Una storia misteriosa di lacrime vere

Siamo nei primi anni del Cinquecento e Montanina Ottoni sta camminando in una stradina di campagna quando, abbandonata in una siepe, scorge un’immagine dipinta su un’antichissima tavola.

Montanina si avvicina e vede che vi è raffigurata una bellissima Madonna greca. E’ piangente ed è buttata in mezzo alle spine (i cui segni si possono ancora intravedere sulla tavola di legno).

La donna prende il dipinto nelle sue mani ed accoglie la Madonna nella sua vita. Tempo dopo, rimasta vedova (di un Fogliani di Fermo) decide di entrare nel convento di S. Caterina da Siena (contrada della Portella) in Fabriano. I documenti raccontano che insieme alla donna, vi entrerà anche la figlia.

Ma ci sarà anche un’altra entrata importante: l’icona che, tempo prima, Montanina aveva trovato in quella siepe.

Sappiamo che questa donna fece poi grandi cose per il convento (lo ampliò e lo dotò di molti beni), fece del bene a Fabriano (vi eresse un Monte di Pietà) e fino alla fine fu una religiosa esemplare.

Morì nel 1536.

Dai documenti antichi (le “Riformanze”, libri del 1581, 1582, 1583, 1585) sappiamo che i fabrianesi venerarono con grande affetto e rispetto quell’immagine antica trovata da Montanina e lasciata da lei nel convento.

Sappiamo anche che, dal 1582 e nei tre anni successivi, l’immagine fu vista versare più volte copiose lacrime, raccolte sempre delicatamente con la bambagia. Su tali prodigi ci fu un passaparola commovente ed il Consiglio di Credenza, dopo il 24 maggio 1584 (giorno dell’ultima lacrimazione) dispose in suo onore processioni solenni lungo le principali strade, abbellite con fiori, festoni e luminarie.

Alla preghiera parteciparono poi migliaia di persone e la devozione verso quest’immagine non si è mai spenta per i successivi quattrocento anni. Negli archivi sono custodite tante testimonianze giurate di guarigioni, grazie e fatti miracolosi avvenuti fino ai nostri giorni.

Quello che sto per raccontare, è l’ultima lacrimazione avvenuta il 24 maggio 1584 e testimoniata dall’intera Comunità di Santa Caterina da Siena di Fabriano.

Il 24 maggio 1584, poco dopo mezzogiorno, terminate le funzioni nella cappella interna del Monastero ove trovavasi la detta Immagine, alcune religiose stavano pregando innanzi alla Madonna, quando all’improvvviso cominciò a spargere molte lacrime, ed a più riprese fu veduta piangere. Le Religiose rimasero stupite quasi non credendo a se stesse,, ma accertata la realtà del prodigio, eruppero in grida di giubilo e di lode a Maria, chiamando le Consorelle a vedere la Vergine in lacrime. Quelle lacrime prodigiose furono raccolte con della bambagia e furono conservate per molti anni.

Da quel tempo la venerazione e la pietà dei fabrianesi, come delle genti vicine, fu tutta per onorare la Vergine benedetta che con il nuovo prodigio aveva eccitato negli animi nuovo fervore. La cappella fu dedicata alla “Beata Vergine delle lacrime” ed un ricco Altare fu eretto in memoria. Da allora fu una gara tra i devoti fabrianesi e dei dintorni, nel venerare la sacra Immagine, e nel ricorrere fiduciosi all’intercessione di Maria e della celeste Patrona a concedere loro grazie a profusione e favori d’ogni genere

Fu un fatto che sconvolse tutta a comunità al punto tale che due settimane dopo, il 7 giugno 1584, quarantaquattro cittadini si riunirono in un consiglio di Credenza.

Quella lacrimazione continua non si poteva più ignorare. Quello che segue è il verbale autentico di quella riunione.

“All’ordine del giorno: se si deve prendere qualche decisione per il culto dell’immagine della B.V.Maria, che da giorni si vede lacrimare nel Monastero di S. Caterina da Siena. Giovanni Maria Gili, consultore giurato, ha proposto che, in seguito alle lacrime – viste da varie persone – versate dall’immagine della gloriosa Vergine Maria nel Monastero di S. Caterina da Siena, i Magistrati e 4 cittadini, con la autorizzazione del Vicario Foraneo, ordinino per tre giorni processioni devotissime, come Loro piacerà di stabilire; le Confraternite della Vergine Maria facciano preghiere, e si preghi Dio per il bene di questa Patria.

Quando il popolo seppe della decisione esultò e partecipò numerosissimo e commosso.

Un manoscritto dell’epoca racconta: “La mattina del 25 giugno l’immagine di Maria…fu posta sull’Altare Maggiore ove si celebrò la Messa solenne… fra indicibile concorso di popolo nostrale e forestiero. Nel pomeriggio fu recata in processione pel lungo giro solito a percorrersi allora pel Corpus Domini, con l’intervento di tutto il Clero secolare e regolare, delle Arti e Confraternite e dietro l’immagine seguiva con torce accese una grande distesa di persone, fra le tre e le quattro mila, e sarebbero state anche di più se le cererie benchè rifornitesene largamente non fossero rimaste troppo presto sparecchiate. La piazza poi e le strade, ove fra i canti e gli squilli dei sacri bronzi e le musicali melodie passava il devoto corteo, erano variamente illeggiadrite da cortinaggi e festoni e arazzi, così bene aggraziate che era proprio una letizia. Al ritorno l’immagine fu collocata sul suo nuovo Altare e vi è esposta alla pubblica venerazione pei tre giorni successivi…”

All’inizio queste lacrimazioni furono prese come presagio di disgrazie.

La gente aveva timore.

Più tardi si capì che quelle lacrime erano il segno di una Madre vicina anche nell’avvicinarsi delle disgrazie.

Nel 1591 a Fabriano ci fu la più terribile carestia mai conosciuta nel territorio. Morirono oltre undicimila persone ed il dolore dilagava ovunque. In quei terribili giorni, le domenicane del convento di S. Caterina da Siena non avevano più da mangiare. Con la speranza della fede, pregarono la Madonna per avere un aiuto. Mentre erano riunite nel refettorio a spartire le ultime molliche di pane, suonò il campanello del parlatorio.

Una suora che camminava con l’aiuto delle stampelle, andò ad aprire. Quando, con fatica, riuscì finalmente ad aprire il portone, venne travolta da un mucchio di grano senza che vi fosse persona alcuna. Meravigliata da quel che vedeva, in preda all’emozione ed alla commozione, si gettò su quel ben di Dio … e si rialzò guarita. Allora iniziò a correre gridando per i corridoi del convento. Quando, saltando come un grillo, entrò nel refettorio saltando, pronunciò parole incomprensibili per l’eccitazione di voler spiegare quel che c’era alla porta.

Non capendo ciò che diceva e, di conseguenza, allarmate, le consorelle corsero all’ingresso e, vista la montagna di grano, commosse iniziarono a ringraziare Dio.

Quel grano fu sufficiente per superare le ristrettezze e molto fu distribuito a tutti gli affamati che arrivarono al convento.

Per tramandare la memoria del grano miracoloso (che si ripeté nel 1840) le suore ne racchiusero alcuni chicchi dentro spighe di fili d’argento.

Tanti sono gli eventi Provvidenziali accaduti dopo aver pregato avanti all’immagine di Maria che era stata abbandonata.

Dove è ora quest’icona?

Attualmente si trova nella Cappella della Madonna Pellegrina nella Basilica Cattedrale di S. Venanzio M. a Fabriano.

Se passate di qui, andate a vederla.

Per curiosità, per sensibilità artistica, per fede…ogni scusa sarà buona per trovarsi di fronte a quest’immagine.

 

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