Fidanzato violento ed oppressivo? Cambialo!!! Passaparola…

gelosia-possessiva-222x300“Prof, ho un problemino:(
Ho paura del mio fidanzato.
Ho paura perché me ne ha fatte di tutti i colori.
Ho paura di soffrire e non voglio! Sono troppo piccola per soffrire per amore!

Io lo amo tanto. L’ho desiderato fino al punto di perdere un’amica e, se andrò avanti così, ne perderò molti altri.

Ho paura che mi faccia di nuovo del male: non solo dal punto di vista psicologo, ma anche fisico!

Abbiamo superato mooolti problemi insieme, ma io ne sono uscita “traumatizzata”!!!

Ho paura quando si arrabbia ed ho paura di dirgli le cose, perché non so più come potrebbe reagire!

Ho paura che mi rimetta le mani addosso!!!

Io ci sto tanto male, sia per lui che per me.

Mi da fastidio vedere i miei pochi  e veri amici, giudicati male da lui!

Mi da però anche fastidio vedere che loro lo escludono (anche se, da una parte, fanno anche bene, dopo ciò che ha dimostrato a tutti quanti!)

Fino ad ottobre scorso uscivano tutti insieme ma poi, il mio ragazzo, ha tirato fuori il peggio di sé e la sua  gelosia lo ha portato a fare degli enormi sbagli.

La gente si fa tante brutte idee su di lui, e io vorrei farlo “ritornare in vita”.

Ogni tanto penso che abbia un diavolo dentro di se;  la gelosia ti porta oltre il limite e io ho paura di tutto questo.

Ho paura per il mio, o meglio, il nostro futuro. Dico “nostro” perché io l’ho desiderato molto e ci credo che arriveremo lontano.

Nonostante tutto quel che mi ha fatto, non riesco però a distaccarmi da lui. Non riesco ad immaginarmi la vita senza la sua presenza; è come una droga per me!!

Stasera mi ha riscritto un ragazzo, per chiedermi come stavo… per parlare un po’ insomma. Qualche sera fa, quando mi aveva scritto per la prima volta, a me era venuto normale dirlo al mio fidanzato. Lui si era arrabbiato, dicendomi che non dovevo più rispondergli; ma io, oggi, gli ho risposto!

Ora il problema è questo: cosa dico al mio ragazzo? La verità, oppure cancello la discussione e faccio finta di nulla, sperando che non lo venga mai a sapere??

Un’altra cosa che non sopporto è che vuole che io smetta di uscire con i miei amici. Per lui questa regola non vale anche perché i suoi amici abitano nella sua stessa via e si vedono comunque sempre, fin da piccoli… mentre io che non li vedo mai, quelle rare volte che ci esco, non gli sta mai bene!

Tra qualche giorno ho una festa e si sta inventando le peggio scuse per non andare a trovare i suoi e, di conseguenza, rimanere con me, per fare in modo che io non ci vada … Ora mi dica lei: È” normale che una persona si comporti così, oppure non sono normale io?!”
Mi scusi ancora se l’ho disturbata a quest’ora di notte”

Cara Valentina,

per ben otto volte hai scritto la parola “paura”!

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Intelligente come sei, potrei anche finire qui la mia risposta: tanto hai già capito cosa ci sarebbe da dedurre!

11963252-la-donna-e-in-visita-il-suo-amore-malato1) L’amore non si basa sulla paurama noi donne, affette in gran parte dalla “sindrome della crocerossina”, ci vogliamo illudere che con il nostro amore potremmo cambiare anche un diretto discendente del Marchese De Sade!

2) La gelosia patologica tarpa le ali della libertàma noi donne, qualche volta affette di un anomalo ottimismo affettivo, ci convinciamo che basterà tranquillizzare il fidanzato possessivo con una lealtà sconfinata, per ottenere la sua completa guarigione dalla morbosa voglia di controllarci; ci sentiamo più efficienti della bacchetta magica della Fata Turchina!

dipendenza-affettiva3) Il vero amore non è una droga che annulla pian piano l’indipendenza e la vita personalelo sappiamo tutti! Eppure continuiamo rapporti di amore anche se non lo sono più (!), solo perché schiave della paura di rimanere da sole. Insomma: meglio vivere un amore malato che re-imparare a camminare sulle proprie gambe! Ma io dico… anche i nostri nonni avevano il detto “Meglio soli che male accompagnati”! Rivalutiamola l’antica saggezza popolare!

4) E poi diciamo: l’amore è l’amore! Al cuore non si comanda! Belle queste frasi, vero?  2394754-stuprQuante volte le avrai sentite! Alcune volte le ragazze utilizzano degli slogan amorosi banali quanto vani, per giustificare la loro mancanza di coraggio nel dire “Ora basta!” E invece, di fronte alla possessività, alla violenza (sia fisica che psicologica) e alla paura, bisogna dirlo quel “Basta!” liberante! Soprattutto se ci sono stati più di un episodio in questo senso.

L’amore ci deve rinfrancare e rafforzare, non spaventare e indebolire! Ti prego di convincerti che tu devi diventare protagonista della tua vita e non vittima degli eventi!

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Carissima Valentina, prova a fare due cose pratiche ed utili.

  • Esci allo scoperto e confrontati con una o più persone che potrebbero aiutarti ad analizzare con più  obiettività la tua situazione (tua madre, un’amica in gamba, la psicologa  della scuola, un operatore di qualche associazione specializzata in aiuti di questo tipo, un educatore di cui ti fidi, una zia che ti senti  vicina…). Uscire allo scoperto significa superare la logica emotiva della relazione sentimentale (in poche parole i quattro punti che abbiamo elencati sopra) per raccontare e confrontarti con qualcuno preparato e più grande di te.

  • Tieni un diario (il più dettagliato possibile) con le date, i luoghi e gli episodi che ti hanno impaurita o fatta soffrire: scoprirai quante volte, in un mese, ti si sono state tarpate le ali! E’ difficile prevedere gli sviluppi violenti, ma intanto impariamo a non sottovalutare i segnali d’allarme! 

 

maschilismoVedi Valentina, sulla terra, in questo periodo storico (sto parlando degli ultimi decenni e non degli ultimi giorni, ovviamente), sul’argomento “donne” sembriamo sempre più divisi in due: da una parte del mondo si parla di diritti, di femminicidio, di rispetto….dall’altra si ribadisce l’angheria, la violenza e l’oppressione.

Ma la cosa brutta (bruttissima!) è che a volte sono le stesse donne ad auto isolarsi, burqa1escludendo ogni forma di giustizia dalla loro vita (quant’è importante la cultura e l’educazione!).

Invece bisogna sconfiggere la paura (quel sentimento che tu non dovresti avere come compagna della tua vita di coppia) e denunciare ciò che non va.

 

 

Già: denunciare ciò che è violenza…

A parole sembra facile ma, nella pratica, non lo deve essere altrettanto se tante donne sono disposte ad accettare l’indifendibile ed a sopportare l’ingiustizia.

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Ovviamente sto parlando di violenze molto più gravi di quella che tu stai vivendo, però mi chiedo: perché si devono sopportare delle angherie, fin dalla giovane età?

Perché è così difficile dire ad alta voce: “Basta! Non ti permetterò più di impaurirmi e ferirmi!”

Ti voglio raccontare la storia di Tamar (è tratta dalla Bibbia, 2 Samuele cap. 13, 1-22).

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Tamar era una giovane e bellissima ragazza di circa tremila anni fa. Suo padre era il famoso re Davide.

Viveva in una grande casa dove passava volentieri le sue giornate, sentendosi protetta dai pericoli esterni.

Tutta la sua famiglia l’amava e lei cresceva coltivando i suoi sogni di adolescente.
Tamar non poteva certo immaginare che il pericolo maggiore per la sua giovane vita fosse proprio dentro la sua accogliente casa. In genere i pericoli si immaginano fuori e non dentro le mura domestiche! 

Tamar aveva un fratellastro più grande di lei; si chiamava Amnon (anche lui figlio del re Davide, ma di madre diversa).

Ammon, giorno dopo giorno, iniziò a gettarle delle occhiate sempre più invasive.

Lei coglieva un qualcosa di malsano in quelle occhiate e si sentiva a disagio 

Ad un certo punto questo fratellastro cominciò a dimagrire ed indebolirsi, a causa della passione che aveva per Tamar (il poverino non poteva darsi pace all’idea di non poter “avere” la sorellastra).

Cercava occasioni per stare da solo con lei, ma niente da fare!

Tamar, infatti, era vergine (com’era rigoroso costume del tempo e regola ferrea da non infrangere) e le vergini vivevano separate ed intoccabili, fino al giorno del matrimonio. Ecco il motivo della disperazione di Amnon! 

Un giorno si mise a letto, dandosi per malato. Non mangiava più e tutti si preoccupavano.

A questa sua decisione di darsi per malato, contribuì anche un suo amico  (scemo e prepotente come lui!) che gli aveva consigliato questo trucco, per poter finalmente rimanere da solo con Tamar, quando lei gli avrebbe portato il cibo.

Che piano geniale, eh! 

Il padre, vedendolo così debole, chiese a Tamar di prendersi cura del fratellastro (questi uomini… intuito: zero!) non potendo immagine ciò che passava per la mente del ragazzo!
Lo stupro avvenne nella camera da letto, mentre la ragazzina gli porgeva il cibo.

Lei provò ad implorarlo, a supplicarlo di non farlo; arrivò persino a proporsi come sposa per lui, pur di evitare la terribile violenza (a quei tempi, infatti, il divieto di contrarre matrimonio si estendeva sino ai fratelli ma non ai fratellastri).

Ma lui l’afferrò, le mise una mano sulla bocca, la tenne ben ferma sotto sé, sul letto, mentre abusava di lei.

Pochi minuti che a lei sembrarono mille anni.

Poi, subito dopo lo stupro, lui la scacciò pieno di odio, disgusto, disprezzo…

Prima la violenza e poi l’abbandono disgustato: ma fin dove può arrivare la prepotenza di un uomo?

Tamar si ritrovò fuori dalla stanza, nel lungo corridoio della casa, insanguinata e sola. Fu un gesto istintivo quello che la portò a strapparsi i vestiti, mentre correva urlando. Il dolore era troppo! Violentata e abbandonata come uno straccio immondo!  

Qualcuno accorse alle sue urla ma… ma le ordinò di tacere! Le disse di non dare scandalo!

Il primo ad intervenire, infatti, fu il fratello Assalonne (fratello perché figlio dello stesso padre e della  stessa madre di Tamar) che le disse chiaramente che non bisognava rovinare il buon nome della famiglia…e  Ammon era della famiglia! 

Il grido soffocato doveva rimanere inascoltato e quella storiaccia doveva rimanere sommersa, imprigionata nell’invisibilità delle mura domestiche. 

Anche il re Davide venne a sapere dello stupro; si arrabbiò ma…ma Ammon era il primogenito, gli voleva bene…che poteva fare? Punire il maschio primogenito? 

Nessuno di noi avrebbe mai conosciuto questa storia di violenza familiare se…se la Bibbia non ci avesse messo lo zampino, raccontandocela!

cb9a04fafc_7017187_lrgQualcuno, a nome di Dio, si è fatto carico di rompere il silenzio (nonostante il tentativo del clan di soffocare lo scandalo, di censurare l’accaduto) facendo arrivare questa storia fino a noi.
In nessuna cronaca di corte una storia del genere avrebbe trovato ospitalità; ma nella Bibbia sì, perché la Scrittura è un libro particolare, che racconta soprattutto la storia dei sommersi, di quelli che non hanno voce, dei perdenti della storia.

Chi entra nel mondo della Bibbia, ascolta le storie di un Dio che si fa garante della memoria di coloro che sono ridotti al silenzio.

Dio vede il dolore delle donne, conta le loro lacrime e nessuna di queste viene dispersa, dimenticata.

“State molto attenti a far piangere una donna,lacrime1

che poi Dio conta le sue lacrime!

La donna e’ uscita dalla costola dell’uomo,

non dai piedi perché dovesse essere pestata,

non dalla testa per essere superiore,

ma dal fianco per essere uguale….

un po’ più in basso del braccio per essere protetta,

e dal lato del cuore per essere Amata….”

(tratto dal Talmud, un libro sacro del mondo ebraico)

 

 

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