“Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano tutti” (firmato: Erode il Grande)

Mi importa una sega dei bambini che si sentono male prosegue l’uomo sotto intercettazioneio li scaricherei in mezzo alla strada i rifiuti. Orribile vero?

La storia si ripete. Non c’è niente di nuovo sotto il sole.

Dall’inchiesta di Firenze sui rifiuti pericolosi lasciati in una discarica situata vicino ad una scuola, fino ai più antichi fatti tragici che dall’inizio della storia umana non ci hanno mai lasciati, i bambini sono stati sempre nel mirino delle nefandezze degli adulti.

Per cosa?

Per quale motivo i bambini sono sempre nel mirino?

Perché sono fragili e senza diritto di replica.

Creature di Dio poste nelle mani di altrettante creature umane, nate un po’ di anni prima di loro e diventati, nel frattempo, adulti e amanti del potere.

Un potere ricercato dappertutto; in campo economico, sessuale, sociale, educativo…

Un potere che li ha distrutti dentro, iniettando in loro l’ansia di perderlo.

Il potere e i soldi danno alla testa.

Sei come un diabetico davanti a un gelato: vorresti dire di no, ma hai il bisogno fisico del cioccolato!

Quando la scorsa settimana ho letto sui giornali le intercettazioni di quei delinquenti, non ho potuto fare a meno di dire malinconicamente come Qoèlet: Non c’è niente di nuovo su questa terra

Erode è ancora tra noi. Con nomi e situazioni nuove, ma è sempre tra noi.

Solo che Erode ha perso. E tutti gli Erode come lui sono destinati a perdere.

La prima cosa che perdono è la loro umanità.

Poi perdono anche il gusto di apprezzare ciò che hanno.

Ed infine muoiono stecchiti, senza bagagli belli e colorati da presentare a Colui che li ha creati.

Una morte interiore e poi la morte fisica. Non si accorgono, infatti, che nell’avvicinare la morte ai bambini, muoiono pian piano anche loro. 

Quando ho letto quelle terribili intercettazioni, ho pensato alle altrettante terribili intercettazioni che avremmo potuto avere se, al tempo di Gesù, ci fossero stati i nostri stessi mezzi tecnologici.

Erode il Grande: ricco, prepotente e oppresso dall’ansia di perdere soldi e potere.

Agli “Erode” della storia, la vita non è mai abbastanza.

Accecati dall’ansia di poter perdere soldi e privilegi, vivono con rabbia ogni evento che possa minacciare il baldacchino del loro trono. Il fumo fatuo dell’apparenza e della gloria ha fagocitato ogni traccia di vita felice nel loro mondo interiore.

Spesso coloro che, nella vita, vivono di successo, potere e denaro, non se la passano altrettanto bene nel loro mondo interiore. Costantemente tormentati dalla paura di perdere tutto, vivono di ansia e con la spada sempre sguainata per combattere chi provi a minacciarli.

Perseguitati dalla voce della loro coscienza, si arrabattano a zittirla un giorno sì e l’altro pure. Ma è un remare contro corrente perché la coscienza non smette di urlarti dentro che qualcosa non va e che prima o poi dovrai renderne conto.

Erode, con tutti i suoi fantasmi interiori, entra in crisi già al primo appuntamento con la fama di Gesù.

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.” (Mt 2, 1-4)

Poi chiede di poterlo vedere. Chissà cosa ci sta dietro questa domanda? È possibile che ci sia, oltre alla voglia di eliminare quel neonato già pericoloso per il suo potere, anche una nostalgia di Verità? È possibile che il desiderio di Erode di incrociare gli occhi di Gesù bambino, nasconda la voglia di incrociare un Senso per cui vivere valga la pena?

Comunque sia Erode prende una decisione segreta: Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo»” (Matteo 2, 7-8)

Il seguito è tragico. Terribile.

È sangue versato.

È morte innocente e grida di bambini.

Erode ha ammazzato in nome di quel luccichio a cui lui dava un potere eterno. Il luccichio dei soldi, del potere, della vanità…si torna sempre lì.

Come nel sorprendente finale del film “L’avvocato del diavolo” dove Satana pronuncia sarcastico e divertito quel Vanità, decisamente il mio peccato preferito mentre guarda la sua vittima nuovamente ingannata da lui.

Vittime di un luccichio, potente solo agli occhi degli sprovveduti. Inesperti della vita che si buttano a capofitto nell’illusione del potere, per sentirsi i numeri 1 della storia mentre invece stanno scrivendo l’ennesimo capitolo del crepuscolo degli dei.

Quanti prepotenti dai giorni contanti ci sono come Erode il Grande?

Per una corona fece la strage degli innocenti e quella stessa corona la volle al suo funerale: “Erode fu posto su di una lettiga d’oro tempestata di perle preziose e molteplici gemme di diversi colori e una coperta di porpora; anche il morto era vestito con un abito di porpora, portava un diadema sul quale era sistemata una corona d’oro, sul lato destro giaceva il suo scettro” (Giuseppe Flavio).

Per il potere fece vendette e omicidi, con una crudeltà senza limiti. Odiato dal popolo, crudele arrivista, senza scrupoli fece uccidere Malico (l’uomo che aveva avvelenato suo padre Antipatro), imprigionò suo fratello Fasael (che, per la disperazione, si suicidò fracassandosi la testa contro il muro); fece ammazzare Mariamne I (la moglie), Alessandro e Aristobulo (due suoi figli) e cinque giorni prima della sua morte, fece giustiziare anche Antipatro (un altro suo figlio).

Man mano che la sua morte si avvicinava progettò la sua ultima feroce beffa. Sapendo che nessuno dei suoi sudditi avrebbe pianto la sua morte, ordinò alla sorella Salome di riunire a Gerico (dove lui si trovava ammalato e in fin di vita) tutti i potenti del regno, per farli uccidere, appena lui fosse morto.

Giuseppe Flavio racconta così l’episodio: Erode, sentendosi prossimo alla morte, “giunse al punto di deliberare un’azione ch’era fuor di ogni legge. Radunati infatti da ogni borgata di tutta la Giudea gli uomini più insigni, comandò che fossero chiusi dentro al luogo chiamato Ippodromo; chiamata poi la sorella Salome con suo marito Alexa disse: So che i Giudei faranno festa per la mia morte; eppure io posso essere pianto per altre ragioni ed ottenere uno splendido funerale, qualora voi vogliate seguire le mie commissioni. Questi uomini che stanno rinchiusi, voialtri, quando io sarò spirato, ammazzateli tutti, dopo averli fatti circondare dai soldati, cosicché tutta la Giudea e tutte le famiglie anche non volendo verseranno lacrime per me”

Per fortuna la sorella non obbedì al crudele fratello e, una volta morto, liberò tutti i dignitari.

Per tutta la sua vita Erode fu vittima del proprio egoismo crudele. Incapace di amare, usò potere, soldi e posizione sociale per avere ciò che con i soldi non si può acquistare: stima, ammirazione, affetto, felicità, rispetto, amicizia, approvazione…

Morì nell’aprile del 4 a.C. dopo sei mesi di lunga e dolorosa malattia.

Il suo cadavere (già in vita eroso dai vermi) fu trasportato con grandi onori all’Erodion, palazzo-fortezza che aveva fatto costruire lui stesso.

Fece costruzioni imponenti per sentirsi un “grande” della storia.

Re Erode il Grande!

Colui che ha tinto di sangue il Natale.

Racconto terribile che ancora deve finire perché, di tiranno in tiranno, la strage degli innocenti continua.

Come a Livorno dove bambini con gli occhi arrossati e la gola dolorante hanno messo in tragico risalto quelle intercettazioni terribili: «Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale. Che muoiano, m’importa niente dei bambini che si sentono male… C’è di tutto, tanto mercurio… Io li scaricherei in mezzo di strada, i rifiuti… ».

“L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da sé stessi tormentati con molti dolori.” (1 Timoteo 6,10)

 

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2 commenti su ““Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano tutti” (firmato: Erode il Grande)”

  1. Ciao Cri,
    questo è il post più “brutto” che abbia letto su questo blog…ovviamente non mi riferisco nè alla forma, nè alle immagini e nemmeno alle tue riflessioni e spiegazioni ma al contenuto nudo e crudo che a dir poco è sconvolgente!!!
    Certo, non siamo nuovi a questi accadimenti…vedi la terra dei fuochi in Campania…ma come si fa ad anteporre il dio denaro a tutto … e quella frase che hai messo come titolo … non si può nemmeno commentare …non lo so Cri, non trovo una risposta, che Dio ci perdoni, ma seriamente… e illumini le nostre menti e cuori.
    Grazie come sempre anche di questo post …
    a presto

    1. Hai ragione Lella. E’ un post brutto. Brutto come il male. Brutto come quella cosa misteriosa che chiamiamo “peccato”. Stamattina a scuola ci ho fatto una lezione e nessuno dei ragazzi fiatava. L’obiettivo era parlare del vangelo al presente.
      Al presente nel bene e nel male.
      Al presente nella lotta tra la santità e la cattiveria.
      Tutto è ancora presente.
      E anche Dio lo è!

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