Su sant’Ubaldo, Gubbio e…

10616378_10204742436711669_966507414536954831_nMa lo sai che Sant’Ubaldo è uno dei santi piu’ incorrotti….da una recente recognizione…ha ancora intatti tutti gli organi …poi pelle tendini….incredibile!”

Sto andando a Gubbio e proprio non sapevo questa cosa.

Leggo questo sms di un amico che aggiunge: “E lo sapevi che sant’Ubaldo è il terzo luogo in Italia, per potenza di intercessione durante gli esorcismi? Dopo Monte Sant’Angelo e la Scala Santa a Roma, c’è sant’Ubaldo per la potenza di intercessione per le liberazione da satana!”

Sono curiosa. Ci devo andare!

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Ma chi è questo Ubaldo?

s_ubaldoImmaginate un uomo che non voleva fare il vescovo, ma vi è stato obbligato direttamente dal Papa.

Immaginate una città che non lo voleva come vescovo…ma che poi se ne è innamorata (Oddio, ci sono voluti un po’ di anni, ma al suo funerale la folla era enorme ed ancora oggi gli eugubini sono fedelissimi all’appuntamento del 16 maggio, giorno della sua entrata in paradiso) 

Beh, se i nomi valgono qualcosa, non posso non dire che il nostro Ubaldo aveva il nonno che si chiamava Pace, la nonna Prudenza e la sorella Sperandia.

Sappiamo che il nonno Pace nacque nel 1002 ma non sappiamo la data precisa della nascita del nostro Ubaldo, ma visto che il suo biografo Teobaldo afferma che nel 1105 il santo era adolescente, possiamo dedurre una data ipotetica intorno al 1085.

sant-ubaldoAlla morte del padre, il giovane Ubaldo fu affidato allo zio che si chiamava…Ubaldo. Attenti quindi a non far confusione tra Ubaldo lo zio e Ubaldo il nipote!

Lo zio Ubaldo ebbe l’idea di avviare alla vita religiosa questo suo nipote.

I tempi in cui visse sant’Ubaldo non erano per niente facili.

Un po’ come i nostri: niente di nuovo sotto il cielo.

corruzionearsL’intera Europa viveva un momento di grande cambiamento; iniziavano i primi commerci ma, insieme, anche i conflitti, le violenze, le oppressioni. Quando ci sono di mezzo i soldi, è sempre un macello! E tutte quelle guerre erano interne all’Europa, anzi all’Italia, all’interno dell’Umbria, tra Gubbio e Perugina, tra il Nord e il centro e così via.

Molti cristiani, appartenenti sia al clero che al laicato, vivevano lontani dal Vangelo lasciando così che violenza crescesse. I poveri iniziarono ad essere più numerosi e vennero sentiti come un pericolo e si costruirono le mura per difendersi e leggi per rispedirli indietro.

Guarda caso è proprio come oggi; niente di nuovo sotto il sole!

In questo contesto Ubaldo non si lascia travolgere dalla violenza e neppure si rinchiude nel suo piccolo orizzonte. Se proprio dobbiamo dirla tutta, lui comprese che senza Dio non si poteva vivere. La vita un po’ triste di Gubbio non gli riempiva il cuore e l’esempio della Chiesa non era proprio nella linea del Vangelo. Ubaldo allora si mise a cercare e incontrò un gruppo di monaci guidati dal grande Pier Damiani, uomo di Dio e riformatore della Chiesa.

Ubaldo ne rimase affascinato! Gli piaceva la vita comune che facevano quei monaci: erano assidui nell’ascolto del Vangelo, vivevano nella preghiera e nell’amore vicendevole e aprivano le porte dei monasteri ai poveri e ai disperati.

Questi monaci desideravano la nascita di una Chiesa che fosse fermento di amore nelle città che si stavano costruendo.

Il fascino di questa vita che lui sperimentò a Fonte Avellana, volle riviverlo a Gubbio con alcuni sacerdoti. Gli importava solo questa vita evangelica, tanto che rinunciò persino alla proposta di divenire arcivescovo di Perugia.

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Ma quando venne a mancare il vescovo a Gubbio, il Papa lo obbligò a diventare vescovo di questa città. Non è che questa nomina esaltò gli eugubini. Anzi, all’inizio furono molto freddi, anche perché giudicarono male la sua bontà verso tutti e la sua mitezza nel trattare con le persone.

L’accusa? E’ “troppo mite”.

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E’ la stessa che fu fatta a Gesù: è buono e tutti gli vanno dietro, bisogna eliminarlo. Gesù stesso risponde per le rime “non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.(Matteo 20,16)

 

La Chiesa stessa spesso è tacciata come “buonista”. Ed io ci penso spesso, perché non voglio essere buonista. Non mi piace proprio l’idea di essere usata da altri a causa di una mia esagerata ingenuità. Però ho anche il timore di diventare “cattivista”. Essere cattivi è quel che vuole il diavolo.

E ne vediamo le conseguenze.

sarcasticoE’ l’assenza della mitezza che sta rendendo amara la vita di questo nostro paese e del mondo. Tutti “urlano” le proprie idee, utilizzando frequentemente il sarcasmo e la voglia di irridere gli altri (anche nel mondo cattolico, eh!). Sì, c’è poco amore, poca accoglienza.

Ognuno si preoccupa di se stesso e si difende dagli altri. Ma i disastri di questo modo di fare sono sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo sempre tener presente che essere “cattivi” è la cosa più facile. E’ l’essere buoni che richiede l’aiuto di Dio.

Ma torniamo al nostro Ubaldo ed ai suoi tempi.

Quando gli eugubini iniziarono a colpirsi tra fazioni sino a scannarsi gli uni gli altri, Ubaldo, disperato per questa sua comunità che si distruggeva con l’odio vicendevole, fece una sceneggiata, si gettò a terra sulla piazza fingendosi colpito a morte. A questo punto gli eugubini, pensando fosse rimasto vittima di un conflitto, si raccolsero attorno a lui. Ma Ubaldo si alza e fa una lezione sulla pace e sull’amore vicendevole.

Ubaldo non amava scomunicare, non amava condannare. Con un amore sovrabbondante (e anche furbo!) riportò la pace a Gubbio.

Detto tra noi, per permetterti di fare una cosa del genere, devi prima esserti conquistato i cuori dei tuoi figli alla grande, altrimenti saranno loro, poi, a dartene per bene, per toglierti il vizio di fare scherzi del genere.

Ma Ubaldo aveva dalla sua parte la mitezza divina. Un dono che gli fu d’aiuto anche in un’altra occasione quando il Barbarossa assediò Gubbio per raderla al suolo. E sarebbe stato un peccato! Guardate quant’è bella!!!

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Ubaldo era ormai molto malato ma, convinto dalle suppliche degli eugubini, si recò dal Barbarossa. Costui non fu colpito dalla forza dei muscoli di Ubaldo (vi dicevo che era molto malato) e tanto meno dai soldati che avrebbe potuto portare con sé. Barbarossa fu toccato nel cuore dalla mitezza di Ubaldo e dal suo amore profondo. Allora tolse l’assedio alla città e Gubbio fu salva una seconda volta.

Ricordate quando Gesù dice ai discepoli: “vedevo satana cadere dal cielo come la folgore”?

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Ecco: credo che anche in quel frangente si sia vista la stessa cosa: Ubaldo aveva fatto cadere la violenza distruttrice del Barbarossa. Con la sua mitezza aveva vinto quell’uomo potente che metteva terrore per la sua forza. 

Ubaldo bravo? No. Ubaldo conquistatore…conquistatore di se stesso!

La mitezza, l’amore, Ubaldo se l’è conquistata.

Anche lui, come ciascuno di noi, era tentato di pensare solo a se stesso, ai suoi affari, alle sue cose. Come imparò ad amare e ad essere mite? E’ questa la domanda che dobbiamo porci. Io almeno me la pongo, visto che istintivamente, sono lontana anni luce dalla mitezza (anzi; spero che i miei figli non entrino mai nel mio blog a leggere quel che scrivo che se intervengono loro, sono fregata!).

imageUbaldo si dedicò anzitutto alla preghiera e all’ascolto del Vangelo come aveva appreso dai monaci. Era poi straordinario nell’attaccamento alla Messa. Pensate che Ubaldo la cantava tutte le mattine! C’è, infine, la sua compassione per i deboli e i poveri.

La pratica di queste tre cose lo ha plasmato, lo ha reso mite, lo ha impegnato a dare la sua vita per Gubbio.

Tre regolette semplici e chiare.

Non faranno crescere i muscoli del corpo, ma quelli dello spirito, sì.

E tutti noi abbiamo così tanto bisogno di fare un bagno rigenerante nell’amore! Saremo più sereni, meno nevrotici e “possiederemo la terra”.

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Narrano le cronache che a Pasqua era ormai senza forze, ma gli eugubini volevano che celebrasse loro quella Pasqua. Ubaldo era però senza forze: “Non ce la faccio! Proprio non ce la faccio!” diceva loro con un filo di voce. E gli uscì anche qualche lacrima. Ma vedendo tanta fede ed anche il pianto del Console che si era recato da lui per intercedere, raccolse le ultime sue forze e celebrò la sua ultima Messa. E la cantò, come sempre. Per lui era sempre una festa. Ubaldo parlò ai suoi figli del cielo, del paradiso che presto avrebbe visto. Al termine della Messa due uomini si avvicinano al vescovo: erano un padre e un altro che gli aveva ucciso il figlio.

Quella mattina di Pasqua udendo le parole di Ubaldo si abbracciarono nel perdono.

Continuiamo anche noi oggi, allora, ad avvicinarci a sant’Ubaldo perché interceda per noi presso Dio!

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Lui è ancora vivo e continua ancora oggi a liberarci da satana; proprio come mi diceva quel mio amico nel suo sms!

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