Tutti (insieme) intelligenti!

“Di male in peggio prof… Mi ero messa un po’ il cuore in pace da quando sono ritornata dall’orfanotrofio… Poi però arriva l’incredibile!!! Nonna mi ha dato una scatola con delle foto. Le ho guardato tutte. Ad un certo punto sono arrivata al fondo della scatola ed ho trovato un quadernino piccolo. Ho letto il mio nome sopra e subito sono stata assalita dalla curiosità. La scrittura era quasi indecifrabile. All’inizio non capivo niente, poi ho notato che ogni dieci righe c’era una data. Allora ho iniziato a comprendere… Pian piano ho scoperto che la scrittura era della mia educatrice all’orfanotrofio. Praticamente lei scriveva com’ero là, quasi tutti i giorni…in ogni giorno leggevo la frase ‘molto agitata’ oppure ‘molto aggressiva’. Come se non bastasse, c’erano scritte persino le risse che facevo. Mi sono messa a contare le volte che ho fatto a botte. Ho picchiato 326 ragazzi e 120 ragazze. Praticamente 446 persone; tre quarti del orfanotrofio… Poi ho trovato molti certificati medici. In molti di loro ho letto che avevo un medio ritardo mentale, dimenticavo le cose e non riuscivo a ricordami nulla della settimana precedente. C’era scritto che avevo dei danni al sistema nervoso e che mi riempivano di medicine. Ma de brutto! Poi qualche dottoressa ha scritto che io avevo sti ‘problemi mentali’ per il fatto che mia madre non miaveva allattato. Non so se è vero o meno, ma anche nonna lo dice spesso… Ma poi mi pare strano il fatto che ora ricordo ogni minima cosa, ogni minima parola delle persone, anche di quelle estranee. In molti mi dicono che con me non si può parlare perchè ricordo tutto. Peccato che non do lo stesso peso alla scuola, nel senso alle lezioni… Ma vabbè, mi ci sto impegnando????????

 

Carissima Kalina, non so cosa io abbia fatto di tanto buono nella vita per meritarmi di averti come alunna. Feeling a prima vista! Abbiamo iniziato a scherzare fin dalla prima lezione. Mi intrigava il tuo sguardo sveglio ed il tuo sorriso ironico e scrutatore.

In pochissimo tempo ci hai conquistati tutti, con il tuo modo di fare “vero”. James Cardinal Gibbons diceva: Come tutte le merci di valore, la verità è spesso contraffatta. Ecco: tu non la deformi mai. Non simuli. Non sei finta. Non ti vendi “contraffatta”. Sei vera. Sei Kalina. E non sei neanche ingenua.

Sei brillante e dotata di un’intuizione altissima.

Una tua dote molto spiccata è l’intelligenza introspettiva: credo sia anche per questo che, coraggiosamente, questa estate, sei tornata nel tuo passato per capirlo e trasformarlo in forza.

È per questo che tu hai fatto questo viaggio ed ora sei in compagnia di Kalina-bambina. Quando l’altro ieri mi hai mandato le foto del tuo orfanatrofio e mi ha spedito il primo piano della finestra da dove tu, piccola e grintosa, scappavi, mi sembrava quasi di vederti farlo.

Cucciola, indifesa, sempre sotto attacco dall’aggressività più varia.

Quando mi hai raccontato ciò che ti era successo tra quelle mura il giorno del tuo ottavo compleanno, per una settimana ho sempre pensato lì.

Ed in questo tuo ciclone di solitudine e violenza, l’educatrice si segnava le volte che facevi a botte, fermandosi al freddo bilancio numerico invece che farsi la domanda delle domande: perché?

Perché una bambina così piccola è così aggressiva?

Da chi e da cosa si sta difendendo?

Non ci voleva certo un gigante della psicologia per intuire qualche saggia risposta.

Ma la cosa interessante è che tu, ragazza intelligentissima (e lo affermo dopo aver avuto conferme anche dagli altri miei colleghi), in quell’orfanatrofio eri considerata una “ritardata mentale. Linguaggio brutale ma questo è.

Mentre invece erano quegli educatori i veri ritardati mentali (sempre continuando con la stessa brutale terminologia). Erano indietro. Molto indietro. Molto molto rallentati nel loro processo di apprendimento dei processi di apprendimento. Cara Kalina, sei capitata in una situazione disastrosa.

Per fortuna tu sei più testarda delle medicine e delle punizioni che ti davano e la vita ti ha portato via di lì.

Ti voglio raccontare una storia. Nei miei primi anni d’insegnamento, ho avuto una collega fantastica. Insegnava matematica con intelligenza, passione e cuore e stava vicino ai ragazzi con una preparazione educativa fuori dal comune.

Era anche molto testarda. Non voleva assolutamente arrendersi alla frase che si aggirava nei corridoi della scuola con troppa facilità: Questo ragazzo non è portato per la matematica. A questa, si aggiungevano anche altre frasi: Quella ragazza non è molto capace” “Lo studente non segue e non ha capacità di concentrazione”…

Erano anni in cui si spalancavano le porte della scuola ad un sacco di novità (per esempio gli studi delle intelligenze multiple) ma pochi insegnanti sapevano applicare al mondo della scuola queste novità.

Un giorno questa mia collega partì per un mese circa e, quando tornò, aveva l’entusiasmo al massimo. Era andata in Israele per imparare un modo nuovo di accarezzare le intelligenze, facendole sentire a casa loro in qualsiasi testa e situazione.

Aveva scoperto il metodo Feuerstein!

Attaccò manifesti in tutta la scuola ed iniziò a sperimentare questo metodo con gli alunni più “asini” (continuiamo con la termologia schietta?) in matematica.

Prese quelli che, oltre ad avere insufficienze clamorose, erano anche convinti di non essere in grado di capirla. A persuaderli ci avevano pensato tanti insegnanti incontrati nel passato, che li indirizzavano con queste frasi: Non sei portato…” “Vai a ripetizione…”

La mia collega iniziò questo metodo e…miracolo! Tutti quei ragazzi, nell’arco di un anno, arrivarono alla piena sufficienza e si appassionarono alla materia.

Lei era brava, lo ammetto.

Ma il metodo non era da meno!

Sai chi era il prof. Reuven Feuerstein (morto, purtroppo, nel 2014)?

Nato in Romania nel 1921, durante la II Guerra Mondiale venne internato in un campo di concentramento da cui riuscì a fuggire raggiungendo Israele. Qui c’è tutto il segreto del suo metodo: aveva conosciuto l’inferno e poi aveva affiancato i sopravvissuti.

Una volta arrivato in Israele, infatti, Reuven si occupò dei bambini che erano stati internati nei campi di concentramento. Riesci ad immaginarli? Bambini arrivati in Israele con traumi psicologici e gravi difficoltà di apprendimento. Reuven li volle aiutare. Diventò docente di psicologia all’Università di Tel Aviv e professore associato alla Vanderbilt University di Nashville.

Il suo obiettivo è riassunto benissimo in una frase: Ho fatto un sogno: stavo costruendo una scala lunga, lunga che permetteva di raccogliere i frutti più belli, quelli che per essere sui rami più alti sono anche i più difficili da raggiungere”.

Lui voleva raggiungere tutti quei bambini che stavano appoggiati sui rami più alti ed erano difficili da raggiungere. Bambini con problemi di apprendimento. E ci riuscì!

Dalla sua magnifica esperienza, nacque il suo metodo (oramai conosciuto in tutto il mondo) ed usato in tutte le scuole dove ci sono bambini o ragazzi o adulti rimasti isolati nei rami più alti.

I normodotati (bruttissima parola, ma così ci capiamo al volo) con difficoltà nella riuscita scolastica, gli stranieri con il bisogno di integrarsi, persone affette da deficit cognitivi, ragazzi iperattivi, soggetti che hanno bisogno di acquisire buone abitudini di lavoro…

Per questo psicopedagogista israeliano non esistono sigle (BES, DSA, ADHD) ma bambini che imparano e bambini che hanno difficoltà ad imparare. Per tutta la vita lui ha ribadito che l’intelligenza è plastica, plasmabile, modificabile. Non è né statica e né innata.

Vuoi sapere i cinque pilastri del suo metodo?

  1. Tutti gli esseri umani sono modificabili. Pensa a quanto sei cambiata tu!
  2. Ogni “particolare” bambino è modificabile. Tutti possiamo diventare più intelligenti e tutti i bambini hanno il diritto ad essere aiutati per rendere il loro pensiero più produttivo.
  3. “Io posso modificarlo”, cioè io genitore, insieme ad altri adulti (genitori, familiari, insegnanti, specialisti…) posso aiutarlo a cambiare, senza stancarmi mai. Passo dopo passo verso la “normalità”. Dall’insegnargli a fare i primi passi, a pronunciare le prime parole, a controllarsi, ad avere il piacere della scoperta… fino ai traguardi più alti.
  4. “Io stesso sono modificabile”. Per poter aiutare, anche io dovrò cambiare (le mie abitudini, il mio modo di pensare…). Nell’aiutare, io mi aiuterò!
  5. L’ambiente è modificabile ed è più facile farlo se si è in tanti insieme.

Il prof. Reuven Feuerstein si è spento il 29 aprile 2014 a Gerusalemme.

Altri hanno preso in mano la sua eredità, continuando ad aiutare coloro che sono appollaiati nei rami più alti.

Una di queste persone, potresti essere anche tu.

Pensaci.

Studia.

Ama.

Prega.

 

Dio…ha fatto piovere la scienza e il lume dell’intelligenza; ha esaltato la gloria di quanti la possiedono

(Sr 1,17)

 

 

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