Van Gogh, le stelle e me

Stasera sono uscita a fare una passeggiata con Akira, inseguita dal buio che avanzava a gran velocità.
In mezzo a tanta notte, guardavo la luna. Ma l’avete vista quant’è bella?
Il cielo. Le stelle. La luna.
E’ un po’ come sbirciare il Paradiso.
Anche per Vincent era così.
La notte tra il 9 e il 10 luglio 1888, lui scriveva all’amato fratello Theo. Non sapeva che aveva ancora da vivere solo due anni e 20 giorni. Ma sapeva che quel cielo gli raccontava l’“oltre”.
E quella notte gli scriverà una meravigliosa lettera, lasciando a noi l’onore di poter leggere una serie di domande e di sue possibili spiegazioni, che solo un artista con una spiritualità geniale, poteva ipotizzare. ❤

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Ma allora sei esistito sul serio!

Ma che mi succede?

Non capisco perché mi scendono le lacrime.

Fermi tutti: io non sono così!

Non mi sono mai interessata di corpi di defunti, per alimentare la mia fede in Dio.

Mi sono tenuta accuratamente fuori dal dibattito sul corpo di Carlo Acutis esposto ad Assisi.

La fede poggia su ben altro che non un corpo di un defunto donato agli occhi di tutti.

Intendiamoci: so che per i cristiani cattolici ed ortodossi un corpo defunto rimasto “incorrotto” (questo è il termine per parlare di una salma poco o per nulla decomposta) può essere un segno di Dio che ci parla di una persona speciale. Ma non ho voglia di entrare nelle inutili polemiche tra chi tifa per ogni possibile spiegazione scientifica e chi tifa per la fede in Dio a tutti i costi.

Quindi sono entrata nella Chiesa della Spogliazione, ad Assisi, nel modo più distaccato (e un po’ incuriosito) possibile.

Tuttavia è successo.

Quando mi sono trovata di fronte a quel ragazzo con le sue scarpe da tennis, i jeans ed una semplice felpa addosso, il suo viso sereno e la gente silenziosa, la commozione è entrata in me senza permesso.

Eppure prima di arrivare davanti a lui, avevo fotografato con calma l’arte meravigliosa presente sui muri della chiesa, avevo girovagato tra un altare e l’altro come una turista qualsiasi ed infine (solo infine) mi sono diretta da Carlo.

Quindi tutto nella norma spirituale.

Se non fosse che, una volta lì, il mio cuore ha ceduto all’emozione ed ho pianto.

E’ stato un po’ come quando ti parlano tanto di una persona e poi, all’improvviso, quella stessa persona la vedi e lei passa dal file “mito” al file “lui c’è”! Continua a leggere Ma allora sei esistito sul serio!

Carlo Acutis

Lui è Carlo, che tutto avrebbe potuto essere e tutto fare nella vita.
Bello, un fisico prestante, un carattere aperto, sempre gioioso.
Italianissimo ma londinese per nascita, i suoi, una famiglia top del mondo finanziario italiano, il nonno un illustre avvocato tributarista, si trovavano nella metropoli britannica per affari.
Per lui, papà e mamma pensano ad un futuro radioso.
Le più prestigiose scuole a Milano, il liceo classico.
Carlo studia come un matto, è il primo della classe, neppure l’informatica ha più segreti per lui, nel frattempo fa gruppo con i compagni.
L’essere presente e far sentire l’altro presente, questa è l’amicizia, scrive nel suo diario.
Carlo, fin da piccolo, ha scelto Dio o da Lui è stato scelto. Un innamorato delle cose celesti e del suo prossimo, nei momenti liberi gioca al calcio, scala una montagna, poi corre a fare il catechista per i piccoli, parla loro di Dio, trasmette emozione.
Anche il domestico di casa Acutis, un bramino, ne è conquistato al punto da lasciarsi tutto alle spalle e diventare cattolico.
La bestia è dietro l’angolo, Carlo improvvisamente sta male. I controlli, i migliori medici, il responso, si tratta di leucemia, una montagna troppo alta per essere scalata.
Papà e mamma nel dolore profondo, lui no, affronta la malattia con il sorriso, mai un lamento, la paura non sa cosa sia.
Torna fin che può nella “sua” Assisi, Francesco è più che un esempio.
Io da qui non uscirò vivo ma ti darò tanti altri figli, dice alla mamma, che lo guarda esterrefatta e non sa cosa rispondergli.
Viene il suo tempo, è il 12 ottobre 2006, Carlo ha appena 15 anni. Guardatemi, muoio felice, perché non ho mai sprecato un solo minuto della mia vita in cose lontane da Dio. Sono i giorni del pianto ma la mamma comincia a fare sogni strani, tra questi Francesco. Sii serena, le dice, il tuo Carlo è molto in alto, e sarà ancora più in alto. Qualcuno comincia a dire che pensando, pregando Carlo è guarito da un male incurabile.
22 febbraio 2020, papa Francesco ha deciso, Carlo sarà beatificato il 10 ottobre in Assisi, lui sarà lì il 3, forse lo andrà anche a trovare al Santuario della Spoliazione, il luogo in cui riposa il suo corpo. Chissà se ricorderà ai presenti quella sua splendida espressione: “Tutti nasciamo come originali, che nessuno di noi sia costretto a morire come fotocopia.”
Piero Gurrieri
L'immagine può contenere: una o più persone

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Non andrò più in chiesa

Un giovane va a confessarsi e dice al sacerdote:
Padre, non andrò più in chiesa!

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Dio vede oltre a quello che vedi tu!

Mio Signore, allarga il mio sguardo.
Portalo fin lì, dove arriva il Tuo.
Io vedo solo il presente.

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Il the con Dio

“Nonna, ma secondo te, chi è che ha inventato tutto il mondo?”

“Vuoi dire chi ha INVENTATO o chi ha CREATO?”

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Giorno 5 – L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi

Oggi non esiste parola che possa essere migliore del silenzio.

Come un film, passano davanti a noi le scene più inspiegabili dell’universo.

Per questo il venerdì Santo non vuole commenti, ma solo accoglienza.

L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi: Dio viene torturato ed ucciso.

La Parola che nel giorno uno aveva dato inizio al Creato con quel Dio disse, ora ha la morte che gli alita affianco il suo disprezzo.

Il sogno di Dio è finito.

Dalle profondità della terra si alza un grido straziante: il paradiso è perduto per sempre e la dolorosissima nostalgia diventa terremoto e pioggia. 

Maria è in silenzio.

E’ finita. Dio non è più. La pace se n’è andata con Lui.

L’Amore è scomparso. Il perdono non ci abbraccerà mai più. 

Giovanni è in silenzio.

Il Maestro è agonizzante e la terra sembra abbia solo roveti e spine. Che ne sarà del nostro futuro da ora in poi? La crudeltà degli uomini avrà campo libero? 

Le donne sotto la croce sono in silenzio.

Chi ci amerà così tanto da ora in poi? Dove lo troveremo un altro Maestro uguale a Lui? Chi ci parlerà di tesori nascosti in un campo e di perle preziose da acquistare direttamente da Dio? 

Gli amanti di Dio sono in silenzio.

Cosa ne sarà della nostra fragilità che, ogni giorno, si illuminava di fiducia nel Regno di Dio che le era vicino? Le parole se ne sono andate via tutte ed è rimasta solo la Parola appesa in croce. Gli unici che urlano sul Golgota sono coloro che insultano, provocano, bestemmiano.

Gli amanti della Vita, invece, singhiozzano in silenzio. 

La terra è un immenso pianto. La Speranza sta morendo. L’Amore è stato inchiodato.

Le tre del pomeriggio saranno ricordate per sempre come l’attimo in cui il sogno è finito.

Le tenebre hanno vinto e stanno intonando sadicamente la filastrocca della morte. 

Oggi è un Santo Venerdì e non ritrarremo i nostri piedi dalla nuda pietra del Golgota.

Non volgeremo lo sguardo da un’altra parte.

Vogliamo rischiare l’angoscia.

Vogliamo sfidare perfino la nostra fede. Continua a leggere Giorno 5 – L’inimmaginabile è davanti ai nostri occhi

Storia vera di un crocifisso che non è fuggito

Gesù non è una statua di legno.
E non è nemmeno un pezzo di marmo, anche se meravigliosamente scolpito da artisti senza tempo.
Ma chi non lo sa, tutto questo?
Chi è l’ingenuo che scambia un pezzo di pietra con Colui che ha creato le montagne?
Chi confonderà pochi centimetri di legno con il Re dell’intero universo?
Questa è una premessa necessaria per evitare travisamenti quando si parla di “crocifisso miracoloso”.
Il crocifisso è legno. Non si muove. Non parla. Non fa miracoli.
Però le creature umane non mettono (per fortuna!) un muro divisorio tra materia e spirito. Spesso accade che su un oggetto mettiamo una bella firma chiamata “significato” o “simbolo”.
E’ un po’ come andare “oltre” e vedervi qualcosa di più grande.
Accade per un anello, o per una bandiera, o per uno scettro, o per una foto, o per un fiore…
Potrei continuare all’infinito.

Anche la materia può farci sognare.
A patto che sappiamo regalarle un significato.
Anche un crocifisso può farci pregare.
A patto che sappiamo farci illuminare da “Chi” rappresenta.
Solo così riusciamo ad ascoltare il sussurro spirituale che ci dice “Guarda più in là”.

Ed ora, con questa premessa che allontana qualsiasi dubbio su una possibile critica di ingenuità idolatrica che in questi giorni mi è capitato di leggere in giro, siamo pronti a guardare “più in là”.

Tutto inizia a Roma in una data ben precisa: è il 23 maggio 1519.
E’ notte.
Siamo nella chiesa di san Marcello, dedicata al papa (Marcello, per l’appunto) che ha resistito solo due anni nel suo ruolo (308-309) perché, perseguitato da Massenzio. Condannato a compiere i lavori più umili nelle stalle del catabulum (la sede delle Poste Centrali dello stato, che qui si trovava), vi morì di sfinimento.
In questa chiesa sorta proprio dove papa Marcello morì, in quella notte del 1519, scoppiò un incendio terribile che la distrusse completamente.
Un disastro improvviso ed inimmaginabile.
Potete immaginare lo spettacolo desolante che apparve agli occhi dei romani la mattina, quando andarono di corsa a vedere i terribili danni del fuoco.
Tutto era andato distrutto e la chiesa non c’era più.
La folla guardava quel tristissimo spettacolo di desolazione e tutto era angoscia fumante.
Qualcuno prese coraggio ed iniziò a farsi largo tra le macerie quando, ad un certo punto, si accorse di quel crocifisso.
In mezzo alle rovine ancora fumanti, si scorgeva il crocifisso dell’altare maggiore perfettamente integro. Ai suoi piedi ardeva ancora la piccola lampada ad olio.
Potete immaginare quanto, tutto questo, colpì gli occhi ed il cuore di coloro che vagavano tra le macerie, convinti che oramai lì vi avrebbero visto solo un tragico finale.
Era stata distrutta la casa, ma il suo abitante principale non era scappato.
Era ancora lì.
Da quel mattino partì un desiderio grande tra la gente: neanche noi scapperemo!
Resteremo accanto a Gesù crocifisso.
Alcuni dei testimoni iniziarono a vedersi ogni venerdì sera per recitare preghiere ed accendere lampade. Con l’andare avanti del tempo queste riunioni divennero sempre più organizzate e portarono alla creazione di una comitiva che venne chiamata “Compagnia del SS. Crocifisso”. Continua a leggere Storia vera di un crocifisso che non è fuggito

L’umana debolezza tra le dita di Dio

“Si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti, come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Continua a leggere L’umana debolezza tra le dita di Dio

Mai dobbiamo smettere di innaffiare il nostro cuore!

Piano piano, sto scrivendo.

Sto mettendo tutto in un libro.

Dal giorno in cui è iniziata il mio incontro con il tumore, ho cominciato a fare un diario di consapevolezza.

Dico la verità: ho iniziato a farlo per il mio “nipotame”.

Ora non posso raccontare loro più di tanto di questa faccenda.

Le condivisioni importanti hanno bisogno del loro tempo.

E così me li sono immaginati tra un po’ di anni.

Io oramai anziana o impegnata a fare aiuole in un giardinetto del Cielo e loro che, rovistando tra le vecchie scartoffie, ritrovano questo mio scritto.

Volevo lasciare a loro (ma forse anche a me) memoria del mio mondo interiore e degli incontri fatti in questi mesi.

Ho imparato così tanto dagli altri! 

Man mano, però, mi è accaduto come quando scrivevo le mie lettere ai ragazzi.

Ho iniziato a “sentire” che quello che stavo scrivendo, avrebbe potuto prendere una strada un po’ diversa da quella “privatissima” e destinata solo a quattro tesori che ora hanno 12, 9, 5 e 2 anni.

Così ho cominciato a condividere con alcune mie amiche strettissime, i capitoli che uscivano da me, giorno dopo giorno.

Per avere un loro parere.

Per essere corretta.

Per condividere i nostri cuori.

Oggi (con il suo permesso ovviamente) voglio farvi leggere le parole di una mia amica. Le avevo mandato i primi capitoli da leggere, per sapere cosa ne pensasse. Lei ha dovuto superare uno stesso grande dolore per tre volte. Sua sorella ha dovuto fare il mio stesso cammino.

Chi, meglio di lei, avrebbe potuto capire se il mio scritto fosse all’altezza della vita?

Ieri mi ha risposto.

Meravigliosa risposta!

Lasciandola anonima e togliendo alcune sue parti troppo personali, lei ha acconsentito a trasformare un regalo che era solo per me, aperto a tutti.

Io le avevo chiesto un parere su un mio brillante e lei mi ha restituito un suo diamante!

Grazie tesoro di donna!

Buona lettura a voi e buona giornata!

 

“Cri…grazie…grazie…grazie…bellissimo!!! Ci ho messo un pochino a leggere i capitoli che mi hai mandato perché alcuni li ho letti e riletti… più volte.

Soprattutto il settimo. Continua a leggere Mai dobbiamo smettere di innaffiare il nostro cuore!