“Prof, io odio il Natale. Tutta questa melassa di buoni sentimenti… che schifo di ipocrisia!”, mi dice Melissa, ragazza sveglia quanto allergica a tutto ciò che è solo apparenza.
“Professoressa, ma come si fa a vivere il Natale, andando davvero al suo significato?”, domanda Emanuele, il mio studente profondamente riflessivo e sempre alla ricerca del “perché” di ogni cosa.

Solo un Natale Dio mi ha fatto il regalo di sperimentare l’Incontro con Lui.
Avevo circa trent’anni e da lì a pochi mesi avrei dovuto affrontare il problema più grande della mia vita. Un marito che avrebbe rischiato la morte, un intervento chirurgico che ci avrebbe cambiato la vita, problemi economici che ci avrebbero messo in ginocchio…ma quel Natale ancora non sapevo tutto questo.
A distanza di anni, intuisco che Dio doveva farmi sentire forte che Lui c’era. Sapeva che, nella mia paura futura, avrei dubitato fortemente della sua Presenza se Lui non mi avesse donato un surplus di Presenza Divina nel mio cuore.
Quel Natale andai a messa come sempre. Mi misi seduta nel banco come sempre. Iniziò la celebrazione come sempre. Ma tutto cambiò alla lettura del vangelo.
“In principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio…Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta…”
Una commozione struggente invase il mio spirito e le lacrime scendevano senza possibilità di fermarmi. E mentre, a testa china, imbarazzata, cercavo di non far vedere quel pianto alle persone sedute accanto a me, una cascata di tenerezza invase il mio essere. La lettura del vangelo andava avanti, ma io non la sentivo più solo con le orecchie; le sentivo col cuore.
“In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini…La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo…” Ogni Parola era viva! Entrava in me e mi cambiava, trascinandomi nella meraviglia di Dio che guardava suo Figlio arrivato sulla terra.
“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi…”
Quel bambino pigolava, vagiva con flebile voce come fanno i neonati appena giunti sulla terra. Gli occhi socchiusi, le minuscole mani serrate a pugno. Per un attimo spalancava gli occhi come per essere rassicurato, poi ripiombava nel sonno.
“Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.” Vedevo…immaginavo…sentivo…non so…so solo che le lacrime mi scendevano da sole perché era troppo grande l’emozione per quel Dio Onnipotente diventato un Bambino Impotente.
Perché mi rimase impressa questa esperienza? Perché non mi capitò mai più. Mai più. Ancora oggi darei chissà cosa per poterla rivivere: ma niente!
Quando la mia alunna musulmana ha spalancato gli occhi dicendomi: “Ma sul serio voi credete che Gesù sia Dio???”, sono tornata indietro a quel Natale. A quella forte esperienza mi ci sono poi aggrappata quando il buio della disperazione stava per invadere la mia anima a causa delle grandi prove, e la voglia di lasciarmi andare era lì lì per avverarsi.
Dio sa quel che fa; sempre.
Per cercare di riassaporare un po’ il momento della nascita di Gesù, tante volte sono andata a rileggermi le rivelazioni private di grandi mistiche. Chissà che non possa essere di aiuto a tutti noi, per guardare quel bambino e sentire il suo desiderio profondo di dirci: “Prendimi in braccio: sono nato per te!”
LE RIVELAZIONI DEL SANTO NATALE DA GESU’ A SANTA MATILDE
Nella santissima notte della Natività di G. Cristo, parve a Metilde di trovarsi sopra un monte pietroso dove sedeva la Beata Vergine prossima al vergineo parto. Quando l’ora fu venuta, la Vergine Santissima venne inondata di una gioia e di una allegrezza ineffabile; la luce divina la circondò di uno splendore così vivo che incontanente ella si alzò piena di stupore, e si. prostrò sino a terra per offrire a Dio, con l’umiltà la più profonda, le sue azioni di grazie.
Maria era così assorta per lo stupore, che non seppe ciò che in lei avveniva se non al momento in cui nel suo grembo ebbe il piccolo Infante più bello di tutti i figli degli uomini.
Allora con un indicibile gaudio e con l’amore più ardente, se lo strinse tra le braccia e gli diede i primi tre dolcissimi baci della sua materna tenerezza.
In virtù di questi tre baci, la Vergine venne elevata ad una unione con la SS. Trinità oltremodo superiore a qualunque unione possibile in una creatura umana eccettuata l’unione personale.
La vita spirituale, che in questo mondo sembra dura ed aspra, era figurata da quel monte ripido e pietroso che Cristo e la sua santa Madre salirono per i primi onde, dare agli uomini l’esempio della perfezione religiosa.
Metilde vedeva sé stessa come seduta vicino alla Beata Vergine e desiderava ardentemente di baciare lei pure l’amabile Infante; perciò la Vergine Madre dopo averlo ancora baciato e stretto sul proprio cuore con dolcissime parole, lo diede parimenti ai baci ed agli abbracci di quell’anima, la quale in un trasporto di amore se lo prese fra le braccia e amorosamente se lo strinse al cuore salutandolo con queste ardenti parole che non aveva mai pensate prima: “Vi saluto, o dolcissima sostanza del Cuore del Padre vostro, alimento e forza della mesta e languida anima mia. Vi offerisco in lode e gloria eterna tutto il midollo del mio cuore e dell’essere mio”.
…Al Vangelo: Exiit edictum, le parve che Dio Padre le dicesse: “Va dalla Vergine Madre di mio Figlio; pregala di darti il Figlio suo con tutto quel gaudio che essa risentì quando lo generò, ed anche tutti i beni che questo Figlio unigenito da me ricevette per la salvezza della Madre sua e del mondo intero”.
Fonte: Capitolo V, Libro I, “IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE”,
RIVELAZIONI DI SANTA METILDE, VERGINE DELL’ORDINE, DI S. BENEDETTO, con prefazione di s.e. il card. Schuster arcivescovo di Milano
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