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Siamo tutti custodi di una “Presenza”. Qualcuno la chiama “Dio”.
“Non è possibile alla logica matematica arrivare a dimostrare il teorema dell’esistenza di Dio, in quanto, se così fosse, Dio potrebbe essere solo matematica. DIO INVECE È TUTTO” (Antonino Zichichi)
Cara Maria Cristina, questa frase l’ho appena letta sul libro di religione di mio figlio, mi è piaciuta tanto e l’ho voluta condividere con te.
Cara Luisa, quel “Dio è tutto” contiene in sé tutta la musica del mondo, tutti i profumi esistenti e tutti i passi viventi… contiene ogni acqua ed ogni minuto …. contiene tutti i pensieri fatti dal big bang ad oggi… contiene tutte le altezze e le lunghezze e le profondità dell’intero creato… contiene ogni “dove” ed ogni “come”… contiene il totale, l’universale ed il completo!
Dio è tutto!
E quando dico “tutto” voglio dire che è impossibile rinchiuderlo in un concetto, in una formula matematica e perfino in una religione.
Se avessimo l’entusiasmo ed il coraggio di entrare nei meandri di quel “TUTTO”, potremmo prenderci le ferie da qualsiasi paura e chiusura mentale.
Non rischieremmo più di farci un Dio a nostra immagine.
Contempleremmo di più e parleremmo di meno.
Quando pensi che Dio è tutto, ti viene anche voglia di non usare più il nome “Dio”, perché anche quello ti sta stretto. Continua a leggere Siamo tutti custodi di una “Presenza”. Qualcuno la chiama “Dio”.
Non ti nascondo le mie ferite, tu sei il medico, io sono il malato
“Il problema è che io non riesco più ad amare…né me stessa, né la vita”.
E’ Cecilia che scrive così, nella mia pagina facebook “In te mi rifugio”.
In Cecilia vedo tutti quanti noi quando, feriti dalle frecce avvelenate della vita, ci convinciamo che oramai abbiamo troppe tossine in circolazione per riuscire a fare qualcosa di buono.
Tristi ed avviliti, invece di cercare soluzioni, chiudiamo gli occhi. Non vogliamo né guardare, né essere guardati. Indossiamo maschere e ci perfezioniamo in strategie per non vedere, non sentire e non conoscere le ferite che ci portiamo addosso.
Sono essenzialmente cinque, le ferite che ci impediscono di essere ciò che realmente siamo ed hanno cinque nomi ben precisi: “rifiuto”, “abbandono”, “ingiustizia”, “umiliazione” e “tradimento”.
Cinque ferite che ci creano traumi, angosce, sofferenza, anoressia, shock, crisi di ansia, depressione, bulimia, paura…
Le strategie di cui parlavamo sopra, ci fanno illudere che, se fuggiamo, riusciremo a salvarci dall’assalto di queste emozioni così brutte.
Invece la parola d’ordine dovrebbe essere: “Mai fuggire; passarci attraverso”.
Evitare, dimenticare o reprimere, non serve a nulla, anzi: le piaghe diventano ogni giorno più profonde.
Allora, guardiamole senza timore queste nostre ferite. Illuminiamole con la luce della consapevolezza e medichiamole con l’unguento di Dio.
La consapevolezza serve ad aprirci agli aiuti che suonano al nostro campanello (che sia una psicologa o la migliore amica, un libro profondo o una guida spirituale…) Continua a leggere Non ti nascondo le mie ferite, tu sei il medico, io sono il malato
Erode il grande: un prepotente con i giorni contati
E’ l’aprile del 750 di Roma (= 4 a.C) e a Gerico re Erode il Grande, dopo sei mesi di lunga e dolorosa malattia, muore.
Il suo cadavere (già in vita eroso dai vermi!) fu trasportato con grandi onori all’Erodion, palazzo-fortezza che aveva fatto costruire lui stesso (nella foto sotto si possono vedere i resti di questa grande costruzione).
Giuseppe Flavio ci racconta che il funerale si svolse nel modo più splendido possibile: “Erode fu posto su di una lettiga d’oro tempestata di perle preziose e molteplici gemme di diversi colori e una coperta di porpora; anche il morto era vestito con un abito di porpora, portava un diadema sul quale era sistemata una corona d’oro, sul lato destro giaceva il suo scettro”.
E’ per quella corona che Erode fece la Strage degli Innocenti.
E’ per il potere che egli fece vendette e omicidi, con una crudeltà senza limiti. Per questo il popolo lo odiava e godeva di ogni disgrazia che si rovesciava sulla sua corte.
Erode, per tutta la sua vita, fu un crudele arrivista, senza scrupoli.
Da giovane fece uccidere Malico, l’uomo che aveva avvelenato suo padre Antipatro (43 a.C.).
Imprigionò suo fratello Fasael il quale, per la disperazione, si suicidò fracassandosi la testa contro il muro.
Non ebbe scrupoli nel far uccidere prima la moglie Mariamne I (29 a.C) ed anni dopo i due figli avuti da lei: Alessandro e Aristobulo (7 a.C.). Nel quadro accanto è proprio raffigurato l’omicidio di Aristobulo.
Non soddisfatto, cinque giorni prima della sua morte, fece giustiziare l’altro suo figlio Antipatro, avuto da Doris, una delle sue mogli.
Man mano che la morte si avvicinava, nessuno scrupolo di coscienza balenò nell’animo di questo crudele re. Anzi: progettò un’ultima feroce beffa. Egli sapeva che nessuno dei suoi sudditi avrebbe pianto la sua morte (anzi!) e questo non lo poteva sopportare. Allora ordinò alla sorella Salome di riunire a Gerico (dove lui si trovava ammalato e in fin di vita) tutti i potenti del regno, per farli ucciderli, appena lui fosse morto.
Giuseppe Flavio racconta così l’episodio: Continua a leggere Erode il grande: un prepotente con i giorni contati
La mia mamma mi è vicina, la sento.
E’ appena iniziata la ricreazione ed io mi dirigo nell’aula dove dovrò tenere la lezione successiva. Entro e vedo Michele sul suo banco, da solo. Mi saluta sorridente. In aula non c’è nessuno ed è strano che lui sia rimasto in classe: in genere lo vedo sempre in mezzo alla mischia.
Così mi avvicino, mi metto seduta vicino a lui e chiedo: “Come va? Come stai?”
Lui sorride un po’ malinconico mentre mi risponde il suo “bene”.
A Michele è morta la mamma un po’ di tempo fa e, nonostante siano passati alcuni (pochi) anni, la nostalgia e la mancanza sono due compagne di viaggio che non lo abbandonano mai.
Una mia amica a cui è morta la madre poco tempo fa, mi ha detto: “Mi avevano avvertita che quando ti muore un genitore ti senti solo al mondo, ma non credevo che fosse così vero. Quando un genitore se ne va, con lui se ne vanno anche le tue radici più forti e ti senti davvero solo al mondo. Anche se hai cinquant’anni, dei figli, tanti amici… ti senti solo”
Non oso immaginare, quindi, cosa possa provare un adolescente a cui è venuta a mancare la radice portante della sua vita.
Michele mi guarda e continua: Continua a leggere La mia mamma mi è vicina, la sento.
Ma la cicogna, dove ci viene a prendere? Dove siamo prima di nascere?
Prima che io nascessi, dov’ero?
Una mattina mi sono svegliata ed ho letto questo messaggio sulla mia pagina facebook. Il mittente si chiama Nicola ed ha 21 anni.
Sono oramai passate parecchie settimane da quel giorno e solo ora mi accingo a rispondergli.
Mancanza di tempo? Anche…
Ma il motivo principale è che mi sono voluta prendere del tempo (questa parolina ricorrerà spesso in questa mia risposta; quindi è da tenere bene a mente!) perché rispondere è difficile.
Ad un bambino si può pure rispondere: “Eri nel cuore del tuo papà e della tua mamma”, oppure “Prima di nascere eri nei pensieri di Dio”, ma ad un ragazzo non si può semplificare così il discorso, perché poi la domanda conseguente è: “Cosa significa essere nei pensieri di Dio? Che Dio già mi immaginava? Già mi vedeva, anche se io ancora non esistevo?”
Quindi, prepariamoci tutti a salire in alta quota (e se soffrite di vertigini, non continuate a leggere).
Attrezziamoci bene perché faremo fatica a respirare (si sa, in alto c’è meno ossigeno) e non sarà facile capire tutto quel che vorremmo.
Però perché non volare un po’ più in alto, rispetto al solito? Perché arrenderci prima? Vediamo chi ce la farà ad arrivare fino in fondo!
Pronti? Viaaa!!! Continua a leggere Ma la cicogna, dove ci viene a prendere? Dove siamo prima di nascere?
Infedeltà: la cura c’è!
“Prof, mi può rispondere a questa domanda: io non ho mai capito perché un ragazzo (o un ragazza) tradisce!
Perche esiste il tradimento secondo lei?
É una cosa che non riesco a mandare giù e che non ho mai sopportato!
Ci sono passata e ci sono stata malissimo (come me credo tutte le persone che vengono tradite!)
Ma perché anche in una coppia adulta, magari anche sposata, l’uomo (perché secondo me é spesso l’uomo che è infedele) deve tradire?
Non si potrebbe parlare e magari risolvere quello che non va?
Io non riesco a rispondermi a questa domanda!
Un po’ di tempo fa sono stata con un ragazzo per due mesi. Mi ha lasciata lui, dicendomi che voleva un periodo di pausa.
Già: un periodo di “pausa”… dopo solo un giorno ho scoperto che stava con un’altra e che ci intrallazzava già da quando stavamo ancora insieme!
Lui sapeva che l’anno prima ero uscita da una storia durata due anni e finita con lui che mi aveva messo le corna.
Io non riesco più a fidarmi di nessuno! E’ diventato impossibile per me e non so più che fare…” Continua a leggere Infedeltà: la cura c’è!