Van Gogh, le stelle e me

Stasera sono uscita a fare una passeggiata con Akira, inseguita dal buio che avanzava a gran velocità.
In mezzo a tanta notte, guardavo la luna. Ma l’avete vista quant’è bella?
Il cielo. Le stelle. La luna.
E’ un po’ come sbirciare il Paradiso.
Anche per Vincent era così.
La notte tra il 9 e il 10 luglio 1888, lui scriveva all’amato fratello Theo. Non sapeva che aveva ancora da vivere solo due anni e 20 giorni. Ma sapeva che quel cielo gli raccontava l’“oltre”.
E quella notte gli scriverà una meravigliosa lettera, lasciando a noi l’onore di poter leggere una serie di domande e di sue possibili spiegazioni, che solo un artista con una spiritualità geniale, poteva ipotizzare. ❤

“[…] Certo, per uno strano fenomeno tutti gli artisti, i poeti, i musicisti, i pittori sono, da un punto di vista materiale, degli infelici – anche quelli felici – e ciò che di recente dicevi a proposito di Guy de Maupassant ne è una prova ulteriore. Il che ridesta l’eterno interrogativo: la vita è tutta visibile per noi oppure prima della morte ne conosciamo soltanto un emisfero?
I pittori – per limitarci a loro – pur essendo morti e sepolti, parlano alla generazione successiva o a più generazioni successive attraverso le loro opere. Ed è tutto qui, o c’è dell’altro? Nella vita del pittore forse la morte non è la prova più difficile.
Io dichiaro di non saperne nulla, ma da sempre vedere le stelle mi fa sognare tanto semplicemente quanto mi fanno sognare i puntini neri che sulla carta geografica rappresentano le città e i villaggi.
Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del firmamento dovrebbero esserci meno accessibili dei puntini neri sulla cartina della Francia?
Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, allo stesso modo prendiamo la morte per andare su una stella. Ciò che è senz’altro vero in questo ragionamento, è che, in vita, noi non possiamo andare su una stella. Così come, da morti, non possiamo prendere il treno. Insomma, non mi sembra impossibile che il colera, la renella, la tisi, il cancro siano dei mezzi d locomozione celeste come i battelli a vapore, gli omnibus e le ferrovie sono dei mezzi terrestri.
Morire serenamente di vecchiaia equivarrebbe ad andarci a piedi.
Ora vado a coricarmi perché è tardi, ti auguro buonanotte e buona fortuna”
Vincent Van Gogh

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