“Prof, io vivo con l’ansia perenne della morte. Ma non di soffrire, no… non ho paura di questo. La cosa che mi distrugge é la consapevolezza che un giorno tutto quello che avrò costruito nell’intera vita (per me o per chi altro sia), puff … sarà tutto finito.
In un attimo: più niente.
E allora mi domando: a cosa é servito tutto? A cosa sono servita io o le mie felicità, tristezze, paure?! Ho avuto sempre relazioni strane, instabili e forse si, anche sbagliate… ma nelle persone che ho potuto in qualche modo “conoscere” e anche in me stessa, in fondo, ho riscontrato una cosa: tutti vogliamo fare qualcosa, non di grande, ma ti caratteristico ed importante (!) per farci, in qualche modo, ricordare. Non ha importanza quanto tempo passiamo con qualcuno… tutti vogliamo essere ricordati per qualcosa. Ma ne vale davvero la pena?”
Cara Manuela, dal momento in cui nasciamo, facciamo subito innamorare qualcuno di noi. In quello stesso istante, la vita già ci ha premiato con la palma d’oro dell’unicità, facendoci abbracciare da qualcuno che ci sussurra: “Come te, nessuno mai!”
Da quell’attimo in poi, desideriamo per sempre nuotare in acque colorate di sfumature uniche ed originali dipinte da noi.
Pian piano, capiamo che il motivo della nostra nascita è impresso nella nostra anima e vogliamo che le orme del nostro cammino sulla terra siano utili, riconosciute, amate, ricordate.
Tutto questo è una meraviglia! E’ vita!
Se il primo respiro è caratterizzato da uno sforzo immane per far entrare l’aria nei polmoni, gli altri respiri che seguiranno non saranno da meno.
Ognuno di loro farà entrare l’ossigeno del senso della vita dentro di noi, rendendo il nostro cervello attento alle scelte e predisponendo il nostro cuore a seguire ciò che illumina e non ciò che luccica soltanto.
Ci illuminano i nostri sogni.
I sogni sono come i germogli della realtà, e ti assicuro che ognuno di noi li ha originalissimi, tagliati su misura dalla vita stessa.
Ti chiederai: “Vale la pena seguirli, con il dubbio che con la morte…puff…Tutto svanisca?”
Sì, ne vale pena!
“Vale la pena impegnarcisi, con l’incertezza di poterli poi portare a termine?”
Sì, ne vale assolutamente la pena!
Ed è anche importante sapere che se non riesci a realizzare un sogno, puoi comunque ottenere molto tentando di realizzarlo. Tu sogna, semina e non ti stancare mai di farlo; sarà poi il tempo a determinare il raccolto.
Iniziare un corso di cucina, mettere su casa, fare un’escursione in montagna, iscriversi all’università, piantare dei fiori, seguire un corso di canto, sposarsi, mettere al mondo dei figli…sono tutti semi che hanno, al principio, un sogno.
E vale la pena realizzarlo, perché meritiamo di essere felici.
Ci illuminano le intuizioni buone.
Una di queste è che le persone valgono più delle cose. Una volta illuminati da questa verità fondamentale, l’intera vita risplende della brillantezza dell’essenza, lasciandoci alle spalle la prigionia dell’apparenza.
Tu pensa se da oggi, ogni politico, insegnante, genitore, dirigente d’azienda, medico…fossero illuminati da questa grande verità: gli uomini sono più importante delle cose, dei soldi, dei vestiti e così via. Pensa come diventerebbe luminoso il mondo!
E vale la pensa inseguire questa intuizione? Sì, perché meritiamo di essere liberi.
Ci illumina la fede.
Diceva Kahlil Gibran che “la fede coglie la verità molto prima dell’esperienza”. La fede mette un marchio targato “futuro” sul nostro presente. Ogni sogno ed ogni libertà non si fermeranno in questa nostra vita terrena: stanne certa. Anche se non crediamo in Dio, dobbiamo ammettere che un segno (nel bene o nel male) lo lasceremo. Quando moriremo la terra non sarà più come l’abbiamo trovata alla nostra nascita.
Fosse anche per un fiore da noi piantato; quel fiore farà la differenza!
E se Dio c’è?
Se c’è un Padre, ogni cosa che facciamo sulla terra reca con sé il Suo tifo che ci dice: “Vai! Stai imparando! E questo è solo l’inizio!”
Lui illumina la nostra vita con l’amore. Ogni cosa è amore. La primavera che sta arrivando, le domande che tu ti stai ponendo, i tuoi occhi che ora stanno leggendo, il paradiso che ci sta attendendo…tutto è amore che ci illumina.
E tutto ciò che facciamo con amore non avrà mai fine.
E’ un sogno quello che ti sto dicendo? Tu dovrai cercarne la risposta dentro di te.
Io, da parte mia, sono convintissima che ogni sogno, ogni desiderio di bene ed ogni fede, proviene dalla Luce di Dio che ci illumina per rendere più belli noi e chi a noi si avvicina.
Perfino quando saremo come leoni feriti (dalla vecchiaia, dalla malattia…) avremo voglia di ruggire e di far vedere l’ultima orma bella lasciata da noi.
Voglio farti conoscere le ultime orme lasciate da una bambina di 11 anni.
La racconta il dott. Rogério Brandão, l’oncologo che l’ha seguita fino al suo ultimo respiro.
Leggila e rammenta: noi (e tutto ciò che faremo) siamo fatti per il Cielo!
Un bacio Manuela!
La prof
“Come oncologo con 29 anni di esperienza professionale, posso affermare di essere cresciuto e cambiato a causa dei drammi vissuti dai miei pazienti. Non conosciamo la nostra reale dimensione fino a quando, in mezzo alle avversità, non scopriamo di essere capaci di andare molto più in là.
Ricordo con emozione l’Ospedale Oncologico di Pernambuco, dove ho mosso i primi passi come professionista.Ho iniziato a frequentare l’infermeria infantile e mi sono innamorato dell’oncopediatria.
Ho assistito al dramma dei miei pazienti, piccole vittime innocenti del cancro. Con la nascita della mia prima figlia, ho cominciato a sentirmi a disagio vedendo la sofferenza dei bambini. Fino al giorno in cui un angelo è passato accanto a me!Vedo quell’angelo nelle sembianze di una bambina di 11 anni, spossata da due lunghi anni di trattamenti diversi, manipolazioni, iniezioni e tutti i problemi che comportano i programmi chimici e la radioterapia. Ma non ho mai visto cedere quel piccolo angelo. L’ho vista piangere molte volte; ho visto anche la paura nei suoi occhi, ma è umano!
Un giorno sono arrivato in ospedale presto e ho trovato il mio angioletto solo nella stanza. Ho chiesto dove fosse la sua mamma. Ancora oggi non riesco a raccontare la risposta che mi diede senza emozionarmi profondamente.
“A volte la mia mamma esce dalla stanza per piangere di nascosto in corridoio. Quando sarò morta, penso che la mia mamma avrà nostalgia, ma io non ho paura di morire. Non sono nata per questa vita!”
“Cosa rappresenta la morte per te, tesoro?”, le chiesi.
“Quando siamo piccoli, a volte andiamo a dormire nel letto dei nostri genitori e il giorno dopo ci svegliamo nel nostro letto, vero? (Mi sono ricordato delle mie figlie, che all’epoca avevano 6 e 2 anni, e con loro succedeva proprio questo)”.
“È così. Un giorno dormirò e mio Padre verrà a prendermi. Mi risveglierò in casa Sua, nella mia vera vita!”
Rimasi sbalordito, non sapendo cosa dire. Ero scioccato dalla maturità con cui la sofferenza aveva accelerato la spiritualità di quella bambina.
“E la mia mamma avrà nostalgia”, aggiunse.
Emozionato, trattenendo a stento le lacrime, chiesi: “E cos’è la nostalgia per te, tesoro?”
“La nostalgia è l’amore che rimane!”Oggi, a 53 anni, sfido chiunque a dare una definizione migliore, più diretta e più semplice della parola “nostalgia”: è l’amore che rimane!
Il mio angioletto se ne è andato già molti anni fa, ma mi ha lasciato una grande lezione che mi ha aiutato a migliorare la mia vita, a cercare di essere più umano e più affettuoso con i miei pazienti, a ripensare ai miei valori. Quando scende la notte, se il cielo è limpido e vedo una stella la chiamo il “mio angelo”, che brilla e risplende in cielo.
Immagino che nella sua nuova ed eterna casa sia una stella folgorante.
Grazie, angioletto, per la vita che ho avuto, per le lezioni che mi hai insegnato, per l’aiuto che mi hai dato. Che bello che esista la nostalgia! L’amore che è rimasto è eterno.!”(tratto da www.aleteia.org)
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