“STAMMI VICINO”. “NON TI LASCIO” “MI VUOI BENE ANCORA?” “DI PIU’”

Quando entra in sala insegnanti o in classe non passa inosservata: è troppo simpatica ed allegra per non farsi notare.

Sportiva, spontanea ed amica mia.

Da tanti anni ci conosciamo ed il tempo ci ha piacevolmente legate. All’inizio abbiamo cominciato con il condividere i viaggi d’istruzione ed i progetti scolastici. Poi, pian piano, abbiamo condiviso anche i retroscena delle nostre vite, comprese confidenze intime e lacrime.

Anche quando la scuola ci ha divise, mandandoci in luoghi diversi, la nostra amicizia è rimasta.

Vera e spontanea come è sempre stata.

Quando insegnavamo nella stessa scuola, io l’ammiravo tanto per come riusciva a non farsi fagocitare dalla sua terribile vita privata, dando sempre un’immagine di spensieratezza ed alta professionalità.

Eppure…

Eppure, come tanti di noi, anche lei aveva la sua battaglia personale sconosciuta ai più.

Ancora ricordo le sue lacrime quando mi raccontava di aver trovato polizia ed ambulanza vicino casa sua perché …

Non vado nei particolari ma scrivo solo una parola: tossicodipendenza.

Un figlio bravissimo ed un figlio difficilissimo.

Lo scrivo questo particolare, perchè voglio proteggerla dai giudizi faciloni di chi, baciato dalla fortuna, crede che il proprio bravo figlio sia merito esclusivo della sua bravura educativa.

La crescita di un figlio dipende da così tanti fattori …

Quando si toccano questi tasti, è sempre troppo facile giudicare e sentenziare.

Un po’ di giorni fa la chiamo e lei mi dice: “Cri, ho scritto una lettera a Carolina. Anche lei ha avuto un figlio tossicodipendente e mi può capire. E sai una cosa? …” Continua a leggere “STAMMI VICINO”. “NON TI LASCIO” “MI VUOI BENE ANCORA?” “DI PIU’”

Quando una ragazza di San Patrignano mi raccontò la forza del padre

“Mio padre è morto ed io, in quel momento, ho “ricevuto” la forza di cambiare, scegliendo di vivere. Il suo più grande desiderio si è avverato con la sua morte”

 

Claudia, dopo aver pronunciato questa frase, si ferma e si commuove.

Anche le mie alunne si fermano.

Come quando nella liturgia del venerdì santo si arriva al: “Allora Gesù, chinato il capo, morì”.

Il lettore si ferma.

Tutto si ferma perché tutto è compiuto.

Si sente che c’è nell’aria qualcosa di misterioso.

Si intuisce che un sacrificio grande si sta trasformando in un’esplosione di vita senza confini.

La fine sta diventando inizio.

Il fallimento si sta cambiando in vittoria.

Il sogno sta diventando realtà.

Il padre di Claudia è morto da fallito, ricco solo della speranza che quel Tutto è compiuto diventasse anche per lui anticipazione di una vita nuova.

La vita di sua figlia.

Le sue lacrime, le sue notti in bianco, il suo rincorrere la figlia, le preghiere bisbigliate per lei in ogni dove… tutto era arrivato alla scommessa finale: “Scommetto che non è stato tutto inutile. Scommetto che Dio prenderà i pochi pani e pesci che ho e ci realizzerà il mio sogno!”

Ed effettivamente, caso o non caso, dopo il suo ultimo respiro un vento di vita ha preso la direzione più impensabile, arrivando fino al centro del cuore di Claudia.

Dalla fine del padre, è partito un inizio per lei. Continua a leggere Quando una ragazza di San Patrignano mi raccontò la forza del padre