Lo vedete questo signore dall’aria saggia e buona? 
Si chiama Abraham J.Twersky.
E’ morto a causa del Covid il 31 gennaio 2021.
E’ stato un rabbino e psichiatra americano di fama mondiale ed io lo vorrei ricordare per l’intervista meravigliosa di pochi minuti in cui lui, con un aneddoto, spiega bene cosa sia l’amore.
Ho messo il link in fondo al post.
Ai suoi studenti (fortunati!) della prestigiosa School of Medicine dell’universita’ di Pittsburgh, ha insegnato come “ascoltare” ed aiutare i malati più gravi, secondo una saggezza antica che risponde alle domanda: “Le buone azioni possono guarire? I piccoli atti d’affetto e di dedizione che siamo capaci di compiere sono vere e proprie medicine?”
Ha sempre cercato di andare oltre la sola logica farmacologica. 
Anche nella sua organizzazione senza scopo di lucro “Gateway Rehabilitation Center” dove ha strappato alla droga ed all’alcool migliaia di sventurati, è sempre stato un cacciatore di strumenti efficaci per ridare il senso della vita a chi, questo senso, lo aveva perso da tempo.
Ha scritto tanti libri, unendo la tradizione mistica ebraica (che io adoro!) con la concretezza dei problemi interiori delle creature umane (autostima, depressione, voglia di felicità…). 
In “Do unto others – how good deeds can change your life”, cioè “Agire per gli altri: come le buone azioni possono cambiare la vostra vita” Twerski racconta una lunga serie d’appassionanti dimostrazioni pratiche.
Il libro si apre con il racconto di un’esperienza che lo avrebbe segnato per tutta la vita.
Giovane psichiatra in un grande ospedale pubblico americano, Twerski, allora all’inizio della sua carriera, aveva il compito di accogliere i gruppi di studenti di medicina che visitavano il reparto. Durante una di queste visite, il rabbino mostrò ai visitatori un uomo di 52 anni affetto da una grave forma di schizofrenia. Durante il lungo periodo del suo ricovero non aveva mai pronunciato una sola parola. Il paziente rispettava quotidianamente con la massima regolarità un copione che si era imposto da solo.
Dopo la prima colazione occupava un posto in un angolo della stanza e assumeva una posizione assurda e contorta, con le mani protese davanti a sè. La scena non mutava fino all’ora del pranzo, quando l’uomo si concedeva una breve interruzione. Dopo essersi rifocillato tornava nella stessa posizione fino alla cena e quindi ancora, fino a quando gli infermieri non lo portavano a dormire. Né i farmaci, né l’elettroshock, né una terapia basata sul linguaggio si erano dimostrati capaci di alterare la situazione.
La situazione restò immutata fino a quando uno studente di medicina chiese il permesso di parlare con il paziente.
“Lei deve essere molto stanco – disse il giovane al malato che restava come paralizzato nella sua posizione assurda – vada a sedersi per un poco. Resterò io al suo posto – aggiunse lo studente cercando di imitare la contorta posizione dello schizofrenico – lei vada pure a sedersi”.
Sotto lo sguardo stupito del giovane psichiatra, senza dire una parola il malato si mosse per la prima volta da mesi dal suo posto e andò a sedersi.
Siamo tutti esseri di Luce con la tendenza a compiere atti di d’amore quotidiano. 
Abraham J.Twersky ha detto: “L’inizio di ogni spiritualità si verifica quando smettiamo di concentrarci su noi stessi e cominciamo a pensare di fare qualcosa per gli altri. Per questo noi ebrei diciamo: ‘se non ci fosse nessuno da aiutare, come potremmo mostrare la nostra umanità?” 
Anche le azioni più microscopiche, più impercettibili sono come il battito d’ali di una farfalla in Messico che crea una corrente d’aria che lambisce l’Australia.
La mistica Teresa di Lisieux ripeteva continuamente: “Basta uno spillo raccolto per terra con amore per salvare un’anima”
Che il ricordo di Abraham J.Twersky sia una benedizione per tutti noi! 