bella.

Tutto si fa, pur di rendere la propria vita familiare più sopportabile. Continua a leggere Mio padre picchiava mia madre, ma io sarò diverso

Storia di un miracolo

locandina_jpegEra il 13 ottobre 2013 e quel giorno il Palazzetto dello Sport di Fabriano avrebbe ospitato una Giornata Eucaristica Mariana.

Un gruppo di persone piene di buona volontà, aveva lavorato per mesi per preparare quel momento.

L’impalcatura di quella giornata si reggeva non su prediche ma su testimonianze, non su progetti umani ma sull’adorazione eucaristica.

A me chiesero due cose: intervistare gli “ospiti” e coinvolgere alcune alunne disposte a dare il “benvenuto” alle persone che sarebbero giunte dalle città vicine. Insegno in una scuola ad indirizzo “turistico” e le nostre studentesse sono abituate a fare le hostess”.

384342_4881232310445_192784883_nMa quella volta, per loro, fu diverso ed io mi ritrovai dentro una Giornata Eucaristica Mariana con una ventina di alunne cristiane e musulmane insieme.

Fu fantastico!

Le domande piovevano da ogni dove e la loro curiosità era altissima.

adorazione“Prof, ma che è la messa?”

“Dunque noi dovremmo accompagnare il sacerdote sulle scalette del palazzetto, perché tutti devono mangiare quella cosa rotonda?”

“Ma perché tutti si mettono in ginocchio di fronte a quel calice che il prete ha in mano?”

“Ma quella donna è andata a Lourdes ed è guarita dopo aver fatto il bagno in una piscina? E che acqua è?”

Quello che vi sto per raccontare è la storia di un miracolo. Una guarigione miracolosa avvenuta nel 1989, riconosciuta come “inspiegabile” dalla Commissione Medica Internazionale di Lourdes il 19 novembre 2011 e danila-castelli-lourdes-2riconosciuta come “prodigiosa” dalla Chiesa, il 20 giugno del 2013. Continua a leggere Storia di un miracolo

Quando la vita ci cambia le carte in tavola, la fede diventa resiliente

“Salve mi chiamo Claudia e ci tenevo a ringraziarla. Ho trovato per caso il suo blog poco fa su internet e mi ha molto colpito…

vicimismo_cronicoDa tre mesi sono bloccata da una malattia di cui non si capiscono le cause. Nonostante i ricoveri e le cure, ogni mese ho una ricaduta e, per questo motivo, ho dovuto lasciare la città in cui stava iniziando la mia carriera. Tutti i progetti sono caduti.

Mi salva andare ogni giorno in chiesa a pregare e ad abbandonarmi, chiedendo di imparare a offrire e di capire cosa vuole il Signore da me. Le parole del suo blog mi tengono compagnia. Grazie ancora di cuore, la seguo e spero di poterla conoscere di persona un giorno!”  

 

RESILIENZA re·si·lièn·za/ sostantivo femminile

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  1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
  2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

 

17674204-una-lente-di-ingrandimento-trova-la-parola-pu-tra-molti-casi-di-impossibile-simbolo-di-un-atteggiameCarissima Claudia, avrai sicuramente già sentita questa magica parolina che ci è stata regalata in questi ultimi decenni. Perché l’uomo va avanti e le parole nuove ci vengono incontro, dando alla vita concreta nuove sfumature e prospettive.

Dunque: a quanto pare l’essere umano ha la capacità di auto-ripararsi dopo un danno. Ha, cioè, la misteriosa forza di resistere, di riorganizzarsi, di riemergere più forte di prima dopo una difficoltà, di rinascere con più positività in corpo e di ritornare ad essere il capitano della propria anima.

resilienza2In effetti se la specie umana è arrivata fin qui, lo si deve ad una serie infinita di atti strabordanti resilienza.

Disastri naturali carestie, guerre, malattie… tutto abbiamo superato.

fiore-in-parcheggio-e1384292108512Siamo così ben “programmati” a resistere alle sventure, superarle e convivere quotidianamente con lo stress, che si potrebbe dire che la regola del mondo sia questa: combattere e rialzarsi più forti di prima”.

Non è la fragilità che comanda il mondo, ma la nostra resilienza.

E’ così inevitabile incontrare le sconfitte e le delusioni che, se non fossimo più forti dei conflitti quotidiani o degli sconvolgimenti esistenziali, non saremmo mai arrivati fin qui. Continua a leggere Quando la vita ci cambia le carte in tavola, la fede diventa resiliente