“Mio padre è morto ed io, in quel momento, ho “ricevuto” la forza di cambiare, scegliendo di vivere. Il suo più grande desiderio si è avverato con la sua morte”
Claudia, dopo aver pronunciato questa frase, si ferma e si commuove.
Anche le mie alunne si fermano.
Come quando nella liturgia del venerdì santo si arriva al: “Allora Gesù, chinato il capo, morì”.
Il lettore si ferma.
Tutto si ferma perché tutto è compiuto.
Si sente che c’è nell’aria qualcosa di misterioso.
Si intuisce che un sacrificio grande si sta trasformando in un’esplosione di vita senza confini.
La “fine” sta diventando “inizio”.
Il fallimento si sta cambiando in vittoria.
Il sogno sta diventando realtà.
Il padre di Claudia è morto da “fallito”, ricco solo della speranza che quel “Tutto è compiuto” diventasse anche per lui anticipazione di una vita nuova.
La vita di sua figlia.
Le sue lacrime, le sue notti in bianco, il suo rincorrere la figlia, le preghiere bisbigliate per lei in ogni dove… tutto era arrivato alla scommessa finale: “Scommetto che non è stato tutto inutile. Scommetto che Dio prenderà i pochi pani e pesci che ho e ci realizzerà il mio sogno!”
Ed effettivamente, caso o non caso, dopo il suo ultimo respiro un vento di vita ha preso la direzione più impensabile, arrivando fino al centro del cuore di Claudia.
Dalla “fine” del padre, è partito un “inizio” per lei.
Siamo a San Patrignano e Claudia ci sta aprendo il libro della sua vita.
Accanto a me ci sono le mie studentesse che, pian piano, intuendo anche loro misteriose coincidenze dentro quel racconto, si sono avvicinate per ascoltarlo meglio.
“Sono cresciuta in un paesino piccolo, dove c’era la natura, la semplicità e l’amore. Crescendo, la genuinità di questa vita mi è diventata stretta. Vedevo i coetanei avere altre esperienze, mentre io… Mi sembrava che il mondo degli altri fosse strapieno di novità ed il mio, invece, fosse ottusamente banale. Durante la mia adolescenza la voglia di novità, di indipendenza e di accettazione da parte dei miei coetanei, mi ha portata alle prime esperienze di droga. Si inizia a gradini; poi si va avanti. La trafila verso la dipendenza è simile per tutti noi, eppure ogni nostra storia è unica. Mio padre e mia madre hanno fatto del tutto per tenermi lontana da quel mondo di falsi amici. Per tenermi in famiglia si inventavano di tutto. Per circondarmi di protezione e per farmi aprire gli occhi su quel che stavo facendo, le hanno tentate tutte…”
Claudia continua il suo racconto, entrando nei particolari della sua famiglia e del dolore che la droga aveva portato con sé.
Ad un certo punto, dice quel nome: suor Elvira.
“Un giorno mio padre mi portò da suor Elvira e…”
“Ma, suor Elvira, chi? La suora delle Comunità Cenacolo?” le chiedo.
“Esatto! Proprio lei! La conosci? Una grande donna. Grandissima!
Claudia ha gli occhi che le brillano nel parlare di suor Elvira.
Io pure.
Suor Elvira…
Tanti anni fa stavo passando un bruttissimo periodo e, con la paura che mi soffocava ogni speranza, cercavo in ogni dove tracce della Provvidenza Divina.
Era un periodo buio della mia vita ed avevo bisogno di sapere se veramente potessi contare su Dio.
Cercavo, chiedevo, leggevo… finché un giorno capitai nel link in cui Suor Elvira aveva scritto un po’ della sua vita.
http://www.comunitacenacolo.it/official/index.php?option=com_content&view=article&id=87&Itemid=530
Fu amore a prima vista!
Mi piacque la sua storia e tutto quel passa-parola di bene che c’era nelle sue Comunità Cenacolo (anni dopo ne visitai una ed i ragazzi mi raccontarono coincidenze pazzesche della Provvidenza Divina accadute davanti ai loro occhi).
La stimai quando lessi la sua infanzia difficile con il papà alcolista ed il modo con cui lei, una volta adulta, aveva “sfruttato” le sue paure infantili per capire meglio i ragazzi che lechiedevano aiuto.
La sua fede, la sua forza, le sue intuizioni… leggere le storie dei ragazzi che arrivano in una delle 61 Comunità Cenacolo sparse in 18 paesi del mondo, è come entrare in uno scrigno di perle preziose.
Se volete conoscerne qualcuna, andate in questo link e respirate speranza a pieni polmoni: http://www.comunitacenacolo.it/official/index.php?option=com_content&view=article&id=114&Itemid=516
Il papà di Claudia ha contribuito a fondare una di queste Comunità: quella di Loreto.
Non riuscendo a cambiare la vita della figlia, si era messo ad aiutare le figliedi altri genitori.
Claudia era chiusa nel suo mondo fatto di scelte autodistruttive. Fidanzata con un ragazzo tossico ed abbiente, era andata ad abitare a casa sua. I genitori di lui avevano scelto di procuragli la dose quotidiana di droga, pur di averlo vicino, illudendosi così di tenere la situazione sotto controllo. Pensavano: “Meglio in casa con noi che sotto i ponti”.
I genitori di Claudia invece, accogliendo il consiglio di suor Elvira, avevano fatto la scelta opposta: “Se vuoi distruggerti, noi non contribuiremo. In casa con noi, niente droga, oppure fuori”.
Sono quelle scelte forti, fatte con le lacrime nascoste e con il consiglio di chi conosce bene il mondo dei tossici.
Chi sta in questo mondo, sa perfettamente che l’unica strada verso la libertà, inizia inevitabilmente con il primo passo fatto mai per obbligo ma sempre per scelta. Se manca questa decisione personale, mancano le fondamenta del castello della libertà interiore.
E suor Elvira, che aveva parlato varie volte con Claudia, aveva capito perfettamente che, purtroppo, per Claudia ancora non era giunto il momento della sua scelta.
Claudia aveva ancora voglia di drogarsi.
Una volta fuori di casa ed ospite del suo ragazzo, si era illusa di aver finalmente trovato la dea della facilità. Tutto le sembrava facile e possibile. Ma la droga fa promesse che non potrà mai mantenere ed il conto da pagare è sempre dietro l’angolo.
La fine dell’amore con il suo ragazzo…la fine del tetto sulla testa …la fine di ogni sicurezza… e l’inizio della vita in strada.
Ma una sera, da sola, con la fame di cibo e di amore addosso, telefona a casa sua. Quella telefonata coincide con la morte del suo papà.
Una morte improvvisa avvenuta in quello stesso giorno.
La morte di un padre e la vita di una figlia si sono incontrate nelle stesse coordinate temporali.
Claudia ci racconta le sue lacrime, il suo dolore, la sua determinazione ad uscire definitivamente dalla droga ed il suo grande desiderio di poter, un giorno, andare ad aiutare altri ragazzi come lei nella Comunità Cenacolo di Loreto: la comunità fondata dal padre.
L’eredità che le ha lasciato è la passione per la vita da trasmettere ad altri.
Claudia parla, racconta e le mie studentesse bevono ogni sua parola come fosse un calice di vita.
Io guardo Andrea, il ragazzo con tatuato sul collo una data, che sta portandoci il nostro piatto di riso alla cantonese.
Poco prima, quando gli avevo chiesto cosa significasse quella data tatuata sul collo, mi aveva risposto: “È il giorno della nascita di mio padre. È grazie a lui se sono qui. Non mi ha mai abbandonato”
Chissà…forse è per questo che Dio vuole esser chiamato “papà”.
Vuole darci la certezza che Lui sarà sempre accanto a noi.
Qualsiasi cosa accada, Lui ci sarà.
«Ma padre – aggiunge a braccio Papa Francesco – se una persona diventa un brigante che uccide la gente, che fa delle ingiustizie, il sigillo del battesimo se ne va?.
No!
È una vergogna che l’uomo faccia queste cose, che vada contro Dio, ma Dio mai rinnega i suoi figli e durante tutta la vita il Padre ci dice: tu sei il mio figlio amato, la mia figlia amata. Dio ci ama tanto e non ci lascia soli…».
(Udienza Generale del 9 maggio 2018)
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Buongiorno, Cristina!
Grazie per questa nuova storia, intensa ed emozionante.
Ps come al solito, ho seguito il tuo consiglio: ho messo i link tra i preferiti perché sono curiosa di conoscere meglio suor Elvira, certa che me ne innamorerò. Così come per tutte le cose che suggerisci attraverso i tuoi post, come ad esempio Don Gigi e la sua Romena.
Un abbraccio.
In questa intervista
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/18/clementino-confessa-schiavo-della-cocaina-ero-strafatto-in-casa-da-tre-giorni/4234311/
il rapper Clementino racconta come,grazie all’amore ed al dolore del padre,ha intrapreso un percorso di disintossicazione dalla coca.E’ andato volontariamente,il padre non lo ha costretto,portato a forza etc.,l’unica forza ad operare è stata l’amore.La disperazione e l’amore del padre si sono magicamente trasformati in forza nella persona del figlio;questi due episodi mi fanno pensare a quante volte oggi,con troppa facilità, si guarda a situazioni di paternità/maternità artificiali,acquisite,comprate……..
“Quello che volete facciano a voi fatelo voi agli altri”,ed è esattamente quello che ha fatto il papà di Claudia,ha sublimato il suo amore per la figlia nel curare i figli degli altri,ed il miracolo è avvenuto!
Eccomi Germana!!! Dopo un periodo molto tosto, sono tornata in rete ed al mio blog. yyhhheeaa!!! Ed inizio mettendo nella pagina fb di IN TE MI RIFUGIO” il link che tu mi hai scritto. Grazie!!!