Salve Professoressa come sta? Credo bene come sempre… o come sempre lei vuole far credere a noi.
Le scrivo questa “lettera di sfogo” per… beh, in realtà non so perché le scrivo. Potrei sfogarmi con qualche familiare o amico caro, ma la verità è che io credo che lei mi possa capire (o almeno ci prova a capire tutti noi).
Ho preso il suo libro, lo sto leggendo e ci trovo storie veramente toccanti. In confronto io dovrei ringraziare Dio per la vita che ho. Sono il tipico ragazzo che tutti credono avere una vita facile. Quasi perfetta. Ma non sanno nulla. Non sanno che io, a due anni, dalla Svizzera sono tornato in Basilicata.
Per scelta di mio padre… era la sua terra d’origine (ma, detto fra noi, chi si trasferisce dalla Svizzera per andare al sud Italia?).Abbiamo passato 10 anni d’INFERNO tra povertà e perdita. Sì, perdita di una sorella che non ho mai potuto conoscere. Mi ricordo quella scena come se fosse ieri.
Rientravo da scuola come tutti i giorni, ma era evidente che qualcosa che non andava. Mia madre era seduta a tavola, intristita, col pancione (perché era incinta) ed aveva in braccio la mia sorellina che piangeva. Ricordo che domandai cosa era successo. Lei mi guardò e, all’inizio, non aveva il coraggio di dirmi qualcosa. Ma io insistetti. M disse solo queste parole: “Tua sorella non nascerà più”. Mi crollò il mondo addosso. Ero un bambino di soli 10/11 anni e non potevo credere che fosse successa una cosa del genere. Non un’altra volta! Sì, ha letto bene: non un’altra volta. Perché quando nacque mio fratello piccolo, c’era un altro bambino con lui, nel grembo di mamma. Ma non ce la fece a nascere vivo.
Quel giorno pensai: “Perché, di nuovo, a noi? Cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo?”
Da lì, poi, dovemmo sopportare per altri due/tre anni un’infinità di ingiustizie, difficoltà economiche ed altre situazioni che ora non sto ad elencare.
Ma comunque i miei genitori fecero di tutto per darci ciò che altri ragazzi avevano.
Io il giorno uscivo con 0,50€ e rientravo con 0,50€ perché capivo la difficoltà economica che c’era in famiglia. Evitavo di spendere anche il minimo sindacale.
Ricordo anche questa scena: mio padre seduto a tavola che dice a me, mia sorella grande, mio fratello grande, mio fratello piccolo e a mia madre: “Che ne dite se riandiamo in Svizzera?”A quel punto mi sono alzato da tavola dicendo: “Tu ci hai portato qui, dove noi nulla avevamo e ci siamo fatti una vita da zero… hai fatto male a venire qui giù in Basilicata… Ora io qui ho amici, familiari e tutta la mia infanzia… come pensi che io mi senta nel rifarmi una vita da capo, una seconda volta, a 13 anni?”
E lui: “Sì, hai ragione… ma sono sbagli che, purtroppo, nella vita si fanno… ho sbagliato, lo so, ma io chiedo infatti il vostro consenso per riandare in Germania, per riiniziare un qualcosa insieme … per un vostro futuro”.
Quella stessa estate partimmo per la Svizzera. Il primo anno fu difficile: una lingua diversa, la nostalgia degli amici lasciati in Basilicata… Comunque lì continuai a giocare a calcio; era il mio sogno diventare calciatore per aiutare mamma e papà in tutti i modi possibili..
Quel sogno, per ora, va avanti. Proprio per inseguire questo sogno, ho dovuto lasciare, ancora una volta, tutte le persone a me care e riiniziare un’altra vita, in un’altra città. Voglio che i miei genitori possano essere orgogliosi di me ma lo faccio anche per me. E’ una sfida personale per poter dire: “Ce l’ho fatta!”.
Ora che sono lontano dalla mia famiglia, capisco quanto io sia stato stupido a non apprezzare ciò che avevo ogni giorno. Il valore delle persone lo si capisce quando si perdono o quando non le abbiamo più vicine fisicamente.Con questo concludo dicendo che, nonostante tutto, io sorrido sempre… o almeno non mi faccio vedere triste dagli altri.
Ora basta; non vorrei andare tanto in là e seccarla con la storia della mia vita… non mi spetto che capisca, ma mi fa piacere che lei sappia cose che altri non immaginano, perché so che di lei mi posso fidare. Sono certo che essere venuto in questa scuola ed averla conosciuta, non sia stato un caso. Buona serata prof!