Venerdì 18 settembre 1942… Etty scrive

Sto scrivendo la vita di Etty.

Lo sto facendo soprattutto dando voce alle sue parole.

Etty, Etty…

Sto leggendo il tuo Diario integrale, sono arrivata a pag. 795 e ho capito una cosa.

E’ una cosa che aveva compreso anche santa Bernadette Soubirous, quando diceva: “Vorrei che si scrivessero i difetti dei santi e quanto essi hanno fatto per correggersi; ciò ci servirebbe assai più dei loro miracoli e delle loro estasi”.

Cara Etty, raccontandomi tutte le tue fragilità e le tue modalità per superarle, mi stai raccontando me.

Anzi; ci stai raccontando “noi”.

Oggi posterò quello che tu hai raccontato la mattina di venerdì 18 settembre 1942. Quel giorno hai ancora poco più di un anno di vita. Non lo sai con precisione temporale, ma lo immagini. Auschwitz è sempre più vicino e tu ti stai preparando.

“Sento di essere uno dei molti eredi di un grande patrimonio spirituale. Ne sarò la fidata custode. Lo diffonderò al massimo delle mie possibilità. Mi scopro a fare gesti vaghi, fragili e nervosi, sento il corpo così leggero e fluttuante, ma la mia mente è tanto sicura e forte.

Andrò a riordinare la mia scrivania. Devo mantenere un buon ordine anche nelle cose esterne, anzi, proprio nelle cose esterne, altrimenti tutto diventerà insostenibile per me. Se metto qualcosa da qualche parte, un minuto dopo non so dove sia finita, e poi mi costa troppo tempo ritrovarla, e quel tempo potrebbe essere dedicato a cose migliori. Farò del mio meglio e riordinerò subito la mia scrivania.”

Etty

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