“Alla fine di queste due ore passate insieme, secondo voi, cos’è il teatro?”
E’ Fabio che parla; un ragazzo di 43 anni che si presenta così ai miei studenti. Mi ricorda una frase di George Bernard Show: “L’uomo non smette di giocare quando invecchia, ma invecchia quando smette di giocare”.
Ma torniamo indietro nel tempo, a gennaio scorso. Volevo proporre ai ragazzi un’assemblea di classe alternativa. Lo slogan era: “Sto’ mese, la famo strana!”
Traduzione: “facciamo qualcosa che, in genere, non entra mai dalla porta dell’aula, nell’assemblea di classe!”
In ogni scuola (o quasi) si fanno corsi teatrali pomeridiani e a partecipare sono solo i ragazzi che, ovviamente, scelgono di farli. Cioè c’è già una selezione a monte, fatta proprio dagli alunni stessi. A gennaio iniziai a pensare: “E se noi invertissimo le parti? E se invece che mandare Maometto alla montagna, facciamo venire la montagna a Maometto?”
Traduzione: “E se invece che far fare teatro solo ai ragazzi già incuriositi o predisposti, facessimo fare due ore di teatro anche a quelli convinti di non esserci portati e che non lo farebbero mai?”
E’ nata così questa telefonata: “Fabioooo!!! Come staiii!!!”
Fabio è un mio ex alunno che la vita ha portato a fare, per passione, il teatro. Ha alle sue spalle una Compagnia Teatrale chiamata “Papaveri e Papere”, ama recitare ed ultimamente si è divertito (perché lui è proprio così: unisce sempre la passione col divertimento) a fare il regista.
Chi meglio di lui poteva aiutarmi?
“Fabio pensavo…se tu venissi a scuola…facciamo l’esperimento con una classe…sai quanto sia importante certi esercizi teatrali per crescere, sperimentare, allargare la mente a…bla bla bla…”
“Cri, ora sono in viaggio, però l’idea mi piace! Ti aiuterò. Io sono spesso fuori per lavoro. Quindi lo faremo di sabato; l’unico giorno della settimana che sono certo di essere libero. Scegli la classe e dimmi in quale sabato dovrò venire!”
“E se fossero due classi?”
“Va bene, dai.”
“E se fossero tre?”
Sospiro dall’altra parte del telefono. Fabio sta iniziando a capire che mi ha dato una mano ma io mi sto prendendo l’intero braccio. Continua a leggere “Il teatro va fatto; meno si parla e meglio è” (M. Scaccia)