Un giorno io danzerò tra le nuvole

E’ maggio e il sole greco si fa sentire. Mi sono appena lasciata alle spalle il Teatro di Epidauro e mentre cammino nel sentiero che ci riporta al parcheggio, sto cercando di vedere se tutti i ragazzi sono con noi insegnanti.

Ho l’onere e l’onore (veramente mi viene in mente solo l’onere) di fare da capogita in un viaggio d’istruzione che porta in tour nella bellissima Grecia centoventi studenti del terzo anno del Liceo Artistico..

Praticamente sono sempre in modalità controllachetuttovadabene”.

Avanti a me c’è lui: un alunno che era impossibile non notare già dalla prima sera, nella discoteca della nave. L’ho osservato perché ogni tanto entrava in pista, ballava, faceva rimanere tutti a bocca aperta, e poi si ritirava da una parte con i suoi amici come niente fosse. Si vedeva che non ballava per farsi notare, ma solo per divertirsi. 

Ballare è un po’ la poesia dei piedi e quel ragazzo, ogni volta che iniziava a danzare, ce ne raccontava una.

Veramente bravo.

Stavo ripensando proprio alla sera precedente mentre, facendo quel sentiero sterrato, lo osservo da dietro. Indossa una maglietta scollata e si vede chiaramente una frase tatuata sul collo.

Non resisto alla curiosità. Lo chiamo e gli chiedo cosa si sia tatuato. Lui sorride; è un bel ragazzo da tutti i punti di vista. Perché anche la gentilezza rende belli. Ti fa diventare un arcobaleno nella nuvola di qualcun altro. Chi sorride non sbaglia mai.

Marco si scopre il collo e mi fa leggere la bellissima frase tatuata sul collo.

Gli chiedo il permesso di fotografare quel tatuaggio. Me lo voglio lasciare per ricordo di quel viaggio d’istruzione. 

Un giorno…io danzerò tra le nuvole”.

Il Teatro di Epidauro io lo ricorderò sempre soprattutto per questo studente, la sua anima e la sua frase tatuata.

Quando coltiviamo una passione, quando abbiamo una vocazione, quando veniamo scelti da una cosa bella …sentiamo che è impossibile porre la parola “fine” a quel sogno che ci realizza.

Sentiamo che quel sogno ci fa abbracciare l’orizzonte, ci fa coltivare la speranza e ci fa stare svegli!

I sogni ci indicano il cammino perché brillano come stelle nel cielo.

Si può stare senza un sogno nel cuore? Ma certo che no!

I sogni sono la nostra responsabilità ed il nostro tesoro.

Coltivarli è un piacere che dura una vita intera.

Quando Roberto Bolle ha raccontato la sua storia durante la meravigliosa trasmissione a lui dedicata (“Danza con me”), ha parlato tanto dell’importanza dei nostri sogni.

Per questo Il momento più emozionante è stato senza dubbio l’incontro con Ahmad Joudeh, una scintilla di luce cresciuto in un campo profughi di Damasco. Un luogo dove è difficile trovare la bellezza. Eppure in ogni luogo c’è una scintilla di bellezza nata da un sogno.

Ahmad è palestinese, ha 27 anni e da quando è bambino ha sempre avuto un sogno: fare il ballerino.

Quando suo padre se ne accorge gli vieta ogni contatto con la danza ma Ahmad non molla.

Continua a ballare.

Suo padre se ne rende conto e lo picchia.

Arriva a prenderlo a bastonate sulle gambe ma è evidente che quell’uomo non conosce suo figlio.

Ahmad sfida suo padre. Sfida anche l’Isis che lo minaccia di morte e lo fa con un gesto di cui pochi al mondo avrebbero il coraggio. Si tatua sul collo la scritta «Danza o muori» e lo fa nel punto esatto dove i boia dell’Isis calano la spada per le esecuzioni.

Per mesi e mesi sui tetti di una Damasco bombardata Ahmad balla e posta su internet i video delle sue coreografie.

Un regista olandese, Rusbel Kanonif, lo nota e sente di avere tra le mani una storia eccezionale e vola in Siria per realizzare un documentario su di lui.

Grazie a Kanonif il Dutch National Ballet di Amsterdam nota Ahmad e lo aiuta ad espatriare in Olanda. Così la danza si trasforma da PERICOLO  a STRUMENTO DI SALVEZZA!

Lì Ahmad inizia a danzare nel corpo di ballo e nel dicembre 2016, dopo un’esibizione con i suoi nuovi compagni di danza, incontra il ballerino che da sempre è il suo punto di riferimento: Roberto Bolle.

Poco tempo prima di quell’incontro uno dei più grandi musicisti del mondo, Sting, pubblica l’album “57th & 9th” in cui è inserito un brano che racconta il dolore e la sofferenza di tutti i rifugiati del mondo: Inshallah”.

Ahmad e Roberto si sono conosciuti ma non hanno mai danzato insieme. Lo hanno fatto per la prima volta nella trasmissione televisiva del gennaio 2018 “Danza con me” proprio sulle note di “Inshallah”.

Una trasmissione in cui Roberto Bolle ha raccontato l’importanza dei sogni che sono in noi.

 

“I sogni sono importanti” … un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato, non potrà capire la vita, la forza della vita” …bisogna “trasformare i sogni di oggi nella realtà del futuro”, stando alla larga dai “sogni della comodità e del benessere, che addormentano i giovani e che fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano”… “E’ triste guardare un giovane da divano … giovani senza sogni, che vanno in pensione a 20, 22 anni … un giovane che sogna va avanti, non va in pensione presto … i sogni grandi sono quelli che danno fecondità, perché pensano con il noi. Il contrario dell’io è il noi, non il tu… i veri sogni sono i sogni del noi. I sogni grandi sono estroversi, condividono, generano nuova vita. E i sogni grandi hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza. I sogni dei giovani fanno un po’ paura agli adulti…non lasciatevi rubare i vostri sogni… Un giovane che è capace di sognare diventa maestro, con la testimonianza, perché la testimonianza smuove i cuori … non si comprano i sogni, i sogni sono un dono, un dono che Dio semina nei vostri cuori. Ci sono dati gratuitamente, perché siano offerti gratuitamente agli altri …Siate pellegrini sulla strada dei vostri sogni, rischiate su quella strada. Perché la vita non è una lotteria, la vita si fa! Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia compiuto qualcosa di bene…Il pessimismo ti getta giù, non ti fa fare niente. E la paura ti fa pessimista”.”

(Papa Francesco ai giovani, agosto 2018, Circo Massimo, Roma)

 

“Qualunque fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora
una lunga e fredda notte potrà passare.
Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati
senza paragonarti
o voler essere un altro fiore,
perché non esiste fiore migliore di quello
che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà,
potrai scoprire
che andavi sognando
di essere un fiore
che aveva da fiorire.” 

Daisaku Ikeda

 

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2 commenti su “Un giorno io danzerò tra le nuvole”

  1. Bellissima storia,
    grazie per averla divulgata.
    Mi fa pensare al film “L’attimo fuggente”,e ripropongo a te le riflessioni che mia madre propose a me per frenare il mio giovanile entusiasmo .
    Parlando ai giovani (ma anche agli adulti) di sogni da realizzare non bisognerebbe anche insegnarli a distinguere i sogni dalle velleità (ossia quelle aspirazioni che non hanno struttura,quelle mete per le quali non si hanno né talento nè capacità).Questo ragazzo aveva un sogno,ma aveva anche capacità,forza e determinazione.Tutti possiamo sognare,immaginare etc. ma non è detto poi che abbiamo il talento o le capacità necessarie.NOn c’è il rischio di generare facili entusiasmi e conseguenti rabbie e frustrazioni?
    Dio ti benedica

    1. Cara Germana, il dilemma che tu scrivi è reale come la vita.
      Come fare, dunque, a distinguere l’illusione dal sogno?
      Non ho la ricetta, ovviamente.
      Però penso che il sogno vada sempre di pari passo con un entusiasmo dirompente ed un’intelligenza sviscerante.
      Se sogno di diventare modella ma sono alta un metro e quaranta, bisogna che la razionalità prevalga e mi riporti alla realtà.
      Se sogno di diventare un ballerino ma di fronte ai piedi che si feriscono il mio entusiasmo diluisce, non andrò da nessuna parte.

      Rimane comunque sempre la fatidica domanda: fino a che punto è giusto sognare? Non è forse meglio liberare quel dannato cassetto di illusioni inutili e dannose, e cominciare a vivere la vita giorno per giorno?
      Questo è un dilemma che poeti e scrittori si pongono da secoli. Uno dei più importanti è indubbiamente Ugo Foscolo.

      Lui inseguiva gli ideali di verità, bellezza e giustizia: gli unici, secondo lui, in grado di dare un senso alla nostra vita. Nonostante il cervello ci dica che sono illusioni, il cuore non si rassegna mai a cercarli.
      Scriverà:

      “Illusioni!
      Ma non è forse tutto illusione?
      Tutto!
      Beati gli antichi che si credevano degni dei baci delle immortali dee del cielo; che facevano sacrifici alla Bellezza e alle Grazie; che diffondevano la splendida luce degli dei sulle imperfezioni umane, e che trovavano il bello e il vero inseguendo i sogni della loro fantasia.
      Illusioni!
      Ma intanto, senza di esse, io sentirei, nella vita, solo dolore o (il che mi spaventa ancora di più) nella fredda e noiosa assenza di ogni sentimento: e se questo cuore non vorrà più provare sentimenti, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.”

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