Un mondo invisibile ci circonda e ci ama

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Teresa di Lisieux, poco tempo prima di morire, l’ha detto chiaramente:

Sento che sto per entrare nel riposo […]. Ma sento soprattutto che sta per cominciare la mia missione, la mia missione di fare amare il buon Dio come l’amo io, di comunicare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudirà i miei desideri, il mio cielo scorrerà sulla terra sino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio cielo e fare del bene sulla terra. Ciò non è impossibile, perché gli Angeli, pur restando immersi nella visione beatifica, vegliano su di noi. Non potrò godere del riposo finché ci saranno anime da salvare.

Teresa è passata all’altra vita, portandosi con sé la voglia di continuare a soccorrere e lluvia-de-rosassalvare.

E quando muore un nonno, una madre, un amico, un padre…vuoi che anche questi non si portino dietro l’amore per i loro cari?

E vuoi che Dio sia sordo al loro desiderio di continuare a proteggere ed aiutare le persone che amano tanto?

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Siamo circondati da un mondo invisibile attivissimo e felicissimo di esserci.

I nostri cari continuano a starci vicini, con un amore che è operoso e partecipe delle nostre cose.

 

Quando i ragazzi mi domandano (spessissimo!):

“Prof, ma mio nonno è ancora vicino a me? Cioè: mi sente se io ci parlo?”

“Professoressa, quanto vorrei un segno che mi provasse che mia madre è ancora accanto a me!”

“Ma lo sa che ho sognato mio padre? Mi diceva di stare tranquilla perché lui mi vede sempre. Indossava il maglione che gli ho regalato io!”

…io in genere li incoraggio ad alzare lo sguardo oltre la cortina dell’apparenza, con storie vere, di cui conosco i diretti testimoni.

veloDovremmo tutti aiutarci vicendevolmente ad alzare lo sguardo verso l’Alto, per intuire le misteriose presenze che accompagnano la nostra vita.

Ho pensato di far conoscere alcune di queste esperienze ed ho chiesto a Diletta (una persona che conosco da tanti anni) di scrivermi la sua testimonianza.

E’ una perla preziosa privata, ma che può essere di conforto a tanti.

Sono storie di persone care, divenute angeli protettori qui sulla terra.

Buona lettura. 

safe_image“Ricordo ancora il racconto della mia maestra di scuola: “Durante l’ultima guerra mondiale, un ragazzo e la sorella più piccola stavano scappando per raggiungere un rifugio anti-aereo, perché c’era in atto un terribile bombardamento. Si trovarono ad un certo punto senza via d’uscita, tra macerie di palazzi bombardati precedentemente e indecisi se tornare indietro, perché probabilmente sarebbero caduti in mano ai tedeschi, dal momento che c’era il coprifuoco e non sarebbero dovuti essere là. Una ragazzina, sbucata chissà da dove, indicò loro un passaggio nascosto. Non appena lo ebbero percorso, si voltarono indietro, ma la ragazzina sembrava essersi dileguata. Dopo essersi messi in salvo, si resero conto che la ragazzina era la loro sorella maggiore: era morta prima della guerra, era vestita con lo stesso cappottino azzurro con cui era ritratta in una fotografia, e loro si rammaricarono di non aver avuto il tempo per rendersene conto e riabbracciarla.”Gli occhi della maestra si erano riempiti di lacrime, ed io ero impressionata dalla narrazione: angeli che fanno da anello di congiunzione tra l’aldilà e la realtà!

Angeli che ci permettono di scampare a gravi pericoli!

Angeli, che come soldati di un esercito sovrannaturale, scendono tra noi, in missione, per proteggerci, per salvaguardare la nostra incolumità, per evitare il reiterarsi di disgrazie all’interno della stessa famiglia!

Ero affascinata, ma devo ammetterlo, con l’innocenza di una bambina, non incredula. 

Forse proprio perché dentro di me aveva preso coscienza che certi fatti inspiegabili possono accadere, che, anni dopo, quando ero già una donna non ebbi alcuna perplessità a credere al racconto di una mia zia.

profiloIl marito era da qualche tempo ammalato e ricoverato in ospedale. Lei non voleva lasciarlo, perché erano sempre stati una coppia molto unita, ma lui insistette, perché se ne tornasse a casa, tanto con lui sarebbe rimasto il loro figlio. Poco dopo essere ritornata a casa, sentì sbattere il portone di ingresso, come se qualcuno fosse entrato e le sembrò di udire la voce del marito che la chiamava per nome, come era solito fare quando rientrava la sera. Disse alla domestica se avesse sentito qualcosa, una voce, il portone che sbatteva, ma lei negò, aggiungendo che tra l’altro le finestre erano tutte chiuse. In quel momento squillò il telefono: il figlio le annunciava la morte del padre. Mia zia era convinta che il marito fosse tornato da lei per rimanerle sempre accanto, perché lei continuava a sentire la sua presenza vicino. 

madonnaOppure quello che successe a mia madre. Era il 23 gennaio e mia madre era andata in  chiesa per la celebrazione in onore di Padre Pio, a pregare, tra l’altro, perché stava attraversando un periodo di grande incertezza e sofferenza. All’uscita dalla chiesa, si sedette ad aspettarmi, ché la sarei passata a prendere in macchina. Era in una piazzetta non molto grande, con diverse auto parcheggiate, in pieno centro storico e sempre molto frequentata. Si stava avvicinando un uomo, alto, con un lungo cappotto scuro e con un cappello con la tesa abbassata che le impediva di vederne il volto. Lei ebbe paura, si guardò intorno, in cerca di aiuto, ma in quel momento non passava nessuno, non transitava nessuna macchina. D’improvviso, sembrò che lo spazio e il tempo fossero sospesi, come in attesa di qualcosa o qualcuno…  lei strinse la borsetta sotto il braccio, raggomitolandosi su se stessa, perché temeva che fosse un borseggiatore. L’uomo la raggiunse, lei trasalì e mentre la sfiorava, le disse: “Stai tranquilla che la Madonna ti aiuta su tutto!” e senza rallentare, si allontanò fino a dileguarsi. Non appena sparì alla sua vista, lo spazio intorno a lei riprese vita, come se tornasse a respirare dopo aver trattenuto il fiato. Solo quando fu in macchina con me, si rese conto che la voce dell’uomo era quella di suo fratello, morto tanti anni prima, e non sapeva spiegarsi perché non l’avesse riconosciuta prima e soprattutto perché avesse avuto paura di un’entità amica.

Già, mia madre, filo ombelicale mai tagliato, neanche dopo la sua morte.

praying-the-rosary-724621Alla vigilia del giorno che avrebbe cambiato per sempre la mia vita e quella della mia famiglia, ero seduta sul divano di casa, ad occhi chiusi. Forse stavo pregando, stavo parlando con Dio, non so spiegare, ma avvertii nella stanza una presenza forte, mi dispiace di non riuscire a trovare una definizione migliore per descrivere quell’atmosfera intorno a me. Pensai che fosse rientrato mio marito, senza che me ne fossi accorta. Aprii gli occhi e mi trovai di fronte mia madre, la mamma dei giorni migliori, vestita di rosso e sorridente. Trasalii per lo stupore e lei scomparve. Si dice che poco prima della nostra morte, la persona defunta a noi più cara ci venga a prendere, e fu  quello che immaginai,  che fosse arrivata la mia ora.

Alla luce di quello che successe il giorno seguente, cara Cristina, forse sarebbe stato molto meglio così. Ma così non è stato e sai quanto dolore e quanta sofferenza mi porto ancora dietro insieme a tutta la mia famiglia. Tu dici sempre che spesso non è una situazione drammatica a farci soffrire tanto, ma è il suo perdurare nel tempo ad esasperare la nostra vita. Ed è per questo che nei momenti di maggior disperazione, quando non so cosa darei per poter sollevare il ricevitore e sentire di nuovo la sua voce, le sue parole di consolazione e di speranza, quella visione di un attimo mi fa riprendere fiato dopo la corsa, come bere un sorso d’acqua nell’arsura del deserto. 

Per concludere, dimenticavo un particolare importante. Anni dopo quel racconto rivolto ad una scolaresca di bambine, la maestra mi confidò che quell’episodio era successo a lei e suo fratello, che ce lo aveva riportato in maniera impersonale, perché non voleva suggestionarci più di tanto. Aggiunse che, appena finito il bombardamento, con il fratello erano ritornati nel punto dove avevano imboccato il passaggio nascosto indicato dalla sorellina scomparsa, ma non ne avevano trovata traccia.”

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3 commenti su “Un mondo invisibile ci circonda e ci ama”

  1. Ciao,
    torno spesso a “passeggiare” sul tuo blog, trovo sempre anche tra i vecchi post delle perle che la volta precedente mi erano sfuggite…
    Sono nella categoria “Comunione dei santi”, e mi viene in mente di raccontarti una cosa.I nostri santi ce li scegliamo? O sono loro a scegliere noi?Agli inizi della mia “carriera” di cristiana confesso di aver scelto i santi a cui rivolgermi sulla base delle mie necessità materiali, san Giuseppe per lavoro, economia & co., Santa Rita perchè a quanto pare riesce dove altri falliscono, San Giuda Taddeo perchè risolve presto e bene etc.etc.Nel corso degli anni però è successo in un paio di casi il contrario:alcuni santi, sconosciuti o ignorati almeno da me,sono venuti a bussare al mio cuore,volevano fare amicizia con me. volevano farsi conoscere e starmi vicino….Il primo il beato Ermanno di Reichenau, sconosciutissimo benedettino dell’anno 1000. persona straordinaria sotto tutti i punti di vista (spirituale ed intellettuale), autore del Salve Regina.Proprio mentre recitavo la Novena alla Madonna di Pompei mi nasce un’onda di amore per questa particolare preghiera,voglio saperne di più,la imparo in latino,voglio sapere chi l’ha scritta,e così incontro “lui”, giovane benedettino geniale e storpio (SLA dicono i suoi biografi), che mi avvolge e mi fa sentire la sua dolcezza e la sua amabilità, diventa uno dei miei più cari amici,poco importa che sia morto oltre 1000 anni fa e che non abbia idea del suo aspetto……Proprio mentre scrivo penso a lui e mi assale la commozione, ho quasi le lacrime agli occhi, non vedo l’ora (non appena ne avrò la possibilità) di andare in Germania a visitare il monastero in cui è vissuto.Stessa cosa con un santo ben più importante S. Ambrogio,patrono della città in cui vivo (Milano).Figura importantissima nella storia della chiesa e della città, in 20 anni non gli avevo prestato particolare attenzione. Improvvisamente mi chiama,sento una spinta dentro, trascorro un pomeriggio a S. Ambrogio davanti alla teca che custodisce i suoi resti, gli parlo,imparo a conoscerlo,il suo pensiero,ma anche la sua umanità,la sua amicizia con S. Agostino, mi fa sorridere il fatto che, a distanza di millenni, questi due amici si ritrovino oggi “vicini di fermata” sulla linea 2 della metropolitana, chissà come ridono lassù!!Mi lascia un messaggio preciso: quando ci si trasferisce,andare sempre a conoscere, a salutare il S. patrono della nuova città nel luogo di culto che egli è dedicato.
    Con altri santi invece, che pure ho pregato e “sconcichiato” a lungo, non è nata alcuna relazione.Ti chiedo cosa significhi questo, se ti è mai capitato e perchè alcuni santi ci cercano e che senso abbiano queste relazioni.Dio ti benedica

  2. Carissima Germana, quando il 21 aprile mi accorsi del tuo messaggio, sul mio cellulare, mi ripromisi di leggerlo “poi”, con la calma che avrei voluto.
    Poi la scuola…poi le corse…poi i mille messaggi che mi arrivano giornalmente…ma finalmente eccomi qui.
    Che meraviglia di scritto che hai fatto!
    Guarda: ti faccio una proposta.
    Mi daresti il permesso di riportare questo tuo scritto nella mia pagina facebook “In te mi rifugio”? Sono certa che, come ha colpito me, colpirà anche altri.
    E sono altrettanto sicura che ne scaturiranno altre storie.
    Io ti risponderò, ma lo vorrei fare dopo aver visto e letto le altre esperienze che certamente verranno raccontate, dopo il tuo commento.
    Mi dai il permesso? 😉
    P.S. GRAZIE PER AVERMI SCRITTO QUESTE STUPENDE RIGHE!

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