
Qui c’è una chiesa che ricorda un incontro gioioso di duemila anni fa, avvenuto tra due donne.
Non vi erano cellulari allora, eppure
quando si abbracciano è come se l’una già sapesse tutto dell’altra.

Una si chiama Maria ed un angelo le ha appena detto che sua cugina, oramai avanti con l’età, è incinta.
A dir la verità le ha anche detto che anche lei aspetta un bambino e l’ha chiamata “piena di grazia”.

L’altra si chiama Elisabetta e da sei mesi porta in grembo Giovanni Battista. Una gravidanza strana che a raccontarla potrebbe sembrare il frutto di una fantasia spropositata; e invece quel figlio nascerà sul serio.
Maria non va da Elisabetta per aiutarla nel parto. Tant’è vero che lei se ne ritorna via prima.


Che gioia!
Quanto Cielo è entrato in loro!

Maria arriva in gran fretta, Elisabetta attende con entusiasmo.
Tutto è gioia e quel giorno Maria, con
lo Spirito Santo che oramai le scorre potente nelle vene, non può fare a meno di dire quello che noi conosciamo come il “Magnificat”: una finestra aperta sul futuro!

Ad Ain Karem anche oggi tutto è fiore, tutto è colore, tutto è gioia.
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (…)”

Sole, nessun’altra presenza, se non quella del mistero di Dio pulsante nel grembo.
“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”
Elisabetta inizia una melodia e subito Maria vi si collega, pregando con musica e danza.
“L’anima mia magnifica il Signore!”
Il Signore dell’universo sta entrando nella storia come vita in un utero di donna.
Non sceglie grandi palazzi e non fa gesti spettacolari.

Il Magnificat è il vangelo di Maria.
E’ la bella notizia anche per noi, oggi, sballottati tra prepotenti che devastano e paure che annientano.

Dio ha le mani immerse nel folto della vita e proprio per questo Maria usa i verbi al passato.
E’ il suo modo audace per affermare che Dio farà certamente, nonostante il mondo sembri procedere con il manubrio saldamente in mano ai potenti della storia.

ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo…”
Il futuro di Dio è certo quanto il passato.
I cieli nuovi e la terra nuova sono in gestazione.

Vedere la gioia del “Magnificat” scritta in tante lingue (esattamente come per il Padre Nostro, ricordate?) è proprio un bel vedere per l’anima.
Dire il Magnificat è come affacciarsi al balcone del futuro: lì c’è Speranza!
M.C.

