Viva la libertà!

Prof, è tutta la mattina che ho in testa questa canzone. Chissà se le ragazze del carcere la conoscono e la cantano. Grazie ancora per l’avventura di oggi!”.

Sono le 18.00 e chi mi scrive è Alessia, alunna oramai alla soglia dell’esame di maturità. Oggi lei, insieme ad altri 35 ragazzi e ragazze, è venuta con me al carcere femminile.

Volevamo passare bene la Giornata della Donna ed abbiamo pensato che sarebbe stato bello iniziarla con donne in rinascita.

Dovevamo ritornare a scuola per le 13.10; puntuali con l’orario classico di fine lezione. Invece siamo tornati alle 15.10. Due ore di ritardo. Due ore come il tempo che mi ci è voluto per convincerli a venir via dal carcere. Gli abbracci finali non finivano mai e tante domande sono rimaste lì, in sospeso.

Le ragazze” (come le ha chiamate Alessia) ci hanno accolto con uno spettacolo di danza.

Io non so bene come raccontare una mattinata in cui ho visto lacrime e sorrisi scorrere in lungo e in largo.

Ho osservato balli di gruppo pieni di risate e passi di danza intrisi di timidezza.

Ho ascoltato commoventi inni alla vita da chi, più di una volta, ha pensato seriamente al suicidio.

Ed alla fine mi sono chiesta: perché appena posso, ritorno in carcere?

Una risposta me la sono data.

Sono enormemente attratta da chi sa guardare in faccia la propria fragilità.  

Una volta ho letto: Lei era proprio fragile come una rosa. Ma metteva tante spine attorno a sé per evitare che qualcuno ne venisse a conoscenza”.

Spesso cerco di capire quanto grande sia l’impegno che mettiamo nel coltivare le nostre spine, affinché nessuno si accorga delle nostre battaglie interiori, delle nostre paure intime e dei nostri sbagli quotidiani.

Sembra che la parola d’ordine con cui nasciamo sia: Che nessuno osi toccare la nostra foglia di fico!”

Così quando vado in luoghi dove incontro persone che, per rinascere, stanno riconoscendo la propria nudità e semplicità, ne esco commossa. Mi ci trovo a mio agio. Mi ci rifletto senza paura. Anzi: vorrei rimanerci un po’ di più, per riposarmi e capire meglio questa vita.

Mi sento come se fossi nel DNA del nostro mondo interiore. Senza veli.

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.

E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.

Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,

di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.

Non ci esponiamo mai.

Perché ci manca la forza di essere uomini,

quella che ci fa accettare i nostri limiti,

che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.

Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.

Mi piacciono i barboni.

Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,

sentire gli odori delle cose,

catturarne l’anima.

Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.

Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.” (A. Merini)

Ecco perché vado spesso in carcere; lì ci trovo la nostalgia della vita e dell’amore, all’ennesima potenza.

Forse è anche per questo che stamattina Andrea, con il suo autismo che non gli permette tempi lunghi di concentrazione, è invece stato fermo e concentrato per tutto il tempo. Anzi: è stato proprio lui a rompere il ghiaccio, ponendo la prima domanda con la sua caratteristica che io adoro di più: la sfrontata sincerità!

Perché state qua dentro? Che avete fatto?

Ma nessuna delle ragazze si è nascosta dietro una foglia di fico.

“Io ero tossicodipendente e…”

“Io avevo un’azienda quando, ad un certo punto, purtroppo…”

“Io avevo deciso di smettere di delinquere, ma poi durante una retata …”

“Io sono innocente. E’ accaduto che…”.

E quest’ultima ragazza è riuscita a farsi regalare un bacio sulla guancia da Andrea (che non bacia mai nessuno!) tirandogli fuori la frase più bella che avrebbe potuto dirle: Ma allora tu non sei detenuta. Sei prigioniera!”.

In carcere ho incontrato anche innocenti.

I miei ragazzi lo sanno. Per questo ci siamo soffermati più volte a vedere le puntate della trasmissione Io sono innocente (spesso non riuscendo quasi a credere a certe storie di eclatante ingiustizia)

https://www.raiplay.it/programmi/sonoinnocente/

Quello che segue è un elenco di frasi che si sono unite al nostro cuore e ce le siamo riportate a casa.

Frasi di detenute.

Frasi di donne in rinascita.

Frasi che non posso riportare in toto, per tutelare la privacy delle detenute e  per non trasformare un momento di preziosa sincerità in un gossip da quattro soldi.

Non posso neanche farvi sentire le voci incrinate dal pianto o le risate liberatorie di chi sta esorcizzando il dolore. Oppure i loro abbracci incoraggianti quando qualcuna non riusciva a spiegarsi bene per l’emozione.

Però qualcosina posso provare a raccontare.

 

“La cosa che mi manca di più sono i figli e la famiglia. Si vive veramente per i figli. Ho fatto un po’ di sbagli nella mia vita Ho quattro figli. Ho sette nipoti. Mi sono sposata molto giovane. A quattordici anni. E questa non è la prima volta che vengo qui. Ma ad un certo punto, stanca, stanchissima, ho iniziato ad andare nella chiesa del carcere. E lì ho detto – Ok, basta. Finisce qui la vita da delinquente che ho fatto fino ad adesso. Ora metterò a posto tutte le cose – E così ho deciso che…”

 “La mia paura più grande è su mio figlio. Lui ha cinque anni. Ha fatto il compleanno ieri. Ha invitato i compagni d’asilo, accompagnati dalle mamme…e quindi ora lui fa proprio i conti con la parola “mamma” e con l’assenza della sua mamma…e qualsiasi spiegazione di mia madre, lo lascia comunque amareggiato…triste…mia madre mi racconta che ogni volta che suonano il campanello lui apre la porta sperando che ci sia io…e invece la sua mamma non arriva… al telefono spesso mi dice – mamma, ho capito che hai sbagliato, ma almeno un pochino puoi stare insieme a me? – E così io mi ritrovo con la paura di come lui possa interpretare a situazione. Ho paura perché non posso esserci io a rassicurarlo…” 

“Quando io sono entrata in carcere, i miei figli avevano 25, 24, 17 e 14 anni e mezzo. Ero una mamma che non aveva mai sbagliato. Una mamma che aveva sempre insegnato le regole. Ero il piedistallo. Improvvisamente è caduto questo piedistallo. E non mi hanno perdonata. Mi hanno chiuso le porte…Per voi ragazzi non è facile perdonare. Però anche i genitori a volte possono sbagliare… Mi rendo conto che i ragazzi provano rabbia, provano vergogna nell’avere un genitore in carcere. Non è facile vivere nella società…” 

“Bisognerebbe essere forse tutti un po’ più umili. Gli sbagli si fanno. La vita ci mette di fronte tante difficoltà. E dovremmo donarci tutti una seconda possibilità ed essere perdonati. Perdonare ed essere perdonati. E’ un movimento che ridona futuro”

 “Io sono qua dentro perché ho fatto dei reati. Ed ho fatto dei reati perché volevo comprarmi la droga. Nel disastro della mia vita, solo due paletti sono riuscita a mantenere: non fare la prostituta e non toccare, non scippare mai una persona debole o anziana. Quindi avendo questi due paletti e un grande bisogno di droga, rubavo nei supermercati e poi rivendevo quello che avevo preso. Però ogni tanto mi beccavano. Ma a me sembrava che poi non succedeva niente. Mi vedevo la pena sospesa…qualche volta mi arrivavano avvisi a casa…però non mi preoccupavo… mi convincevo che tutto sarebbe continuato a finire in un nulla di fatto. Niente conseguenze. Quindi io continuavo a rubare. Continuavo a drogarmi. Mi sembrava che nessuno mi avrebbe mai punito. Ad un certo punto, quando ho iniziato finalmente a cambiare ed avevo smesso di rubare, mi è arrivato la pena definitiva. Due anni e mezzo. In questa pena c’erano tutte le condanne accumulate. Io nel passato, stupidamente, vedendo che i carabinieri mi portavano in caserma, mi prendevano le impronte e poi mi rimandavano a casa, mi ero convinta che sarebbe stato sempre così. E invece… Io mi ero convinta che la legge non era efficace. Che non sarebbe arrivata a me. Che me la sarei sempre cavata. Anzi; quando uscivo dai carabinieri, andavo subito a comprarmi altre dosi di droga. E invece alla fine tutto il conto da pagare è arrivato. E mi è arrivato quando meno me l’aspettavo. Quando oramai mi ero lasciata quella vita assurda, alle spalle. Lavoravo. Avevo avuto un bambino. Io ho passato un mese, sapendo che avrei dovuto fare due anni di carcere. Sapere di dover lasciare mio figlio per due anni è stato terribile. Per un mese ho contato i giorni. 29…28…27… Ho avuto un mese d’inferno. Un mese in cui ero libera ma sapevo che l’arresto si avvicinava. Ed io non ho retto alla pressione. E’ stato così che in quei giorni ho ricominciato ad alleviare la mia paura, con il solo metodo che conoscevo: la droga. Qui ora mi sono disintossicata e sto riprendendo in mano la mia vita. L’arresto è stata la cosa più provvidenziale che mi sia capitata. Mi hanno fermata. Da sola, non ce l’avrei fatta”

 “Quando si è in carcere è INDISPENSABILE SENTIRE L’APPOGGIO DELLA FAMIGLIA E NON SENTIRSI ABBANDONATI. E noi siamo felici quando possiamo incontrare i ragazzi per far capire loro quanto sia importante scegliere bene. E’ per questo che raccontiamo i nostri errori.  Loro devono capire che hanno una vita davanti e non dovranno mai trovarsi nella nostra situazione. Io purtroppo ho smesso di studiare in seconda media. Ero rimasta incinta del primo bambino e volevo dedicarmi solo a lui. Ora mi rendo conto quanto sia importante lo studio nella vita. Mi sono pentita mille volte di aver lasciato la scuola. Non mi sono pentita di aver accettato mio figlio. Ma di aver smesso di studiare, tanto. Tantissimo. Ora in carcere ballo. Facciamo dei corsi di ballo e quando danzo, non penso.”

 “Il momento più importante è quando ci chiamano per il colloquio o per la posta. Ricevere lettere in carcere è vitale! Una singola lettera riempie l’intera giornata!”

 “In carcere il tempo passa lento. Lentissimo. Le giornate sono tutte uguali. E la paura più grande è che succeda qualcosa ai nostri familiari”

 “Qua dentro però ci sono anche tante cose da fare. Io sono impegnatissima nel giornale. Scrivo tantissimo sia per la redazione che per fuori. Poi facciamo teatro. Siamo iscritte in un corso musicale. Facciamo scrittura creativa. Ballo. Ricamo. Uncinetto. Sartoria. Ora, per esempio, stiamo facendo dei cuscini da donare all’ospedale. Giardinaggio… tutti i fiori che vedete su queste finestre li abbiamo piantati noi”

 Ragazzi, volevamo solo dirvi che la vita è bella. E’ unica. Forse, a causa delle difficoltà, potrebbe passarvi l’attimo in cui il pensiero di farla finita vi sfiora. Non date retta a quel pensiero. La vita è bellissima perché ci dà sempre nuove opportunità. Si cade e ci si rialza. Mi raccomando: siate coraggiosi e cercate la felicità. Fate la cosa giusta e, se vi dovesse capitare di sbagliare, raddrizzate il tiro e ricominciate. La vita è bella!”

Io amo ascoltare queste testimonianze perchè, in questa periferia sociale chiamata “carcere”, scorre la vita naturale. Quella fatta di sbagli e di cambiamenti. In questi corridoi mi sembra di percepire con chiarezza che Dio sceglie ciò che nel mondo è debole per  confondere i sapienti, gli intelligenti.

In queste mie visite, quando vedo (e le vedo spesso) delle detenute con il rosario al collo, capisco che il vangelo è l’annuncio privilegiato per i poveri. I poveri non temono il vangelo. Lo abbracciano, perchè lì c’è l’abbraccio di Dio.

Quando sei caduto, ti lasci rialzare da Dio.

E’ quando ti credi sempre in piedi che non cerchi più il suo abbraccio. Ti credi così dalla parte giusta, così sapiente, che ti aspetti l’applauso di Dio da un momento all’altro.

Fratello minore e fratello maggiore.

Peccatore dell’ultimo banco e fariseo della prima fila.

Gesù ha sempre scelto l’ultima fila. Nazareth, Betlemme, peccatori, prostitute, impauriti, malati… fino ad arrivare al buon ladrone degli ultimi istanti del suo venerdì.

 

Il carcere, con le sue ultime file, mi fa sentire meglio i passi di Dio vicini a tutti noi. 

 

 

P.S. A proposito; la canzone a cui si riferiva Alessia nel suo messaggio era “Viva la libertà” di Jovanotti.

La prossima lezione la inizieremo con le sue note.

https://www.youtube.com/watch?v=7ZR_nM-42JE

Buona vita a tutti!

 

Preziosa e fragile

Instabile e precaria

Chiara e magnetica

Leggera come l’aria

Sempre moderna anche quando è fuori moda

Sempre bellissima cammina per la strada

All’orizzonte, dietro la fronte

Sul palcoscenico e dietro le quinte

Allenami, insegnami a vivere con te

 

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

 

Viva viva viva viva

 

Parola magica, mettila in pratica

Senti che bella è, quant’è difficile

E non si ferma mai, non si riposa mai

Ha mille rughe ma è sempre giovane

Ha cicatrici qua, ferite aperte là

Ma se ti tocca lei ti guarirà

Ha labbra morbide, braccia fortissime

E se ti abbraccia ti libererà

 

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà

Viva la libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

 

Viva viva viva viva

 

Io ti difenderò, madre dolcissima

Esigentissima, fantasmagorica

Atletica, magnetica

Volatile, poetica

Le donne e gli uomini, gli esseri umani

Piante selvatiche e tutti gli animali

Spiriti liberi, ovunque siate voi

Fatevi vivi manifestatevi

 

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà

Viva la libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

 

(Oh yeah)

La voglio qui per me, la voglio qui per te

La voglio anche per chi non la vuole per sé

Tempi difficili, a volte tragici

Bisogna crederci e non arrendersi

 

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà

Viva la libertà

Viva viva viva viva

Viva la libertà (viva)

(Eh va)

(Viva) ha (viva)

(Viva)

 

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