Carlo Acutis

Lui è Carlo, che tutto avrebbe potuto essere e tutto fare nella vita.
Bello, un fisico prestante, un carattere aperto, sempre gioioso.
Italianissimo ma londinese per nascita, i suoi, una famiglia top del mondo finanziario italiano, il nonno un illustre avvocato tributarista, si trovavano nella metropoli britannica per affari.
Per lui, papà e mamma pensano ad un futuro radioso.
Le più prestigiose scuole a Milano, il liceo classico.
Carlo studia come un matto, è il primo della classe, neppure l’informatica ha più segreti per lui, nel frattempo fa gruppo con i compagni.
L’essere presente e far sentire l’altro presente, questa è l’amicizia, scrive nel suo diario.
Carlo, fin da piccolo, ha scelto Dio o da Lui è stato scelto. Un innamorato delle cose celesti e del suo prossimo, nei momenti liberi gioca al calcio, scala una montagna, poi corre a fare il catechista per i piccoli, parla loro di Dio, trasmette emozione.
Anche il domestico di casa Acutis, un bramino, ne è conquistato al punto da lasciarsi tutto alle spalle e diventare cattolico.
La bestia è dietro l’angolo, Carlo improvvisamente sta male. I controlli, i migliori medici, il responso, si tratta di leucemia, una montagna troppo alta per essere scalata.
Papà e mamma nel dolore profondo, lui no, affronta la malattia con il sorriso, mai un lamento, la paura non sa cosa sia.
Torna fin che può nella “sua” Assisi, Francesco è più che un esempio.
Io da qui non uscirò vivo ma ti darò tanti altri figli, dice alla mamma, che lo guarda esterrefatta e non sa cosa rispondergli.
Viene il suo tempo, è il 12 ottobre 2006, Carlo ha appena 15 anni. Guardatemi, muoio felice, perché non ho mai sprecato un solo minuto della mia vita in cose lontane da Dio. Sono i giorni del pianto ma la mamma comincia a fare sogni strani, tra questi Francesco. Sii serena, le dice, il tuo Carlo è molto in alto, e sarà ancora più in alto. Qualcuno comincia a dire che pensando, pregando Carlo è guarito da un male incurabile.
22 febbraio 2020, papa Francesco ha deciso, Carlo sarà beatificato il 10 ottobre in Assisi, lui sarà lì il 3, forse lo andrà anche a trovare al Santuario della Spoliazione, il luogo in cui riposa il suo corpo. Chissà se ricorderà ai presenti quella sua splendida espressione: “Tutti nasciamo come originali, che nessuno di noi sia costretto a morire come fotocopia.”
Piero Gurrieri
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Sulla santità e sull’eterna giovinezza

Tutti-i-santi “Salve Maria Cristina, si ricorda di me? È un po’ che non ci sentiamo, eppure di nuovo la vita mi riporta qui, a scriverle..” Era più di un anno che non lo sentivo, ma questo ragazzo, da subito, mi era rimasto impresso. Con il suo permesso, voglio farvi leggere un piccolo passaggio della sua email. 

“Ultimamente sta procedendo il mio percorso con il mio padre spirituale. Vedo con sempre maggiore chiarezza quella Luce che squarcia le Tenebre. Ad esempio sto capendo che la vera domanda circa la vocazione non è tanto “che lavoro voglio fare”, ma “chi voglio essere”. Questo per me ha avuto un’unica risposta fondamentale: essere un santo (complici le letture di varie straordinarie e bellissime agiografie), cioè amare Dio e i fratelli, con tutto quello che nella creatività dello Spirito possa voler dire nella mia vita! Come questo poi si possa sposare con un mestiere è secondario; importantissimo, ma secondario (anche se rimane sempre lì come dubbio a cui dover dare una risposta… ma una cosa alla volta!) …” “Essere un santo”.

Wow! Santo.

santi-medici-960x440Qualche volta, tra devozioni e tradizionalismi, abbiamo reso così malridotta questa parola, che non mi pare vero che un ragazzo si sia fissata come meta, la santità.

Quando giro per le chiese, vedere le statue con quei colli torti, quegli sguardi un po’ trasognati e quelle braccia con croci e gigli, mi mette una sensazione che va dall’angoscia alla malinconia. E’ anche per questo che, da anni, mi sono appassionata alla vita dei santi.

573_001Tutto è’ iniziato come una specie di sfida personale, per riuscire a vedere la distanza che c’è tra l’immagine edulcorata del santo e la sua realtà.

E la gara è sempre vinta dalla realtà, perché si dimostra anni luce più bella (per fascino, grinta e lotta spirituale) rispetto al santino che gira di mano in mano. E’ solo leggendo le loro vite che ti rendi conto di come, i santi, non siano i meno difettosi ma solo i più coraggiosi.

Ogni santo è nato peccatore ed ha lottato affinché le radici della propria vita, dal terreno desertico in cui erano immerse, potessero spingere i rami fino al Cielo.

220px-Bernadette_soubirous_1_publicdomainC’è una frase di Santa Bernadette Soubirous che mi ha sempre rincuorata: “Vorrei che si scrivessero i difetti dei santi e quanto essi hanno fatto per correggersi; ciò ci servirebbe assai più dei loro miracoli e delle loro estasi”. Credo voglia dire che mettere i santi sul piedistallo del perfezionismo ce li fa sentire irraggiungibili; riportarli nella loro vita reale ce li fa sentire fratelli e compagni dello stesso viaggio.

Sto scrivendo questo post proprio oggi che ho avuto l’ennesima prova dell’immensa distanza che c’è tra me e la santità. Ad un certo punto volevo cancellare tutto, per quanto mi sentivo sovrastata dalla montagna delle mie contraddizioni.

Poi ho pensato che forse era proprio questo lo stato d’animo giusto per parlare di santità: sentirsi fortemente bisognosi dell’aiuto di Dio. Continua a leggere Sulla santità e sull’eterna giovinezza