“Prof, è tutta la mattina che ho in testa questa canzone. Chissà se le ragazze del carcere la conoscono e la cantano. Grazie ancora per l’avventura di oggi!”.
Sono le 18.00 e chi mi scrive è Alessia, alunna oramai alla soglia dell’esame di maturità. Oggi lei, insieme ad altri 35 ragazzi e ragazze, è venuta con me al carcere femminile.
Volevamo passare bene la Giornata della Donna ed abbiamo pensato che sarebbe stato bello iniziarla con donne in rinascita.
Dovevamo ritornare a scuola per le 13.10; puntuali con l’orario classico di fine lezione. Invece siamo tornati alle 15.10. Due ore di ritardo. Due ore come il tempo che mi ci è voluto per convincerli a venir via dal carcere. Gli abbracci finali non finivano mai e tante domande sono rimaste lì, in sospeso.
“Le ragazze” (come le ha chiamate Alessia) ci hanno accolto con uno spettacolo di danza.
Io non so bene come raccontare una mattinata in cui ho visto lacrime e sorrisi scorrere in lungo e in largo.
Ho osservato balli di gruppo pieni di risate e passi di danza intrisi di timidezza.
Ho ascoltato commoventi inni alla vita da chi, più di una volta, ha pensato seriamente al suicidio.
Ed alla fine mi sono chiesta: perché appena posso, ritorno in carcere?
Una risposta me la sono data. Continua a leggere Viva la libertà!