Lei è Maria e sta leggendo (forse la Torah o un libro di preghiere o, magari, un bel romanzo)
Lui è Giuseppe e sta cullando un bambino.
“Il” bambino.
Quella che state guardando è una miniatura in tempera e oro che racconta l’amore. In tutte le sue sfaccettature.
Un padre che accarezza ed una madre che legge.
Animali complici tenerissimi di una nascita.
La fantasia della vita che sorpassa l’immaginazione umana.
L’armonia perfetta e la serenità affascinante.
Non sappiamo di preciso chi ne sia l’autore.
L’immagine è tratta da un Libro d’Ore composto a Besançon, in Francia, nel 1450 circa ma ora si trova in Inghilterra, al Fitzwilliam Museum di Cambridge (MS 69 folio 48r,The Nativity).
Giuseppe, Giuseppe!
Fino al V secolo nessuno lo aveva mai raffigurato nei presepi.
E sì che credo non sia stato facile per lui: fidanzato innamorato e con la “quasi” moglie incinta.
Di chi?
E come?
Noi raccontiamo tutto come una favola, ma una favola non è stata.
E’ stato un difficile scontro tra la piccola mente umana e la fantasia di Dio; tra la programmazione terrestre e la progettazione celeste; tra le fede normale (che arriva fino ad un certo punto) e la fede luminosa (che sorpassa l’orizzonte e sconfina fino alle stelle).
I vangeli ci dicono che è dovuto intervenire un angelo per rassicurarlo: “Non ti ha tradito Maria!”
Solo dal V secolo iniziano a raffigurarlo, ma lo fanno apparire addormentato (vabbè che gli angeli gli parlavano in sogno, ma mica avrà dormito sempre!), oppure seduto da una parte a contemplare la nascita misteriosa (avrà certo contemplato, ma avrà inevitabilmente anche agito, perchè un neonato ha bisogno di tutto).
Dal XIII sec. Giuseppe viene dipinto finalmente con un ruolo un po’ più attivo. E’ interessante questa storia che ci sono voluti secoli per cambiare raffigurazione. Molto interessante!
Comunque, per vedere per la prima volta san Giuseppe “attivo” e porgere con sollecitudine una veste a Gesù, mentre Maria riposa in un giaciglio vicino al neonato, dobbiamo andare a Chartres e precisamente in un frammento della distrutta parete divisoria tra navata e coro.
Nel XIV e XV sec. nell’arte olandese e tedesca, Giuseppe è sempre più “padre”, pronto a prendersi cura di quel bambino dagli occhi di cielo. In queste raffigurazioni scalda i vestiti, cucina il cibo, attizza il fuoco e (nell’prepara il bagno al bambino.
Ma è una meraviglia vederlo nella Natività del Museo Mayer van den Berg ad Anversa (nell’anta di una pala d’altare portatile): Giuseppe taglia i suoi vestiti per creare fasce per il Bambino (è commovente il piede del papà rimasto scalzo)
Che tenerezza di padre!
Chissà quante cose sue avrà dovuto tagliare Giuseppe, per far vivere protetto quel figlio arrivato dal paradiso!
Avrà dovuto dare un taglio alla sua paura inevitabile, alla sua gelosia umana, ai suoi progetti fatti di terra e a quel matrimonio che lui aveva immaginato così diverso.
Passi da gigante ha dovuto fare, nel suo cammino verso le stelle.
Ma in tutte queste immagini è comunque raro vederlo tenere Gesù Bambino. Lo fa nel Petri-Altar del Maestro Bertram, del 1437 (ora nella Kunsthalle di Amburgo) ma in questo caso sta chiaramente consegnando il Bambino a sua Madre.
Nella Sacra Famiglia di Joos van Cleve (nel Metropolitan Museum of Art di New York) Giuseppe è raffigurato come un anziano, con denti mancanti e una barba rozza, con in mano un paio di occhiali.
Giuseppe doveva essere per forza anziano e decadente per aiutare il popolo a vedere in Maria la Vergine e in Giuseppe colui che custodiva tale verginità. Ma su quest’argomento sono stati spesi fiumi d’inchiostro e non mi ci addentro volutamente.
Dico solo che il teologo Jean Gerson, principale promotore del culto di San Giuseppe nella Francia del XV secolo, contestò la rappresentazione del santo come di un vecchio in decadenza, sostenendo che la Vergine avrebbe avuto bisogno del sostegno di qualcuno in pieno vigore, specialmente durante la fuga in Egitto. Per fortuna qualcuno con un po’ di buon senso!
Ma nessuno lo ascoltò e san Giuseppe con la barba bianca rimase abituale fino al 17° secolo.
E così arriviamo a questa deliziosa miniatura del 1450 raffigurata in un calendario con litanie piene di santi locali e poco conosciuti altrove: Ferreolus, Ferrutio, Antidius, Nicetius, Prothadius.
Supponiamo che il libro sia stato redatto per una donna come possibile regalo di nozze: era consuetudine in Francia, fino al ventesimo secolo, che una sposa ricevesse un Libro d’Ore.
Ed a me pare tanto, ma tanto, carino, il pensiero che Giuseppe cullasse e Maria leggesse.
Mi pare comunichi una sorta di complicità antica come la creazione e moderna come Dio.
Mi sembra dica: non porti limiti e fidati.
Ed aggiunge: vivi la vita con libertà e serenità che lei ha più fantasia di te.
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