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Signore Gesù, guariscici!
Con questo vento, mi fermo un attimo con te
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Le ragazzine si sposavano a 12 anni e andavano nei campi a coltivare cipolle, adesso il 100% frequenta le lezioni
Ma Tu non hai bisogno del giusto tono della voce, per commuoverti.
Perdonaci Signore e metti le tue ali morbide e delicate
sopra la nostra testa piena di pensieri
talvolta autodistruttivi.
Ci sembra che dobbiamo convincerti a riabbracciarci.
Cerchiamo con cura il tono della voce e le parole da pronunciare, per essere certi del tuo perdono.
Ci mettiamo sulla strada del ritorno
come figli impauriti
e stanchi delle ghiande e dei maiali intorno a noi
e con l’incertezza della tua misericordia.
Ma tu non hai bisogno del giusto tono della voce, per commuoverti.
Tu sei l’ala bianca e morbida sopra noi
Tu sei il padre che ci aspetta dalla terrazza
Tu sei perdono ampio e materno
Tu sei il nascondiglio migliore dove ripararsi
Tu sei amore che perdona
Tu sei la vita che fa rinascere!
Abbracciami Dio misericordioso! Continua a leggere Ma Tu non hai bisogno del giusto tono della voce, per commuoverti.
A Davide, il mio alunno innamorato
“Come state ragazzi? Fatemi vedere se siete belli come nel 2020!!! E come va il vostro mondo interiore? State cercando la felicità?”
E’ la prima ora: praticamente il momento in cui devi fare iniezioni di buonumore e grinta mattutina, pur di svegliarli. Anche a costo di dire battute sceme in DAD.
La parola d’ordine è: sorridere e sdrammatizzare l’impatto delle 8.10 con la prof e lo schermo.
“Siete felici? O vorreste sbattere la testa sul muro ché non ne potete più di stare a casa?”
I ragazzi ridono.
Io pure.
Oooh. Abbiamo abbattuto sul nascere il muro del suono lamentoso.
Davide (lo chiamerò così) invece, oltre a ridere, risponde. Davide: un viso dolce con atteggiamenti estremamente delicati. Mi rimase impresso nelle prime settimane del primo anno delle superiori, per quel suo modo sensibile di fare e per quel suo linguaggio forbito nell’esprimersi.
Un giorno mi mandò un vocale mentre ero alla mia decima chemio. Lo ascoltai mentre l’infermiera stava iniettandomi Taxolo a volontà ed anche lei rimase stupita.
“Ma chi è?”
“E’ un mio alunno fantastico” le risposi.
Vabbè: poi vidi il video della classe intera che mi augurava buon cammino, e mi si sciolsero le cataratte.
Ma torniamo alla questione principale: Davide e la felicità. “Prof, io lo so cosa è la felicità”
“Davideee! Allora sei felice? Ma quanto sono contenta! In questo mondo di lamento perenne, tu sei la mia luce stamattina!”
Doppiamente felice. Non posso dimenticare, infatti, lo sguardo drammaticamente triste di Davide, nei primi due mesi di scuola. “Che succede? Che c’è?” Ma anche per una persona con una spiccata intelligenza introspettiva come Davide, era difficile trovare l’alfabeto giusto per spiegare il dramma dell’angoscia interiore. A volte essere sensibili ed intelligenti insieme, è un boomerang. Davide aveva cercato di farci capire. Noi avevamo tentato di aiutarlo. Ma “se bastasse una bella canzone”, cantava Ramazzotti.
Poi ricordo l’ultima lezione insieme, prima del lockdown. Lui, il mio assistente di fiducia al pc ed io al Registro Elettronico. Gli stavo dicendo cosa caricare sulla Lim per la lezione, quando mi uscì quel “Come stai?” quasi per caso. Anzi, proprio non volevo chiederglielo per non farlo trovare in quella tediosa situazione di dover decidere se essere falso (“va meglio”) e così tagliare ogni possibile ulteriore domanda, o essere crudo (“va male”) e lasciar entrare quella malinconica frustrazione che ribadisce che la cacciata della depressione non è cosa facile. Invece quel giorno lui mi stupì con effetti speciali. “Bene prof, Sto bene. Anzi, direi senza alcun dubbio: benissimo!!!” Alzai lo sguardo dal Registro Elettronico per indagare sulla veridicità della sua risposta. Non c’erano dubbi: Davide era chiaramente felice. Gli occhi gli brillavano. Continua a leggere A Davide, il mio alunno innamorato
Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te
Salve prof! Come sta?? ❤️
Scusi per l’ora innanzi tutto… Questa volta vorrei essere breve ma come mio solito so già che mi dilungherò! ????
Questa sera, parlando con una mia amica, è uscito fuori il discorso delle canzoni della chiesa.
Premetto che sono diversi anni che non frequento. Diciamo che ho avuto un periodo da piccola in cui credevo, poi con l’adolescenza questo si è perso. Dopo la morte di mia nonna avevo ripreso ad andare messa (forse perché lei era molto credente, quindi mi sentivo in dovere di farlo), però poi ho smesso di nuovo.
Non riesco a capire se credo o meno, mi sembra così tutto surreale che da 2000 anni si parli di Gesù, Maria, Dio…
Il fatto però è che a volte sono affascinata e altre volte non ho voglia di ascoltare questa “storia”.
A volte credo nei miracoli che Gesù ha fatto e altre volte li trovo impossibili, li trovo gesti non umani.
A volte mi piacerebbe ascoltare la parola di Dio e altre volte vorrei non saperne nulla della chiesa.
Secondo lei è solo questione di parroco?
Quello che c’è stato a *** fino all’anno scorso inizialmente mi piaceva, era simpatico, rendeva il tutto più leggero. Però poi più volte, dall’altare ***************
Ritornando alle canzoni, ci siamo inviate alcuni titoli, ne ho ascoltate diverse e tutte, non so per quale motivo, mi hanno trasmesso qualcosa, delle sensazioni positive, come se non riuscissi poi a fare a meno di quella musica. Ero davvero emozionata.
Mi stavo chiedendo (e questa sarebbe la vera domanda) se questa voglia di ascoltarle deriva semplicemente dall’amore che ho per la musica o se magari potrebbe essere una sorta di preghiera, in modo indiretto, non essendo appunto molto credente.
Diciamo che questi sono pensieri molto personali, in realtà non so nemmeno se ha capito qualcosa di quello che vorrei dire.
Ovviamente non mi aspetto che lei mi dica “si, sei credente/no, non sei credente” perché è difficile dare una risposta dopo aver letto qualche riga, però non so, magari questi dubbi le sono passati per la mente anche a lei e può aiutarmi in qualche modo a capirci di più!
Detto questo, le auguro una buona giornata e le mando un forte abbraccio ❤️
Ps. Mi mancano tantissimo le sue lezioni e parlo di lei a tutti! Come mi ha ridotta prof. Ahahah le voglio bene, buon 2021!
Carissima Claudia, hai ragione: non ti dirò se sei o non sei credente.
Nessun di noi appartiene ad una o all’altra categoria.
Quasi che la spiritualità si potesse ridurre ad un gruppo di pensieri razionalmente comprovabili una volta per sempre.
Ognuno di noi è in continua ricerca, dal primo all’ultimo respiro.
La logica dell’anima, infatti, è molto più vasta di un’equazione matematica.
Quanto più vasta?
Infinitamente.
Puoi quindi immaginare quanto sia sbagliato inscatolarla all’interno di uno spazio deciso da noi?
Dogmi, religioni, culture…
La logica spirituale vola e viaggia come il vento.
E’ come un fuoco che sprigiona scintille di emozioni, intuizioni, desideri ed idee!
Ogni lampo di Luce proviene dal Fuoco dell’universo.
Chi “intuisce” questo movimento divino, sente dentro di sé “qualcosa” che non può spiegare con l’alfabeto umano.
Ne sa qualcosa Dante che, nel XXXIII canto del Paradiso, quando si trova a sfiorare Dio, rimane letteralmente senza parole. Continua a leggere Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te
Lo Spirito è come muschio odoroso racchiuso nell’ambra
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Camminiamo ogni giorno tra stelle comete
La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!
Ce lo diciamo sempre: siamo uomini, perciò, imperfetti.
E su questa scia, ci ripetiamo tante altre cose belle per incoraggiarci.
“Il più grande errore che si può fare nella vita, è quello di avere sempre paura di farne uno” diceva Elbert Hubbard.
E, a seguire, potremmo scriverne tante altre di frasi piene d’incoraggiamento in merito ai nostri errori.
La realtà però ci raggiunge sempre. E la realtà è che se, ad un certo punto, ci muoviamo nella direzione sbagliata, possiamo anche aver fatto miracoli ma l’attenzione ISTINTIVA andrà sempre su quella strada sbagliata.
ISTINTIVAMENTE, credo ci dia soddisfazione criticare e condannare.
Per carità: capire ed approfondire è legittimo ed utile.
Passare al giudizio senza appello è, però, una catastrofe: sia per chi lo dice che per chi, quel giudizio, lo riceve.
Non so perché ci venga naturale giudicare e condannare con severità.
Qualcuno dice che quando critichiamo con durezza (anche se lo scriviamo con riflessioni apparentemente pacate) lo facciamo perché, in quelle fragilità ci rispecchiamo e ci fa troppo male vederle in noi.
Qualcun altro afferma che giudichiamo quasi con inconscia soddisfazione, perché ci portiamo dietro l’illusione che, abbassando gli altri, innalziamo noi stessi.
O forse ha ragione quel vecchietto che l’altro giorno mi diceva: “E’ che siamo fatti male” .
Pensavo a tutto questo un po’ di giorni fa mentre ascoltavo una conferenza di quel mitico professore di storia che è Alessandro Barbero, su “Le origini della comunicazione aziendale: gli ordini religiosi del Medioevo”
https://www.youtube.com/watch?v=Fko3NKb6VLc
IN-TE-RES-SAN-TIS-SI-MA! Continua a leggere La perfezione non è di questo mondo. Ma questo mondo va incoraggiato ugualmente!