Giuseppe di Nazareth, ti affidiamo il lavoro di tutti!

Quanto hai lavorato nella tua vita, Giuseppe di Nazareth?
Quanta passione hai messo nel fare oggetti e nell’aggiustare cose?
Mi sarebbe piaciuto fermarmi lì, a guardati.
Per un po’.
Per vedere la passione che era in te e che ti faceva lavorare,
senza avere la sensazione della fatica di quei tuoi gesti.
Aiuta tutti a trovare un lavoro che sappia di vocazione e di passione.
Allora capiterà che, dove saremo, lì fioriremo con soddisfazione.????????????
Quante notti in bianco avrai passato, perché qualcuno non ti pagava!
Ti immagino in Egitto, in un paese straniero, arrovellarti
per cercare soluzioni ai soldi che non arrivavano.
Hai mai pensato di arrenderti?
Hai anche tu avuto la sensazione di essere solo sul bordo di un baratro?
Aiuta tutti coloro che stanno portando avanti un lavoro
tra mille difficoltà ed un milione di preoccupazioni.
Mettiti accanto a ciascuna notte in bianco e trasformala in un sogno realizzato.????????????
Anche tu hai dovuto affrontare quel cammino difficile che ti portava
tra una bottega e l’altra a chiedere un lavoro?
Ti sei mai sentito rifiutato, arrabbiato, amareggiato e deluso?
Tu, giovane padre, con in tasca solo un grande desiderio di dignità per la tua famiglia, ti sei mai sentito fallito e scartato?
Con tutto il cuore e con tutto ciò che ho in me,
ti prego di aiutare tutti i cercatori di un lavoro.
Tra una montagna di domande ed una serie infinita di tentativi,
fai loro arrivare la risposta che attendono con trepidazione!????????????

Continua a leggere Giuseppe di Nazareth, ti affidiamo il lavoro di tutti!

Storia vera di un quadretto appeso in casa!

Lui è Giorgio (lo chiamerò così), il medico che con l’ozonoterapia mi ha salvata un po’ di anni fa da un’artrosi importante (se qualcuno volesse delucidazioni, volentieri condividerò le informazioni).

Ieri, come tutti i mesi, sono andata da lui per fare la mia terapia. Con il suo permesso condivido, entusiasta per il mistero degli eventi della vita, una sua storia familiare. 

I suoi nonni materni erano una bella coppia con tre bambini piccoli. Vivevano in un paesino collinare: lui falegname e lei maestra del paese. Ad un certo punto, però, arriva una tremenda epidemia di colera.

C’è bisogno che vi descriva il panico? A voi che, come me, state attraversando una pandemia mondiale? Ma anche no!

Ad un certo punto un piccolo alunno di questa appassionata maestra, si ammala di colera. E la maestra che fa? Va a casa sua a fargli lezioni ricche di protezione per il suo futuro. La maestra non voleva che quel bambino rimanesse indietro rispetto ai suoi compagni.

Talvolta l’amore e la passione si alleano così tanto, che non ci permettono più di amare con i conti finanziari a portata di mano: “Rischio – non lo faccio” e “Non rischio – lo faccio”.

Ed è stato così che la maestra si è ammalata di colera, si è aggravata ed è morta.

Il marito resta solo con tre bambini piccoli (di cui la più grande è la mamma del mio medico, una bimbetta di quattro anni e mezzo). La povertà diventa miseria e quell’inverno, per scaldare i suoi bambini, quel falegname dovrà bruciare anche il legno che lui teneva nella sua bottega per lavorare.

Tempi duri. Durissimi.

Un giorno non ne può più. E’ solo. Sta pensando. Non sa più come fare a sfamare i suoi bambini.

Davanti a lui c’è la porta di casa e sopra il ritratto di san Giuseppe. Quante volte gli ha chiesto aiuto! Ma niente. In preda allo sconforto ed alla rabbia, prende un martello che è lì vicino e lo scaglia sul quadro appeso al muro. “Ma dove sei?” Buuum! Il quadro cade.

Ma, proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta. Il falegname apre e si trova davanti ************, l’autorità più ricca del paese. Il signore che possedeva un’immensa villa sulla collina. Il falegname si scusa per il quadro a terra. Non si aspettava questa visita. Ma quel signore arriva subito al punto: “Ho deciso di cambiare tutte le finestre e le porte della mia casa. Me lo farebbe lei questo lavoro?” Continua a leggere Storia vera di un quadretto appeso in casa!

San Giuseppe, fammi sognare!

Ciao san Giuseppe. ❤
Ti posso salutare così?
Come se fossi un mio amico di cammino, oggi ritrovato.
Io un po’ mi ti immagino alle prese con i tuoi dubbi ed i tuoi sogni.
Sballottato tra l’amarezza di quel che vedevi
e la voglia di credere a quel che sognavi.
Maria, la tua ragazza amatissima, incinta.
Incinta di chi?
Quante notti hai passato a pensare?
Quante ore hai passato a pregare?
Chi, meglio di te, può insegnarmi a credere nei sogni di Dio per me?
Qui, sulla terra, vediamo un po’ per volta
ed immaginarsi la sorpresa che tutti ci attende,
non è facile.
Ma tu puoi aiutarci.
Tu ce l’hai fatta! ❤

Continua a leggere San Giuseppe, fammi sognare!

Carissimi bambini doloranti, quanti siete? ❤
Dolcissimi innocenti e sofferenti, dove siete? ❤
Oggi non vorrei raccontare il dolore più grande del mondo.
Vorrei solo sognare un mondo nuovo.
Ve l’immaginate?
Vedo i potenti inchinarsi di fronte a voi ed ogni Erode abbracciarvi teneramente.????
Vedo madri asciugarsi le lacrime e voi riportati tra le loro braccia.????
Vi vedo dormire con una ninna nanna perfetta, perché i gridi di angoscia sono finiti.????
Vedo schiere di adulti chiedervi scusa e rimettere penne, libri e quaderni nelle vostre mani doloranti e affaticate.????
Vedo i gretti di sensibilità trasformarsi in poeti della vita e smettere di deridere gli innocenti e gli innamorati.????
Vedo gli ingordi di privilegi uscire dalle barricate del loro ego, per fermare ogni lacrima disperata proveniente da una culla innocente.????
E’ un brivido di speranza leggero che entra in me.

Continua a leggere

Maria legge e Giuseppe culla il bambino

Lei è Maria e sta leggendo (forse la Torah o un libro di preghiere o, magari, un bel romanzo)

Lui è Giuseppe e sta cullando un bambino.

“Il” bambino.

Quella che state guardando è una miniatura in tempera e oro che racconta l’amore. In tutte le sue sfaccettature. 

Un padre che accarezza ed una madre che legge.

Animali complici tenerissimi di una nascita.

La fantasia della vita che sorpassa l’immaginazione umana.

L’armonia perfetta e la serenità affascinante.

Non sappiamo di preciso chi ne sia l’autore.

L’immagine è tratta da un Libro d’Ore composto a Besançon, in Francia, nel 1450 circa ma ora si trova in Inghilterra, al Fitzwilliam Museum di Cambridge (MS 69 folio 48r,The Nativity). 

 

Giuseppe, Giuseppe!

 

 

Fino al V secolo nessuno lo aveva mai raffigurato nei presepi.

E sì che credo non sia stato facile per lui: fidanzato innamorato e con la “quasi” moglie incinta.

Di chi?

E come?

Noi raccontiamo tutto come una favola, ma una favola non è stata.

E’ stato un difficile scontro tra la piccola mente umana e la fantasia di Dio; tra la programmazione terrestre e la progettazione celeste; tra le fede normale (che arriva fino ad un certo punto) e la fede luminosa (che sorpassa l’orizzonte e sconfina fino alle stelle).

I vangeli ci dicono che è dovuto intervenire un angelo per rassicurarlo: “Non ti ha tradito Maria!”

 

Solo dal V secolo iniziano a raffigurarlo, ma lo fanno apparire addormentato (vabbè che gli angeli gli parlavano in sogno, ma mica avrà dormito sempre!), oppure seduto da una parte a contemplare la nascita misteriosa (avrà certo contemplato, ma avrà inevitabilmente anche agito, perchè un neonato ha bisogno di tutto).  Continua a leggere Maria legge e Giuseppe culla il bambino

Il Logos nasce sul bordo degli inferi

Classe prima (avete presente quei quattordicenni che non s’augurano a nessuno?)
Rublëv (avete presente quel sommo iconista russo che in pochi conoscono?)
Natività (avete presente quella durissima tenzone tra Luce e Tenebre che abbiamo quasi tutti superficialmente riassunto in un semplice dolce evento?)
DAD (avete presente quelle lezioni fatte al pc che ora, però, chiamiamo DID perché ci piace più la parola “integrata” che “distanza”?) ????
Ecco.
Ci siamo.

Continua a leggere Il Logos nasce sul bordo degli inferi