DEDICATO AL MIO AMICO CHE HA SCELTO DI VOLARE, PRIMA DEL TEMPO

Siamo frammenti di Cielo caduti sulla terra.
A volte accade che in qualcuno,
la nostalgia di Cielo sia così grande,
da fargli desiderare l’Amore
giorno e notte.

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Giorno 2 – Ed era notte

“In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».

I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.

Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. ED ERA NOTTE.

Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».

Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte»”  Gv 13,21-33.36-38

All’inizio, quando si è giovani, tutto sembra chiaro.

Giuda è il cattivo della situazione.

Il traditore.

Il vigliacco.

Quello del bacio.

Nessun essere umano, da quella notte in poi, sarà più chiamato “Giuda” ed ancora oggi dare del “Giuda” a qualcuno significa tacciarlo di vergognoso tradimento.

 

Giuda, Giuda, dove sei?

Che cosa è accaduto dentro di te quella notte?

Notte nel cielo e notte nell’anima.

Buio di spirito e buio di satana.

Quanto hai corso quella notte?

E quanto hai corso, con la tua mente, nelle settimane precedenti?

Che cosa pensavi?

Che Gesù non era il messia battagliero e forte che ti aspettavi?

Che quelle trenta monete d’argento ti avrebbero fatto comodo?

Che all’arresto sarebbe seguita solo una semplice e breve prigionia?

Che finalmente anche gli altri avrebbero capito l’urgenza di liberarsi dai romani?

 

E “quando hai deciso di tradire il tuo Maestro?

Nei giorni precedenti o quando Gesù ti ha detto So quello che stai tramando”?

«Quello che vuoi fare, fallo presto» è una frase intima tra Dio e l’uomo.

E’ Dio che dice: So tutto di te e so quello che hai in mente di fare”.

Forse era un’ultima possibilità per dirti: “Io so tutto perché sono Dio. Fidati di me. Non farlo”

Un po’ come quando, tra innamorati, si litiga e si grida l’opposto di quello che si vorrebbe dire.

Si urla “Vattene da casa!” ma si vorrebbe dire “Ti prego, resta!” Continua a leggere Giorno 2 – Ed era notte

Sto male. Non ne posso più. Ora basta.

TRISTEZZA2-300x224Ho superato il livello di sopportazione. Ora basta. Sono sei anni che faccio la dialisi e non ne posso più. Ho trentadue anni, sto sempre male e vorrei farla finita. Lei può darmi un consiglio su come combattere a livello psichico questo problema? Le chiedo gentilmente di non rispondere come già tante volte mi sono sentito dire: prova uno psicologo, affidati alla preghiera o ai famigliari. Sicuro di un riscontro le porto anticipatamente i miei più sentiti ringraziamenti. Buona giornata.

hqdefaultLo so per esperienza personale: l’esasperazione non è quasi mai figlia del problema stesso, ma della sua durata nel tempo.

Una difficoltà che si protrae per anni, sfinisce. E’ come una goccia di dolore che rende perennemente intriso di tristezza il tuo spirito. Giorni, mesi, anni. Sfinente.

Pian piano non ne parli più con gli altri perché “senti” che, alla fine, si stancano di essere trascinati nel tuo mondo. Hanno finito le risposte e non sanno più cosa dire.

In famiglia non sempre si può raccontare “tutto”.

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E Dio?

Beh, a volte sembra sul serio che Dio si sia dimenticato di noi.

C’è, ma solo per gli altri.

 

 

DEPRESSIONE

 

 

In questa “marea di angoscia, l’idea di lasciarsi andare in quelle acque per mettere la parola “fine” ad ansie e dolore, è lì, a portata di mano.

 

 

 

Stamattina stavo pensando proprio a te mentre andavo a scuola. Non volevo scriverti cose…come dire…tinte di déjàvu.

dr-patch-adamsPoi, alla terza ora, con i ragazzi stavamo vedendo una scena del film “Patch Adams” ed ho avuto come un flash.

Patch è davanti ad un burrone e sta prendendo la decisione più importante della sua vita: farla finita oppure no.

Tutto il mondo gli è caduto addosso e la sua vecchia tentazione è ritornata.

Perché no?

Perché non farlo?

Lo aveva fatto suo padre, aveva già tentato lui stesso anni prima. Continua a leggere Sto male. Non ne posso più. Ora basta.

Il suicidio: la tentazione estrema!

suicidaCara professoressa,
io sono la nuova arrivata della scuola e la ringrazio per la sua accoglienza.
Ho assistito a molte sue lezioni, ho letto tante sue risposte sul Blog e volevo chiedere aiuto pure io.
Prof, sono due lunghissimi anni che mi porto dentro queste cose. Anche nella mia classe lo sanno in pochi, perché mi vergogno; ho paura di quello che potrebbero pensare gli altri su di me.

Prof, io sono il tipo di persona che sorride sempre, anche quando tutto cade a pezzi. Mi nascondo dietro ad una falsa spensieratezza, faccio la stupida, recito la parte di quella che non capisce niente, solo per essere accettata e per nascondere quello che sono veramente.
Prima non ero così! Ero
una persona che sorrideva dal profondo e amava la vita; ora, prof, vivo solo di ricordi.

Sono stati proprio questi ricordi che mi hanno portato a tentare di farla finita ma, non so perché, sono stata sempre salvata . 

La sera in cui è morto mio padre non la dimenticherò mai: avevo paura quella sera, era una di quelle sere fredde di gennaio, le stelle ricoprivano il cielo …evidentemente lassù stavano aspettando l’ultima stella per finire l’opera d’arte!.

Quella sera, fino in ultimo, ho sperato che mio padre si salvasse ed invece, insieme a lui, se n’è andata anche la mia vita.

Tutta la mia infanzia ed i miei sorrisi sono , improvvisamente, diventati solo ricordi relegati nel passato!

Dopo  che mio padre se n’è andato, ci siamo trasferiti tutti da Milano per venire a vivere vicino ai nostri parenti, ma questo cambiamento ha provocato solo tanti dolorosi litigi..

Ho passato un anno tra psicologhe e pianti .

Stavo morendo prof; non per dire che ora so viva … ma dentro non vivevo più!Volevo solo riavere mio padre!

Nello stesso anno iniziai a guardarmi allo specchio, vedendomi grassa .

Odiavo me stessa.

Cercando su internet, trovai un sito dove delle ragazze proponevano dei metodi veloci per dimagrire: da settanta passai velocemente a cinquantasei chili. Ma io volevo continuare perché non ero mai abbastanza magra. Non riuscendoci ero sempre in guerra con me stessa!

Un giorno, mentre ero sola in casa. Mi misi a guardare le foto con mio padre: il dolore prevalse ed io mi sfogai con un pianto isterico. Decisi allora di prendere tutte le medicine di mamma…

Prof, ricordo solo di essermi svegliata all’ospedale, circondata da visi addolorati e preoccupati per me ed io mi sentivo una merda, una nullità, uno schifo.

Decisi di cambiare…almeno ho tentato.

Ma non è per niente facile.

L’estate scorsa l’ondata di dolore e, nel giorno del mio compleanno, iniziai a tagliarmi (ho ancora le ferite fanno male come se fosse ieri). Non so di preciso perché l’ho fatto; so solo che dopo sono stata bene (almeno apparentemente).

Poi di nuovo un trasferimento (di cui sono stata contenta perché nell’ultima città avevo solo amici falsi con due facce diverse, a seconda se parlano davanti o dietro a te).

Ed ora sono arrivata qui, da voi, stanca di sorridere. Mi verrebbe voglia di piangere ogni volta che lei, nelle sue lezioni, parla di vita!

Oggi, quando parlava della vita, avevo voglia di alzarmi in piedi e dirle che io, di questa vita, sono stanca!

Sono stanca di tutto e odio tutto(anche i miei risultati scolastici)…mi sento anche in colpa verso mia madre che sta facendo dei grandi sacrifici per offrirmi un futuro migliore…sono stanca di questa vita…non so più cosa fare, prof! Continua a leggere Il suicidio: la tentazione estrema!

Il suicidio di Sara

20130821_120801Chissà cosa è passato per la mente di Sara (uso uno pseudonimo) il 14 marzo scorso quando, dopo aver appoggiato lo zainetto scolastico lungo il passaggio sul Ponte delle Torri di Spoleto, ha deciso di mettere la parola “fine” alla sua vita.
Aveva 17 anni ed il suo corpo è stato trovato nella scarpata sottostante.Ieri, prima di passare su quel ponte, pensavo a lei ed al fatto che stavo passando sopra i suoi ultimi passi. Lasciamo da parte le statistiche sennò ci deprimiamo (sembra che dal ’56 al’94 il tasso dei suicidi sia aumentato del 245%).
Mi sforzo anche di non farmi sotterrare dalla tristezza infinita quando mi dicono che il suicidio è la seconda causa di morti tra i giovani.
Un dato, però, lo ritengo importante: il tasso di suicidio dei giovani tra i 15 e i 19 anni è 6 volte maggiore del tasso di suicidio tra i 10 e i 14anni. E dato che io lavoro con ragazzi/e tra i 15 e i 19 anni e anche lo scorso anno alcuni mie studentesse mi hanno parlato apertamente (o scritto) di pensare al suicidio…la mia passeggiata su quel ponte mi ha portato in un vortice di pensieri.
Per esempio non posso non aver chiaro che tra i 15 e i 19 anni si vive un momento evolutivo in cui ci si interroga sul significato della vita, della morte e dell’esistenza e, la mia sensazione è che questi ragazzi non vogliono morire.
Non desiderano porre la parola “fine” alla loro vita, ma al loro dolore!

Anche Shneidman (il padre della suicidologia) aveva indicato come ingrediente base del suicidio, lo psychache.
Lo traduciamo così: “DOLORE MENTALE”. Credo che tutti noi possiamo capirlo perché tutti noi abbiamo passato momenti di intensa afflizione.
E’ una sofferenza mentale persistente che ci tormenta e ci invade.
Tale profondo dolore Continua a leggere Il suicidio di Sara